Il Gay Center scrive al ministro dell’istruzione Profumo affinchè intervenga presso il preside del Liceo “Vivona” di Roma per evitare la conclusione del progetto contro l’omofobia.
COMUNICATO
GAY: GAY CENTER, AL LICEO VIVONA SCRITTE OMOFOBE E LA SCUOLA SI RITIRA DA PROGETTO ANTIOMOFOBIA. INTERVENGA PROFUMO
“Abbiamo deciso di scrivere una lettera aperta al Ministro della Pubblica Istruzione Francesco Profumo e per conoscenza alla Preside del Liceo Vivona di Roma (si veda il testo di seguito)”.
Lo annuncia Fabrizio Marrazzo, portavoce del Gay Center.
“Infatti – prosegue Marrazzo – intendiamo non arrenderci di fronte al fatto che la scuola ha deciso di ritirarsi dal progetto europeo antiomofobia che abbiamo portato avanti già lo scorso anno scolastico in tre scuole romane insieme a scuole di altri paesi europei. Al Liceo Vivona sono comparse scritte sui muri ‘via i froci dalla scuola’ e alcuni studenti gay e non che hanno realizzato i video del progetto sono stati oggetto di insulti sui social network. Queste azioni omofobe hanno convinto la preside e i docenti a non proseguire quest’anno l’esperienza. Per quanto ci riguarda è una decisione sbagliata che rischia di far vincere chi vuole alimentare l’omofobia nella scuola. Contro questa decisione oltre che chiedere l’intervento del Ministro Profumo, a scuola gli studenti vogliono promuovere una raccolta firme per il proseguire con il progetto”.
Ecco i video realizzati dagli studenti del liceo Vivona lo scorso anno:
http://www.voiceout.eu/node/10
http://www.voiceout.eu/node/9
Questa la lettera aperta inviata al Ministro Profumo.
On.le Ministro Profumo,
il Gay Center ha organizzato, lo scorso anno, in collaborazione con la Provincia di Roma ed altri partner Europei un progetto dedicato agli studenti di educazione alla lotta contro l’omofobia. Il progetto Niso ha visto la partecipazione di tre scuole romane e di scuole di altri paesi europei, Olanda, Belgio, Estonia oltre all’Italia. Gli studenti hanno avuto modo di esprimersi attraverso le realizzazione di video su un tema di grande attualità e di impatto soprattutto nei confronti dei giovani. Il progetto si è poi concluso con un incontro al Parlamento Europeo dove gli stessi studenti hanno redatto un documento ‘White Paper’ in cui chiedono alla Comunità Europea di impegnarsi in azioni contro le discriminazioni con un’attenzione particolare ai media e all’importanza che questi hanno nel contrastare le varie forme di bullismo giovanile con una comunicazione mirata già a partire dall’infanzia. Tra le altre cose gli studenti chiedono che “Per adattare la rappresentazione mediatica della “normalità” occorre utilizzare i mezzi di comunicazione per rafforzare l’accettazione e la tolleranza della diversità sessuale e per questo si consiglia di realizzare libri, cartoni animati e film per proporre immagini non stereotipate”. Ad esempio sarebbe utile riscrivere una fiaba come Cenerentola e farla concludere non con il principe ma con la principessa. Niso è stato un progetto di successo che ha portato a incontri nelle scuole, periodi di formazione, corsi di cinema, dibattiti e confronti tra gli studenti. Un progetto che siamo orgogliosi di aver realizzato e che ci ha visto lavorare a fianco anche con i docenti e i dirigenti scolastici.
Eppure oggi ci troviamo di fronte ad un inaspettato diniego del Liceo Vivona, che per quest’anno ha deciso di non far partecipare la sua scuola al proseguo del progetto, in quanto nessun docente si è offerto come referente. Le ragioni espresse dalla Preside ci lasciano molto perplessi. Al Vivona sono comparse scritte sui muri “via i froci dalla scuola” sia a giugno che pochi giorni fa, sui social network ci siano state offese ai ragazzi che hanno partecipato al progetto e soprattutto a quei ragazzi che hanno realizzato i video ( www.voiceout.eu ). Inoltre, la Preside ritiene che partecipare al progetto potrebbe causare atti omofobi, come quelli che si sono già realizzati. Non siamo d’accordo con la Preside. Siamo convinti che proprio lì dove ci sono manifestazioni di intolleranza e di omofobia sia più utile agire e aprire la scuola a contributi sociali, che tra l’altro non hanno alcun onere economico per la stessa scuola. Siamo convinti che non sia solo mettendo le telecamere davanti scuola che si combattono le scritte sui muri, che l’assenza di confronto e di percorsi educativi che rendono protagonisti gli stessi studenti siano un danno per la comunità scolastica e per i ragazzi in particolare. Non vogliamo aprire uno scontro con la Preside del Vivona, ma anzi aprire un confronto sereno che ci permetta di dialogare. La lotta all’omofobia a partire dai banchi di scuola è importante per abbattere proprio il muro del silenzio e dell’intolleranza. Far prevalere l’ordine negando il confronto non ci appare la soluzione più utile. Sarebbe come far vincere quella scritta sul muro “via i froci dalla scuola”, non tutelando per primi quei ragazzi e ragazze omosessuali che a scuola ci sono e quegli studenti che con tanta passione hanno partecipato al progetto e che si sono offerti per fare una raccolta firme tra gli studenti. La scuola può e deve essere luogo di crescita e di confronto anche e soprattutto quando si evidenziano difficoltà. Quindi ci faccia capire anche Lei se “i froci” devono restare fuori dalla scuola o se invece ne fanno parte a pieno titolo, e quali azioni il Ministero della Pubblica Istruzione ha intensione di mettere in atto.