“Marchionne? Schiavista e baro”

Venerdì 14 presidi a Milano in piazza della Borsa e in altri capoluoghi. Per il 28 altre iniziative di mobilitazione.

 

Venerdì 14 presidi a Milano in piazza della Borsa e in altri capoluoghi. Tiboni, CUB: “Marchionne non ha mantenuto nessun impegno”. La CUB propone la distribuzione del lavoro tra lavoratori e stabilimenti, riducendo l’orario a parità di salario. Per il 28 altre iniziative di mobilitazione.
12 gennaio 2011. Prosegue il percorso della CUB con la campagna avviata con lo sciopero generale del 29 ottobre scorso, già venerdì 14 gennaio, con presidi nelle principali province, a Milano alle ore 10,00 in Piazza della Borsa (sotto l’opera di Maurizio Cattelan), ad Avellino davanti all’Fma (fabbrica dell’indotto Fiat, ndr), il 28 con altre iniziative di mobilitazione; e già da oggi, alle 17.30, a Torino, è organizzata una fiaccolata che partirà da piazza Statuto.
“Marchionne non ha mantenuto gli impegni occupazionali per gli stabilimenti in Italia, e oggi presenta un’ipotesi di mantenimento dei posti di lavoro sulla base del raddoppio delle vendite Fiat da 2 a 3,8 milioni e 6 milioni con Chrysler unitamente al raddoppio della produzione in Italia” annuncia Piegiorgio Tiboni, coordinatore nazionale della CUB.
“In realtà nei progetti della Fiat non c’è il futuro dei lavoratori, né il futuro dell’industria dell’auto in Italia” spiega Tiboni “oltre all’operazione di nascondere la sconfitta della Fiat sul piano della progettazione, della vendita dei modelli delle strategie internazionali, rispetto alle altre case automobilistiche europee, e a questo punto è chiaro a tutti che non è certo l’anarchia degli stabilimenti italiani che impedisce alla Fiat di produrre e guadagnare, né il costo del lavoro che incide sul prezzo finale per meno dell’8 %”.
Per difendere occupazione, redditi e condizioni di lavoro nelle fabbriche ed evitare che con l’alibi della crisi si scarichi sui lavoratori più sfruttamento e precarietà è necessario distribuire da subito il lavoro tra lavoratori e stabilimenti; riducendo l’orario a parità di salario, è la ricetta da tempo indicata dalla CUB.
“E’ ora di rivendicare la gestione pubblica della Fiat per la difesa dell’occupazione, del reddito, del lavoro, dell’ambiente” prosegue Tiboni “e che gestisca la riconversione del settore verso un nuovo modello di sviluppo senza aspettare che ci si trovi a gestire dismissioni successive, ma creando in anticipo posti di lavoro in attività con una valenza sociale e non più di puro profitto” conclude il sindacalista della CUB.
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Confederazione Unitaria di Base

CUB: Marchionne? Schiavista e baro

 

 

Venerdì 14 presidi a Milano in piazza della Borsa e in altri capoluoghi. Tiboni, CUB: “Marchionne non ha mantenuto nessun impegno”. La CUB propone la distribuzione del lavoro tra lavoratori e stabilimenti, riducendo l’orario a parità di salario. Per il 28 altre iniziative di mobilitazione. 

12 gennaio 2011. Prosegue il percorso della CUB con la campagna avviata con lo sciopero generale del 29 ottobre scorso, già venerdì 14 gennaio, con presidi nelle principali province, a Milano alle ore 10,00 in Piazza della Borsa (sotto l’opera di Maurizio Cattelan), ad Avellino davanti all’Fma (fabbrica dell’indotto Fiat, ndr), il 28 con altre iniziative di mobilitazione; e già da oggi, alle 17.30, a Torino, è organizzata una fiaccolata che partirà da piazza Statuto. 

“Marchionne non ha mantenuto gli impegni occupazionali per gli stabilimenti in Italia, e oggi presenta un’ipotesi di mantenimento dei posti di lavoro sulla base del raddoppio delle vendite Fiat da 2 a 3,8 milioni e 6 milioni con Chrysler unitamente al raddoppio della produzione in Italia” annuncia Piegiorgio Tiboni, coordinatore nazionale della CUB. 

“In realtà nei progetti della Fiat non c’è il futuro dei lavoratori, né il futuro dell’industria dell’auto in Italia” spiega Tiboni “oltre all’operazione di nascondere la sconfitta della Fiat sul piano della progettazione, della vendita dei modelli delle strategie internazionali, rispetto alle altre case automobilistiche europee, e a questo punto è chiaro a tutti che non è certo l’anarchia degli stabilimenti italiani che impedisce alla Fiat di produrre e guadagnare, né il costo del lavoro che incide sul prezzo finale per meno dell’8 %”. 

Per difendere occupazione, redditi e condizioni di lavoro nelle fabbriche ed evitare che con l’alibi della crisi si scarichi sui lavoratori più sfruttamento e precarietà è necessario distribuire da subito il lavoro tra lavoratori e stabilimenti; riducendo l’orario a parità di salario, è la ricetta da tempo indicata dalla CUB. 

“E’ ora di rivendicare la gestione pubblica della Fiat per la difesa dell’occupazione, del reddito, del lavoro, dell’ambiente” prosegue Tiboni “e che gestisca la riconversione del settore verso un nuovo modello di sviluppo senza aspettare che ci si trovi a gestire dismissioni successive, ma creando in anticipo posti di lavoro in attività con una valenza sociale e non più di puro profitto” conclude il sindacalista della CUB.
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Confederazione Unitaria di Base

 

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