Presentata alla Camera una mozione parlamentare che impegna il governo a rinnovare la proroga dell’esecuzione degli sfratti che scade il prossimo 31 dicembre e di estenderla alla morosità incolpevole che è ormai la causa del 90% delle sentenze emesse.
LA CAMPAGNA SFRATTI ZERO RAGGIUNGE UN PRIMO RISULTATO POLITICO IMPORTANTE: DEPOSITATA ALLA CAMERA UNA MOZIONE PARLAMENTARE DA PARTE DEL GRUPPO DEL PD CHE CHIEDE DI ESTENDERE LA PROROGA DELLE ESECUZIONI PER IL 2013 ALLA MOROSITA’.
Dichiarazione di Walter De Cesaris, segretario nazionale dell’Unione Inquilini.
“Dopo la grande giornata di lotta del 10 ottobre in oltre 100 città italiane, la campagna sfratti zero raggiunge un primo risultato politico importante. Il gruppo alla camera del PD, primo firmatario l’on. Roberto Morassut, ha presentato una mozione parlamentare, il cui iter di discussione in aula comincerà lunedì 22 ottobre, in cui ha raccolto le richieste di modifica che venivano da un vasto schieramento sindacale e di movimenti: l’impegno al governo di rinnovare la proroga dell’esecuzione degli sfratti che scade il prossimo 31 dicembre e di estenderla alla morosità incolpevole che è ormai la causa del 90% delle sentenze emesse.
La mozione del PD elenca i dati della questione sfratti in Italia: circa 65.000 sentenze solo nel 2011, di cui quasi 56 mila per morosità; 124.000 richieste di esecuzione con l’Ufficiale Giudiziario, quasi 30.000 interventi di sfratto con la forza pubblica.
In Italia, vengono eseguiti circa 140 sfratti al giorno per i quali non è fornito alcun percorso di passaggio da casa a casa.
L’estensione della proroga alla morosità è una misura necessaria ma non sufficiente: il governo viene impegnato a predisporre un piano nazionale, con adeguato stanziamento di risorse, per incrementare l’offerta di alloggi di edilizia residenziale pubblica e di edilizia sociale e ad effettuare il censimento delle unità immobiliari di proprietà immobiliari di comuni e IACP inutilizzate o in degrado al fine di attuare un piano di recupero.
Valutiamo questo come un atto importante e significativo.
La mobilitazione unitaria di tutti i sindacati inquilini del prossimo 26 ottobre e la manifestazione in programma per metà novembre sotto il Ministero delle Infrastrutture saranno altri due passaggi importanti affinché vengano effettivamente avviata una nuova politica sociale della casa che oggi è totalmente disattesa dal governo.
La mozione richiede al governo anche la tutela dei diritti degli inquilini degli enti previdenziali pubblici e la regolarizzazione dei cosiddetti occupanti senza titolo.
Pone, infine, la necessità di dare norme coese e socialmente accettabili agli enti privatizzati, chiedendo l’obbligo della contrattazione collettiva dei canoni di locazione e una sospensione dei processi di vendita non ancora concretamente avviati, mentre , per quelli in corso, la possibilità per chi non può acquista di poterlo fare nei successivi 5 anni con le medesime condizioni.”
Unione Inquilini – Segreteria Nazionale
Atto Camera
Mozione 1-01086
presentata da
ROBERTO MORASSUT
testo di martedì 19 giugno 2012, seduta n.652, modificato il 18 ottobre 2012
La Camera,
premesso che:
l’emergenza abitativa costituisce, nell’attuale crisi economica che colpisce il Paese, uno dei fattori di maggiore e crescente tensione sociale che interessa larghi strati della popolazione appartenenti, oltre le tradizionali categorie a rischio anche a fasce di ceto medio, professionisti e famiglie con doppio reddito;
tale situazione è resa particolarmente acuta dai caratteri del mercato immobiliare italiano dove l’offerta di abitazioni private – con costi molto alti ed inaccessibili per un numero sempre maggiore di famiglie e di giovani coppie – supera largamente l’offerta pubblica scesa progressivamente, negli ultimi anni, ad una quota pari a circa l’1 per cento della produzione edilizia totale;
il Ministero dell’interno ha pubblicato recentemente l’aggiornamento dell’andamento delle procedure di rilascio degli immobili ad uso abitativo relativo all’anno 2011;
il corposo documento rileva che nel solo 2011, anche se i dati sono incompleti relativamente ad alcune province, le sentenze di sfratto emesse sono state 63.846 cosi suddivise: 832 per necessità del locatore, 7.471 per finita locazione e 55.543 per morosità;
in relazione alle sentenze di sfratto emesse nel solo 2011 queste risultano, quindi, motivate nel 1,3% per necessità, nel 11,7% per finita locazione e per ben l’87% per morosità;
delle sentenze emesse nel 2011 il 49.5% sono state emesse nei comuni capoluoghi e il 50,5% nei comuni della provincia;
il documento statistico del Ministero dell’interno rileva che le richieste di esecuzione di sfratti presentate alle forze dell’ordine da parte degli ufficiali giudiziari sono state 123.914 e gli sfratti eseguiti in presenza dell’ufficiale giudiziario coadiuvato dalle forze dell’ordine sono stati 28.641, sono invece sconosciuti i dati relativi all’allontanamento spontaneo dall’alloggio da parte di sfrattati che non hanno atteso l’arrivo della forza pubblica;
di fatto in Italia sono eseguiti 140 sfratti al giorno, sfratti per i quali di fatto non è fornito alcun percorso di passaggio da casa a casa;
occorre prendere atto di una assenza di iniziativa delle autorità pubbliche che nonostante la crescita della crisi abitativa, la sollecitazione delle forze sociali e di vari organismi parlamentari non è stato in grado, negli ultimi anni, di varare una organica politica per la casa che, intrecciata con innovative politiche di governo del territorio, fosse in grado di rilanciare la produzione di edilizia a fini sociali o di carattere pubblico con il recupero urbano ed il contenimento del consumo di suolo nelle città;
la Corte costituzionale e la Corte europea dei diritti dell’uomo hanno, in questo quadro, segnalato, l’inopportunità di provvedimenti «tampone» – soprattutto in materia di proroga delle ordinanze di sfratto – che ledono il libero dispiegarsi del diritto alla proprietà, in assenza di azioni organiche e complessive capaci di dare una risposta d’insieme ai vari aspetti che riguardano il problema dell’emergenza abitativa in Italia e che d’altro canto si deve tenere presente che il diritto alla casa e l’accesso alla proprietà della stessa sono sancite dall’articolo 47 della Costituzione;
parte essenziale della crisi abitativa è legata alla dismissione del patrimonio abitativo degli enti previdenziali pubblici e privatizzati; processo che ancora oggi – dopo le alienazioni concluse negli anni precedenti – riguarda circa 25 mila famiglie, in gran parte concentrato nella Capitale d’Italia;
in questo ambito gli affittuari degli immobili degli enti previdenziali privatizzati vivono una condizione di particolare disagio con aumenti consistenti dei canoni di affitto per il rinnovo dei contratti di locazione e con proposte di acquisto dell’alloggio da parte degli enti con prezzi a valore praticamente di mercato;
la condotta degli enti privatizzati per i rinnovi contrattuali e le vendite è regolata da una serie di provvedimenti succedutisi nel tempo – decreto-legge n. 509 del 1994, legge 104 del 1996, legge 243 del 2003, articolo l comma 38, decreto-legge n. 78 del 2010, decreto-legge n. 201 del 2011, direttiva europea 2004/18/CE – che creano molte incertezze e dubbi normativi sulla piena legittimità oltre che sostenibilità sociale delle procedure in atto e che la stessa Corte di Cassazione si è incaricata di segnalare con sentenza a sezioni a sezioni unite del 22 giugno del 2006 n. 20322 e da una eterogeneità di situazioni tra ente ed ente che rischia di creare situazioni di iniquità di trattamento;
l’ulteriore conferma è ravvisabile nel recentissimo DL del 03.02.2012 n.16, convertito in legge 44/2012 del 26.04.2012 in cui è previsto ai sensi dell’art.5 che : “…ai fini dell’applicazione delle disposizioni in materia di finanza pubblica, per amministrazioni pubbliche si intendono gli enti e i soggetti indicati ai fini statistici nell’elenco oggetto del comunicato dell’Istituto nazionale di statistica in data 24 luglio 2010…”;
Oltretutto sempre a riscontro dell’intrinseca natura pubblicistica di queste casse non può non essere preso in considerazione quanto sancito dalla legge del 07.agosto del 2012 conversione nel dl del 6 luglio 2012, n.95;
in particolare tale normativa al comma 11 bis dell’art 3 , rubricato “razionalizzazione del patrimonio pubblico e riduzione dei costi per locazioni passive” disciplina specificatamente la nuova procedura che gli enti previdenziali inseriti nel conto economico della pubblica amministrazione devono seguire nella dismissione immobiliare. Appare dunque chiara e leggibile la natura giuridica degli enti previdenziali privatizzati anche alla luce degli ultimi interventi normativi;
la situazione dei conduttori degli immobili degli enti previdenziali pubblici non appare meno preoccupante alla luce della interruzione del processo di alienazione e della scadenza dei contratti che mette sia i conduttori con titolo che le tante famiglie di occupanti «sine titulo» in una condizione di angoscia e incertezza tanto più assurda in presenza di una legge – la 410 del 2001 – che ha fissato con chiarezza le condizioni e le prerogative con cui agire per la vendita del patrimonio degli enti previdenziali pubblici;
in questo specifico caso, va ricordato che già il 90 per cento del patrimonio abitativo è stato alienato ai conduttori con le prerogative della suddetta legge e attraverso l’azione di specifici soggetti societari all’uopo costituiti – SCIP 1 e SCIP 2, dopo lo scioglimento, dei quali il patrimonio residuo è entrato integralmente in possesso dell’INPS;
l’INPS stesso, più volte sollecitato sul tema, ha inviato – anche con specifica lettera del presidente Mastropasqua – ai Ministeri dell’economia e delle finanze e del lavoro e delle politiche sociali – vigilanti sull’Istituto – richiesta di chiarimento sul da farsi, in ragione anche della sopravvenuta norma sulla dismissione del patrimonio immobiliare pubblico presente all’articolo 27 del cosiddetto «decreto Salvaitalia» n. 201 del dicembre 2011;
appare pertanto urgente un pronunciamento degli organi parlamentari e del Governo sulle modalità con cui affrontare in un quadro di sostenibilità economica dello Stato e gli enti sopra richiamati ma anche e soprattutto di tutela e garanzia sociale delle famiglie interessate il processo di alienazione degli immobili del patrimonio abitativo degli enti pubblici e privatizzati evitando il rischio di accentuare l’emergenza abitativa, in particolare a Roma,
impegna il Governo:
ad assumere iniziative nel più breve tempo possibile, per chiarire il quadro normativo che regola il processo di alienazione del patrimonio immobiliare dei vari enti previdenziali privatizzati;
ad intervenire per garantire, comunque, agli inquilini tutele e garanzie di controllo sui prezzi di vendita da parte degli enti e sull’entità dei canoni di affitto in rinnovo di locazione traendo prioritario riferimento da quanto stabilito dalla legge 410 del 2001 e dagli accordi sindacali in materia, in modo che i diritti in essa stabiliti siano effettivamente praticabili;
ad intervenire presso gli enti previdenziali pubblici ed in particolare presso l’INPS – come da esso stesso richiesto – affinché vengano adottate con chiarezza e celerità tutte le procedure necessarie per la ripresa del processo di alienazione degli immobili reimmessi in possesso dell’INPS stesso con le tutele, il prezzo e le garanzie stabilite dalla legge n. 410 del 2011;
ad aprire, in ogni caso, da subito un tavolo di confronto tecnico e sindacale con le organizzazioni sindacali, dell’inquilinato, con gli enti locali interessati riguardanti sia il patrimonio degli enti previdenziali pubblici che quello degli enti previdenziali privatizzati, per individuare le soluzioni più rapide e socialmente efficaci per raggiungere gli obbiettivi sopra richiamati e per la regolarizzazione dei «sine titulo» o delle assegnazioni irregolari negli alloggi degli enti previdenziali pubblici anche al fine di prevenire situazioni esplosive di disagio social;
intervenire per favorire l’accensione di mutui a tassi agevolati e sostenibili finalizzati all’acquisto della prima casa, al fine di permettere l’accesso al credito delle famiglie con reddito medio basso;
a impartire precise disposizioni affinché nelle more dei provvedimenti da assumere venga differita l’esecuzione degli sfratti o sgomberi pendenti nelle aree urbane e la sospensione delle aste riguardanti le unità immobiliari ad uso residenziale che non risultino effettivamente libere;
di assumere un provvedimento che obblighi gli enti pubblici, quelli partecipati, con controllo o vigilanza pubblica a stipulare e rinnovare i contratti di locazione attraverso la contrattazione sindacale e sulla base degli accordi territoriali di cui al cosiddetto canale concordato di cui alla legge 431 del 1998;
a prevedere in attesa di un rapido chiarimento sulle procedure da adottare, derivante dagli esiti del suddetto tavolo tecnico, una moratoria delle procedure di alienazione degli immobili deglli enti previdenziali privatizzati – ancorchè deliberate ma ad oggi non avviate – e degli aumenti dei canoni connessi ai rinnovi contrattuali, nonché delle procedure di sfratto in corso per gli enti previdenziali privatizzati, per i fondi immobiliari e pensione, per gli enti assicurativi , tenuto conto che l’VIII Commissione della Camera dei deputati ha già approvato all’unanimità nel 2010 la Risoluzione n. C. 7/00384 (a firma Braga e altri) che dà mandato al Governo di convocare un tavolo tecnico e sindacale sui temi suddetti;
a prevedere per le procedure di alienazione in fase di attuazione, anche a causa della congiuntura economica e della difficoltà di accedere al credito, la possibilità per chi non è in grado di procedere all’acquisto, di poterlo fare alle medesime condizioni, per i successivi 5 anni;
ad intervenire anche con precise disposizioni normative per risolvere l’annosa vicenda del contenzioso giudiziario dei cosiddetti immobili di pregio;
a prevedere che la proroga, in scadenza il prossimo 31 dicembre 2012, dell’esecuzione degli sfratti per le famiglie in determinate condizioni, di cui alla legge 9 del 2007, con sfratto per finita locazione, venga rinnovata ed estesa anche alle famiglie, nelle stesse condizioni oggettive e soggettive di quelle di cui alla citata legge, ma con sfratto per morosità;
a predisporre un piano nazionale, con adeguato stanziamento di risorse, destinato a tutti i comuni attraverso il coinvolgimento di sindacati inquilini, ANCI e Conferenza delle Regioni, ai fini di incrementare l’offerta di alloggi di edilizia residenziale pubblica e di edilizia sociale, attraverso la definizione dell’effettivo fabbisogno e i soggetti destinatari, prioritariamente quelli con sentenza di sfratto esecutiva, collocati utilmente nelle graduatorie comunali per l’accesso ad un alloggio di edilizia residenziale pubblica a canone sociale, e le famiglie che sono un precarietà abitativa a causa di una elevata incidenza del canone di locazione in rapporto al reddito netto;
ad effettuare di concerto con Anci e Conferenza delle Regioni, sentite le organizzazioni sindacali degli inquilini, il monitoraggio e il censimento di unità immobiliari o immobili di proprietà di Comuni e Iacp comunque denominati, attualmente inutilizzati e lasciati in degrado allo scopo di attuare un piano di recupero dei citati immobili da destinare alle famiglie in graduatoria con sfratto già eseguito o via di esecuzione garantendo cosi il passaggio da casa a casa.
(1-01086)
«Morassut, Argentin, Braga, Iannuzzi, Margiotta, Meta, Motta, Realacci, Touadi, Tullo»