“Gli uomini (e le donne) con la maglietta rossa”

Se ancora ci fosse bisogno di dimostrare che cosa c’è veramente dietro alla questione emigranti e a confermare le ambiguità che gravano sulle vicende che coinvolgono drammaticamente milioni di persone, è arrivata l’iniziativa di don Ciotti di indossare le magliette rosse in ricordo delle vittime annegate nel Mediterraneo.

 
Gli uomini (e le donne) con la maglietta rossa
 
Se ancora ci fosse bisogno di dimostrare che cosa c’è veramente dietro alla questione emigranti e a confermare le ambiguità che gravano sulle vicende che coinvolgono drammaticamente milioni di persone, è arrivata l’iniziativa di don Ciotti di indossare le magliette rosse in ricordo delle vittime annegate nel Mediterraneo.

A parte ogni considerazione sul ruolo di don Ciotti e, aggiungiamo, di Saviano, come coscienza buona che fa da foglia di fico al marcio di questa società, rimane il fatto che ad indossare le magliette rosse sono stati personaggi come Martina, Orfini e tanti altri come loro che in occasione delle guerre di sterminio che sono state condotte dalla NATO e quindi anche dell’Italia in Medio Oriente e altrove non hanno indossato un bel niente. Anzi hanno condiviso.

Come mai i carnefici si inginocchiano di fronte alle vittime e indossano la maglietta rossa, simbolo del sangue, distinguendo tra sangue e sangue, laddove prevale comunque il sangue versato per i loro bombardamenti e per le guerre che essi hanno organizzato?

Tutto questo riporta alle questioni che da tempo andiamo ponendo e precisamente:

1) Cosa c’è dietro all’organizzazione di questo esodo biblico? Certamente c’è la guerra, ma chi sono i responsabili delle guerre e perchè si parla delle vittime e non dei carnefici, al punto che questi sono ‘legittimati’ ad indossare le magliette rosse? Per loro sarebbe più adeguato un tribunale internazionale contro i crimini di guerra.

2) Oltre la guerra però ci sono i governi europei, tra cui l’Italia, che in questa vicenda dell’emigrazione fanno affari e ridisegnano la presenza coloniale in Africa. Libia, Ciad, Niger, Mali sono diventati protettorati in cui il confine tra affari e occupazione militare è molto labile. E il controllo avviene anche con la politica dell’accoglienza, che diventa un canale per le potenze neocoloniali. Domandiamoci perchè la Merkel ha accolto centinaia di migliaia di profughi siriani dopo aver contribuito a distruggere il loro paese. Il bastone e la carota.

3) I sostenitori del neoliberismo e della mondializzazione si preoccupano di tenere aperti i canali dell’immigrazione anche perchè gli immigrati rappresentano i nuovi schiavi con cui si abbassano i costi e si alimenta la concorrenza tra lavoratori. Bloccare i flussi significa per loro bloccare una risorsa aggiuntiva per aumentare i profitti. Ecco perchè l’accoglienza gode di un così vasto consenso “umanitario” della classe politica, giornali, partiti ecc.

4) Infine la sinistra. Quella delle magliette rosse è la sinistra imperialista, quella che ha condiviso e fatto le guerre ‘umanitarie’. Nessuno ne parla nel contesto del dibattito tra “buonisti” e “salviniani”, ma questo è il perno della questione. In questo senso dunque bisogna uscire dal buonismo e porre le cose come veramente stanno, tra l’altro anche per togliere a Salvini la possibilità di dare la sua versione di destra di ciò che sta accadendo e puntare il dito contro gli immigrati. L’immigrazione è conseguenza delle guerre imperialiste condotte dai “buonisti”.

5) Tra i “buonisti”, oltre alla sinistra imperialista vera e propria, ci sono poi i movimenti di solidarietà. Questi non si sono minimamente posti la questione di politicizzare gli immigrati contro i responsabili delle guerre che li hanno spinti a fuggire e contro i regimi africani che sono in combutta con l’occidente e sono responsabili delle loro miserie e del saccheggio delle loro risorse.

Bisogna dunque cambiare musica, ma fintanto che il pensiero dominante sarà costituito dalla sinistra imperialista, Salvini avrà vita facile.

Aginform
11 luglio 2018

 
 

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