Martedì mattina alle ore 6,40 la polizia ha fatto irruzione all’interno dei locali della Torre Galfa rendendo esecutivo l’ordine di sgombero. I rapporti con la polizia sono stati pacifici e senza tensioni.
Le 27 persone presenti all’interno dello stabile sono state identificate dai funzionari dello Stato, e nove di queste denunciate per occupazione abusiva di proprietà privata. La polizia ha consentito agli occupanti di rimuovere beni e materiali presenti nello stabile non riconducibili alla proprietà Ligresti. Gli occupanti hanno rifiutato di usufruire del camion-container messo a disposizione dalla proprietà e ai mezzi messi a disposizione dal Comune di Milano, preferendo mezzi propri per la rimozione. Fino ad oggi la giunta comunale è rimasta nel silenzio e non ha espresso una posizione concreta riguardo all’occupazione e alle proposte emerse dalle assemblee plenarie di Macao. Non ha voluto ascoltare la richiesta di aprire un dibattito sul concetto di “bene comune”: la restituzione alla città di un edificio, pur privato che sia, abbandonato da quindici anni, reso vivo in questi giorni da un processo inarrestabile e crescente di partecipazione collettiva, in grado di accogliere le competenze e le visioni della cittadinanza, che sta lavorando in modo sperimentale sulla trasformazione di un bene culturale in un bene comune. A Macao stiamo lavorando un nuovo modo di ricomposizione sociale che incita a un’assunzione diretta della responsabilità politica non mediata dalle forme della rappresentanza. Crediamo che un processo di questa importanza non possa essere relegato a un semplice problema di ordine pubblico. Il comune ha invece preferito lasciare alla prefettura, che agisce per ordine diretto del ministero dell’interno, la responsabilità di prendere una posizione sulla situazione degli occupanti. Il ruolo dei circuiti economici e finanziari, rappresentati in questo caso da Ligresti, è dominante rispetto alle scelte di governo ed è stato decisivo sulla decisione dello sgombero della Torre Galfa. Lo sgombero da parte della polizia, non ha portato a un’interruzione delle intenzioni, della progettualità e delle attività di Macao, tutt’altro. Nel corso della giornata di martedì 15 maggio, migliaia di persone si sono incontrate ai piedi della Torre Galfa e hanno dato vita ad una nuova forma espansa del progetto Macao, che chiamiamo “Piazza Macao”. Le assemblee e i tavoli di lavoro hanno ripreso le attività dopo poche ore dallo sgombero secondo il programma pubblicato nei giorni scorsi. Durante l’assemblea aperta alla cittadinanza di ieri pomeriggio, è intervenuto anche il sindaco Giuliano Pisapia che ha espresso l’intenzione del comune di aprire negli spazi dell’ex Anslado un centro per le diverse attività culturali e sociali del territorio, invitando anche Macao a discutere con il comune la possibilità’ e le modalità per trovare una nuova locazione in questo centro. A seguito di questo intervento l’assemblea ha esplicitato come le intenzioni e le questioni poste dall’apertura di Macao non possano essere semplicemente ridotte ad una richiesta di “nuovi spazi per l’arte”, ma attraversano trasversalmente argomenti come le condizioni di lavoro, le politiche sullo sviluppo del territorio, il ruolo cruciale della produzione culturale all’interno dei processi di valorizzazione economica, l’appropriazione illegittima di questo valore e la proposta di forme di redistribuzione del reddito. L’assemblea cittadina di ieri alle ore 6 ha affrontato tutti questi temi e ha ospitato in serata un intervento di Maurizio Landini (segretario nazionale della FIOM) ed Emanuele Patti (Presidente Arci Milano) in solidarietà agli occupanti. Inoltre, abbiamo indetto un’assemblea permanete come risposta agli eventi avvenuti martedì e per discutere in maniera collettiva sul futuro e possibilità che il progetto sta creando. Macao non è solo uno spazio, è molto di più.