Di Battista: “Cosa hanno in comune Pfizer, Moderna, J&J con le principali industrie d’armi al mondo?”

Sapete cos’hanno in comune Pfizer, Moderna, J&J con le principali industrie d’armi al mondo ed i colossi del web? Semplice, i fondi di investimento!

Molti di voi conosceranno BlackRock, la più grande società di investimento del pianeta, ma i fondi finanziari che, di fatto, scegliendo dove investire condizionano le nostre vite, sono molti.

I primi tre investitori istituzionali di Pfizer sono fondi. Vanguard Group. possiede l’8,19% delle azioni, BlackRock il 7,32% e State Street Corporation il 5%. Lo stesso vale con Moderna: Vanguard ha il 6,7% e BlackRock il 6,63%.

Considerate che BlackRock gestisce un patrimonio di quasi 8000 miliardi di dollari, più del PIL di Giappone, Germania, Francia o Gran Bretagna. Solo USA e Cina hanno un PIL superiore ad 8000 miliardi di $.

Anche i primi due azionisti istituzionali di Johnson & Johnson sono fondi di investimento. Ancora una volta Vanguard Group. e BlackRock rispettivamente con l’8,8% ed il 7,4% delle azioni.

Vogliamo parlare degli azionisti di FB? Primo Vanguard Group. con il 7,73%, secondo BlackRock con il 6,59%. Stesso discorso per Amazon, Vanguard Group. ha il 6,65% e BlackRock 5,55%.

Vanguard, BlackRock e State Street Corporation sono anche i principali investitori istituzionali della Lockheed Martin Corporation, il primo produttore di armi al mondo e possiedono anche un mucchio di azioni della Boeing, numero 2 al mondo per produzione di armamenti.

La Boeing è conosciuta per il Jumbo Jet ma non tutti sanno che produce anche i missili Patriot, gli elicotteri Apache e i cacciabombardieri F18.

Vanguard Group, Morgan Stanley, Blackrock e State Street Corporation figurano, inoltre, nei primi quattro posti tra gli investitori di Twitter.

BlackRock é, inoltre, il primo azionista di UniCredit, uno dei principali istituti finanziari italiani il cui Presidente è l’ex ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan.

La scorsa estate Atlantia (società dei Benetton concessionaria delle autostrade) ha accettato un’offerta da 8 miliardi di euro presentata da un consorzio di cui fa parte Cassa Depositi insieme ai fondi di investimento Blackstone e Macquarie, il primo colosso USA, il secondo australiano.

Nelle ultime ore un altro colosso finanziario americano, il fondo Kkr ha avanzato un’offerta per acquistare il 100% di TIM, un tempo una gallina dalle uova d’oro per le casse dello Stato. Se l’acquisto dovesse andare in porto Kkr (attraverso TIM) potrebbe ottenere l’appalto miliardario per il Cloud, ovvero la gestione dei dati delle Pubbliche Amministrazioni.

Se iniziassimo a mappare i politici finiti a lavorare nelle banche d’affari, nei fondi di investimento e, in generale, nel mondo della finanza, faremmo notte.

Le Repubbliche occidentali sono dilaniate dai conflitti di interessi e dalle pressioni esercitate dai giganti della finanza che, con un clic, di fatto, dispongono della vita di milioni di cittadini.

I fondi finanziari stanno comprando di tutto, infrastrutture strategiche, case farmaceutiche, gruppi mediatici, social network. E la politica tace. Pensate che chi detiene tale potere non rischi di abusarne? Pensate che chi ha a disposizione una tale forza economica non sia capace di esercitare pressione sulle scelte di governanti o ministri?

Nel mio libro “Contro” scrissi: “Non mi fido di Draghi per il suo passato, non mi fido di Draghi per i macroscopici errori che ha collezionato, non mi fido di Draghi per la scarsa empatia, non mi fido di lui perchè é un tecnico che si é formato nell’humus del capitalismo finanziario, ovvero l’entità che, più di tutto, é alla base degli squilibri sociali ed economici della modernità”.

E ancora: “solo il rafforzamento degli strumenti di democrazia diretta potrà far da argine all’allargamento della forbice tra l’indigenza più funesta e la sempre più oscena opulenza. Un tempo credevo che l’onestà fosse il requisito principale per occuparsi della cosa pubblica. Oggi la reputo una condizione necessaria, ma é l’indipendenza ciò che davvero può distinguere un buon rappresentante della nazione. E, sebbene appaia paradossale, l’indipendenza di un parlamentare, di un ministro o un presidente del Consiglio, é direttamente proporzionale alla dipendenza nei confronti di una moltitudine di persone. Si chiama democrazia e poco, ahimè, ha a che fare con il sistema in cui viviamo”.

Spero di avervi dato qualche spunto di riflessione.

Alessandro Di Battista (Post Facebook del 24 novembre 2021)

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