“Costa Europa e i segreti del RINA”

Thriller e misteri a  Genova, il Registro Italiano Navale occulta  documenti importanti su un incidente  alla Costa Europa (della società  armatrice  Costa  Crociere).

RINA  omertoso. Avrebbe senso  dirlo del  più  famoso Totò (RIINA quello con  due  ‘i”). Invece  stiamo  parlando  del degnissimo  e  stimatissimo Registro  Italiano  Navale.  Il Rina evidentemente può  permettersi di  fare  a  meno della  trasparenza. Perché si  rifiuta  di  trasmettere  all’IMO (International Maritime  Organization) ed  ad  altre  autorità  internazionali il suo  rapporto  sul sinistro  accaduto  in  Egitto  nel  2010 alla  nave  Costa  Europa?

La  nave  Costa  Europa,  con  oltre  1500  passeggeri a  bordo, nel  febbraio  2010 andò  in  collisione  con la  banchina  dello  scalo  egiziano  di  Sharm el Sheik (forse una  banchina  non  segnalata  sulle  cartine  nautiche) provocando  la  morte  di 3 membri  dell’equipaggio ed  il ferimento  di  altri 4. Trattandosi borgheziamente di morti  di  serie  B (cittadini extracomunitari) la  notizia  in  Italia e  nel  mondo,  non   fece clamore  più  di  tanto.  L’impatto con l’imprevisto corpo  estraneo  aprì nello  scafo  uno  squarcio  di  oltre  2  metri,  schiacciando tra  le  lamiere  gli sventurati  che dormivano  nelle loro  cuccette allagando cabine, alloggi e compartimenti. Mentre  la  nave si  stava paurosamente inclinando  su  di  un   lato diversi  membri  dell’equipaggio  erano  così sconvolti che   salirono  sul  ponte  di comando tranquillizzando  tutti, e rassicurando  che  non   era  accaduto  niente,  era  semplicemente  in  atto  un’esercitazione (anche  la  nave tutta su  di  un fianco faceva  parte  della  simulazione).  “Ma come  non  è  successo  niente … la  nave  si  sta  inclinando  … sarà mica  meglio che  indossiamo  i  giubbotti  di  salvataggio?” domanda  concitato  un  passeggero in  preda  al  panico . “Ma no,  no state  tranquilli  ripeto, non  è  assolutamente  il  caso che  prendere  i  giubbotti  salvagente,  si tratta solo d’ un falso  allarme”,  risponde  l’infingardo ufficiale  di  coperta.  

Ad  oltre 2  anni  di  distanza  da  questa brutta disgrazia poco  si  sa ancora della dinamica dell’  “incidente”  da  parte  di  chi  aveva  il  compito  di investigare. Nonostante che in  questi casi vi  siano dei  precisi obblighi  che devono essere rispettati. Infatti le  normative  nazionali/internazionali  dispongono/impongono  che quando  si  verifica  un  sinistro  in  mare  (specie  se  con  dei  morti  di  mezzo come  in  questo  caso) il  registro  di  bandiera competente – il  RINA  nella  fattispecie –  deve  svolgere delle  sollecite  indagini  e  redigere  un  dettagliato  rapporto da  consegnare  in  tempi  brevi alle  autorità   preposte (l’IMO  ad  esempio è  una  di  queste). Ciò serve  sia per  aggiornare  l’archivio  delle  segnalazioni nonchè  per consentire  il  perfezionamento delle  normative in  materia  di  sicurezza  per scongiurare  il  verificarsi di altri incidenti  similari. L’ente preposto  alla  redazione  e consegna di  questo  dossier  era appunto  il  RINA,  il Registro  Italiano  Navale. Solo  che  a  distanza  di  oltre  2  anni  dall’incidente  il  Rina  di  mettere  a  disposizione dell’IMO questo  rapporto   proprio  non  ne  vuole  sapere.  Motivo? Il   carteggio  è Top Secret! Sulla  stessa lunghezza  d’onda paiono  sintonizzate  anche alcune  autorità  italiane (il  dicastero del Ministero dei  Trasporti  e  della  Navigazione  italiano ad  esempio tanto  per  fare  un   nome)  le quali  lasciano  intendere  che anche  per  loro il  dossier  è  “strictly confidential”.  Chi  vuole maggiori informazioni  non  ha  altra strada  da  percorrere che rivolgersi  direttamente al   Rina  e/o a  Costa  Crociere. Inutile però chiedere chiarimenti  a questi. C’ha  provato,  senza  molta  fortuna  anche  un  cronista  della  BBC  al  quale  sgarbatamente  hanno  risposto  di  farsi   i  cazzi  suoi (scusate  il  francesismo). L’infelice risposta del  RINA però ha letteralmente seminato sconcerto  e  crisi  di  coscienza  in  diversi  ambienti dello  shipping e  dell’informazione. Pensate solo che IACS – International Associatio of Classification Society,   l’associazione inglese  che  raccoglie  attorno a se le  più  importanti  società  di  classifica  al  mondo (RINA  tra  queste)  – che tra  l’altro   è  una  corporazione  piuttosto  di  parte –  ha  chiesto  urgentemente  al  front  man del  RINA Ing.  Ugo  Salerno,  di  essere tempestivamente  notiziata  su tutta la  vicenda (e  al RINA conviene ottemperare in tempi stretti  perché  se no potrebbe anche rischiare  l’espulsione  dallo  IACS). Detto  però confidenzialmente  inter-nos  IACS  ha  già  da  tempo   in  mano il  memorandum  dettagliato del  RINA sull’incidente  occorso  in Egitto. Tanto  interesse intorno  al  caso  preoccupa  IACS solamente  per la  eco  negativa che  potrebbe derivare dalle  notizie  stampa a  livello  di  opinione  pubblica.  Mentre  sul  caso in  questione il  Rina si  guarda bene  dal  fornire alcun  tipo  di  notizia agli organismi  internazionali preposti,   per  IACS  come  vedete non  ci  sono segreti. Anche se comunque a Londra  su  questa  vicenda tutto  continua  ad essere  avulso da  un  alone  di grande segretezza. Sotto il  Big  Ben si  respira  una strana  atmosfera  di  mistero e tutti gli  addetti  ai  lavori   stanno  molto  attenti a  non  rivelare   niente  che  non  dovrebbero  dire  (questa  per la  verità   è  una  paranoia  che  s’avverte  ben distintamente  anche  alla sede  del  RINA  di Genova).       

Allan Graveson  segretario  nazionale  di Nautilus International  non  nasconde di  essere  abbastanza  sconcertato dall’atteggiamento omertoso del RINA e ha  dichiarato alla  BBC: “la  società  di  bandiera deve avere la capacità di svolgere indagini esaurienti e complete nonché di  fornire tali risultati al IMO nell’interesse della sicurezza della vita in mare”. La  BBC  inglese  è  rimasta così  scandalizzata  dal  comportamento  della società  di  certificazione  italiana  che sulla  vicenda sta  conducendo  una  sua  inchiesta  parallela, ed  in  questi giorni ha  lanciato pesanti  accuse contro il Registro Italiano Navale.   I  giornalisti inglesi  non  nascondono che tanto  mistero  su fatti  così  gravi apre  il  campo a molti  sospetti  e potrebbe certamente nascondere delle  gravi responsabilità.

Ma  come  mai  tanta  riservatezza  dietro  questo  incidente di  Sharm el Sheik? Cosa  c’è  di  tanto  segreto da  dover nascondere a  tutti i  costi? Può  essere,  come  crede  la  BBC,  che il RINA   stia  cercando  di occultare delle gravi responsabilità? Per il  Rina questo  non  è un  bel  momento. Il lungo  background  di  incidenti  marittimi  nei  quali  continua ad  essere  pesantamente  coinvolto, pare  si  stia  ogni  giorno  allungando  sempre  di  più. Non  si  son  ancora  spente  le  luci della  ribalta sulla  recente condanna  del  Tribunale  di  Parigi  per  l’affondamento  della  petroliera  Erika (192 milioni  di  euro di  risarcimento),  che  il  Rina  deve  fare  già  i  conti con  altri  1000 morti per  l’affondamento  del Traghetto Al Salam Boccaccio 98 (chiesto  la  condanna del Rina ad 1  miliardo  di  euro di  risarcimenti). Meno  di  un  mese  fa  invece il  naufragio  della  Costa  Concordia.  Ora  sto  brutto  affare  della  Costa  Europa. Mai  nulla  succede  per  caso, specie quando c’è  di  mezzo  la  negligenza.

Quanto  sta  accadendo  in  questi  giorni  sta mettendo  a nudo  la  fragilità comatosa  di  questi  falsi  venditori  di sicurezza  che latitano su  ogni  cosa (a  partire  dalla  legalità) disertando  anche le  più  elementari  norme  di  giustizia e  del diritto.  La realtà è  che  questa, forse,  è  tutta  una  colossale presa  per il  culo. Come  definire  altrimenti lo  spettacolo incredibile  al  quale  stiamo  assistendo da  diverso tempo: tecnici ed esperti che  non  controllano un  bel  niente, procedure  opache che  non  funzionano, pseudo-professionisti  che  improvvisano, un insieme  di  robe  fatte  malissimo tipo   dilettanti  allo  sbaraglio alla  Corrida  (anche  se dispiace dirlo  per  le  tante  brave  persone  che  ci lavorano). Sarebbe doveroso  sottolineare  che un’ente  come il RINA ha  dei  precisi  doveri  istituzionali,   e  deve ottemperare a   precisi  e  inderogabili obblighi  di  legge. In  un  paese  normale una  società  di  certificazione come  il RINA che  disprezza  le  regole e   fa  quel  che  vuole quando  vuole verrebbe immediatamente commissariata.  Purtroppo però siamo in  Italia,  dove  regna  l’anarchia, nonché  il  vuoto assoluto  di  potere e  dove la  classe  politica è  quasi  del  tutto impotente e  latitante.

E’ molto  difficile stendere  un  velo  pietoso sui  silenzi  del  RINA. Anche  se  ne comprendiamo  le  ragioni.  Secondo  voi che cos’è  meglio: dire  una  bugia  o  nascondere  una  verità? Beh nascondere  la verità,  ovviamente, come  sta  facendo il  RINA.  Se nascondi  la  verità  ti  risparmi  di  dover mentire.

Ma  tanto  la  verità  viene  sempre  a  galla  … (anche  quando le  navi  affondano).

BACKGROUND:

Costa Europa.  E’ una nave che ha avuto una storia, una vita ed un destino abbastanza travagliati e  sfigati. Basti solo pensate  al  fatto  che  questa  nave  nel 2007  era  capitanata  dal  nostro valoroso Francesco  Schettino. Vabbuò, andiamo  oltre. La nave, 55.000 tonnellate  di  stazza,  viene costruita nel 1986 per conto della Compagnia Home Lines, e viene battezzata con il nome Homeric. Non a caso la  denominazione dei  suoi ponti rievoca figure e miti dell’antica Grecia: Hercules (Ercole), Auriga, Cassiopea, Orione, Perseo, Andromeda, Pegaso, Sirens (Sirene) e Centaurus (Centauri). Nel 1988, la nave viene venduta alla Compagnia Holland America Line che la sottopone a lavori di allungamento (putacaso  proprio  come la nave   Al Salam  Boccaccio 98 che è  affondata).  La  nave  viene  segata  in  due  e le viene  aggiunto un troncone centrale per aumentarne la volumetria e la capacità. L’aggiunta della sezione  centrale di 39  metri  porta  la nave (che  era  inizialmente di 204  metri) alla  lunghezza  totale di circa  244 metri. Entra quindi in servizio con il nome di Westerdam. Se osservate attentamente  la foto della  fiancata  della  nave (qui  allegata  e  riprodotta)    noterete  che al centro  dell’imbarcazione,  gli oblò sono più grandi rispetto agli altri.  Ecco questo  è il troncone aggiunto. Nell’anno 2002 poi, dopo un radicale rinnovamento degli interni, la  nave passa alla Compagnia armatrice  Costa Crociere, che unitamente  al  progressivo ampliamento della propria Flotta sta  programmando  di  divenire il  challenger italiano del  mercato  delle  crociere  USA.  Entra quindi in servizio con il nuovo nome di Costa Europa. Il mercato  crocieristico è caratterizzato sempre  più dalla  standardizzazione  e dal  gigantismo spinto che  rende  le  navi,  anche  nei più minimi  particolari, l’una  simile  all’altra e  tutte  comunque  mutuate da  scelte  architettoniche supercollaudate  sulla  terra  ferma dalle  grandi  catene  alberghiere. Nell’anno 2006 così, Costa Crociere, interviene  nuovamente sugli interni della nave, apportando  significative modifiche,  massimizzando  lo  sfruttamento  degli  spazi ed abolendo il  cinema di bordo al ponte 11 (Cinema Orfeo) per poter  ricavare esclusive e lussuose Gran Suite dotate di balconcino privato (come  si  suol  dire  un  occhio all’estetica  e  due  al  profitto). Nel novembre  del 2008, Costa Crociere colloca  la nave nell’Oceano Indiano per un stagione di itinerari alla volta di Mauritius, Seychelles e Madagascar. Nel 2009 il  comandante per  un  pelo  non  viene  preso  a  randellate  dai  crocieristi   incazzati  che dopo  l’ennesimo  guasto ai  motori e molteplici  gravi disservizi organizzano  una  sommossa  ed  una  rivolta  contro  il  personale della  società  armatrice. Dopo queste tremende  defaillance la nave viene  strategicamente  spostata di  continente dalla  società  armatrice   ed  impiegata per  minicrociere nel più  tranquillo Mediterraneo. L’ultima notte di navigazione, da Ajaccio a Savona, il mare in  tempesta ed un vento eccezionale  mettono  a dura prova la nave che subisce  diversi danni (vetri e specchi rotti, tv e frigobar staccati che  cadono in terra…etc.etc).  Quello  di  bordo  è  un  complesso  sistema  impiantistico (paragonabile al  sistema  dei  servizi di  una  città di 200.000 abitanti).  Tutto il sistema  nervoso che  lo  percorre  in  ogni  suo  angolo viene  sottoposto  a gravi  stress. Stiamo parlando di qualcosa  come   1000  chilometri  di cavi elettrici, 150  chilometri  di  tubi e 600  chilometri  di  saldature, con  largo  uso  di  leghe  leggere,  materiali  sintetici e tonnellate  di lamiere di  acciaio  sottile  etc  etc. Chi si  trovava  a bordo della  Costa  Europa comunque,   ricorderà una traversata  da incubo. Nel  2010 il  capitano della Costa Europa che  è impegnata in crociere tra Savona e Dubai,  perde  il  controllo della  nave,  che  va  per  i  cazzi  suoi e urta violentemente la banchina del porto di Sharm el Sheik. Nell’incidente perdono la vita 3 membri dell’equipaggio tra i quali il parrucchiere di bordo e due marinai. Tutti gli ospiti della  nave vengono sbarcati in  fretta  e  furia e fatti rientrare in aereo ai loro paesi  di  origine. Le successive crociere vengono tutte cancellate. La carriera  della  Costa  Europa finisce  quì.   Nell’aprile del 2010 Pierluigi  Foschi nell’ansia  di  spossessarsi  il  prima  possibile di questa nave  iellata,  formalizza la cessione della nave alla società  Grand Cruises Investments che la noleggia alla Compagnia TUI UK Limited (Thomson). Attualmente la nave è in servizio con il nome di Thomson Dream ed è l’ammiraglia della flotta Thomson. Tuttavia le sue  sfortune  non  finiscono quì. La nave continua ad avere grossi problemi  di  diverso  ordine  e grado. Una storia piuttosto travagliata.

 

dal  portale  Indymedia

https://london.indymedia.org/articles/11770

https://piemonte.indymedia.org/article/14308  

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