“Un articolo sbagliato di Alexander Stille”

“L’articolo che Alexander Stille ha dedicato a Troy Davis (Una Morte Sbagliata, Repubblica 24 settembre 2011) mi ha molto irritato”.

“Oyez, oyez, oyez! All persons having business before the Honorable, the Supreme Court of the United States, are admonished to draw near and give their attention, for the Court is now sitting. God save the United States and this Honorable Court!”
 
 
 Lunedì 3 ottobre 2011
 Bloody Monday
 
 L’articolo che Alexander Stille ha dedicato a Troy Davis (Una Morte Sbagliata, Repubblica 24 settembre 2011) mi ha molto irritato.
 
 http://triskel182.wordpress.com/2011/09/24/%e2%80%9cuna-morte-sbagliata%e2%80%9d-alexander-stille/
 
 
 Intanto il titolo:
 
 “Una morte sbagliata”, come se vi fossero, al contrario di quella di Troy Davis, esecuzioni giuste. O forse AS è contrario all’esecuzione degli innocenti, ma non a quella dei colpevoli?
 
 Poi le cifre prive di fondamento che ci vengono fornite:
 
 “durante i dieci anni di Perry alla guida del Texas, quarantuno persone condannate a morte sono state poi scagionate da prove del Dna”. Invece, secondo il Death Penalty Information Center, dal braccio della morte texano sono usciti 12 innocenti mentre sono 17, su di un totale nazionale di 130, quelli salvati dal test del DNA.
 
 http://www.deathpenaltyinfo.org/documents/FactSheet.pdf
 
 Infine AS ripete tre o quattro volte che:
 
 “la Corte Suprema non ha voluto riconsiderare il caso di Troy Davis e concedere l´appello”. Eppure non sarebbe stato difficile per AS informarci su quanto sia intrigante il sistema giudiziario Usa.
 
 Infatti codesto sistema non rimane schiacciato dai 15 milioni di arresti che ogni anno compiono le 18.000 polizie americane perché non fa i processi, non fa gli appelli e non motiva le sentenze. Il 95% del milione e duecentomila condanne annuali è ottenuto (senza contare quelle per i piccoli reati) con il patteggiamento. Le giurie, nel raro caso in cui qualcuno si prenda il disturbo di interrogarle, non devono argomentare le loro decisioni. L’appello è concesso molto raramente e consiste nella revisione meramente formale del verbale del processo di merito, senza la presunzione d’innocenza.
 
 Per le condanne a morte l’appello è invece obbligatorio, complesso e lunghissimo.
 
 Ogni sentenza capitale è rivista dalla Corte Suprema dello Stato, con la possibilità di arrivare alla Corte Suprema Federale. Poi, se la condanna è ancora in piedi, iniziano gli attacchi collaterali. Prima l’habeas corpus statale che comincia in una normale corte di general jurisdiction e continua alla Corte Suprema, con la teorica revisione della Corte Suprema Federale. Poi l’habeas corpus federale che inizia in una Corte Distrettuale, continua alla Corte d’Appello del Circuito cui appartiene lo Stato e, dopo una possibile sentenza en banc, arriva fino alla Corte Suprema. Infine resta la richiesta di grazia al Board of Pardons and Paroles. Vi sono ovviamente molti tecnicismi e infinite varianti, ma questo è quanto.
 
 Troy Davis al contrario di tutti gli altri condannati a morte che si sono proclamati innocenti fino all’ultimo respiro, ha avuto, oltre a questa ventennale tiritera, il beneficio di un original writ of habeas corpus. Per lui due anni fa la Corte Suprema Federale interruppe il suo riposo estivo e ordinò alla Corte Distrettuale della Georgia del sud di tenere delle evidentiary hearings allo scopo di verificare la fondatezza delle affermazioni d’innocenza di Davis. Un miracolo che non avveniva da oltre mezzo secolo e che Davis non ha saputo sfruttare.
 
 In definitiva ritengo che Alexander Stille avrebbe dovuto porsi un’altra domanda.
 
 Concludo affermando che per noi abolizionisti non vi sono innocenti nel braccio della morte e che la nostra lotta ha significato solo se si occupa di colpevoli.
 
 Lo stesso giorno in cui Davis moriva il Texas metteva a morte, nella più assoluta indifferenza e nel più totale silenzio, il reo confesso Lawrence Brewer, uno degli assassini di Jasper County. Per questo, pur continuando il mio personale cammino, non mi considero più parte del Movimento Abolizionista.
 
 Dott. Claudio Giusti

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