“Castelli Romani: incenerire i rifiuti resta una follia”

La Dott.ssa Gentilini al convegno “Ecoballe & Ecomafie”: “Incenerire i rifiuti resta una follia”. Importanti studi epidemiologici non trovano sufficiente visibilità su organi di stampa nazionale.

 

La Dott.ssa Patrizia Gentilini, membro dell’ISDE (Associazione Medici per l’Ambiente) ha partecipato al convegno “ECOBALLE & ECOMAFIE: Smaltire i rifiuti è una necessità, bruciarli è una speculazione” tenutosi lo scorso 18 dicembre 2009 al Museo Civico di Marino Laziale (RM) ed organizzato da DIFFERENZIA-TI, associazione impegnata nella lotta contro il gassificatore dei Castelli Romani. Il tema della conferenza e’ stato il trattamento dei rifiuti e il loro impatto sull’ambiente e, quindi, le ricadute sulla salute dei cittadini.

La principale missione dell’ISDE vuole essere quella di offrire un servizio non soltanto alla cittadinanza, ma anche alla classe politica, troppo spesso chiamata a decidere sulle tematiche in oggetto in base a studi e pubblicazioni caratterizzati da minimi requisiti scientifici.

Quale specifico esempio e’ stato ricordato l’importante studio di Elliot, recentemente travisato da eminenti rappresentanti della comunita’ scientifica italiana, rei di aver minimizzato l’incidenza dei tumori in relazione alla vicinanza delle popolazioni agli impianti di incenerimento/termovalorizzazione. In sostanza l’esatto contrario dei contenuti essenziali di tale eminente studio.

Risulta quindi automatico associare al semplice business molte delle pregresse decisioni politiche regionali in tema di trattamento dei rifiuti. Le multiutility dell’Emilia Romagna sono ad esempio oggetto di indagine magistratuale poiche’ correlate all’ex sottosegretario, On. Cosentino, oggi accusato di associazione con il clan camorristico dei Casalesi. La conseguenza ulteriore potrebbe quindi essere quella di un’informazione mediatica condizionata nei suoi contenuti reali e scientifici, allo scopo di favorire un’enorme affare economico.

Tuttavia gli inceneritori sono classificati come Industria Insalubre di prima classe, poiche’ capaci di minacciare i territori ove questi vengono costruiti. Tra i prodotti della combustione, i più importanti e dannosi sono le diossine e i particolati contenenti metalli pesanti.

Le diossine prodotte, unitamente alla vaporizzazione dei metalli non possono considerarsi come realmente volatili, in virtu’ del principio della Termodinamica enunciato da Lavoisier, secondo il quale in natura nulla si crea e nulla si distrugge. Per questo motivo il particolato e le diossine prodotti da questi ecomostri, finiscono per ricadere sui territori vicini ed entrare inevitabilmente nella catena alimentare, con incalcolabili conseguenze dannose. Tra gli impatti sulla salute umana si ricorda quello determinato dalla diossina che si accumula a livello di tessuto adiposo (grasso), piu’ marcatamente nelle Donne e conseguentemente sui feti e quindi sui neonati.

A proposito della diossina, oggi nei Paesi piu’ avanzati vengono imposti circa tre controlli annuali presso gli inceneritori, ciascuno dei quali pari a 6/8 ore (controlli delle emissioni al camino). I risultati di questi controlli hanno dato vita ad alcuni studi molto complessi ed incrociati, capaci di determinare quali siano le maggiori fonti di inquinamento in grandi citta’ come Parigi, dotate di tali strutture. I risultati di tali studi hanno dimostrato inequivocabilmente che gli inceneritori, insieme al riscaldamento domestico e al traffico veicolare, sono la causa principale di inquinamento atmosferico.

In Svezia e’ stato recentemente determinato come una percentuale che va dal 17% al 30% del particolato totale, sia prodotto dai piu’ moderni impianti di incenerimento dei rifiuti (ove presenti), ovvero quegli stessi impianti che molta letteratura vuol far passare come per “sicuri”.

Il particolato puo’ avere varie misure e oggigiorno ne sentiamo reiteratamente parlare poiche’ associato all’inquinamento da traffico automobilistico, spesso causa di crociate mediatiche e blocchi alla normale circolazione. Ma questo e’ un particolato piu’ grossolano e, paradossalmente, meno pericoloso di quello prodotto da qualsiasi inceneritore.

Le altissime temperature necessarie per bruciare la plastica (e non solo…) puo’ produrre un particolato ultrafine classificato come 0,1 con una misura paragonabile ai virus per cui capace di veicolare sostanze nocive nel sangue e in tutti i distretti dell’organismo, inclusi sistema cardiovascolare e Genoma. E’ stato inoltre calcolato che il 64% delle diossine totali vengono prodotte dalla combustione dei rifiuti e soltanto l’1,1% dal piu’ famoso “traffico” cittadino.

Insomma, quanto piu’ si risiede nei pressi di uno di questi impianti, tanto piu’ aumenta l’incidenza di processi infiammatori cronici (fase iniziale), asma (specie nei Bambini), sviluppo con basso peso corporeo, fino ad arrivare ad esiti piu’ infausti come il tumore, danni ossidativi (morbo di Alzheimer) ed altre patologie neuro degenerative. Tutte malattie con futuribili costi sociali a crescita esponenziale.

I metalli prodotti e veicolati da questi processi di combustione possono essere il piombo (cancerogeno al pari della diossina), il cadmio (danni alla tiroide e al sistema di riproduzione), il cromo e l’arsenico (danni ai polmoni, neuro-psichici e al piu’ generale tessuto cerebrale). Sostanze acclaratamente capaci di entrare nella nostra catena alimentare, accumulandosi nei circostanti organismi viventi, anche i piu’ lontani.

La gia’ citata diossina puo’ determinare sarcomi, linfomi proprio per la sua capacita’ immunosoppressiva, ovvero deprimente le difese nel nostro sistema immunitario (vedi l’azione dei linfociti T regolari).

La criticita’ maggiore e’ che gli impianti in questione vengono spesso gestiti in maniera non corretta, come nel recente caso di sequestro registrato a Colleferro (RM). Non e’ quindi accettabile che l’Istituto Superiore di Sanita’ (ISS), il Ministero del Welfare e della Sanita’ possano dichiarare ufficialmente (dati pubblici) che l’impianto di Acerra (NA) produrra’ un impatto ambientale sulle popolazioni residenti paragonabile al traffico urbano.

In citta’ come Brescia, comune da tempo ospitante uno tra i termovalorizzatori piu’ grandi d’Europa, e’ stata recentemente scoperta nel latte materno di una donna (residente nelle vicinanze), una preoccupante percentuale di diossina, addirittura superiore ai limiti di legge fissati per il latte vaccino normalmente in commercio. Sarebbe come dire che l’alimento da sempre considerato come sano per eccellenza, sia oggi non commerciabile in alcune zone del nostro Paese!

Problema informativo? La Dottoressa Patrizia Gentilini ha concluso il Suo prezioso intervento ricordando come importanti studi epidemiologici, incentrati sui fattori di rischio fin qui analizzati, abbiano trovato spazio soltanto su qualche quotidiano locale. Purtroppo e’ finora mancata la dovuta attenzione da parte degli organi di stampa nazionali.

Illuminati ricercatori indipendenti (internazionalmente riconosciuti) hanno reso possibile la comprensione del fenomeno senza condizionamenti politici e senza diretti interessi economici, perche’ animati soltanto dal sacro spirito scientifico.

Sensibilizzare oggi le popolazioni all’incentivo della raccolta differenziata, del riciclo e del riuso di gran parte dei rifiuti (intesi quale risorsa), sarebbe tanto piu’ importante per quelle localita’ gia’ gravate da elevati inquinamenti industriali come la Pianura Padana.

Non esistono al mondo tecnologie in grado di produrre dei filtri arginanti le emissioni nocive degli inceneritori, oltretutto necessitanti di vicine ed insane discariche, inevitabilmente destinate anche ai residui della combustione (ceneri) da trattare come rifiuti speciali.

A conclusione dei lavori ci piace sottolineare la citazione della nostra graditissima ospite, secondo la quale “incenerire i rifiuti resta una follia che”, come detto da Prof. Tomatis, “le generazioni future non ci perdoneranno”.

Un sentito grazie alla Dottoressa Patrizia Gentilini e ai Medici per l’Ambiente ISDE, 
Associazione DIFFERENZIA-TI http://www.differenziati.org/

Velletri, 13 gennaio 2010

Servizio Ufficio Stampa Punto a Capo

 

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