Legambiente: “Occorre un nuovo modello di cooperazione basato sul coinvolgimento delle istituzioni e della società civile, che dia voce ai settori più vulnerabili”.
Roma, 2 ottobre 2012 Comunicato stampa
Forum internazionale della cooperazione
Si è cocluso il Forum internazionale della Cooperazione che ha visto la partecipazione di molte associazioni italiane e dei rappresentanti dei principali movimenti internazionali.
“Le migrazioni e l’emergenza demografica, il cambiamento climatico e la perdita delle biodiversità, le crisi finanziarie e alimentari, le epidemie planetarie, la diffusione della criminalità e molti altri fenomeni trasversali non fanno che confermare la necessità di individuare un nuovo modello di sviluppo globale –ha dichiarato il coordinatore della Segreteria nazionale di Legambiente, Maurizio Gubbiotti-. Occorre impegnarsi per una governance democratica mondiale e per un sistema multilaterale ridefinito in accordo con un mondo sempre più multipolare e con un contesto internazionale profondamente cambiato”.
Basti pensare che alcuni paesi che venti anni fa erano considerati poveri oggi hanno i più elevati tassi di crescita e competono con quelli più ricchi per conquistare spazi economici e politici, mentre un altro elemento di novità che farà parte del dibattito post 2015 sarà la nuova geografia della povertà, che non può più essere considerata un problema di alcuni paesi, ma deve essere vista come il prodotto di un malfunzionamento strutturale che mina alla base la stabilità e la vita di tutte le società. Una povertà che, in termini assoluti, colpisce non solo le aree storicamente fragili, ma anche i MICs (i paesi a medio reddito), mentre nei paesi ad alto reddito è collegata all’indebolimento dei sistemi di welfare e all’invecchiamento della popolazione, un fenomeno reso possibile dai progressi in campo sanitario, ma che pone un’enorme sfida ai sistemi di protezione sociale.
“Se vogliamo davvero rilanciare la cooperazione internazionale –ha aggiunto Gubbiotti-, i temi affrontati ieri dalle istituzioni, vanno tradotti al più presto, in azioni concrete. La cooperazione internazionale deve essere centrale nelle politiche estere di tutti i paesi, a partire dal nostro,così come devono esserlo i temi ambientali. Perché noi riteniamo che nel mondo attuale, il cambiamento più forte in assoluto è rappresentato dalle crisi ambientale e climatica. Ed è per questo che la cooperazione, che va rilanciata e sostenuta con forza, deve essere capace di costruire pace e sostenibilità ambientale e sociale”.
È importante quindi individuare Obiettivi Globali, stabilendo target declinati a livello nazionale e regionale e riprendendo la riflessione avviata in occasione della Conferenza ONU Rio+20 sugli indicatori di sviluppo sostenibile (SDGs, Sustainable Development Goals), che possono promuovere un’azione globale più incisiva su aree chiave per la sostenibilità ambientale, quali i modelli di consumo, l’energia, la biodiversità e la sicurezza alimentare. In vista della prossima Cop18 di Doha, i nuovi indici devono essere in grado di “misurare e definire” lo sviluppo tenendo conto delle sue tre dimensioni inscindibili: crescita economica, equità sociale e sostenibilità ambientale.
“Serve un processo consultivo che coinvolga non solo le istituzioni internazionali e i governi nazionali e regionali – ha concluso Gubbiotti – ma interpelli anche la società civile dando voce ai settori sociali più vulnerabili”.