Firma l’appello “La precarietà non è un bene comune”

Appello on line per la costruzione di una forte mobilitazione contro il precariato e la precarizzazione di tutto il mondo del lavoro.

martedì, 21 febbraio 2012

Riforma del lavoro la proposta? TOTALSECURITY la risposta

“LA PRECARIETA’ NON E’ UN BENE COMUNE”

Piazza Syntagma ci rimanda in queste ore immagini decisamente diverse dalle tende di occupy wall street o degli indignati spagnoli. La durezza, la materialità esplosa ad Atene ed in altre città greche evidenzia plasticamente l’enorme distanza che c’è tra gli uomini in giacca e cravatta che dentro il parlamento dibattono sulle misure da adottare per non fallire economicamente come Stato, e le persone che rabbiosamente hanno già decretato il default di un modello di sviluppo avendolo subito in prima persona.

L’idea che sia possibile concertare una qualche soluzione è stata cancellata dalla rivolta. Una insorgenza sociale determinata e larga che non solo sciopera e si riconosce nelle forme classiche della democrazia sindacale ma rompe gli indugi e assume pratiche di rottura radicale di ogni possibile coesione nazionale. Nessuno in Grecia sta gridando ai comandanti della nave: “tornate a bordo, cazzo”. Anzi le mobilitazioni vogliono rompere con chi ha provocato la crisi, primo tra tutti Papademos, il banchiere di turno prestato alla politica.

Anche noi abbiamo i nostri apprendisti stregoni, i tecno-banchieri, i manovratori che chiedono l’inchino, il presidente che non sopporta il conflitto e che controlla il tavolo e chi lo vuole rovesciare. Le tante dichiarazioni di questi giorni su lavoro, precarietà, licenziamenti e flexisecurity ci lasciano sgomenti. È evidente che si prepara qualcosa di straordinario e si cercano consensi, complicità, accordi.

Le dichiarazioni di questi giorni dei Prof. Monti e Fornero nonché della Ministra Cancellieri, nonché quelle di Napolitano -che “autorizza” il dissenso ma solo se non rompe la pace sociale e non disturba i manovratori- richiedono una forte e incisiva risposta che vada al di là dell’indignazione e che rompa la retorica del salviamo l’italia e protestate pure ma garbatamente! Qui si decide, come sta succedendo in Spagna e con la stessa determinazione della Grecia, del nostro futuro e dei nostri diritti passando attraverso l’abolizione di ogni concetto di stato sociale e riducendoci tutti a pura merce.

Le dichiarazioni che emergono circa il tavolo aperto sulla riforma del lavoro e degli ammortizzatori sociali e l’apertura di un tavolo per un nuovo patto antisociale dove siedono Confindustria, ABI e cgil cisl uil e ugl per “concertare una proposta unitaria” dall’antico sapore di fregatura fanno emergere la volontà dei poteri forti e dei loro complici di addossare i costi della crisi e quelli della cosiddetta crescita solo ed esclusivamente sulle spalle già martirizzate dei pensionati, dei lavoratori, dei disoccupati e dei ceti deboli. Ora e per i prossimi decenni. Un balzo indietro sulle conquiste e i diritti e un sipario calato sul futuro di intere generazioni.

E tutto questo con la retorica e l’arroganza senza veli del potere e la complicità travestita di finta responsabilità delle caste politiche dell’intero arco costituzionale e delle caste sindacali concertative.

Così i registi e le comparse del massacro sociale in guanti di velluto pretendono di imporre il loro copione e ipotecare il futuro di milioni di persone (confidando che continuino a subire passivamente o a vivere da lontani spettatori al triste destino) decidendolo nelle torri d’avorio delle borse e della finanza.

Dopo aver messo le mani sulle pensioni con la ignobile scusa di garantire i giovani, ma di fatto livellando tutti al ribasso, cioè allontanando per tutti l’età pensionabile (già e ingiustamente scippata ai giovani lavoratori), hanno lanciato una OPA ostile sui diritti dei lavoratori, precari e disoccupati promettendo – come novelli “mutui subprime” – tutele e reddito per tutti, salvo precisare “con rammarico” che non potranno essere riscossi “per carenza di risorse”.

Fanno aggiotaggio facendo svalutare la dignità dei lavoratori stabili, dei precari e giovani con il marketing del fannullone, bamboccione, cuore di mamma, fatti salvi i propri di figli che magari tengono a fare i professori ordinari nella stessa facoltà dei genitori.

Invitano disoccupati e giovani a delocalizzarsi ed “investire all’estero”, cioè a rifare le valige di cartone e emigrare altrove.

Fanno un novello trust, tra CGIL-CISL-UIL, Confindustria, Banche e mezzi di informazione, per aggiudicarsi il loro pacchetto azionario nella riforma del mercato… “degli schiavi” e compartecipare al dividendo degli utili della svendita dei diritti del lavoro.

…E fanno in fretta. A marzo vogliono chiudere l’affare sulla nostra pelle!

MA NOI NON VOGLIAMO ESSERE TITOLI SPAZZATURA! Diciamo NO e lottiamo perché non sia così! Rispondiamo alle loro offese con la nostra rabbia, occupiamo la piazza affari dove si stanno vendendo i nostri diritti e fermiamo la speculazione sul nostro futuro.

Noi, prima che sia troppo tardi, a tutti i disoccupati, precari, collettivi, coordinamenti, organizzazioni del sindacalismo conflittuale lanciamo un l’appello per la costruzione di un incontro/assemblea nazionale per i primi di Marzo:

che programmi tutte le iniziative necessarie per rispondere con una grande mobilitazione generale e generazionale ad anni di offese e sfruttamento;

che metta in campo tutti i soggetti antagonisti e conflittuali contro chi rivendica la difesa di una tutela per barattarne cento;

che presenti la piattaforma di chi, avendo vissuto sulla propria pelle la flessibilità, la disoccupazione, la perdita del posto di lavoro e l’assenza di reddito, senza false mediazioni o minime rivendicazioni, chiede forte e chiaro l’unica cosa che abbiamo imparato essere fondamentale e che nessun professore ci può insegnare o scippare: un vero stato sociale di diritti e tutele, la total security di un lavoro e di un reddito stabili e dignitosi, pensioni vere per persone vive.

firma on line l’appello: http://precari.usb.it/index.php

o scrivete a assuntidavvero@usb.it“>assuntidavvero@usb.it

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