L’eccidio di Katyn fu opera di Hitler e non di Stalin

Nella primavera del 1943 i criminali nazisti imbastirono una mostruosa e cinica provocazione ai danni dell’Armata Rossa sovietica, comandata da Stalin, nel tentativo di screditarne agli occhi dell’opinione pubblica mondiale i crescenti appoggio, ammirazione e fiducia.

 

L’eccidio di Katyn fu opera di Hitler e non di Stalin

Il verdetto della storia non può essere capovolto

Nella primavera del 1943 i criminali nazisti imbastirono una mostruosa e cinica provocazione ai danni dell’Armata Rossa sovietica, comandata da Stalin, nel tentativo di screditarne agli occhi dell’opinione pubblica mondiale i crescenti appoggio, ammirazione e fiducia che i popoli di tutto il mondo già nutrivano nei confronti del socialismo e dell’intero popolo sovietico che ormai da quasi due anni, a prezzo di enormi sacrifici, privazioni e vite umane, resisteva eroicamente alla criminale aggressione nazifascista scatenata da Hitler il 22 giugno del 1941 e fermamente sostenuta e appoggiata da Mussolini. Fu a tal proposito che, nell’aprile del 1943, i caporioni nazisti del III Reich decisero di denunciare alla Croce Rossa internazionale il “ritrovamento” dei corpi di quasi 5 mila ufficiali polacchi assassinati e poi sepolti in enormi fosse comuni presso Katyn, una località situata a pochi chilometri dalla città di Smolensk che oggi fa parte della Bielorussia.
Durante la dissepoltura dei cadaveri i nazisti girarono anche un macabro filmato che in breve tempo fece il giro del mondo e che doveva servire a sostenere il castello di accuse che la Germania di Hitler mosse nei confronti dell’Unione Sovietica di Stalin nel tentativo di addossare all’Amata Rossa la responsabilità di quello che passò alla storia come l’eccidio di Katyn.
Per rendere ancora più credibile la loro provocazione i tedeschi istituirono una “commissione internazionale di esperti sanitari” rastrellati in tutti i Paesi occupati d’Europa che dopo un breve sopralluogo nei dintorni di Katyn e la visione di alcuni cadaveri e documenti che non poterono né toccare né analizzare, furono costretti a firmare una dichiarazione comune dalla quale risultasse che i prigionieri polacchi erano stati trucidati nel 1940 dai sovietici.
Tant’è vero che alcuni membri di quella commissione, qualche anno dopo al Processo di Norimberga, testimoniarono e descrissero in quali condizioni di ricatto e di pressione psicologica furono costretti a dichiarare il falso sull’eccidio di Katyn.
La macabra messa in scena ordita dai nazisti e diretta personalmente da Hitler, che in questo genere di cose aveva già dimostrato tutta la sua maestria il 27 febbraio del 1933 con l’incendio del Reichstag, si ritorse ancora una volta contro gli stessi nazisti che alla fine delle indagini, svolte da una commissione medico legale e da esperti di vari Paesi del mondo, furono ritenuti i veri responsabili dell’efferata strage di Katyn. Un verdetto che tre anni dopo verrà inequivocabilmente e definitivamente riconfermato anche al processo di Norimberga in cui furono esibite schiaccianti prove e innumerevoli testimonianze, molte delle quali scritte e controfirmate, che deponevano contro i nazisti e a favore dell’Unione Sovietica.
Nonostante ciò, a distanza di 66 anni, la responsabilità delle armate hitleriane nell’eccidio di Katyn non solo viene rimessa in discussione ma addirittura si cerca di falsificare a tal punto la verità storica al fine di poter addossare a Stalin in persona la colpa della strage. Una operazione veramente infame, che costituisce senza dubbio uno degli attacchi più ripugnanti al comunismo, imbastita dai nazi-fascisti di vecchia e nuova data.
Nel 1987 furono proprio i rinnegati revisionisti Gorbaciov e Jaruzelski a dare il via a questa infame campagna istituendo un’apposita commissione composta da “storici” sovietici e polacchi per “condurre un esame minuzioso degli archivi al fine di stabilire in modo univoco la responsabilità della strage”. Nell’aprile 1990, durante la visita di Jaruzelski in Urss, il neoliberale Gorbaciov, sulla base di fantomatici “documenti scoperti solo di recente” dalla suddetta commissione, ribalta completamente la verità storica, che per quasi 50 anni nessuno aveva mai osato mettere in discussione compresi il traditore Krusciov e l’arcirevisionista Breznev, e sentenzia che “Il massacro di Katyn fu opera di Stalin”. E poche ore dopo consegna all’allora premier polacco due contenitori in cui si dice siano custodite le prove e le conclusioni della commissione che incolperebbero Stalin. Ma a tutt’oggi, nonostante sia passati quasi 20 anni, a nessuno è dato conoscere il reale contenuto dei contenitori e le supposte prove e argomentazioni che incolperebbero Stalin.
Pertanto è fin troppo facile capire che si tratta solo di supposizioni, ipotesi, deduzioni e artificiose ricostruzioni completamente false e prive di ogni riferimento storico in base alle quali si vuol per forza attribuire a Stalin non solo l’eccidio di Katyn ma addirittura anche la morte di altri 10 mila ufficiali e soldati polacchi gettati in altre fosse comuni o fatti annegare, si dice, nel mar Baltico.
No! “Signori” nazi-fascisti di sempre e neoliberali dell’ultima ora, il crimine di Katyn non fu opera di Stalin ma di Hitler.
Intanto precisiamo subito che al contrario di quanto sostengono i nazi-fascisti, i quali in base a false testimonianze vogliono per forza far risalire l’eccidio di Katyn alla primavera del 1940 cioè quando l’Armata Rossa a scopo preventivo aveva schierato le sue truppe sulla Bielorussia occidentale, esiste invece la perizia medico legale fatta da una commissione della Croce Rossa internazionale e ritenuta valida anche da una equipe di esperti di vari Paesi del mondo che stabilisce che la data dell’eccidio risale all’autunno del 1941 quando cioè tutta la Bielorussia sovietica era caduta in mano alle armate hitleriane. Inoltre è stato facilmente dimostrato che i proiettili con cui furono trucidati gli ufficiali polacchi sono tutti di fabbricazione tedesca. Una verità accettata da tutti, fascisti italiani compresi, che però obiettano circa la data di fabbricazione di detti proiettili che a loro dire risalirebbe al 1930 “periodo in cui – sostengono – tali munizioni venivano vendute soltanto a paesi stranieri… in quanto, in virtù del trattato di Versailles, era proibito alla Germania uno smercio di munizioni sul mercato interno”. Ecco un altro esempio di come i fascisti falsificano la storia a proprio uso e consumo.
Essi cioè ignorano volutamente e completamente il fatto che già col trattato di Locarno del 1925 Francia, Inghilterra e Usa praticamente annullarono il trattato di Versailles dando così via libera alla Germania di riarmarsi aiutandola anche a risollevare la propria industria bellica mediante l’attuazione del piano Dawes. Accanto a ciò va inoltre ricordato che gli ufficiali polacchi furono tutti assassinati col classico colpo alla nuca. Uno stile che indubbiamente fa parte del cinico repertorio di mostruosità di cui andavano fiere le armate hitleriane e non certo l’Armata Rossa sovietica che invece era riconosciuta in tutto il mondo, e in particolare da quei popoli maggiormente colpiti dalle atrocità nazi-fasciste, come l’esercito della salvezza, della pace, della libertà e della fratellanza fra le nazioni oppresse.
Ma al di là di questi importanti rilievi storici e tecnici che già di per sé inchiodano in maniera inequivocabile i nazi-fascisti alle proprie responsabilità, ve ne è anche un’altra di carattere politico e strategico che da sola basta e avanza per fare piena luce sul massacro di Katyn. Infatti c’è da chiedersi come mai i tedeschi portarono alla ribalta la questione di Katyn solo nella primavera del 1943, cioè proprio all’indomani della gloriosa battaglia di Stalingrado, che segnò l’inizio della controffensiva sovietica. È credibile la tesi secondo cui solo nella primavera del ’43 sarebbe giunta ai tedeschi una “soffiata”, peraltro mai confermata dai fatti, che avrebbe indicato loro il luogo dell’eccidio? Certamente questa tesi è poco credibile giacché i tedeschi, che occupavano la zona già da due anni, avrebbero tratto molto più vantaggio e sarebbero stati molto più credibili se avessero denunciato il fatto non appena misero piede in Bielorussia. Questo ovviamente non fu possibile non perché i tedeschi non sapevano il luogo preciso in cui erano sepolti gli ufficiali polacchi, ma perché l’eccidio avvenne solo qualche mese dopo la loro invasione e fu loro esclusiva opera.
Detto questo rimane solo da chiarire il vero motivo per cui Hitler in persona ordinò di accusare i sovietici dell’eccidio. Allora come oggi questo motivo è fin troppo chiaro e conosciuto da tutti. La verità è che Hitler, dopo la clamorosa sconfitta a Stalingrado, ormai si rendeva conto che era passato da una situazione in cui i capitalisti del mondo lo sostenevano apertamente, ad una nuova situazione in cui la saldatura fra i popoli oppressi dal nazi-fascismo diventava ogni giorno più forte e impediva il sostegno aperto dei capitalisti a Hitler. Cioè si era finalmente costituito ciò che Stalin aveva fermamente auspicato fin dagli inizi del 1939: un vasto fronte di unità anti nazi-fascista deciso a resistere fino in fondo ai carnefici del III Reich. In un simile contesto internazionale è evidente che la macabra messa in scena dell’eccidio di Katyn fu un goffo tentativo orchestrato dai nazisti per spaccare l’unità del neocostituito fronte anti nazi-fascista e lanciare così un’altra campagna antibolscevica.
Ecco qual è la verità storica e politica sull’eccidio di Katyn. Una verità che oggi perfino “I’Unità”, “Liberazione” e tutti i lacché della borghesia e del capitalismo, revisionisti, neorevisionisti, rinnegati e falsi comunisti, fanno finta di non ricordare più.

22 aprile 2009

da: www.pmli.it

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