“La Nato in tribunale per i crimini contro la Libia?”

Ci sono gli elementi per portare a giudizio i comandi e i governi della Nato che stanno bombardando la Libia. Intervista agli avvocati Joachim Lau e Claudio Giangiacomo.

 

La Nato in tribunale per i crimini contro la Libia?

di  Sergio Cararo

Ci sono gli elementi per portare a giudizio i comandi e i governi della Nato che stanno bombardando la Libia. Intervista agli avvocati Joachim Lau e Claudio Giangiacomo, membri della IALANA*

Formalmente i bombardamenti sulla Libia sono legittimati da una risoluzione dell’Onu. Quali sono a vostro avviso le violazioni del diritto internazionale in cui sono occorsi la Nato e i governi che partecipano alle operazioni militari in Libia?

La Nato in tribunale per i crimini contro la Libia?

La risoluzione ONU autorizza “ gli Stati Mem­bri sia che agiscano su ini­zia­tiva na­zio­nale o at­tra­verso or­ga­niz­za­zioni o ac­cordi re­gio­nali, ope­rando in col­la­bo­ra­zione con il Se­gre­ta­rio Ge­ne­rale, a pren­dere tutte le mi­sure ne­ces­sa­rie, per pro­teg­gere i ci­vili e le aree a po­po­la­zione ci­vile mi­nac­ciate di at­tacco nella Ja­ma­hi­riya Araba di Li­bia, com­presa Ben­gasi, esclu­dendo l’ingresso di una forza di oc­cu­pa­zione stra­niera in qual­siasi forma e qual­siasi parte del te­rri­to­rio li­bico.”

Impone inoltre un’interdizione su tutti i voli nello spa­zio ae­reo della Ja­ma­hi­riya Araba di Li­bia, allo scopo di con­tri­buire a pro­teg­gere i ci­vili ad eccezione di quelli il cui unico scopo sia di ca­rat­tere uma­ni­ta­rio ed autorizza a pren­dere tutte le mi­sure ne­ces­sa­rie per im­porre l’osservanza dell’interdizione sui voli.

Oltre a quanto sopra la risoluzione impone l’embargo sulle armi ed il congelamento dei beni. Senza entrare nel merito della legittimità della stessa risoluzione, si può affermare con certezza che ogni azione non rientrante in quanto espressamente autorizzato dal Consiglio di Sicurezza è illecito e deve essere considerato una violazione del diritto internazionale. Ovviamente la genericità della frase “prendere tutte le misure necessarie per proteggere i civili e le aree a popolazione civile minacciate di attacco nella Jamahiriya araba di Libia” crea più di un problema nella precisa identificazione di ciò che è autorizzato e ciò che non lo è, ma, se vogliamo dare un senso alla risoluzione ONU che vada al di la di una ipocrita copertura delle azioni di guerra della coalizione, sicuramente deve potersi rilevare una diretta relazione tra la minaccia alla popolazione civile e l’obiettivo eventualmente colpito.

Provando a fare degli esempi mentre è possibile ritenere rientrante tra quanto autorizzato un intervento aereo destinato a fermare eventuali aerei libici che violano la no fly zone, non si può ritenere lecito un bombardamento, anche se su di un obiettivo militare, che non rappresenti una diretta minaccia per la popolazione civile quale una caserma o anche un avamposto militare che si trovi lontano da centri abitati da popolazione civile. Persino il bombardamento di un aeroporto militare potrebbe risultare illecito, qualora non sia conseguenza di una violazione della no fly zone.

Palesemente illeciti, anzi dei veri e propri omicidi, sono i bombardamenti che hanno avuto come obiettivo l’uccisione di Gheddafi e che hanno provocato la morte di almeno 31 persone e decine di feriti.

Palesemente illeciti sono poi i bombardamenti sulla città di Sorman, a causa dei quali hanno trovato la morte 19 persone di cui otto bambini ed i bombardamenti sul campo petrolifero di Sarir dove tre guardie sarebbero rimaste uccise e un numero imprecisato di lavoratori sarebbe rimasto ferito.

Si deve aggiungere che, indipendentemente dalla risoluzione 1973, gli Stati della NATO devono rigidamente rispettare il principio di necessità al fine di raggiungere lo scopo militare – cioè la tutela della popolazione civile – , di proporzionalità e di discriminazione – cioè un attacco militare deve essere spostato o abbandonato se rischia di creare vittime civili.

Va ricordato, poi, che la risoluzione n. 1973, come anche la precedente, non ha abrogato l’articolo 2 comma 4 della Carta ONU che prevede l’obbligo per gli Stati Membri di astenersi dall’utilizzare la forza contro l’indipendenza politica di un altro Stato e di compiere atti di ingerenza negli affari interni di un altro Stato (il riconoscimento diplomatico di un gruppo di ribelli, di regola è considerato una violazione dell’art. 2 comma 4 della Carta Onu).

Secondo voi ci sono i presupposti legali, oltre che morali, per portare davanti a un Tribunale i comandi Nato e i ministri che hanno avviato i bombardamenti sulla Libia?

Purtroppo in questo caso è molto difficile riuscire ad avere notizie indipendenti ed attendibili e le versioni si differenziano notevolmente. Secondo il procuratore generale libico Mohamed Zekri Mahjoubi, che ha annunciato di aver presentato denuncia presso i tribunali libici contro Rasmussen per “crimini di guerra” commessi dalla Nato, circa 1.108 civili libici sono stati uccisi a seguito delle incursioni della Nato dall’inizio delle operazioni a marzo e altri 4.537 sono stati feriti ed ha accusato il segretario generale della Nato di “crimini di guerra” fra o quali “aggressione deliberata contro civili innocenti” e “omicidi di bambini”. Ovviamente il segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen, ha respinto totalmente le accuse.

Sicuramente, al momento, possiamo ritenere che ci siano gli elementi per denunciare la violazione della risoluzione ONU da parte della Nato e degli Stati Membri ma per poter valutare se esiste la reale possibilità di portare la Nato o i membri della coalizione davanti ad un Tribunale civile o penale dobbiamo analizzare, acquisendo informazioni più precise e le più attendibili possibili, i singoli atti bellici per verificare se rientrano tra quelli definiti come crimini di guerra e crimini di aggressione all’art.9 dello Statuto di Roma.

A nostro giudizio, nel caso in esame, come in tutti quelli definiti “interventi umanitari” sia il concetto di crimine di guerra che quello di crimine di aggressione dovrebbero esseri interpretati nella maggiore estensione possibile non potendosi ipotizzare la leicità di un intervento che ponga, anche solo in via eventuale, a rischi la vita di civili al fine di proteggere la popolazione civile. Non c’è chi non veda, infatti, il palese controsenso che ciò determinerebbe.

La questione sembra peraltro condivisa dai due avvocati francesi  Jacques Vergès e l’ex ministro degli Esteri Roland Dumas, che hanno annunciato la loro intenzione di intentare una causa contro il presidente Nicolas Sarkozy per ”crimini contro l’umanità” in Libia.  In una conferenza stampa a Tripoli, Dumas ha deplorato che la missione NATO per proteggere i civili in realtà li sta uccidendo, e si è detto pronto a difendere Gheddafi alla Corte penale internazionale.  Nel frattempo, i due avvocati intendono rappresentare le famiglie delle vittime dei bombardamenti della NATO nel contenzioso contro Sarkozy nei tribunali francesi.

Come mai il Tribunale Internazionale dell’Aja è stato così veloce nel decidere che Gheddafi andava trascinato davanti alla Corte? In altri casi i tempi sono stati assai più lunghi. Esiste una procedura erga omnes o il Tribunale dell’Aja risponde a input politici?

 

Qualsiasi norma di diritto, per essere considerata tale dovrebbe essere applicabile erga omnes e dovrebbe essere svincolata da input politici. Ovviamente però non è così. Basta oggi guardare cosa accade in Siria e come sia l’ONU che la Corte penale internazionale non abbiano ancora preso alcuna decisione lontanamente paragonabile a quanto accaduto per la Libia per rendersi conto che sia le Nazioni Unite che la Corte internazionale rispondano a logiche diverse da quelle che dovrebbero invece rappresentare.

Quanto accaduto nell’ultimo decennio è poi una palese dimostrazione di come tutti gli accordi e le Istituzioni internazionali seguano una procedura che differenzia enormemente i “figli dai figliastri”. Per fare un esempio, tra i tantissimi, basterebbe pensare alla vicenda di Gaza ove il rapporto Goldstone ha individuato numerosissime violazioni del diritto umanitario, della convenzione di Ginevra ed ha precisamente indicato e ricostruito una molteplicità di crimini di guerra senza che l’ONU abbia preso alcuna decisione al riguardo.

 

 

Esiste un precedente in cui i governi della Nato o alti ufficiali della Nato sono comparsi davanti a un tribunale internazionale o nazionale per aver infranto la legalità?

 

Sul punto dovremmo fare una ricerca più approfondita ma, al momento ci sembra di poter sicuramente escludere che i governi Nato o alti ufficiali della Nato siano mai comparsi innanzi ad un Tribunale internazionale o nazionale.

Sul piano nazionale in ogni caso il problema è reso molto più complesso per la questione relativa alla giurisdizione. Ricorderete sicuramente il caso CERMIS e l’esito avuto in Italia e successivamente negli USA. Sebbene la vicenda sia nota vale la pena di ricordarne alcuni dei punti salienti.

La tragedia fu provocata da un aereo americano EA6B “Prowler” che effettuava un lungo volo a bassissima quota (fino a trenta metri dal suolo) e che tranciò i cavi della funivia del CERMIS provocando la caduta della cabina e la morte di venti persone.

Il tipo di volo effettuato dal EA6B era vietato dagli accordi presi tra il comando supremo delle forze Nato in Europa e lo Stato Maggiore dell’aeronautica italiana.

Immediatamente dopo il disastro il comando Nato ha disconosciuto la paternità di quel volo che, al contrario, come è poi risultato era stato autorizzato da tre diversi ufficiali superiori statunitensi: il comandante della squadriglia, il comandante operativo ed il comandante generale del 31 stormo e fu poi ratificato – come operazione di servizio – dal comandante in capo delle forze USA in Europa gen. Wesley K. Clark.

L’esito del giudizio in Italia è stato il proscioglimento per difetto di giurisdizione e negli Usa la completa assoluzione salvo che per il minor reato di distruzione di un videotape girato dalla telecamera personale di un membro dell’equipaggio.

Di diverso esito, anche se non ci risulta l’esistenza di una sentenza di condanna, civile o penale, è il caso del bombardamento illegale dell’ambasciata cinese a Belgrado (cioè un crimine di guerra ) durante la guerra del Kosovo da parte della NATO. In questo caso c’è stato un formale riconoscimento dell’illecito da parte degli Stati Uniti e un relativo risarcimento del danno.

Va inoltre ricordato che recentemente il governo olandese è stato condannato da un Tribunale civile di l’Aja ad un risarcimento perché le sue truppe a Sbernica, avevano consentito al Generale Mladic , attualmente in custodia cautelare presso la corte criminale internazionale , di commettere un massacro di circa 8500 persone inermi.

Attualmente è pendente una causa contro il governo tedesco dinanzi al tribunale amministrativo di Cologna affinché il governo tolga le ultime armi nucleari dal territorio della Germania , nonostante la Germania faccia parte della NATO, non c’e infatti dubbio, che in base ad una serie di trattati internazionali, alla Germania, come peraltro all’Italia, sia inibito detenere direttamente o indirettamente le armi nucleari. .

Il ricorso in primo grado è stato rigettato , perché i giudici ritenevano che non fosse provata l’esistenza delle armi nucleari nella base della NATO, sebbene sussistenza delle armi nucleari sia provato da atti che provengano direttamente da Washington.

In questo caso la parte attrice è in procinto di presentare appello.

Analogo giudizio è stato intentato in Italia per la rimozione delle armi nucleari presenti nella base di Aviano ed il giudizio si è, però, concluso con una dichiarazione di difetto di giurisdizione da parte della Suprema Corte di Cassazione. Al momento pende il ricorso a Strasburgo.

Che cosa è Ialana?

La IALANA ( International organization of lawyers against nuclear Arms ) è un organizzazione internazionale con sede a New York e Berlino, composta principalmente da avvocati e giuristi che lavorano dal 1988 per il totale disarmo nucleare.

È composta da sezioni nazionali presenti in vari paesi quali gli USA, il Giappone, la Germania, l’Olanda, il Costa Rica, la Polonia, la Svezia, la Russia, lo Sri Lanca, il Canada, l’Italia etc.

La sezione italiana ha sede a Firenze presso lo studio dell’avv. Joachim Lau che da anni, oltre che del disarmo nucleare, si occupa di far ottenere un giusto risarcimento alle vittime di azioni considerate quali crimini contro l’umanità.

 

Da Contropiano: http://www.contropiano.org/it/esteri/item/2635-la-nato-in-tribunale-per-i-crimini-contro-la-libia

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