“Il ripetersi degli scontri di frontiera tra Siria e Turchia, probabilmente provocati dai mercenari per coinvolgere il loro grande protettore turco, sono una via di mezzo tra il famoso incidente del Tonchino provocato dagli USA per attaccare il Vietnam e la situazione che si era determinata a Bengasi prima dell’intervento Nato”.
L’Europa e la guerra
Il ripetersi degli scontri di frontiera tra Siria e Turchia, probabilmente provocati dai mercenari per coinvolgere il loro grande protettore turco, sono una via di mezzo tra il famoso incidente del Tonchino provocato dagli USA per attaccare il Vietnam e la situazione che si era determinata a Bengasi prima dell’intervento Nato. Alla Turchia serve il pretesto per intervenire direttamente nel conflitto, ai mercenari che si trovano in difficoltà, come avvenne prima dell’intervento Nato il Libia, serve non più la copertura indiretta, ma quella diretta.
Come abbiamo già detto in precedenti note, la Siria è qualcosa di diverso dalla Libia, perchè l’allargarsi del conflitto coinvolge l’Iran, il Libano e potenze come la Russia. Quindi il conflitto ha esiti imprevedibili e a breve può diventare un conflitto di grandi dimensioni. Intanto prepariamoci ad affrontare i prossimi drammatici eventi, a partire dalla nostra separazione dagli imperialisti di sinistra che si occupano di primarie e magari denunciano i ‘massacri’ di Assad.
Soprattutto, però, prepariamoci a capire il legame che esiste tra gli avvenimenti siriani e la tendenza che si sta esprimendo in Europa e come essa si collega alla guerra. I governi europei si stanno occupando dell’euro, dello spread, dei livelli di debito pubblico, ma da questo contesto emerge anche qualcosa di diverso: l’organizzazione della repressione dei movimenti sociali. Non solo il manganello, ma anche anni e anni di carcere per chi protesta in modo ‘incivile’.
Questa repressione ha raggiunto in Italia, come in Spagna e in Grecia, livelli molto alti dimostrando un retroterra ben congegnato per far fronte agli avvenimenti. Questa macchina da guerra interna è stata oliata anche per misurarsi con ciò che potrebbe accadere nel caso di una guerra allargata nel medioriente. Si passa quindi dall’imposizione dell’austerità alla militarizzazione dell’Europa che è parte del fronte imperialista.
Quelle facce seriose che sembrano preoccuparsi del nostro destino e che oggi vediamo impegnate in frenetici incontri nelle varie capitali europee sono pronte a lanciare appelli alla guerra santa, a partire dal presidente della Repubblica italiana. Saranno loro, in sostanza, a mettere in chiaro il rapporto crisi-guerra e costringerci a prendere coscienza del nemico globale.
Erregi
6 ottobre 2012