“Unipol: il predatore che sponsorizza la legalità”

A Genova in questi giorni si parla di Codice etico, trasparenza, lotta a tutte le mafie. Sponsor della manifestazione è UNIPOLIS. Incredibile, la Fondazione di Unipol che sponsorizza la lotta alla corruzione.

 

Unipol: il predatore che sponsorizza la legalità

 

C’è  tutta  l’intellighenzia  che  da sempre  osteggia  il  malaffare: Don  Luigi  Ciotti,  l’Associazione  Libera (quella di  Nando  Dalla  Chiesa), il  magnifico  Rettore  dell’Università  di  Genova  Giacomo  Deferrari,  c’è  pure  l’onnipresente  Anna  Canepa, magistrato  pluridecorato  membro della Direzione Nazionale Antimafia e membro dell’ANM.  Dulcis  in  fundo  c’è  anche lui,  Pierluigi  Stefanini, Presidente  del  Gruppo  Unipol.   Unipol e associazioni  per  la legalità insieme contro il  male. Ying  e Yang, il  diavolo e  l’acqua  santa.

Quando  parliamo  di  Unipol Banca ,  non si sa bene  perché, istintivamente torna  alla  mente la celebre  frase  dell’allora  segretario  dei Democratici  di  Sinistra  Piero Fassino (oggi  Sindaco  di  Torino):  “ma  allora  noi  abbiamo  una  banca” E   induttivamente si  pensa alle Coop  Rosse, alla  Lega  delle  Cooperative, Coopsette, al  PCI-Pds-Ds-Pd, allo  scottante tema della trasparenza dei rapporti tra politica (specie  la  sinistra in  questo  caso)  ed il  mondo  dell’economia e della finanza.

Trasparenza  è  un  termine  che ricorre  spesso  anche in  queste  giornate  di  Genova dedicate  alla  legalità:  «La Liguria  è  una  splendida regione, è la porta d’Europa che si apre agli altri ma deve essere sbattuta in faccia alle mafie, a chi non ha etica, a chi inquina la vita democratica e civile di ogni giorno… si deve combattere con la trasparenza a tutti i livelli».

Parlare  d’ etica,  trasparenza e  legalità ed avere  il  candore  d’accostare a ciò  la sponsorizzazione di  UNIPOL  son  due  cose  che  fanno  decisamente  a pugni.  Comprendiamo  benissimo  che  Unipol  dopo  i  noti  scandali  italiani  voglia  ricostruirsi  un’immagine.  Non stiamo parlando  delle  solite  cose  ormai  risapute, che  tanto  hanno  riempito  le  cronache dei  giornali. Quelle  ormai   son  acqua  passata. Per  la  scalata  alla  BNL ed  Antonveneta  i  cd  “furbetti  del  quartierino” (Stefano Ricucci, Giovanni Consorte, Danilo Coppola, Francesco Gaetano Caltagirone, Antonio Fazio) e  i capi di Unipol (Tiberio Lonati, Emilio Gnutti,  Giovanni Consorte, Ivano Sacchetti,  Carlo  Cimbri, etc  etc) hanno  subito  pesanti  condanne e  son  quasi del  tutto  usciti di  scena.

Per  spiegarvi  perché  troviamo  tanto scandalosa sta  cosa  di  UNIPOL vi  raccontiamo  la  storia  di  alcuni  correntisti  derubati,  e  di una prestigiosa  azienda italiana ridotta  sul  lastrico.  Da quale  banca lo  capirete  tra  poco. Come  ben sapete  vi  son  tanti  modi  di  rubare (Banca  Carige …  insegna).  C’è la  classica  rapina  del   malvivente  che  mette le  mani  in  tasca  derubando con  una certa  scaltrezza.  Poi  invece  c’è  anche un altro modo  di  defraudare. Più  raffinato, in guanti  bianchi. Chi  delinque  lo fa  in giacca  e  cravatta  e  si fa  scudo della rassicurante insegna  che  capeggia su  alcuni edifici:  “BANCA”.  Alcuni  di questi  professionisti  del  crimine finanziario  si sono  specializzati  nel  mettere le  mani  sui   soldi altrui   senza che  il raggirato se ne  renda  conto. Come  hanno fatto alcune  banche quando hanno allungato  le loro  avide  mani  sui quattrini dei  correntisti  disponendone  a loro piacimento. Un  vero  furto  con  destrezza.  E’  purtroppo la   drammatica esperienza che  hanno vissuto  alcuni nostri sventurati imprenditori. Di  cui  vi  vogliamo  raccontare  la  storia.     

IMT  International  Spa, è un’azienda di  Osimo (Ancona)  fondata nel  1974  dal  capostipite  della  Fam. Il  Sig. Giulio Accorroni. Era (usiamo  il  ‘passato’) un’azienda leader  mondiale  nella  produzione  di macchine  per la posa di pali di  fondazione. Il  Marchio IMT  è  stato presente  nelle più grandi  infrastrutture e  nei  più  importanti  cantieri del globo. Le  macchine IMT (che  integrano  anche  l’alta   tecnologia  di Caterpillar) erano   a  Ground  Zero  a  New  York  nelle  fasi  ricostruttive  del  complesso come    anche   nelle  opere  di ricostruzione  post  terremoto   di  Nagoya  in  Giappone.  Uno  delle  aziende  più  rappresentative  dell’inventiva  italiana e del  bel  Made in  Italy  nel  mondo ridotto in rovina  dalle speculazioni  finanziarie  di una Banca  senza  scrupoli:  UNIPOL  Banca.

Quanto  stiamo qui  narrando  è  contenuto in un  dettagliato esposto e denuncia/querela  per truffa,  estorsione ed altre  circostanze  aggravanti  inviato alla  Procura  della  Repubblica  di  Bologna e  sporto  contro  Banca  Unipol. I  denuncianti  sono  alcuni  membri della  Fam.  Accorroni,  la Società IMT International e diversi  altri  correntisti  di  UNIPOL  Banca. si   comprendere chiaramente  che la  truffa  s’è  concretizzata  con operazioni  di  investimento in  derivati  finanziari che  UNIPOL Banca  ha realizzato,  avventurandosi  in  operazioni  altamente  rischiose ed utilizzando i soldi dei suoi correntisti (mica  rischiando soldi  suoi). Negoziando questi  prodotti  derivati molto  complessi (strumenti  finanziari che  sapeva  essere ad  elevatissimo  contenuto di  rischio) lo  spregiudicato  istituto  di  credito ha  prodotto  perdite mostruose che  ha posto interamente a  carico  dei suoi Clienti.  Le  operazioni  in derivati erano  di  diverse  tipologie (swap, forward su  valute,  currency  option,  etc  etc.)  ma  tutte comunque  realizzate all’insaputa  della  clientela.  

Secondo  il  ben  circostanziato  esposto  Unipol  Banca ha  operato  di  propria  iniziativa  (senza  alcuna  preventiva  autorizzazione  dei   clienti) ponendo  in  essere   le disinvolte attività  speculative solo sulla  base di iniziative  autonome  dell’istituto,  attingendo poi alla  provvista  dei  clienti (i  correntisti erano convinti che  la  banca  investisse in  normali  prodotti finanziari senza particolari  elementi di rischio). Quando  l’andamento delle  operazioni  era positivo i  (lauti)  guadagni  venivano   dirottati   nelle  capaci  casse  della  Banca (girato  anche   un  modesto  margine  di  utile ai  correntisti) quando  invece le  operazioni  si  rivelavano  disastrose e  si  registravano  perdite consistenti  la  banca  provvedeva  a  sottrarre  direttamente  i  quattrini  dai  conti  correnti  degli  ignari  correntisti. E  stiamo   parlando  di  milioni  di  euro  mica  di  spiccioletti.

Unipol, campione  di trasparenza  e  di  etica vero?

Beh  per  farla  breve,  all’esito  delle  operazioni  sui  famigerati “Prodotti  Finanziari Derivati” il   risultato è stato che la  Banca ha  totalmente azzerato le  disponibilità  liquide di  numerosi correntisti.  Tanto  per  darvi  un’idea:

– Andrea  Accorroni ha  subito lo  scippo del 100% delle  sue disponibilità  liquide in   c/c ammontanti a  25.155.450,71   milioni  di  euro;

– Banca  Unipol ha prosciugato  anche  il  C/C del  Sig.  Lorenzo  Alessandroni  che ha  subito un  furto  con  destrezza  del 100% dalle  sue disponibilità  liquide in   c/c  ammontanti alla  modica  somma  di 2,4 milioni  di euro;

–  Baldassarri  Maurizio, invece  ha  avuto  più  culo. A  lui  Banca  Unipol ha  sottratto  solo (‘solo’ si  fa  per  dire)  652.000  euro;

–  Hoyer Stefan Sune   invece ha  registrato  un prelievo  forzoso di 1.018.000  euro.

Ma  i frodanti  son  tanti, tanti: Lorenzo Alessandroni, Maurizio  Baldassarri, Massimo Baldassarri, Bruna  Gambini, Armando Alessandroni, Giulio Accorroni, etc  etc solo  per  citarne  alcuni. Chissà  se la  Consob si  sarà  accorta  che banca Unipol  ha  le  mani un po’ lunghe.      

Sicuramente s’è avveduto del  borseggio  il  Nucleo  di  Polizia  Tributaria  di  Bologna che ha  indagato  a lungo sulla  sindrome  cleptomane di  Banca  Unipol. Come  risulta  anche  dalla  relazione Tecnica  del  consulente  del  Tribunale Prof.  Paolo  Bastia   che ha attinto alle  risultanze   delle  investigazioni  della  Guardia  di  Finanza e  che descrive  minuziosamente  il  modus  operandi  truffaldino  della  banca (v. “Relazione  Tecnica del  Proc. Penale N. 1987/07 R.G.N.R.”  quì’  allegata  e  riprodotta  pdf).

Chiamata  a  rispondere, Unipol  Banca  s’è   giustificata dicendo  che  in fondo  in  fondo  i  suoi  correntisti  godevano come pazzi a farsi  derubare, e  poi  tutto sommato  non  erano  così  sprovveduti, erano tutti dei scafatissimi e navigati frequentatori  di  Wall  Street. Tant’è  vero  che  i  correntisti  hanno  firmato alla  banca  delle dichiarazioni  nelle  quali affermano  d’essere  “investitori  qualificati”. A  questo  riguardo  gli  investigatori  precisano:   “… tutti  i  clienti  coinvolti di  fatto  non possedevano  le  caratteristiche  di  operatore  qualificato,  non  erano  nemmeno  in  possesso di  conoscenze  tecniche elementari  per  comprendere  la  natura delle  operazioni  effettuate e per  avere  la  consapevolezza  del  loro  grado  di  rischio…”.  

Ma noi ci  chiediamo:  come si  fa  ad  avere  la faccia come  il  culo,  e   trovare il  coraggio per   dire  ai  propri Clienti “abbiamo  giocato  con  i  vostri   soldi  … scusateci  ma avete  perso  milioni  di  euro”?  Basta  non  dirlo  di  persona  (se  no  il  bancario  rischia  di  prendersi  un  cazzotto in  faccia). Lo  si  dice  al  telefono. Come  spiega  la Relazione  del  CTU: “le telefonate  ai  clienti  erano  caratterizzate da  frasi  piene  di  imbarazzo,  da  circonlocuzioni,  da  discorsi  generici di  politica  monetaria, da  sensazioni  personali sulle  evoluzioni dei  mercati  valutari, disancorate  da  dati  di  analisi e  da  informazioni  significative,  per  poi  concludere in  maniera  laconica sulla  gravità delle  perdite  accumulate sulle  operazioni in  essere,  già  oltre  la  soglia  del 70% del  collaterale. Va  ancora  soggiunto che  le  conversazioni  telefoniche mettono in chiara  evidenza che  i  clienti  non  solo non  erano  investitori  esperti,  non  conoscendo a  tutte evidenza  la  struttura  tecnica dei  derivati  finanziari, ma  non  comprendevano  nemmeno  il  linguaggio tecnico delle  operazioni, affidandosi  sulla  fiducia agli  operatori della  banca,  i  quali  avevano perfettamente  scienza e  coscienza dei  limiti  cognitivi in  materia dei  loro  clienti…”.

Più  o  meno  sulla  stessa  lunghezza  d’onda anche  l’analisi finanziaria   condotta dalla  società  Beta  Risk   consegnata  al  Tribunale (v.  dossier “Beta  Risk – Relazione  peritale concernente  l’esame dell’operatività in  derivati sui  conti dei  clienti Andrea  Accorroni, Giulio Accorroni e  IMT International  Spa” qui  allegato  e  riprodotto pdf) che  nei  passaggi  salienti  dice:

“il  conflitto  di  interessi risiede  nel  fatto che  gli  ingenti  guadagni della  Banca,  come  si  dimostrerà  in seguito, erano  direttamente  proporzionali al  numero  ed  al  valore  delle  operazioni  concluse in  nome  dei  Clienti. Vi  era,  quindi, un chiaro  incentivo per  la  Banca a  realizzare una  gestione  caratterizzata da un  numero  elevatissimo di  operazioni, con  conseguenti  elevatissimi costi  di  transazione a  carico  dei  Clienti … dall’analisi  delle  trascrizioni  telefoniche emerge  chiaramente come  i  Clienti nei  fatti non  impartissero  alcun  ordine.  Le  operazioni venivano  concluse dall’operatore  della  Banca Tolomelli di  propria  iniziativa … trattandosi di  contratti per  i  quali,  stante  la  documentazione esaminata,  non  sussistono né  ordini impartiti  dai  Clienti né  conferme inviate  alla  Banca, è  evidente che  essi  devono  essere  considerati  nulli… l’operatività si  è  concentrata  sulla  compravendita di  strumenti  opzionali dalle  caratteristiche assai  variegate.  In particolare i  contratti  conclusi sono  riconducibili a  diverse famiglie  di  prodotto,  sia  ‘plain vanilla’ sia  di  tipo  ‘esotico’ caratterizzate da  un  elevato  livello di  complessità tecnica … le  operazioni in  derivati realizzare  sui  conti dei Clienti sono  consistite nell’acquisto/vendita di  un  numero  abnorme,  per  delle persone  fisiche, di ‘currency option’ e  ‘forward’ su  valuta. Basti  pensare che,  stante la  documentazione  presentata  dalla  Banca,  sui  conti  dei  clienti … risultavano ancora non  scadute un  totale  di 3274  operazioni … l’unica spiegazione  plausibile per un  comportamento tanto  dissennato è  la  totale ignoranza dei clienti in  materia  finanziaria. In  altre  parole  essi  non sapevano  e non  capivano … è  semplicemente   folle. Volendo usare  una  metafora, assumere  un  comportamento simile è  paragonabile a  guidare bendati un’autovettura in autostrada  a  piena  velocità,  l’esito  è  scontato: disastro. Purtroppo  la  situazione dei  Clienti era  proprio  questa e  il  disastro si  è  verificato  puntuale… il  fatto  che  la  Banca  non fosse  attrezzata  ad  operare in  strumenti  complessi come  i  derivati è  comprovato  dalle  risultanze  dell’ispezione  della  Banca d’Italia svolta  nel  2008. Alla  luce  di  quanto  sommariamente  esposto è  possibile  concludere che  la  Banca, in  presenza  di  un  rilevantissimo  conflitto  d’interessi, ha  anteposto  le  proprie  ragioni di  guadagno  alle  esigenze  di  tutela dei  Clienti”.   

Come  hanno  potuto  ben rilevare i  periti  del  Tribunale, mentre  i  correntisti  affogavano nei  debiti  contratti  dalla   Banca,    Unipol  nel  solo  anno 2007,  con  le  sole  operazioni  poste  in  essere  a  nome  dei  correntisti  Accorroni e IMT ha  lucrato  profitti  per  la  modica  cifra  di oltre  16  milioni  di  euro,   ma  (notate  la  finezza) questa  stima  dei  profitti  risulta  del  tutto  incoerente con  le  risultanze  di  Bilancio 2007  di  UNIPOL  Banca  Spa,  nel  quale invece  si  legge  che  “nel  2007 i profitti da  negoziazione relativi all’operatività su  valute è stata  di 3,835  milioni”. E  gli  altri  12  milioni  di  euro lucrati  alle  spalle  di Mr. Accoroni? Elusione fiscale? Ma  figuriamoci,  una  banca  etica  non fa  queste  cose.

Però  c’è  anche  la  ciliegina  sulla  torta. Dopo che Banca  Unipol ha prosciugato del tutto i  conti  dei  suoi clienti, non  potendo più  addebitare altre  passività sapete  che cosa ha  fatto? Visto  che stiamo  parliamo di  etica  & legalità.  Non  potendo estorcere  più altro  denaro, ha pensato  bene di segnalare  la  “posizione  di  sofferenza” dei  suoi  correntisti alla  Centrale  Rischi della  Banca d’Italia. Sapete  cosa  significa? Per  un’azienda è la  morte  civile  dell’imprenditore. Si  chiudono all’istante  i  rubinetti del  credito ed il  soggetto segnalato vien  messo  in  black  list.  Il risultato finale, per  l’azienda già messa  in  ginocchio dalle rapine  di  Unipol, è  il  definitivo colpo  di  grazia. Infatti numerosi  istituti  di  credito  allertati  dalla  segnalazione  di  Unipol hanno  immediatamente revocato le  loro linee  di  credito agli  Accorroni  ed  alla  loro  società.  Dal  giorno  alla  notte una  prestigiosa  realtà  come IMT e  degnissimi  imprenditori come  la  Fam. Accorroni, privati del  supporto bancario, si  son  ritrovati a  fare  i  conti col  blocco  più  totale  dell’operatività  aziendale.  In  questa  fase l’imprenditore  ha  davanti  a sé solo due  strade, o  fa harakiri  con la  scimitarra, o  getta  la  spugna,  ed  esce di  scena spossessandosi delle sue  attività. Sottinteso, non  può più vendere  niente, tutt’alpiù può  solo svendere, e  a  tot  a  kilo. Nel  caso di  IMT infatti si  son fatti  avanti con  sollecitudine le solite  merchant  bank  e Private  (le iene  del credito che si  aggirano  come  avvoltoi in  cerca di  bocconi prelibati):  JP Morgan, Credit  Suisse, BS  Investimenti SGR. A  volte vien da  pensare  se  certe  operazioni di disgregazione  aziendale  non  siano pilotate  e/o studiate  ad  arte da  certe  banche  per  poi  spianare  la  strada agli speculatori che  comprano  a prezzi  stracciati.             

Ora  qual’ è  la  situazione della  Fam.  Accorroni  e di  IMT  International? Si  sono  appellati  al Tribunale  Civile  di  Ancona  per  chiedere  giustizia (sperem …una  volta  tanto).  Naturalmente  hanno  chiesto  il  risarcimento  di  tutti i  danni  patiti  e  patiendi a UNIPOL BANCA, in  totale  182 milioni  di  euro. Sul  banco  degli  imputati a  rispondere  delle gravi  imputazioni ci  sono 2  personaggi  al  vertice  di  Banca  Unipol:  il Dott. Roberto  Chiusoli  e il  Dott. Pierluigi  Stefanini. Si  proprio  lui.  Lo    Stefanini che in  questi  giorni,  a  Genova, attraverso la  sua  Associazione Unipolis sta pontificando  di etica,  trasparenza e  legalità.

Dicevamo in  apertura, “Sbattere la  porta in faccia  a chi non ha etica e  all’illegalita!”

E se  cominciassimo  da  Unipol?

.-.-.-.-.-.-.-.-.-

Background:

Pierluigi Stefanini. Nasce il 28 giugno 1953 a Sant’Agata Bolognese  dove assolve la scuola dell’obbligo. Per dieci anni fa l’operaio nella società GD della famiglia Seragnoli, leader nella produzione di macchine per l’imballaggio. Dal 1978 al 1990 diventa dirigente del Partito Comunista Italiano di Bologna. Assume  la  carica di segretario del PCI nell’anno 1985. Dal 1990 al 1998 è presidente di Legacoop di Bologna.  Una  volta entrato nell’orbita Coop  è  tutto  un  turbinio  di  incarichi  e  prestigiose  poltrone. Nel 1995  è Vice Presidente Legacoop Regionale Emilia Romagna, poi Vice Presidente Banca di Bologna (Banca di Credito Cooperativo),  quindi Componente il Collegio di Indirizzo della Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna.  A  seguire  inoltre  Membro del Comitato Scientifico di NOMISMA S.p.A.,  Presidente di Coop Adriatica, Presidente di Holmo S.p.A., Consigliere di Amministrazione di Ariete S.p.A., Presidente di Aurora Assicurazioni S.p.A., Consigliere Fondazione Cassa di Risparmio di Bologna, Consigliere di Amministrazione della Banca Monte dei Paschi di Siena, Consigliere di Amministrazione Aeroporto G. Marconi S.p.A. di Bologna.  Attualmente  Pierluigi  Stefanini è Consigliere di Amministrazione di Finsoe S.p.A.,  Consigliere di Amministrazione di Holmo S.p.A.,  Componente Consiglio C.C.I.A.A. di Bologna,  Consigliere di Amministrazione di Euresa S.A. (Holding Lussemburghese),  Consigliere di Amministrazione di BNL S.p.A., Presidente di Fondazione Unipolis (già Fondazione Cesar);  Consigliere di Sorveglianza di Manutencoop Facility Management S.p.A.,  Presidente di Unipol Gruppo Finanziario S.p.A., Consigliere di Amministrazione di Unipol Assicurazioni S.p.A., Consigliere di Amministrazione di Unipol Banca S.p.A., Vice Presidente di Euresa Geie S.A., Vice Presidente di Impronta Etica. 

Stefanini è  citato  anche  nel  libro  “Falce  &  Carrello”  scritto dal  fondatore  della  catena di  supermercati Esselunga,   Bernardo Caprotti,  nel  quale  compare  il  nome di Coop  Adriatica (di  cui  Stefanini era  amministratore)   e  della Lega delle  Cooperative, descritti  come  un’associazione  a  delinquere senza  scrupoli (di  stampo  cooperativo)  disposta  a  qualsiasi  scorrettezza  pur  di  mettere il  bastone  fra  le  ruote  ai concorrenti. Tanto  per esplicarvi  la  spietatezza di  certe  consorterie, Consorte (scusate  il  bisticcio)  e Stefanini  nel 2002, da  bravi  “compagni”   quali  sono,  furono  coinvolti dal PDS in  un’importante missione,  per salvare  dalla  rovina un  paio  di  Cooperative  rosse: la CMC  di Ravenna (Cooperativa Costruttori e  Cementisti) e Coopcostruttori di  Argenta  (Ferrara). Orbene,   Unipol  (ed  i  DS) lasciarono  fallire una  delle  più grandi  aggregazioni nel  settore delle costruzioni, proprio la Coopcostruttori di Argenta.  Quella  che  era in  Italia,  per  importanza, la quarta  realtà  dell’edilizia,  venne spazzata via da un crak da oltre un miliardo di euro. Una  bella  inculata per  tanti  risparmiatori  e tante  famiglie  di  operai. Eppure  gli  accordi tra  camerati   erano  che: “le Coop  portano  voti  alla  sinistra  in  cambio  il  Partito  fa  lavorare le  Cooperative” (appalti,  appaltucci  ed  appaltoni).  Poco prima  del  fallimento Massimo  D’Alema  in  persona  andò  ad  Argenta  per  rassicurare  i  “compagni”:  “tranquilli  ragazzi Coopcostruttori  è  più  sicura  di  una  banca,  non  può  fallire,  e poi  dietro  c’è  il  Partito…”. Invece  con raggiri ed  artifici il  colossale dissesto   fagocitò  i quattrini di oltre 10mila creditori polverizzando  i  sudati risparmi di centinaia di  soci (oltre 80 milioni di  euro)  che  si son ritrovati bidonati.

Nel  2007 la  Procura di Roma indaga sulle dismissioni immobiliari  di  Unipol Assicurazioni, 250 milioni di  euro  di  operazioni sospette,   e iscrive  nel  registro degli  indagati  Pierluigi Stefanini per  appropriazione indebita, false  attestazioni sociali  e  infedeltà. Due  anni   dopo,  nel  2009, il  noto scandalo  Unipol  per  la  tentata  scalata ad  Antonveneta e a  BNL,  lambisce  anche  Stefanini,  il  quale  subisce  il  processo ma riesce a sghindare  il  rinvio  a giudizio, mentre  gli  alti  vertici  di  Unipol vengono condannati (per associazione a delinquere, appropriazione indebita, ricettazione, insider  trading, aggiotaggio, manipolazione del mercato e ostacolo all’autorità di vigilanza ed  altre  belle cose  del  genere).

Il  19  dicembre  2011  Pierluigi  Stefanini,  unitamente al  Dott. Roberto  Chiusoli , nella loro qualità di Amministratori  di  Banca  Unipol,  vengono citati nanzi il  Tribunale  Civile  di  Ancona (RG. N. 3393/2011 Giudice  Rel. Dott.ssa  Pompetti) per  rispondere  di  gravi  imputazioni “… sono imputabili  direttamente  per  non  aver  debitamente  vigilato  e  gestito  le  funzioni dei  controlli  interni  nel  rispetto  dei  relativi  obblighi legali e  tali  omissioni   hanno  direttamente danneggiato gli  attori…” . Le  parti  attrici che  promuovono  il  procedimento giudiziario sono  la  Società IMT International Spa, i  Sigg.ri Andrea  e  Giulio Accorroni, Lorenzo  ed  Armando  Alessandroni, Maurizio e Massimo  Baldassari, Stefan  Sune  Hoyer e  Bruna  Gambini. Contro  Stefanini e  Unipol  Banca  vengono  formulate  plurime  richieste  di  risarcimento  danni  per   oltre 182  milioni di  euro,  oltre spese  legali,  interessi  e  rivalutazione  monetaria (117.765.265,50 a  favore  di IMT International, 52.734.924,63  a  favore della  Fam.  Accorroni, 7.538.943,98 in  favore  della  Sig.a  Gambini  e  del  Sig. Alessandroni, 2.615.146,40  in  favore  del  Sig.  Hoyer e 2.476.144,21  in  favore  della  Fam.  Baldassari).  L’azione  di  responsabilità  contro Pierluigi  Stefanini e  Unipol  Banca è  tutt’ora  pendente. Risultano   anche alcune  cause  promosse dagli  stessi  attori contro  Unipol  Banca, i  suoi  amministratori nonché  dirigenti  e funzionari di  Unipo  Banca,   di  fronte  al  Tribunale di  Bologna  (R.G. dal  n. 13224/2009 al  n. 13227//2009) in  ordine  ai  reati  di estorsione, appropriazioni  indebite e truffe. Più  etici  di  così  si  muore.

.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.

Doc.  pdf.  all.: “CTU_Querela_Unipol_Derivati

Doc.  pdf.  all.: “Dossier_JPMorgan_UGF_Accorroni

Doc.  pdf.  all.: “Relazione_Peritale_UGF_Banca_Accoroni

.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.

Articoli  correlati:

– “Unipol: «abbiamo una banca? » Sì, incasinata”.

– “XX Miglia in odor di ‘Ndrangheta premia Anna Canepa”.

Unipol-BNL: Giovanni Berneschi  colpevole assolto

– “Scalata BNL: 3 anni di galera per Giovanni Berneschi di CARIGE

– “CARIGE: quando Banca e dipendenti infedeli son la stessa cosa”.

– “Banca CARIGE: ecco come rubano i dipendenti infedeli”.

–  “Ecco come il Sismi spiava Roppo & Canepa (nonché CARIGE e CIR)

– “Banca Carige: Consob condanna Berneschi a 150.000 euro d’ammenda”.


Dal portale Indymedia

http://piemonte.indymedia.org/article/14511

http://liguria.indymedia.org/node/8137

Sharing - Condividi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *