Iran, Amnesty: “Consentire manifestazioni pacifiche”

Amnesty International ha chiesto alle autorita’ dell’Iran di consentire lo svolgimento di manifestazioni pacifiche in occasione del 31° anniversario della Rivoluzione islamica, che si celebra giovedi’ 11 febbraio.

L’organizzazione per i diritti umani teme che le affermazioni degli scorsi
giorni da parte di rappresentanti del potere giudiziario e della polizia,
secondo i quali le dimostrazioni contro il governo non saranno tollerate,
siano la premessa per ulteriori atti di violenza da parte dello stato
iraniano.

L’organizzazione per i diritti umani, pur riconoscendo che le autorita’ di
Teheran hanno il dovere e la responsabilita’ di garantire e mantenere
l’ordine pubblico, sottolinea che questo non deve giustificare la
soppressione delle manifestazioni pacifiche, come accaduto ripetutamente
nei mesi scorsi. Le attivita’ di controllo dell’ordine pubblico devono
svolgersi secondo quanto prevedono gli standard internazionali sull’uso
della forza e devono essere eseguite da personale adeguatamente
addestrato, non dai volontari Basiji, che hanno alle spalle una lunga
storia di violazioni dei diritti umani.

Giovedi’ 11 febbraio si prevedono manifestazioni di massa, nonostante i
recenti ‘processi spettacolo’ siano terminati con condanne a lunghe pene
detentive e con due impiccagioni. Tra le persone condannate figurano
membri dell’Anjoman e-Padshahi Iran (un gruppo monarchico),
dell’Organizzazione dei mujahedin del popolo iraniano, di quello che le
autorita’ hanno definito un ‘gruppuscolo comunista’ e della fede baha’i.

Amnesty International ritiene che le autorita’ iraniane stiano
costringendo detenuti a ‘confessare’ legami con determinati gruppi
politici e organismi che sarebbero dietro alle manifestazioni, allo scopo
di impedire ulteriori proteste, tra cui quelle previste l’11 febbraio. I
processi e le esecuzioni degli ultimi tempi sono stati utilizzati dal
governo per ribadire la tesi secondo la quale le proteste di massa non
sono l’espressione del malcontento popolare contro i risultati delle
contestate elezioni presidenziali dello scorso giugno e la brutale
repressione del governo, quanto piuttosto azioni orchestrate da potenze
straniere e da gruppi di opposizione in esilio che starebbero tramando per
rovesciare il regime.

La Sezione Italiana di Amnesty International prendera’ parte alle
manifestazioni indette domenica 14 febbraio: a Roma, dalle 11 a piazza
Farnese e a Milano, dalle 14.30 a piazza Castello.

Casi recenti di violazioni dei diritti umani

Le manifestazioni susseguitesi a partire dal contestato esito delle
elezioni presidenziali dello scorso giugno sono state duramente represse
dal governo iraniano. Le autorita’ hanno ammesso oltre 40 morti ma secondo
Amnesty International sarebbero almeno il doppio, se non di piu’. Migliaia
di persone sono state arrestate, molte di esse sottoposte a tortura e
numerose decine incriminate con vaghe accuse e condannate a seguito di
‘processi spettacolo’ che hanno rappresentato una parodia della giustizia.
Oltre 100 sarebbero gli imputati condannati al carcere, alle frustate o
all’impiccagione. Almeno 9 prigionieri rischiano l’esecuzione da un
momento all’altro. Diversi altri, tra cui 16 imputati che stanno
affrontando uno dei ‘processi spettacolo’ per l’accusa di mohabareh
(comportamento ostile a Dio), rischiano la stessa sorte. Amnesty
International continua a chiedere la commutazione di tutte le condanne a
morte.

Le ultime manifestazioni di massa si sono svolte il 26 e 27 dicembre 2009,
durante le celebrazioni religiose di Tasoa e dell’Ashura. In
quell’occasione, sono state arrestate oltre 1000 persone. Nei giorni
successivi, gli arresti sono stati oltre 200.

Mahin Fahimi, storica ed esponente delle Madri per la pace, e’ stata
arrestata il 28 dicembre. Le Madri per la pace stanno svolgendo una
campagna per scongiurare un intervento militare contro l’Iran a causa del
suo programma nucleare e promuovono manifestazioni contro gli arresti, i
processi e le intimidazioni nei confronti di coloro che prendono parte
alle proteste. E’ la zia di Sohrab Arabi, ucciso durante una
manifestazione la scorsa estate. Suo marito, Hamid Montazeri, fu
assassinato per motivi politici durante il tragico ‘massacro delle
prigioni’ del 1988, quando vennero messi a morte migliaia di prigionieri
politici.

Zohreh Tonekaboni, amica di Mahin Fahimi ed esponente delle Madri per la
pace, e’ stata arrestata a sua volta il 28 dicembre. Negli anni Ottanta,
Amnesty International l’aveva adottata come ‘prigioniera di coscienza’.
Anche lei e’ vedova di un prigionieri politico assassinato nel corso del
‘massacro delle prigioni’ del 1988.

Il 27 gennaio il vice ministro dell’Intelligence ha affermato che una
trentina di persone arrestate durante le celebrazioni dell’Ashura avevano
legami con organizzazioni di sinistra (tra cui la fazione di minoranza e
quella di maggioranza dell’Organizzazione dei fedayn del popolo iraniano)
o erano filo-comuniste, come nel caso delle Madri per la pace. Le famiglie
di Mahin Fahimi e di Zohreh Tonekaboni hanno rigettato quest’accusa,
sostenendo che le Madri per la pace non hanno alcuna affiliazione
politica.

Omid Montazeri, studente e giornalista di 24 anni, figlio di Mahin Fahimi,
e’ stato arrestato il 29 dicembre. E’ stato mostrato in televisione nel
corso del ‘processo spettacolo’ nei confronti di 16 persone accusate di
aver fomentato le manifestazioni dell’Ashura. In quell’occasione, ha
‘confessato’ di essere colpevole di ‘riunione e cospirazione per compiere
reati contro la sicurezza nazionale’ e di ‘propaganda contro il sistema,
per aver partecipato alle proteste dell’Ashura e aver concesso interviste
a mezzi d’informazione stranieri’.

Nel corso dello stesso processo e’ stato esibito un altro studente, il
ventenne Mohammad Amin Valian, accusato di moharebeh per aver lanciato
pietre e aver preso parte a manifestazioni. Dopo l’arresto, avvenuto il 12
gennaio, i suoi familiari hanno solo saputo che si troverebbe in un ‘luogo
speciale’, forse un centro di detenzione diretto dalle Guardie
rivoluzionarie. Non puo’ ricevere visite da parte dei parenti e non ha
potuto nominare un avvocato di fiducia.

Durante il processo, Omid Montazeri ha dichiarato di aver scritto articoli
per la rivista culturale on line Sarpich. Sebbene l’ultimo dei sei numeri
usciti del periodico risalga al maggio 2009, nelle ultime settimane sono
state arrestate diverse persone che vi avevano collaborato, tra cui
Ardavan Tarakmeh il 27 dicembre e Yashar Darolshafa e Maziar Samiee la
notte tra il 3 e il 4 febbraio. Sono stati arrestati anche il fratello e
la madre di Yashar Darolshafa, cosi’ come la sorella di Ardavan Tarakmeh,
Bahar, poi rilasciati due giorni dopo. Due cugini di Yashar Darolshafa,
Banafsheh e Jamila Darolshafayi, sono stati arrestati il 5 febbraio.

Dalle manifestazioni in occasione dell’Ashura, sono stati arrestati almeno
10 fedeli baha’i: uno di essi, noto con le iniziali P.F., fa parte del
gruppo di 16 imputati che stanno affrontando il ‘processo spettacolo’
cominciato a gennaio. I baha’i negano di aver preso parte alle
manifestazioni. Tra i 16 imputati, alcuni sarebbero, secondo le autorita’,
legati all’Organizzazione dei mujahedin del popolo iraniano, un gruppo
fuorilegge nel paese.

L’elenco delle persone arrestate dopo le celebrazioni dell’Ashura
comprende anche Mehraneh Atashi, fotografo di fama internazionale, e sua
moglie Majid Ghaffari. Dal 12 gennaio si troverebbero in isolamento nella
sezione 209 della prigione di Evin, senza poter ricevere visite dei
parenti o avere accesso a un avvocato di fiducia. Le ragioni del loro
arresto non sono note.

Ali Reza Firouzi e Sorna Hashemi, espulsi dall’Universita’ Zanjan per aver
denunciato gli abusi sessuali commessi ai danni di una studentessa nel
2008, sarebbero stati arrestati dopo aver lasciato la capitale Teheran il
2 gennaio, diretti a Tabriz. Le autorita’ non hanno fornito alcuna
informazione sulla loro sorte e pertanto potrebbero essere vittime di
sparizione forzata. Il sito ‘Reporter e attivisti per i diritti umani in
Iran’ ha reso noto che alcuni detenuti rilasciati dal carcere di Evin
avrebbero visto Sorna Hashemi prima che fosse trasferito.

Noushin Ebadi, sorella del premio Nobel per la pace Shirin Ebadi, e’ stata
arrestata il 28 dicembre ed e’ rimasta in carcere per quasi tre settimane,
presumibilmente per fare pressione sulla sorella e farla desistere dal
denunciare le violazioni dei diritti umani in Iran.

Tra le persone in carcere solo per il grado di parentela con esponenti
politici di primo piano figura Leila Tavassoli, arrestata il 28 dicembre.
Suo padre e suo zio, Mohammed Tavassoli ed Ebrahim Yazdi, sono i leader
del Movimento per la liberta’. Sara Tavassoli, sorella di Leila, e’ stata
arrestata il 3 gennaio insieme al marito, Mohammad (Farid) Taheri.

Amnesty International chiede l’immediato e incondizionato rilascio di
tutti i prigionieri di coscienza, persone in carcere per aver esercitato i
loro diritti alla liberta’ d’espressione, riunione e associazione o a
causa dei loro legami di parentela con oppositori. Tutti gli altri
detenuti devono essere incriminati per un reato di accertata natura penale
e sottoposti a processo equo, o altrimenti rilasciati. Nessuno dovrebbe
essere condannato a morte. Tutte le persone in carcere devono essere
protette dai maltrattamenti e dalla tortura e non devono esser costrette a
incriminare se stesse.

FINE DEL COMUNICATO
Roma, 10 febbraio 2010

 

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