Processo Bellavista, ingresso vietato ai cani e ai giornalisti

Suscita proteste la decisione di non fare entrare nell’edificio i cronisti i fororeporter e  le troupes. E’ stato vietato anche di sostare nel piazzale antistante.

Ingresso vietato ai cani e ai giornalisti, il Tribunale di Imperia processa Bellavista

Tribunale-di-Imperia

 

OSSIGENO – Imperia, 2 giugno 2012 – “Giornalisti? Oggi voi non potete entrare e non potete stare qui davanti”. Ricorda la celebre battuta di Roberto Benigni nel film La Vita è bella (“Ingresso vietato ai cani e agli ebrei”) ciò che è accaduto mercoledì scorso al Tribunale di Imperia. Cronisti, fotografi e operatori il 30 maggio si sono trovati di fronte all’inatteso ed insuperabile divieto di entrare nell’edificio e di sostare nel piazzale antistante: evidentemente i giudici temevano che per effetto della loro presenza fisica all’interno del Palazzo potessero filtrare troppe notizie dall’attesa udienza premiminare per l’inchiesta giudiziaria in cui è imputato, fra gli altri, l’imprenditore Francesco Bellavista Caltagirone. La presenza dei cronisti nell’edificio è consentita tutti i giorni. Solo mercoledì scorso è stata sospesa. Ciò ha creato difficoltà al lavoro di cronaca e ha suscitato proteste.

Ai giornalisti e agli operatori è stato letteralmente vietato, senza alcun preavvisio, di mettere piede nell’edificio e anche di sostare nel piazzale antistante il palazzo di giustizia. Erano una trentina fra cronisti e operatori televisivi. C’erano gli inviati delle testate nazionali arrivati per seguire, nelle forme possibili, l’udienza preliminare del processo sullo “scandalo del porto turistico”, un’inchiesta che vede fra gli imputati Francesco Bellavista Caltagirone, noto imprenditore romano, e l’ex direttore della Porto Imperia spa, Carlo Conti. Poiché le udienze preliminari si svolgono a porte chiuse, in questi casi i giornalisti attendono che sia finita l’udienza, poi cercano di sapere cosa è accaduto ponendo domande a giudici e avvocati, cercando di intercettarli mentre si spostano per i corridoi e le scale del tribunale. E’ il normale lavoro di cronaca che si svolge anche all’interno dei palazzi del Parlamento e di altri edifici pubblici. Alle troupes tv viene consentito di raccogliere interviste in appositi spazi, ai cronisti muniti di penna e taccuino si consente di muoversi più liberamente. Stavolta a Genova, per disposizione del Procuratore della Repubblica, Giuseppe Geremia, a quanto è dato sapere, questo non è stato consentito. I cronisti sono stati tenuti lontano, anche quelli muniti di taccuini e penne a biro sono stati considerati troppo invasivi.

Purtroppo la tendenza a tenere i cronisti lontano dai luoghi in cui i fatti si svolgono continua ad estendersi, rende più difficile il compito di chi deve informare i cittadini e colpisce il diritto dei cittadini di essere informati.  Perciò Assostampa, Gruppo cronisti e Ordine dei Giornalisti della Liguria hanno protestato per i fatti di Imperia. “E’ stato impedito ai giornalisti di fare il loro lavoro. Tra il rispetto delle regole e l’impedire ai colleghi di fare informazione ce ne passa”, ha commentato l’Associazione Ligure dei Giornalisti. “Evidentemente a Imperia – si legge in un comunicato – per alcuni responsabili del Tribunale non è bene che i media raccontino del loro lavoro e delle persone, di qualsiasi livello siano, che sono coinvolte nelle inchieste. Ovviamente le cronache sulla vicenda imperiese sono state pubblicate lo stesso e continueranno ad essere pubblicate, anche se raccogliere le informazioni diventa più difficoltoso”.

Quanto accaduto è piuttosto inusuale e ha inciso anche sul lavoro dei cronisti ipegnati a seguire altri processi. “Ai giornalisti – spiega Marcello Zinola, Segretario di Assostampa Liguria “quella mattina è stato impedito anche di fare il classico giro di cronaca, poiché durante lo svolgimento dell’udienza sul ‘caso porto’, l’ingresso in tribunale è stato vietato anche a loro”.


MF per www.ossigenoinformazione.it

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