“Uscire dal Patto di stabilità per alcuni servizi e no alla Tesoreria unica”

La posizione ANCI rilanciata oggi a Firenze dal presidente di Anci Toscana Alessandro Cosimi nel corso della conferenza stampa di presentazione dei dati sul contributo del comparto comunale toscano al risanamento della finanza pubblica.


COMUNICATO STAMPA
 

“Uscire dal Patto di stabilità per alcuni servizi e no alla Tesoreria unica”

 

 

Firenze, 2 marzo 2012.  “Dai dati che presentiamo oggi emerge che come Comuni siamo destinati a subire tagli senza poter spendere i soldi che abbiamo in cassa, con uno ‘svilimento’ dell’autonomia dei Comuni. Con questi numeri non possiamo mantenere i servizi che in Toscana siamo abituati a fornire”. Con queste parole il presidente di Anci Toscana commenta i dati che sono presentati oggi nel corso di una conferenza stampa a Firenze relativi al contributo dei comuni toscani al risanamento della finanza pubblica negli anni 2012-2014. “Nel 2012, con il combinato disposto tra taglio dei trasferimenti e rispetto degli obiettivi del Patto di stabilità abbiamo raggiunto il livello di guardia,  come comuni toscani perdiamo un potenziale di iniziativa di circa 459 milioni – ha affermato Cosimi -. In questo quadro, non è più possibile andare avanti in una condizione in cui non ci sia lo sblocco del Patto di stabilità. Non stiamo chiedendo che ci vengano tolti i tagli ma che ci venga data la possibilità di spendere i soldi che abbiamo in cassa. Le imprese oggi non riescono più a trovare una risposta né nella Pubblica amministrazione, né nelle banche. Il nostro contributo a risolvere i problemi dello Stato lo paghiamo volentieri, ma in queste condizioni non riusciamo più a garantire i servizi che le città ci chiedono, ci troviamo nell’impossibilità di investire e di pagare le imprese”.

Due sono le proposte di cui si è discusso nel corso dell’ultimo Consiglio nazionale ANCI del 29 febbraio a Napoli e che Cosimi ha rilanciato oggi a Firenze: “Se non ci saranno cambiamenti di orientamento da parte del Governo, la prima proposta è quella di uscire dal Patto di stabilità per una serie di servizi importanti per i cittadini, mi riferisco ad esempio a quelli relativi alla manutenzione delle scuole, o al rischio idraulico. Non ci dimentichiamo che  in Toscana ci sono servizi  per i quali i Comuni surrogano lo Stato, ad esempio le scuole materne. Col Patto di stabilità la Pubblica amministrazione uccide tutto quello che è intorno a lei”. L’altra questione è quella della Tesoreria unica: “Anci si oppone formalmente alla tesoreria unica, che consideriamo un elemento di assoluta incostituzionalità – ha precisato Cosimi -. Con la tesoreria unica inoltre perdiamo un’altra leva attraverso cui gli istituti credito avrebbero potuto dare un sostegno per far ripartire l’economia locale. Tra tesoreria unica e patto stabilità il 70/80 per cento del bilancio e già compresso”.
Altro tema su cui Cosimi si è soffermato è l’Imu: “Dare ai Comuni la possibilità di manovrare le aliquote significare rendere i Comuni il ‘terzo esattore’ – ha detto il presidente di Anci Toscana – e si scontra con il principio dell’autonomia dei Comuni. Abbiamo quindi proposto come Anci di azzerare il sistema dei trasferimenti e che l’Imu rimanga totalmente nelle casse dei Comuni”.

La tassazione indiretta “è un modo per non scegliere – ha affermato Cosimi – perché finisce col penalizzare coloro che hanno meno. Bene l’opera del governo Monti, ma a questo punto occorre smettere di colpire questo segmento dello Stato. Chiediamo al Governo di attivare la conferenza permanente per il  coordinamento della finanza pubblica che non è mai stata attivata e di quella per la revisione del Patto di stabilità che Monti non ha mai convocato”.

Infine, il presidente di Anci Toscana lancia una provocazione: “In un articolo Sergio Romano sul Corriere della Sera ha detto in maniera enfatica che a questo punto, per la gestione di questa fase di crisi, ci vogliono dei buoni prefetti – ha affermato Cosimi -. I numeri che diamo sono quelli di un comparto che di qui al 2014 ha già dato e darà una risposta importante ai conti dello Stato. Se ci vogliono bravi prefetti non c’è problema, che commissarino i comuni!”.

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