“L’irresistibile attrazione del maschio alfa”

Hanno ragione Frei Betto, Noam Chomsky, Naomi Klein, Chico Buarque e molti, moltissimi altri: Jair Bolsonaro è una minaccia per il mondo, non solo per la sempre fragile democrazia brasiliana e il suo tragico successo non rappresenta solo il trionfo degli interessi più scandalosi delle élite nazionali.

 

NEWSLETTER DI COMUNE

 

ABBIAMO FATTO IL BUONO COMUNE
L’eccellenza del cioccolato di Modica diventa una barretta per Ribellarsi Facendo merenda. È squisita, fa bene a chi la mangia e a molte altre persone comuni, cioè straordinarie. Volevamo provare a mangiare un po’ delle idee che disseminiamo ogni giorno su queste pagine virtuali, ne è nata una leccornia. Adesso vogliamo condividerne il gusto, in primo luogo con chi ci legge. Prenotate subito dieci, venti, cento barrette del cioccolato Comune, un piacere disarmante

 


L’IRRESISTIBILE ATTRAZIONE DEL MASCHIO ALFA

Hanno ragione Frei Betto, Noam Chomsky, Naomi Klein, Chico Buarque e molti, moltissimi altri: Jair Bolsonaro è una minaccia per il mondo, non solo per la sempre fragile democrazia brasiliana. Il suo tragico successo non rappresenta solo il trionfo degli interessi più scandalosi delle élite nazionali ma l’affermazione del Brasile come stato-guida continentale della guerra mondiale contro i poveri, contro tutti quelli che stanno in basso. Eppure, non possiamo non domandarci perché la maggioranza dei brasiliani che vota sia tanto attratta da un personaggio così impresentabile e perché sia così grande la differenza tra i suoi consensi maschili e quelli delle donne del Brasile. Sono interrogativi che, dall’affermazi one di Trump a quella di Salvini, percorrono ogni giorno l’intero pianeta. Per quel che riguarda il gigante del Sudamerica, il paese delle disuguaglianze per antonomasia, Raúl Zibechi prova a cercare alcune risposte da un punto di vista originale e di grande interesse. L’incubo che sta vivendo il Brasile ci riguarda eccome, per molte e diverse ragioni. Una delle quali è che la nostra cultura politica non cessa di alimentare il mito del capo, dell’uomo forte, del cosiddetto “maschio alfa”, per poi magari inorridire solo quando quell’uomo è un fascista più o meno dichiarato
RAÚL ZIBECHI

 

COSA È CAMBIATO CON TAP
C’è chi pensa alla bellezza devastata del Salento e al tempo stesso al bisogno di smettere di delegare alla politica istituzionale e a mercanti. Altri raccontano di giornate trascorse a piantare ulivi disobbedienti, a disegnare con i bambini, a preparare volantini e a condividere torte. C’è anche la squadra di pallavolo di Melendugno che spiega perché improvvisamente ha promosso il Torneo No Tap… Da un’idea di Serena Fiorentino, infaticabile Mamma No Tap, è nato “Cosa è cambiato con Tap”, un testo importante (di cui pubblichiamo qui alcuni paragrafi) non solo per chi vuole sostenere quella straordinaria lotta con cui perfino multinazionali e governo sono costretti a fare i conti (impensabil e un paio di anni fa), ma anche per chi vuole capire qualcosa in più su come cambia il significato di lotta, di cos’è oggi un movimento territoriale, di quanto la parola cambiamento può essere articolata in modo molto diverso lontano dalla propaganda elettorale. “Pensavano di infliggerci un periodo di merda – scrive Michela in questo prezioso libretto -, non sapevano che l’avremmo usata per concimare il nostro futuro…”
A CURA DI SERENA FIORENTINO
 

CURARE GLI ULIVI COME FORME DI RESISTENZA
Meglio imparare a convivere con la malattia o meglio ammazzare il malato perché quel “necessario” sacrificio potrebbe forse impedire nuovi contagi? E cosa significa, poi, curare? Vuol dire somministrare medicine o cercare di capire di cosa il malato abbia veramente bisogno? È giusto o è un’assurdità trattare le ferite degli alberi come quelle di una persona? Il tentativo di sterminio degli ulivi salentini insegna molte cose su questi e altri rilevanti quesiti ma insegna anche, e forse soprattutto, come si possa inventare e organizzare una straordinaria forma di resistenza grazie ai saperi nati dall’esperienza di una rete di contadini e alla capacità di esercitare critica sulle “ineluttabili” direttive im poste dalle istituzioni (dello Stato, o dell’Unione degli Stati europei) e della scienza piegata al loro servizio
ALEXIK

LA DIFFIDA CLIMATICA AL GOVERNO ITALIANO
Diciotto associazioni e mille cittadini intraprendono sul tratto salentino del Tap un’azione mai tentata prima in Italia. Chiamano il governo ad assumersi una responsabilità politica e giuridica che non violi il rispetto del diritto umano a proteggersi dai rischi legati ai cambiamenti climatici per le generazioni presenti e future. In altre parole: non si può autorizzare ciò che contraddice i trattati internazionali senza valutarne le conseguenze sulla salute, la sicurezza e la tutela dell’habitat naturale. Se il governo decide di farlo, sarà chiamato a risponderne in diverse sedi
ELENA TIOLI

 

LA LUNGA MARCIA DELLA CAROVANA
Da questa parte dell’oceano li chiamerebbero migranti economici, sebbene molti di loro avanzino richieste di asilo. Sono partiti in 160, dalla città hondureña di San Pedro Sula. Lungo il percorso sono diventati più di 7 mila e i governi dell’Honduras, del Guatemala, malgrado le tremende minacce di ritorsione di Trump, non sono riusciti a fermarli. Adesso è il turno del Messico, dove avanzano occupando intere carreggiate su strade e autostrade e allestiscono campi improvvisati. Alla frontiera Usa li aspetteranno centinaia di soldati, l’esercito schierato per far fronte all’emergenza nazionale e per far vincere a chi governa le elezioni di metà mandato. Muri e recinzioni non sarebbero bastati a fermare la lotta più semplice, diretta e sorprendente per la libertà di movimento
CLAUDIA RAFAEL
 

POVERTÀ. IMPOSTORI, COMPLICI E PASSANTI
La guerra mondiale contro i poveri, vista dal Sahel. La Banca mondiale dice che più della metà delle persone che vivono con 1,90 dollari al giorno, i “poveri”, si trova nell’Africa sub-sahariana. Non è certo una “notizia”, mentre forse lo sarebbe il fatto che monetizzare la povertà è una menzogna funzionale solo alle statistiche e ai piani di distruzione strutturale e sistematica delle economie locali. Non entrano mai nel calcolo la solidarietà, la produzione e il consumo locale, la sobrietà di vita e la povertà, che un tempo era “conviviale”, come ricordava Ivan Illich, prima di diventare monetaria. L’altra grande impostura, precisa Mauro Armanino da Niamey, è quella dei pol itici locali,che delle apparenze fanno politica e della politica un’apparenza. Poi ci sono i complici, legati ad esempio agli interessi economico-religiosi delle correnti salafiste che l’Arabia Saudita ha foraggiato in tutti questi anni. E infine ci sono i passanti, quelli che guardano, osservano, transitano, fanno progetti e spariscono dopo qualche tempo. Rifuggono sempre dalle domande impegnative e preferiscono le piccole certezze quotidiane della sopravvivenza di cui parla la Banca Mondiale nel suo rapporto
MAURO ARMANINO
 

LA DISTRUZIONE DELL’UNIVERSITÀ
L’invasione dell’etica industriale, il dominio della meritocrazia e quello della tecnocrazia, la trasformazione della creazione culturale in merce. L’università e la libertà di ricerca, o meglio – per dirla con Giorgio Agamben – “di studio”, più libera dal ricatto di una verificabilità scientifica del tutto impropria, sono sempre più strangolate. “Oggi l’università conosce una stagione infima sotto il profilo della difesa del valore della cultura umana – scrive Paolo Mottana -, costringendo tutti ad allinearsi sul nulla…”. Abbiamo bisogno di azioni di resistenza per mostrare in modo critico nuovi volti della cultura e della società
PAOLO MOTTANA

ALTERNANZA SCUOLA GUERRA
Gli stage di Alternanza Scuola Lavoro per gli studenti siciliani dell’Istituto d’Istruzione Superiore “Carlo Alberto Dalla Chiesa” di Caltagirone e Mineo? Pagando trecento euro per cinque giorni tra i sottomarini, i caccia e gli elicotteri ospitati nelle basi di guerra pugliesi, con tanto di incursioni ed escursioni in compagnia dei fanti di marina del Reggimento San Marco. Intenso quanto agghiacciante il programma
ANTONIO MAZZEO

MAESTRE E MAESTRI NUOVI
Aiutare i bambini e le bambine a conoscere e a saper gestire le emozioni, essere disponibili all’ascolto, saper stimolare percorsi autonomi di scoperta e ricerca, rinunciare all’assurda pretesa che tutti percorrano un medesimo sentiero e ottengano gli stessi risultati nello stesso arco temporale… Due o tre cose sulle abilità che maestre e maestri dovrebbero coltivare oggi per contribuire a creare mondi nuovi
PAOLO MAI

IL MINISTRO CONTRO I NERI
“Basta con i neri, è una vergogna che si permetta che facciano il loro comodo nella capitale del nostro paese. Questo palazzo va sgomberato immediatamente dagli occupanti senza diritto”. I volti si fanno sorpresi come non mai. Gli occhi sgranati. E le espressioni a dir poco sgomente…
ALESSANDRO GHEBREIGZIABIHER

ROMPERE LE DISTANZE CON I MIGRANTI
Abbiamo bisogno di smontare la costruzione della categoria “gli altri”, a cominciare dai migranti, percepiti sempre di più come ostacoli, minacce, nemici. A volte ci sono libri e spettacoli – ad esempio L’abisso di Davide Enia dedicato a Lampedusa e portato in queste settimane in molti teatri di tutta Italia – che aiutano a nutrire la ricomposizione dei legami e il recupero di sensibilità. Oppure basta ridurre le distanze che ci separano da persone con le quali condividiamo pezzi di vita quotidiana, magari in un doposcuola
GIULIA GIORDANO

L’UOMO È L’UOMO, VOCI DI MIGRANTI[VIDEO-INTERVISTA]
Le reazioni nei confronti di un ragazzo africano, o verso chi viene da (troppo) lontano, e lo fa senza soldi in tasca o senza titoli da poter presentare, sono diverse. C’è quello che odia, l’altro che fa finta che i migranti non ci siano, chi si arma di pietismo. E poi ci sono quelli dell’inclusione e dei buoni sentimenti senza cognizione di causa, che credono basti una carezza sulla testa, perché, in fondo, i migranti si accontentano di poco, senza rispetto per l’intelligenza e l’esperienza di vita di un adulto, senza offrire stimoli e opportunità. Chérif Seckouna Kandé è un richiedente asilo, cittadino senegalese, arrivato in Italia da poco più di un anno. Nella video-intervista ragiona di vari temi: il razzismo, il col ore della pelle, la diversità di pensiero, la scuola, l’importanza della conoscenza, la società, le differenze; e poi il tempo che le persone trascorrono dentro i centri di accoglienza… «Sì, ma c’è l’uomo», diceva Camus. “L’uomo è l’uomo”, ribadisce Chérif nell’intervista
SARA FORCELLA

ALLE FIGLIE CI SONO COSE DA DIRE
“Che possono vestirsi come desiderano e devono essere rispettate… Dovremmo dir loro che per sconfiggere la paura, la soluzione non è chiudersi in casa la sera, mettersi le gonne più lunghe o farsi accompagnare dal ragazzo di turno, per sentirsi protette – scrive Penny – La soluzione è provare a cambiare le cose… Che nessuno le deve toccare, provocare, abusare. Niente di ciò che faranno potrà giustificare una violenza. Dovremmo dire che devono continuare a lottare per difendere i loro diritti, perché, ogni donna, possa avere la libertà di scegliere… Che non siamo necessariamente quelle delle lacrimucce, delle crisi isteriche per le mestruazioni, del rosa…”
PENNY

DESIRÉE E IL LORO DECORO
Il femminicidio, lo sciacallaggio del ministro dell’interno e dei media, i rigurgiti fascisti. “Sappiamo bene che il mondo che vogliamo realizzare è infinitamente migliore del loro… – scrive Federica Borlizzi – Non abbiamo bisogno di decoro… La violenza sul corpo delle donne si può sconfiggere solo ponendo fine alla cultura patriarcale della prevaricazione. Non abbiamo bisogno di maggiore sicurezza urbana… Abbiamo bisogno, invece, della sicurezza di quei diritti, oggi negati. Abbiamo bisogno di contrastare in maniera più efficace quelle mafie e quei poteri forti che devastano i nostri territori. Abbiamo bisogno di spazi di socialità, di discussione e partecipazione; di moltiplicare le pratiche di mutualismo; di difendere e potenziare i presidi di solidarietà p resenti nei nostri quartieri. Abbiamo bisogno di starci vicini, di stringerci insieme, di non sentirci sole e soli…”
FEDERICA BORLIZZI

GENERALE, SONO D’ACCORDO CON LEI
La retorica del 4 novembre, Giornata dell’unità nazionale e delle Forze Armate, trova sempre più spazio. C’è anche un manifesto che racconta di soldati che aiutano gli anziani, accarezzano i bambini, soccorrono i dispersi, manifesto che non è proprio andato giù al generale Marco Bertolini: ma come, dopo tutto quello che è stato fatto in Somalia, Iraq, Afghanistan, Balcani, Libano si fa un manifesto da “Festa della Mamma”? Forse ha ragione Renato Sacco, coordinatore di Pax Christi, per una volta dobbiamo essere d’accordo con un generale: le Forze Armate non sono un’associazione caritativa… Il loro scopo, “tanto più oggi formate da professionisti ben pagati e ben armati, è quello di sparare, di fare la guerra. Anche se questa parola non si può usare… Si p arla quindi di missioni di pace…”
RENATO SACCO

IL GRANDE BUSINESS DEL DEBITO ITALIANO
Fa scandalo la richiesta del governo di portare il rapporto deficit/pil al 2,4 per cento e così si alimenta una campagna mediatica – a destra come a sinistra – che mira a spianare la strada alla speculazione finanziaria. In base ai nudi dati economici, l’Italia non è affatto a rischio di insolvenza. All’elevato debito pubblico, infatti, fa da contraltare uno dei più bassi valori del debito delle famiglie e delle imprese. Se poi aggiungiamo il surplus commerciale (superiore allo stesso deficit pubblico del 2,4 per cento), l’allarme lanciato è solo giustificabile sul piano politico e ideologico e non economico. Dovrebbe invece fare scandalo che negli ultimi venticinque anni sono state promosse politiche fiscali che hanno rid otto le imposte per le società di capitale e le aliquote sui redditi più alti, aumentato le aliquote sui redditi più bassi, ridotto fortemente la progressività, a vantaggio della rendita finanziarie e dei più ricchi. Tali misure hanno sottratto ingenti risorse al bilancio dello stato favorendo, insieme alla spesa per interessi, l’aumento del debito pubblico. Ancor più scandalo dovrebbe fare che, a fronte di questa situazione, uno dei cavalli di battaglia del governo sia la “flat tax”
ANDREA FUMAGALLI
 

LE GIORNATE DELLA SOVRANITÀ ALIMENTARE
In Italia parliamo pochissimo della Tunisia, per lo più a proposito e sproposito di metodi per “contrastare” la libertà di movimento dei migranti o dell’ossessione (da qualche tempo un po’ sopita) della lotta al terrorismo. È una visione oltremodo miope e distorta di un paese tanto vicino che avrebbe molte storie di straordinario interesse da far conoscere qui. Una delle più significative è quella che racconta su Tunisia in Red, uno dei mezzi di comunicazione fratelli di Comune sparsi per il mondo, questo gran bel reportage di Patrizia Mancini che, insieme ad Hamadi Zribi, ha percorso in lungo e in largo la Tunisia alla ricerca dei saperi e delle esperienze dei piccoli coltivatori che resistono alle politiche agric ole e industriali imposte dall’intervento coloniale francese prima e, in seguito, poi dai governi post-indipendenza, compresi quelli nati dopo la Rivoluzione dei Gelsomini del 2011
PATRIZIA MANCINI
 

 

APPUNTAMENTI CONSIGLIATI:

30 OTTOBRE, MILANO. INCONTRO CON MIMMO LUCANO
Solidarietà e diritti, da Lodi a Riace

30 OTTOBRE, MESSINA. EDUCARE ALLA PACE
Cento anni dopo il primo conflitto mondiale: disarmare le scuole
 

3 NOVEMBRE, LODI. LA DEMOCRAZIA A SCUOLA
Bambini senza mensa, antirazzismo, educazione. Incontro per docenti e genitori

4 NOVEMBRE, SAN MICHELE ALL’ADIGE (TN) CHIAMATA A RACCOLTO
Scambio di semi e incontro con Massimo Angelini, editore e ruralista

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