“Via il governo Monti!”

Dalla Valle di Susa alla Sicilia, da Napoli, a Roma, a Milano, da un capo all’altro del paese un solo grido: Governo di Blocco Popolare, governo delle Organizzazioni Operaie e delle Organizzazioni Popolari!

Comunicato CC 09/12 – 5 marzo 2012

Via il governo Monti!

Nella settimana che inizia oggi, le lotte NO TAV, dilagate a livello nazionale nei giorni scorsi, si salderanno con le lotte per i diritti dei lavoratori che confluiranno nello sciopero generale e nella manifestazione nazionale a Roma di venerdì indetti dalla FIOM. Assieme apriranno la strada alle lotte contro il governo Monti che confluiranno nella manifestazione nazionale a Milano del 31 marzo promossa dal Comitato Nazionale No Debito.

Il governo Monti sta infliggendo alle masse popolari i danni che il governo Berlusconi si era proposto, ma non era riuscito a fare. Per le masse popolari il governo Monti è perfino peggiore del governo Berlusconi e del governo Prodi, i governi che l’hanno preceduto nella strada dell’eliminazione delle conquiste di civiltà e di progresso (pensioni, diritti sul posto di lavoro, stabilità del posto di lavoro, contratti collettivi, ammortizzatori sociali, istruzioni e sanità pubbliche, servizi pubblici, sicurezza sociale, diritti di rappresentanza e di informazione, ecc. ecc.) che le masse popolari nell’ambito della prima ondata della rivoluzione proletaria avevano strappato alla borghesia imperialista e alle autorità della Repubblica Pontificia.

A somiglianza di quanto avvenuto negli altri paesi imperialisti, anche nel nostro paese quelle conquiste sono divenute intollerabili per la borghesia e le sue autorità, che dagli anni ’70 devono far fronte alla nuova crisi generale del capitalismo e dal 2007 sono alle prese con il precipitare della fase terminale della crisi. Eliminarle è la sintesi del programma comune che la borghesia e le autorità della Repubblica Pontificia perseguono da più di trenta anni a questa parte, quale che sia il colore di cui i loro governi si dipingono. Il governo Monti è l’ultima risorsa a cui sono ricorsi i vertici della Repubblica Pontificia in combutta con le autorità dell’Unione Europea e con le istituzioni del sistema imperialista mondiale. Il concorde appoggio al governo Monti di tutti i grandi partiti del Parlamento è la dimostrazione che la Repubblica Pontificia è all’ultima spiaggia.

Le misure che il governo Monti impone alle masse popolari sono il ritorno al passato antecedente alla prima ondata della rivoluzione proletaria. Questa deriva reazionaria è resa ancora più distruttiva e dolorosa dalla mutate condizioni sociali e materiali, dallo sviluppo morale e intellettuale intercorso.

Contro questa deriva reazionaria si mobilitano le masse popolari in un fronte che passo dopo passo trova le sue forme di organizzazione e la sua struttura di direzione e definisce i suoi obiettivi di dettaglio. Sempre più largamente le masse popolari si mobilitano da un capo all’altro del paese, si organizzano, scendono in lotta e rendono il paese ingovernabile dal governo Monti.

I promotori e i protagonisti, i dirigenti e i partecipanti delle lotte NO TAV della Valle di Susa hanno il grande merito di aver radicato profondamente la resistenza alle sopraffazioni e alla devastazione, nella popolazione di un territorio che la Repubblica Pontificia aveva già sacrificato alle grandi manovre degli speculatori, dei banchieri, degli imprenditori e degli arrampicatori sociali. Hanno il merito di aver dato significato e portata nazionali alla resistenza della popolazione della Valle di Susa, di aver riunito attorno ad essa i gruppi ambientalisti ed ecologisti di tutto il paese, di aver indicato la strada della lotta efficace contro le grandi opere della speculazione immobiliare, di aver fatto della resistenza della Valle di Susa una bandiera per tutti quelli che in qualsiasi parte d’Italia lottano per la ripresa dalla deriva degli ultimi trent’anni. Con le lotte di queste ultime settimane essi hanno mostrato e confermato che è possibile mettere alle corde il governo Monti, benché abbia l’appoggio del Parlamento e la collaborazione servile dei mezzi di informazione e intossicazione dell’opinione pubblica.

La FIOM ha il grande merito di aver fatto leva sulla tradizione di organizzazione e di lotta della più gloriosa organizzazione sindacale degli operai del nostro paese. Era un’organizzazione che per anni aveva partecipato con il resto dei sindacati di regime alla deriva della concertazione e della collaborazione con le autorità della Repubblica Pontificia e con i padroni. Messa di fronte all’obbligo di diventare complice di nefandezze peggiori, essa ha reagito alla deviazione e ha fatto leva sulla sua migliore tradizione di organizzazione e di lotta. A partire dal referendum di giugno 2010 a Pomigliano, la FIOM ha sollevato la bandiera della resistenza degli operai e di tutti i lavoratori alla cancellazione dei Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro e dei diritti dei lavoratori, a partire dalla libertà di organizzazione sindacale e dal diritto alla reintegrazione nel posto di lavoro per i lavoratori licenziati senza giusta causa (art. 18 dello Statuto dei Lavoratori). Dalla sua iniziativa hanno tratto e trarranno forza non solo la sinistra dei sindacati di categoria della CGIL e degli altri sindacati di regime che ha abbandonato o abbandonerà la strada della collaborazione con i padroni e le loro autorità, ma anche quei sindacati alternativi e di base (USB, CUB, Confederazione Cobas, ecc.) che non useranno i loro meriti del passato, i meriti della loro opposizione alla concertazione e alla collaborazione, per intestardirsi in una linea settaria e non si limiteranno alle rivendicazioni sindacali. La confluenza dei sindacati alternativi e di base nello sciopero generale e alla manifestazione nazionale a Roma di venerdì 9 marzo è un banco di prova della capacità di ognuno di essi di rinnovarsi e di adeguare le forme della lotta alle mutate condizioni della fase attuale della lotta di classe.

L’iniziativa del Comitato No Debito può, e quindi deve canalizzare in un comune corso di lotta per abbattere il governo Monti le iniziative che hanno dato luogo alla mobilitazione delle donne del 13 febbraio 2011, alle vittorie nelle elezioni amministrative della primavera 2011 contro i partiti che oggi forniscono la copertura parlamentare del governo Monti, ai referendum vittoriosi di giugno 2011 contro la privatizzazione dell’acqua e di altri servizi pubblici, alla Rete dei Comuni per i Beni Comuni e alle altre associazioni di resistenza e di lotta della società civile contro la deriva reazionaria. La Giornata Internazionale delle Donne (8 marzo), la manifestazione nazionale del 9 marzo a Roma e quella del 31 marzo a Milano devono rinnovare e rilanciare quelle vittorie.

La borghesia imperialista italiana, la Corte Pontificia, le istituzioni dell’UE e la Comunità Internazionale del sistema imperialista mondiale hanno trovato nel governo Monti e nella “grande coalizione” del Partito Democratico di Bersani, del Popolo della Libertà di Berlusconi e dell’Unione di Centro di Casini, Rutelli e Fini quel governo più autorevole, più autoritario e più reazionario a cui aspiravano per tenere sottomesse le masse popolari. Ma le masse popolari vanno sempre più largamente coalizzandosi in un grande fronte in cui confluiscono tutte le lotte particolari e saranno sempre meno sottomesse.

In questo fronte, come parte più avanzata e lungimirante di esso, si forma la nuova leva dei comunisti uniti sulla base del marxismo-leninismo-maoismo e saldati organizzativamente nel nuovo Partito comunista italiano. La parola d’ordine del Governo di Blocco Popolare, il governo d’emergenza delle Organizzazioni Operaie e delle Organizzazioni Popolari, è l’indicazione che noi lanciamo al largo fronte di lotta delle masse popolari contro il governo Monti. Questo è il contributo immediato che noi comunisti diamo al largo fronte di lotta.

Noi comunisti non rivendichiamo il diritto di dirigere. In un movimento popolare di lotta, quando la lotta si fa seria, in realtà non dirige chi reclama il diritto di dirigere né chi dai rapporti ereditati dalla storia che abbiamo alle spalle sarebbe designato a dirigere. Dirige chi ha una visione più lungimirante e più profonda della lotta in corso, lancia le parole d’ordine che nella situazione concreta meglio corrispondono alla vere aspirazioni dei combattenti e si dà con determinazione i mezzi della sua politica. La pratica è il banco di prova della teoria!

A prima vista grandi sono le divergenze tra noi comunisti e la maggior parte dei promotori e dei protagonisti di ognuna delle lotte attualmente in corso. Ma noi comunisti, mentre non nascondiamo ma al contrario proclamiamo i nostri obiettivi storici e sulla base di essi raggruppiamo le nostre forze, appoggiamo con forza ognuna delle lotte in corso, per quanto unilaterali siano gli obiettivi di ognuna di esse a fronte dei nostri obiettivi storici.

Perché le appoggiamo? Perché ognuna di esse per avere successo deve confluire nella costituzione di un governo d’emergenza popolare e la costituzione di questo e la difesa della sua opera accelereranno la rinascita del movimento comunista e sfoceranno nell’instaurazione del socialismo. Quello che più conta ai fini del futuro della trasformazione sociale in corso, non sono infatti le intenzioni e le concezioni dei promotori delle singole lotte. Quello che più conta è l’effetto che ognuna delle singole lotte ha nel contesto in cui viene condotta e il ruolo che noi comunisti le facciamo assumere combinandola tramite la nostra iniziativa con le altre lotte in corso.

Noi comunisti appoggiamo ognuna delle lotte in corso proprio perché l’instaurazione del socialismo, che avvia la transizione dal capitalismo al comunismo, è il risultato verso cui dovranno convergere tutti quelli che combatteranno con determinazione e senza arrendersi per l’obiettivo particolare della loro lotta. La pratica della lotta contro il sistema imperialista mondiale e contro la sua espressione sul suolo italiano, la Repubblica Pontificia, sarà la scuola di comunismo di cui le masse popolari del nostro paese hanno bisogno per aderire al cammino che la concezione comunista del mondo indica e illustra. Quello che oggi è decisivo, in ognuna delle singole lotte in corso, non è la trasformazione delle intenzioni e della concezione del mondo nella testa dei suoi protagonisti e promotori. Solo gli esponenti più avanzati e più generosi aderiscono già oggi ai nostri obiettivi storici e assimilano la concezione comunista del mondo. Quello che è decisivo, in ognuna delle singole lotte in corso, è che i suoi protagonisti si diano i mezzi per vincere di fronte alla borghesia imperialista, alle autorità della Repubblica Pontificia, alla Comunità Internazionale degli speculatori e dei guerrafondai che sono l’appoggio esterno della Repubblica Pontificia. Decisivo è che i suoi protagonisti si diano i mezzi per non farsi coinvolgere e travolgere nella crisi del capitalismo. Per questo noi comunisti dobbiamo essere in ogni singola lotta i combattenti più decisi, quelli che la spingono sempre in avanti e trovano nel contesto i mezzi per rovesciare i rapporti di forza di regola inizialmente sfavorevoli alle masse popolari e per protrarre la lotta fino alla vittoria.

Il marxismo-leninismo-maoismo, la concezione comunista del mondo, non è una fede a cui aderire. È una guida per l’azione, per la vittoria nella lotta che le masse popolari stanno combattendo. Su questo terreno essa dà la prova della sua corrispondenza alla realtà, come ogni scienza. Noi possiamo trovare nel contesto i mezzi della vittoria grazie alla concezione comunista del mondo che ci è di guida. Grazie ad essa noi comunisti e chiunque con noi la fa propria, la assimila e la impiega, abbiamo una comprensione più avanzata delle condizioni, delle forme e dei risultati della lotta che oppone le masse popolari alla borghesia imperialista, una lotta che diventa sempre di più anche lotta della specie umana per sopravvivere alla rovina del capitalismo e fare tesoro dei progressi raggiunti nell’ambito del capitalismo: quindi è una lotta a cui le masse popolari per forza di cose prima o poi devono approdare.

Gli avversari della concezione comunista del mondo accampano a dimostrazione delle loro tesi le difficoltà che hanno incontrato i primi paesi socialisti che noi comunisti nella prima parte del secolo scorso durante la prima ondata della rivoluzione proletaria avevamo costituito nella periferia del sistema imperialista mondiale. Accampano contro la concezione comunista del mondo il fatto che la maggior parte di essi sono crollati o hanno cambiato colore. In realtà la maggiore obiezione alla concezione comunista del mondo, agli obiettivi che essa indica e ai metodi di lotta che essa insegna, non sta nella sorte dei primi paesi socialisti costituiti nella periferia del sistema imperialista mondiale. La maggiore obiezione alla concezione comunista del mondo sta nel fatto che nel corso della prima crisi generale del capitalismo, nel secolo scorso, noi comunisti non abbiamo instaurato il socialismo in nessuno dei paesi imperialisti. Per lo stesso motivo la prova della sua verità sta però nel fatto che essa e solo essa ha permesso di ricavare dall’esperienza della sconfitta che noi comunisti abbiamo subito in questa lotta, gli insegnamenti per portare ad un livello superiore la nostra dottrina: il marxismo-leninismo-maoismo è la terza superiore tappa della concezione comunista del mondo, dopo il marxismo e il marxismo-leninismo.

Oggi la specie umana si trova, con il sistema imperialista mondiale, a dover affrontare, ad un livello superiore, gli stessi ostacoli che aveva dovuto affrontare un secolo fa. Non è un caso che gli intellettuali che hanno rifiutato e rifiutano la concezione comunista del mondo, anche se critici del corso delle cose determinato dalla crisi del capitalismo, si rifugiano nel “pensiero debole”, nell’agnosticismo, nel dubbio, nella negazione di un percorso di lotta e di vittoria. L’esperienza della lotta di cui noi comunisti siamo stati alla testa un secolo fa, ha fornito solo a noi comunisti, cioè a chi l’ha studiata con intelligenza e passione alla luce della concezione comunista del mondo, la soluzione dei problemi attuali mostrando chiaramente gli errori che allora hanno impedito la nostra vittoria: l’instaurazione del socialismo nei paesi imperialisti.

È grazie a quegli insegnamenti che quelli che assimilano e usano la concezione comunista del mondo non solo aderiscono alle lotte in corso, ma sono in grado di essere i più decisi combattenti e promotori delle lotte che oggi le masse popolari del nostro paese conducono. Questa è per ognuno di noi comunisti la prova di quanto abbiamo assimilato e di quanto bene applichiamo nella pratica la concezione comunista del mondo.

Avanti con determinazione e lungimiranza nella lotta per rendere il paese ingovernabile al governo Monti e ad ogni altro governo emanazione dei vertici della Repubblica Pontificia!

Avanti nella creazione delle condizioni per costituire il Governo di Blocco Popolare!

Noi comunisti chiamiamo tutte le OO e OP a partecipare alle manifestazioni di marzo con proprie parole d’ordine e a fare di ognuna di esse un passo avanti verso la costituzione del GBP, inalberando la parola d’ordine comune della costituzione del GBP!

Ogni manifestazione deve rafforzare i risultati della manifestazione precedente e rilanciare a un livello superiore il movimento per la costituzione del GBP!

A questo devono contribuire anche i sindacati alternativi, in particolare USB, CUB e Confederazione Cobas. Devono battere i calcoli di divisione e contrapposizione tra organismi sindacali concepiti dai vertici della Repubblica Pontificia e alimentati dalla destra sindacale!

A questo devono contribuire anche gli organismi e i movimenti dei lavoratori autonomi, come il Movimento dei Forconi, che sono scesi in lotta contro il governo Monti e le sue misure criminali!

A questo devono contribuire anche le personalità e i gruppi mobilitati attorno alla Rete dei Comuni per i Beni Comuni, al Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua, a tutti i movimenti che vogliono porre fine all’attuale rovinoso corso delle cose!

In una lotta popolare seria, dirige chi ha una visione più lungimirante della situazione, lancia le parole d’ordine meglio corrispondenti agli interessi e alle aspirazioni delle masse popolari e si dà i mezzi della sua politica!

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Per mettersi in contatto con il Centro del (n)PCI senza essere individuati e messi sotto controllo dalla Polizia, una via consiste nell’usare TOR [vedere http://www.nuovopci.it/corrisp/risp03.html], aprire una casella email con TOR e inviare da essa a una delle caselle del Partito i messaggi criptati con PGP e con la chiave pubblica del Partito [vedere http://www.nuovopci.it/corrisp/risp03.html].

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