“Il tridente antirenziano e il cretinismo (extra)parlamentare”

L’avventura renziana volge alla fine e il finale non è quello che ci si aspettava un po’ di mesi fa: quello di un PD rampante e di un quasi avversario Berlusconi che si sarebbero contesi il governo dopo l’inciucio del Fascistellum. Nella scena difatti sono apparsi tre fattori che, rafforzati nel tempo, costituiscono un tridente difficile da evitare.

 

 

IL TRIDENTE ANTIRENZIANO
e il cretinismo (extra)parlamentare

 

L’avventura renziana volge alla fine e il finale non è quello che ci si aspettava un po’ di mesi fa: quello di un PD rampante e di un quasi avversario Berlusconi che si sarebbero contesi il governo dopo l’inciucio del Fascistellum. Nella scena difatti sono apparsi tre fattori che, rafforzati nel tempo, costituiscono un tridente difficile da evitare. Si tratta di un movimento, i 5stelle, rafforzato e reso credibile dal suo leader Di Maio, di una lista (per ora la definiamo così) di Liberi e Uguali e, infine, di un astensionismo che si consolida e riguarda almeno il 50% dei potenziali votanti.

In queste condizioni Renzi è diventato quasi ininfluente, una nuova versione della sconfitta siciliana. Da protagonista Renzi diventa un’opzione non credibile, perchè lo scontro vero si accentra tra la destra unita con Berlusconi e i 5stelle. Renzi arriva terzo e non ha neppure la possibilità di costituire una maggioranza col Cavaliere. I conti non tornano. Gli scissionisti del PD, che sembravano un riferimento di poco conto, riescono a guadagnare credibilità e a minacciar la stessa esistenza del partito. Non vogliamo anticipare le conclusioni, ma alla fine del tunnel quello che si può intravedere non è solo la fine di Renzi, ma anche di una esperienza fallimentare basata sul nulla strategico, quella appunto del PD.

Le prossime elezioni politiche presentano dunque alcuni elementi di novità di non poco conto. Non solo c’è la minaccia che una formazione fascistoide e razzista guadagni la maggioranza, ma c’è anche la possibilità che i 5 stelle risultino il primo partito e che la lista di Grasso abbia un risultato significativo e in qualche modo possa rientrare in gioco contribuendo ad affossare Renzi. Un astensionismo che non consente recuperi farà il resto.

Il movimento 5 stelle potrebbe andare al governo e se questo avvenisse quali ne sarebbero le ragioni e che cosa significherebbe? Se ciò accadesse non sarebbe una cosa di normale amministrazione o meglio sarebbe un tentativo, certamente non rivoluzionario, di rendere più decente un paese disastrato e corrotto come l’Italia. Almeno in partenza. Il cambio della guardia però può avvenire solo con il beneplacito di chi conta veramente e sa che non si può rischiare troppo. A costoro bisogna dare garanzie e sembra che Di Maio sia sulla buona strada.

In questo contesto abbastanza interessante fa capolino ‘Je so pazzo’, un gruppo napoletano il cui nome somiglia più ad una band che a qualcosa che possa avere a che fare con la lotta politica in corso. A questo tentativo si vanno aggregando i soliti patiti del cretinismo (extra)parlamentare, nostalgici del tempo in cui si definivano rappresentanti delle istanze antagoniste, anche se poi l’antagonismo annegava in una palude di trasformismo. Stando così le cose è bene dire, non c’è trippa per gatti.

Aginform
8 dicembre 2017

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