Detenzione inumana per soldato Usa accusato di collaborare con Wikileaks

Amnesty International ha sollecitato le autorita’ statunitensi ad alleviare le dure condizioni di detenzione preventiva cui e’ sottoposto Bradley Manning, il soldato accusato di aver trasmesso informazioni a Wikileaks.

 

COMUNICATO STAMPA 
CS002-2011
AMNESTY INTERNATIONAL: TRATTAMENTO INUMANO PER IL SOLDATO USA ACCUSATO DI AVER TRASMESSO INFORMAZIONI A WIKILEAKS

Amnesty International ha sollecitato le autorita’ statunitensi ad alleviare le dure condizioni di detenzione preventiva cui e’ sottoposto Bradley Manning, il soldato accusato di aver trasmesso informazioni a Wikileaks.
Manning, 23 anni, e’ stato arrestato nel maggio 2010 e accusato di ‘trasferimento di informazioni riservate’ e ‘diffusione di informazioni sulla difesa nazionale a una fonte non autorizzata’. Un mese prima, Wikileaks aveva diffuso immagini relative a un attacco Usa con elicotteri Apache, che aveva ucciso due dipendenti della Reuters in Iraq nel 2007.
Dal luglio 2010, Manning e’ detenuto in una cella d’isolamento 23 ore su 24, privato di cuscini, lenzuola ed effetti personali. Rischia fino a 52 anni di carcere.
La settimana scorsa, Amnesty International ha scritto al segretario alla Difesa Usa, Robert Gates, chiedendo una revisione delle restrizioni cui Manning e’ sottoposto. Secondo Susan Lee, direttrice del programma Americhe dell’organizzazione per i diritti umani, ‘le condizioni di detenzione di Manning sono inutilmente severe e si configurano come trattamento inumano. Manning non e’ stato condannato per alcun reato, ma le autorita’ militari statunitensi paiono usare ogni mezzo a loro disposizione per punirlo durante la detenzione. Questo contravviene al principio d’innocenza, che gli Usa sono tenuti a rispettare’.
Martedi’ 18 gennaio Manning e’ stato posto in status di ‘rischio di suicidio’: e’ stato privato di tutti i vestiti salvo che delle mutande e gli sono stati sottratti gli occhiali per buona parte della giornata. A seguito delle proteste di Manning e dei suoi avvocati, lo status e’ stato tolto due giorni dopo.
Manning e’ ora considerato detenuto in ‘massima custodia’ nonostante non vi sia traccia di alcun atto di violenza o di reati disciplinari da parte sua durante la detenzione. E’ ammanettato mani e piedi durante tutte le visite e non gli e’ permesso lavorare.
Manning e’ anche sottoposto al regime di ‘prevenzione di lesioni’, sorvegliato a vista ogni cinque minuti e costretto a dormire su un letto di metallo, nonostante gli psichiatri dell’esercito avessero giudicato tali misure non necessarie.
‘Le condizioni repressive imposte a Manning violano gli obblighi degli Usa di trattare i detenuti con umanita’ e dignita’. Inoltre, temiamo che l’isolamento prolungato, che come e’ stato provato produce danni psicologici, possa pregiudicare la capacita’ di Manning di difendersi’ – ha concluso Lee.
FINE DEL COMUNICATO 
Roma, 24 gennaio 2011

 

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