“Non lasciamo solo Ebrahim Hamidi!”

Ebrahim Hamidi, imputato minorenne, è senza avvocato e rischia l’imminente esecuzione della condanna a morte.

Iran: Ebrahim Hamidi, imputato minorenne, è senza avvocato e rischia l’imminente esecuzione della condanna a morte

Data di pubblicazione dell’appello: 24.08.2010

Status dell’appello: attivo

AU: 183/10 MDE 13/084/2010

Cappio © Amnesty International
Cappio © Amnesty International

Ebrahim Hamidi adesso ha 18 anni, ma è stato condannato a morte per presunta aggressione sessuale ai danni di un uomo avvenuta due anni prima, quando ne aveva solo 16. Ha ritrattato la sua “confessione”, affermando di essere stato costretto a rilasciarla. Oggi, rischia nuovamente l’esecuzione della sua condanna a morte e è senza un avvocato.

Ebrahim Hamidi è stato coinvolto in una rissa nella periferia di Tabriz, nella provincia dell’Azerbaijan orientale. In seguito lui e tre suoi amici sono stati arrestati, con l’accusa di aver commesso violenza sessuale su uno degli uomini con cui avevano lottato. Hamidi ha confessato il delitto dopo tre giorni di detenzione, durante il quale ha raccontato di essere stato torturato. Agli altri tre imputati è stato promesso che sarebbero stati liberati se avessero testimoniato contro Ebrahim Hamidi. Tutti e quattro sono stati inizialmente condannati a morte, ma nel corso di un terzo processo, gli altri tre imputati sono stati assolti mentre Ebrahim Hamidi è stato nuovamente condannato a morte per lavat, ovvero “sodomia”. Il 7 luglio 2010, la presunta vittima ha ammesso, in una dichiarazione registrata dalla polizia, che i suoi genitori gli avevano fatto pressione per muovere accuse false.

La Corte suprema ha respinto la sentenza della Corte provinciale dell’Azerbaijan orientale e ha ordinato un riesame del caso, ma sembra che la corte provinciale voglia comunque procedere con l’esecuzione della condanna a morte.

Ebrahim Hamidi attualmente non ha un legale. Era rappresentato da un importante avvocato per i diritti umani Mohammad Mostafaei, che è stato costretto a lasciare il paese a seguito delle numerose minacce subite da lui e dalla sua famiglia all’inizio dell’agosto 2010, probabilmente a causa del suo lavoro in favore di Sakineh Mohammadi Ashtiani condannata alla lapidazione con l’accusa di adulterio. Mohammad Mostafaei ha scritto una lettera aperta sul caso di Ebrahim Hamidi nel luglio 2010 con l’intento di far crescere l’attenzione sull’esecuzione delle condanne a morte di imputati minorenni in Iran. Per imputato minorenne si intende colui che è stato condannato per un reato commesso quando aveva meno di 18 anni.

Leader della Repubblica Islamica
Ayatollah Sayed ‘Ali Khamenei
The Office of the Supreme Leader
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Tehran, Islamic Republic of Iran
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http://www.leader.ir/langs/fa/index.php?p=letter ( Persian) 

Eccellenza,

sono un simpatizzante di Amnesty International, l’Organizzazione internazionale che dal 1961 agisce in difesa dei diritti umani, ovunque nel mondo vengano violati.

Le chiedo di non eseguire la condanna a morte di Ebrahim Hamidi e di commutare tale pena.

Le ricordo che l’Iran è stato parte del Patto internazionale sui diritti civili e politici (Iccpr) e della Convenzione sui diritti del fanciullo (Crc), che vietano l’uso della pena di morte nei confronti di persone condannate per aver commesso crimini quando avevano meno di 18 anni.

Le chiedo con forza di indagare sulle presunte torture subite da Ebrahim Hamidi, per assicurare i responsabili alla giustizia e ad ignorare come prove nei tribunali dichiarazioni ottenute sotto tortura.

Grazie per la sua attenzione.
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