Mobilitazione contro manovra e “porcellum” sindacale

Sciopero generale del Pubblico Impiego il 15 Luglio contro la manovra economica e contro l’accordo sottoscritto tra Confindustria e Cgil Cisl Uil e Ugl.

 

 

COMUNICATO STAMPA

15 LUGLIO PRIMA GIORNATA DI MOBILITAZIONE NAZIONALE CONTRO MANOVRA E “PORCELLUM SINDACALE”

Venerdì 15 luglio l’Unione Sindacale di Base indice la giornata nazionale di lotta contro la manovra del Governo Berlusconi dettata dall’Unione Europea e contro l’accordo sottoscritto tra Confindustria e Cgil Cisl Uil e Ugl, che seppellisce la democrazia nei luoghi di lavoro ed il pluralismo sindacale.
Nel Pubblico Impiego sarà sciopero generale, con astensione di due ore alla fine di ogni turno di lavoro. Mobilitazioni ed iniziative avverranno in tutto il mondo del lavoro e su tutto il territorio nazionale.
Spiega Fabrizio Tomaselli, dell’Esecutivo Confederale USB: “Di fronte ad una manovra che porta a compimento l’assassinio dello Stato Sociale; dopo l’accordo sottoscritto fra Confindustria e Cgil Cisl Uil e Ugl, che non esitiamo a definire un vero “porcellum” sindacale, da cui deriverà la fine della democrazia nei luoghi di lavoro e l’affossamento del pluralismo sindacale, alle lavoratrici ed ai lavoratori di questo paese lanciamo un forte appello alla mobilitazione, affinché ciò che sta accadendo ora in Grecia non possa accadere anche in Italia”.
“La mobilitazione del 15 luglio – sottolinea il dirigente USB – sarà una prima risposta. Noi riteniamo necessaria la costruzione dello sciopero generale e generalizzato, che coinvolga non solo le lavoratrici e i lavoratori dipendenti, ma da condividere con tutto il sindacalismo conflittuale, i movimenti in lotta contro la precarietà, per la difesa del territorio e dell’ambiente, per il diritto all’abitare e al reddito, per i diritti dei migranti”, conclude Tomaselli.

Roma, 30 giugno 2011
Ufficio Stampa USB

 

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COMUNICATO STAMPA
ACCORDO SU RAPPRESENTANZA: USB, UN VERO “PORCELLUM” SINDACALE CON NUMEROSI TRATTI ABERRANTI

“L’accordo tra Confindustria e Cgil, Cisl, Uil e Ugl su contratti e rappresentanza sindacale colpisce pesantemente quel poco di democrazia ancora esistente nei posti di lavoro e consolida il monopolio assoluto delle organizzazioni sindacali che condividono il percorso di completo snaturamento del movimento sindacale”, così Fabrizio Tomaselli, dell’Esecutivo Confederale USB, riguardo all’accordo sottoscritto il 28 giugno scorso.
“Questo accordo – prosegue Tomaselli – che non esitiamo a definire un vero e proprio ‘porcellum’, presenta aspetti sconcertanti dal punto di vista tecnico-giuridico e soprattutto politico-sindacale. Primi fra tutti l’attacco pesantissimo al diritto di sciopero ed al Contratto nazionale, che nella maggioranza delle aziende piccole e medie è l’unica normativa esistente”.
Osserva il dirigente USB: “Sino ad oggi nessuno ha voluto evidenziare che, ricevendo poco più del 17% dei consensi nelle elezioni RSU di un posto di lavoro privato, Cgil, Cisl, Uil e Ugl potrebbero far passare un contratto senza neanche consultare i lavoratori. Infatti il 33% degli RSU non viene eletto, ma nominato dai sindacati firmatari. Quindi, sommando questa riserva del 33% ad un risultato seppur minimo del 17 o 18% di voti, risulterà acquisita la maggioranza del 50%+1 degli RSU. Già oggi, pur essendo estrema minoranza in un posto di lavoro, Cgil Cisl Uil possono ottenere la maggioranza delle RSU. Dopo l’accordo potranno anche approvare un contratto infischiandosene dei lavoratori, della democrazia e della reale rappresentanza”.
“Altro punto tecnicamente aberrante – evidenzia Tomaselli – è quello relativo alla certificazione della rappresentatività. Iscritti e voti dovrebbero essere registrati da INPS e CNEL, ma solo per quelle realtà richieste dalle organizzazioni sindacali, non a livello nazionale e, soprattutto, seguendo le sole indicazioni provenienti dalle aziende: trasparenza sotto i piedi. Che dire poi del fatto che la certificazione degli iscritti è prevista in una situazione nella quale la trattenuta sindacale in busta paga non è obbligatoria per le aziende e nella stragrande maggioranza dei casi non viene effettuata per tutti quei sindacati di base non firmatari dei contratti”.
Aggiunge il dirigente USB: “Un ulteriore aspetto, più che controverso, è la possibilità di voto tra i lavoratori nel caso di accordi/contratti in imprese che non hanno eletto RSU, ma hanno RSA nominate dalle organizzazioni sindacali. In questo caso, il ricorso alla consultazione è previsto soltanto se uno dei sindacati firmatari lo richiede o se è richiesto dal 30% dei lavoratori entro 10 giorni dalla firma del contratto. Questa tempistica rende di fatto inattuabile il referendum in quanto, salvo che in piccolissime aziende, è materialmente impossibile raccogliere il 30% delle firme in pochissimi giorni. Anche perché, subito dopo la firma dei contratti, esiste la necessità da parte dei lavoratori di comprendere ciò che è stato firmato, necessità che richiede sicuramente più di 10 giorni: una vera e propria beffa nei confronti dei lavoratori”, conclude Tomaselli.

Roma, 30 giugno 2011
Ufficio Stampa USB

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