A Genova in questi giorni si parla di Codice etico, trasparenza, lotta a tutte le mafie. Sponsor della manifestazione è UNIPOLIS. Incredibile, la Fondazione di Unipol che sponsorizza la lotta alla corruzione.
Unipol: il predatore che sponsorizza la legalità
C’è tutta l’intellighenzia che da sempre osteggia il malaffare: Don Luigi Ciotti, l’Associazione Libera (quella di Nando Dalla Chiesa), il magnifico Rettore dell’Università di Genova Giacomo Deferrari, c’è pure l’onnipresente Anna Canepa, magistrato pluridecorato membro della Direzione Nazionale Antimafia e membro dell’ANM. Dulcis in fundo c’è anche lui, Pierluigi Stefanini, Presidente del Gruppo Unipol. Unipol e associazioni per la legalità insieme contro il male. Ying e Yang, il diavolo e l’acqua santa.
Quando parliamo di Unipol Banca , non si sa bene perché, istintivamente torna alla mente la celebre frase dell’allora segretario dei Democratici di Sinistra Piero Fassino (oggi Sindaco di Torino): “ma allora noi abbiamo una banca” E induttivamente si pensa alle Coop Rosse, alla Lega delle Cooperative, Coopsette, al PCI-Pds-Ds-Pd, allo scottante tema della trasparenza dei rapporti tra politica (specie la sinistra in questo caso) ed il mondo dell’economia e della finanza.
Trasparenza è un termine che ricorre spesso anche in queste giornate di Genova dedicate alla legalità: «La Liguria è una splendida regione, è la porta d’Europa che si apre agli altri ma deve essere sbattuta in faccia alle mafie, a chi non ha etica, a chi inquina la vita democratica e civile di ogni giorno… si deve combattere con la trasparenza a tutti i livelli».
Parlare d’ etica, trasparenza e legalità ed avere il candore d’accostare a ciò la sponsorizzazione di UNIPOL son due cose che fanno decisamente a pugni. Comprendiamo benissimo che Unipol dopo i noti scandali italiani voglia ricostruirsi un’immagine. Non stiamo parlando delle solite cose ormai risapute, che tanto hanno riempito le cronache dei giornali. Quelle ormai son acqua passata. Per la scalata alla BNL ed Antonveneta i cd “furbetti del quartierino” (Stefano Ricucci, Giovanni Consorte, Danilo Coppola, Francesco Gaetano Caltagirone, Antonio Fazio) e i capi di Unipol (Tiberio Lonati, Emilio Gnutti, Giovanni Consorte, Ivano Sacchetti, Carlo Cimbri, etc etc) hanno subito pesanti condanne e son quasi del tutto usciti di scena.
Per spiegarvi perché troviamo tanto scandalosa sta cosa di UNIPOL vi raccontiamo la storia di alcuni correntisti derubati, e di una prestigiosa azienda italiana ridotta sul lastrico. Da quale banca lo capirete tra poco. Come ben sapete vi son tanti modi di rubare (Banca Carige … insegna). C’è la classica rapina del malvivente che mette le mani in tasca derubando con una certa scaltrezza. Poi invece c’è anche un altro modo di defraudare. Più raffinato, in guanti bianchi. Chi delinque lo fa in giacca e cravatta e si fa scudo della rassicurante insegna che capeggia su alcuni edifici: “BANCA”. Alcuni di questi professionisti del crimine finanziario si sono specializzati nel mettere le mani sui soldi altrui senza che il raggirato se ne renda conto. Come hanno fatto alcune banche quando hanno allungato le loro avide mani sui quattrini dei correntisti disponendone a loro piacimento. Un vero furto con destrezza. E’ purtroppo la drammatica esperienza che hanno vissuto alcuni nostri sventurati imprenditori. Di cui vi vogliamo raccontare la storia.
IMT International Spa, è un’azienda di Osimo (Ancona) fondata nel 1974 dal capostipite della Fam. Il Sig. Giulio Accorroni. Era (usiamo il ‘passato’) un’azienda leader mondiale nella produzione di macchine per la posa di pali di fondazione. Il Marchio IMT è stato presente nelle più grandi infrastrutture e nei più importanti cantieri del globo. Le macchine IMT (che integrano anche l’alta tecnologia di Caterpillar) erano a Ground Zero a New York nelle fasi ricostruttive del complesso come anche nelle opere di ricostruzione post terremoto di Nagoya in Giappone. Uno delle aziende più rappresentative dell’inventiva italiana e del bel Made in Italy nel mondo ridotto in rovina dalle speculazioni finanziarie di una Banca senza scrupoli: UNIPOL Banca.
Quanto stiamo qui narrando è contenuto in un dettagliato esposto e denuncia/querela per truffa, estorsione ed altre circostanze aggravanti inviato alla Procura della Repubblica di Bologna e sporto contro Banca Unipol. I denuncianti sono alcuni membri della Fam. Accorroni, la Società IMT International e diversi altri correntisti di UNIPOL Banca. si comprendere chiaramente che la truffa s’è concretizzata con operazioni di investimento in derivati finanziari che UNIPOL Banca ha realizzato, avventurandosi in operazioni altamente rischiose ed utilizzando i soldi dei suoi correntisti (mica rischiando soldi suoi). Negoziando questi prodotti derivati molto complessi (strumenti finanziari che sapeva essere ad elevatissimo contenuto di rischio) lo spregiudicato istituto di credito ha prodotto perdite mostruose che ha posto interamente a carico dei suoi Clienti. Le operazioni in derivati erano di diverse tipologie (swap, forward su valute, currency option, etc etc.) ma tutte comunque realizzate all’insaputa della clientela.
Secondo il ben circostanziato esposto Unipol Banca ha operato di propria iniziativa (senza alcuna preventiva autorizzazione dei clienti) ponendo in essere le disinvolte attività speculative solo sulla base di iniziative autonome dell’istituto, attingendo poi alla provvista dei clienti (i correntisti erano convinti che la banca investisse in normali prodotti finanziari senza particolari elementi di rischio). Quando l’andamento delle operazioni era positivo i (lauti) guadagni venivano dirottati nelle capaci casse della Banca (girato anche un modesto margine di utile ai correntisti) quando invece le operazioni si rivelavano disastrose e si registravano perdite consistenti la banca provvedeva a sottrarre direttamente i quattrini dai conti correnti degli ignari correntisti. E stiamo parlando di milioni di euro mica di spiccioletti.
Unipol, campione di trasparenza e di etica vero?
Beh per farla breve, all’esito delle operazioni sui famigerati “Prodotti Finanziari Derivati” il risultato è stato che la Banca ha totalmente azzerato le disponibilità liquide di numerosi correntisti. Tanto per darvi un’idea:
– Andrea Accorroni ha subito lo scippo del 100% delle sue disponibilità liquide in c/c ammontanti a 25.155.450,71 milioni di euro;
– Banca Unipol ha prosciugato anche il C/C del Sig. Lorenzo Alessandroni che ha subito un furto con destrezza del 100% dalle sue disponibilità liquide in c/c ammontanti alla modica somma di 2,4 milioni di euro;
– Baldassarri Maurizio, invece ha avuto più culo. A lui Banca Unipol ha sottratto solo (‘solo’ si fa per dire) 652.000 euro;
– Hoyer Stefan Sune invece ha registrato un prelievo forzoso di 1.018.000 euro.
Ma i frodanti son tanti, tanti: Lorenzo Alessandroni, Maurizio Baldassarri, Massimo Baldassarri, Bruna Gambini, Armando Alessandroni, Giulio Accorroni, etc etc solo per citarne alcuni. Chissà se la Consob si sarà accorta che banca Unipol ha le mani un po’ lunghe.
Sicuramente s’è avveduto del borseggio il Nucleo di Polizia Tributaria di Bologna che ha indagato a lungo sulla sindrome cleptomane di Banca Unipol. Come risulta anche dalla relazione Tecnica del consulente del Tribunale Prof. Paolo Bastia che ha attinto alle risultanze delle investigazioni della Guardia di Finanza e che descrive minuziosamente il modus operandi truffaldino della banca (v. “Relazione Tecnica del Proc. Penale N. 1987/07 R.G.N.R.” quì’ allegata e riprodotta pdf).
Chiamata a rispondere, Unipol Banca s’è giustificata dicendo che in fondo in fondo i suoi correntisti godevano come pazzi a farsi derubare, e poi tutto sommato non erano così sprovveduti, erano tutti dei scafatissimi e navigati frequentatori di Wall Street. Tant’è vero che i correntisti hanno firmato alla banca delle dichiarazioni nelle quali affermano d’essere “investitori qualificati”. A questo riguardo gli investigatori precisano: “… tutti i clienti coinvolti di fatto non possedevano le caratteristiche di operatore qualificato, non erano nemmeno in possesso di conoscenze tecniche elementari per comprendere la natura delle operazioni effettuate e per avere la consapevolezza del loro grado di rischio…”.
Ma noi ci chiediamo: come si fa ad avere la faccia come il culo, e trovare il coraggio per dire ai propri Clienti “abbiamo giocato con i vostri soldi … scusateci ma avete perso milioni di euro”? Basta non dirlo di persona (se no il bancario rischia di prendersi un cazzotto in faccia). Lo si dice al telefono. Come spiega la Relazione del CTU: “le telefonate ai clienti erano caratterizzate da frasi piene di imbarazzo, da circonlocuzioni, da discorsi generici di politica monetaria, da sensazioni personali sulle evoluzioni dei mercati valutari, disancorate da dati di analisi e da informazioni significative, per poi concludere in maniera laconica sulla gravità delle perdite accumulate sulle operazioni in essere, già oltre la soglia del 70% del collaterale. Va ancora soggiunto che le conversazioni telefoniche mettono in chiara evidenza che i clienti non solo non erano investitori esperti, non conoscendo a tutte evidenza la struttura tecnica dei derivati finanziari, ma non comprendevano nemmeno il linguaggio tecnico delle operazioni, affidandosi sulla fiducia agli operatori della banca, i quali avevano perfettamente scienza e coscienza dei limiti cognitivi in materia dei loro clienti…”.
Più o meno sulla stessa lunghezza d’onda anche l’analisi finanziaria condotta dalla società Beta Risk consegnata al Tribunale (v. dossier “Beta Risk – Relazione peritale concernente l’esame dell’operatività in derivati sui conti dei clienti Andrea Accorroni, Giulio Accorroni e IMT International Spa” qui allegato e riprodotto pdf) che nei passaggi salienti dice:
“il conflitto di interessi risiede nel fatto che gli ingenti guadagni della Banca, come si dimostrerà in seguito, erano direttamente proporzionali al numero ed al valore delle operazioni concluse in nome dei Clienti. Vi era, quindi, un chiaro incentivo per la Banca a realizzare una gestione caratterizzata da un numero elevatissimo di operazioni, con conseguenti elevatissimi costi di transazione a carico dei Clienti … dall’analisi delle trascrizioni telefoniche emerge chiaramente come i Clienti nei fatti non impartissero alcun ordine. Le operazioni venivano concluse dall’operatore della Banca Tolomelli di propria iniziativa … trattandosi di contratti per i quali, stante la documentazione esaminata, non sussistono né ordini impartiti dai Clienti né conferme inviate alla Banca, è evidente che essi devono essere considerati nulli… l’operatività si è concentrata sulla compravendita di strumenti opzionali dalle caratteristiche assai variegate. In particolare i contratti conclusi sono riconducibili a diverse famiglie di prodotto, sia ‘plain vanilla’ sia di tipo ‘esotico’ caratterizzate da un elevato livello di complessità tecnica … le operazioni in derivati realizzare sui conti dei Clienti sono consistite nell’acquisto/vendita di un numero abnorme, per delle persone fisiche, di ‘currency option’ e ‘forward’ su valuta. Basti pensare che, stante la documentazione presentata dalla Banca, sui conti dei clienti … risultavano ancora non scadute un totale di 3274 operazioni … l’unica spiegazione plausibile per un comportamento tanto dissennato è la totale ignoranza dei clienti in materia finanziaria. In altre parole essi non sapevano e non capivano … è semplicemente folle. Volendo usare una metafora, assumere un comportamento simile è paragonabile a guidare bendati un’autovettura in autostrada a piena velocità, l’esito è scontato: disastro. Purtroppo la situazione dei Clienti era proprio questa e il disastro si è verificato puntuale… il fatto che la Banca non fosse attrezzata ad operare in strumenti complessi come i derivati è comprovato dalle risultanze dell’ispezione della Banca d’Italia svolta nel 2008. Alla luce di quanto sommariamente esposto è possibile concludere che la Banca, in presenza di un rilevantissimo conflitto d’interessi, ha anteposto le proprie ragioni di guadagno alle esigenze di tutela dei Clienti”.
Come hanno potuto ben rilevare i periti del Tribunale, mentre i correntisti affogavano nei debiti contratti dalla Banca, Unipol nel solo anno 2007, con le sole operazioni poste in essere a nome dei correntisti Accorroni e IMT ha lucrato profitti per la modica cifra di oltre 16 milioni di euro, ma (notate la finezza) questa stima dei profitti risulta del tutto incoerente con le risultanze di Bilancio 2007 di UNIPOL Banca Spa, nel quale invece si legge che “nel 2007 i profitti da negoziazione relativi all’operatività su valute è stata di 3,835 milioni”. E gli altri 12 milioni di euro lucrati alle spalle di Mr. Accoroni? Elusione fiscale? Ma figuriamoci, una banca etica non fa queste cose.
Però c’è anche la ciliegina sulla torta. Dopo che Banca Unipol ha prosciugato del tutto i conti dei suoi clienti, non potendo più addebitare altre passività sapete che cosa ha fatto? Visto che stiamo parliamo di etica & legalità. Non potendo estorcere più altro denaro, ha pensato bene di segnalare la “posizione di sofferenza” dei suoi correntisti alla Centrale Rischi della Banca d’Italia. Sapete cosa significa? Per un’azienda è la morte civile dell’imprenditore. Si chiudono all’istante i rubinetti del credito ed il soggetto segnalato vien messo in black list. Il risultato finale, per l’azienda già messa in ginocchio dalle rapine di Unipol, è il definitivo colpo di grazia. Infatti numerosi istituti di credito allertati dalla segnalazione di Unipol hanno immediatamente revocato le loro linee di credito agli Accorroni ed alla loro società. Dal giorno alla notte una prestigiosa realtà come IMT e degnissimi imprenditori come la Fam. Accorroni, privati del supporto bancario, si son ritrovati a fare i conti col blocco più totale dell’operatività aziendale. In questa fase l’imprenditore ha davanti a sé solo due strade, o fa harakiri con la scimitarra, o getta la spugna, ed esce di scena spossessandosi delle sue attività. Sottinteso, non può più vendere niente, tutt’alpiù può solo svendere, e a tot a kilo. Nel caso di IMT infatti si son fatti avanti con sollecitudine le solite merchant bank e Private (le iene del credito che si aggirano come avvoltoi in cerca di bocconi prelibati): JP Morgan, Credit Suisse, BS Investimenti SGR. A volte vien da pensare se certe operazioni di disgregazione aziendale non siano pilotate e/o studiate ad arte da certe banche per poi spianare la strada agli speculatori che comprano a prezzi stracciati.
Ora qual’ è la situazione della Fam. Accorroni e di IMT International? Si sono appellati al Tribunale Civile di Ancona per chiedere giustizia (sperem …una volta tanto). Naturalmente hanno chiesto il risarcimento di tutti i danni patiti e patiendi a UNIPOL BANCA, in totale 182 milioni di euro. Sul banco degli imputati a rispondere delle gravi imputazioni ci sono 2 personaggi al vertice di Banca Unipol: il Dott. Roberto Chiusoli e il Dott. Pierluigi Stefanini. Si proprio lui. Lo Stefanini che in questi giorni, a Genova, attraverso la sua Associazione Unipolis sta pontificando di etica, trasparenza e legalità.
Dicevamo in apertura, “Sbattere la porta in faccia a chi non ha etica e all’illegalita!”
E se cominciassimo da Unipol?
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Background:
Pierluigi Stefanini. Nasce il 28 giugno 1953 a Sant’Agata Bolognese dove assolve la scuola dell’obbligo. Per dieci anni fa l’operaio nella società GD della famiglia Seragnoli, leader nella produzione di macchine per l’imballaggio. Dal 1978 al 1990 diventa dirigente del Partito Comunista Italiano di Bologna. Assume la carica di segretario del PCI nell’anno 1985. Dal 1990 al 1998 è presidente di Legacoop di Bologna. Una volta entrato nell’orbita Coop è tutto un turbinio di incarichi e prestigiose poltrone. Nel 1995 è Vice Presidente Legacoop Regionale Emilia Romagna, poi Vice Presidente Banca di Bologna (Banca di Credito Cooperativo), quindi Componente il Collegio di Indirizzo della Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna. A seguire inoltre Membro del Comitato Scientifico di NOMISMA S.p.A., Presidente di Coop Adriatica, Presidente di Holmo S.p.A., Consigliere di Amministrazione di Ariete S.p.A., Presidente di Aurora Assicurazioni S.p.A., Consigliere Fondazione Cassa di Risparmio di Bologna, Consigliere di Amministrazione della Banca Monte dei Paschi di Siena, Consigliere di Amministrazione Aeroporto G. Marconi S.p.A. di Bologna. Attualmente Pierluigi Stefanini è Consigliere di Amministrazione di Finsoe S.p.A., Consigliere di Amministrazione di Holmo S.p.A., Componente Consiglio C.C.I.A.A. di Bologna, Consigliere di Amministrazione di Euresa S.A. (Holding Lussemburghese), Consigliere di Amministrazione di BNL S.p.A., Presidente di Fondazione Unipolis (già Fondazione Cesar); Consigliere di Sorveglianza di Manutencoop Facility Management S.p.A., Presidente di Unipol Gruppo Finanziario S.p.A., Consigliere di Amministrazione di Unipol Assicurazioni S.p.A., Consigliere di Amministrazione di Unipol Banca S.p.A., Vice Presidente di Euresa Geie S.A., Vice Presidente di Impronta Etica.
Stefanini è citato anche nel libro “Falce & Carrello” scritto dal fondatore della catena di supermercati Esselunga, Bernardo Caprotti, nel quale compare il nome di Coop Adriatica (di cui Stefanini era amministratore) e della Lega delle Cooperative, descritti come un’associazione a delinquere senza scrupoli (di stampo cooperativo) disposta a qualsiasi scorrettezza pur di mettere il bastone fra le ruote ai concorrenti. Tanto per esplicarvi la spietatezza di certe consorterie, Consorte (scusate il bisticcio) e Stefanini nel 2002, da bravi “compagni” quali sono, furono coinvolti dal PDS in un’importante missione, per salvare dalla rovina un paio di Cooperative rosse: la CMC di Ravenna (Cooperativa Costruttori e Cementisti) e Coopcostruttori di Argenta (Ferrara). Orbene, Unipol (ed i DS) lasciarono fallire una delle più grandi aggregazioni nel settore delle costruzioni, proprio la Coopcostruttori di Argenta. Quella che era in Italia, per importanza, la quarta realtà dell’edilizia, venne spazzata via da un crak da oltre un miliardo di euro. Una bella inculata per tanti risparmiatori e tante famiglie di operai. Eppure gli accordi tra camerati erano che: “le Coop portano voti alla sinistra in cambio il Partito fa lavorare le Cooperative” (appalti, appaltucci ed appaltoni). Poco prima del fallimento Massimo D’Alema in persona andò ad Argenta per rassicurare i “compagni”: “tranquilli ragazzi Coopcostruttori è più sicura di una banca, non può fallire, e poi dietro c’è il Partito…”. Invece con raggiri ed artifici il colossale dissesto fagocitò i quattrini di oltre 10mila creditori polverizzando i sudati risparmi di centinaia di soci (oltre 80 milioni di euro) che si son ritrovati bidonati.
Nel 2007 la Procura di Roma indaga sulle dismissioni immobiliari di Unipol Assicurazioni, 250 milioni di euro di operazioni sospette, e iscrive nel registro degli indagati Pierluigi Stefanini per appropriazione indebita, false attestazioni sociali e infedeltà. Due anni dopo, nel 2009, il noto scandalo Unipol per la tentata scalata ad Antonveneta e a BNL, lambisce anche Stefanini, il quale subisce il processo ma riesce a sghindare il rinvio a giudizio, mentre gli alti vertici di Unipol vengono condannati (per associazione a delinquere, appropriazione indebita, ricettazione, insider trading, aggiotaggio, manipolazione del mercato e ostacolo all’autorità di vigilanza ed altre belle cose del genere).
Il 19 dicembre 2011 Pierluigi Stefanini, unitamente al Dott. Roberto Chiusoli , nella loro qualità di Amministratori di Banca Unipol, vengono citati nanzi il Tribunale Civile di Ancona (RG. N. 3393/2011 Giudice Rel. Dott.ssa Pompetti) per rispondere di gravi imputazioni “… sono imputabili direttamente per non aver debitamente vigilato e gestito le funzioni dei controlli interni nel rispetto dei relativi obblighi legali e tali omissioni hanno direttamente danneggiato gli attori…” . Le parti attrici che promuovono il procedimento giudiziario sono la Società IMT International Spa, i Sigg.ri Andrea e Giulio Accorroni, Lorenzo ed Armando Alessandroni, Maurizio e Massimo Baldassari, Stefan Sune Hoyer e Bruna Gambini. Contro Stefanini e Unipol Banca vengono formulate plurime richieste di risarcimento danni per oltre 182 milioni di euro, oltre spese legali, interessi e rivalutazione monetaria (117.765.265,50 a favore di IMT International, 52.734.924,63 a favore della Fam. Accorroni, 7.538.943,98 in favore della Sig.a Gambini e del Sig. Alessandroni, 2.615.146,40 in favore del Sig. Hoyer e 2.476.144,21 in favore della Fam. Baldassari). L’azione di responsabilità contro Pierluigi Stefanini e Unipol Banca è tutt’ora pendente. Risultano anche alcune cause promosse dagli stessi attori contro Unipol Banca, i suoi amministratori nonché dirigenti e funzionari di Unipo Banca, di fronte al Tribunale di Bologna (R.G. dal n. 13224/2009 al n. 13227//2009) in ordine ai reati di estorsione, appropriazioni indebite e truffe. Più etici di così si muore.
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Doc. pdf. all.: “CTU_Querela_Unipol_Derivati”
Doc. pdf. all.: “Dossier_JPMorgan_UGF_Accorroni”
Doc. pdf. all.: “Relazione_Peritale_UGF_Banca_Accoroni”
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Dal portale Indymedia