“No Monti Day”, la storia si ripete

Il copione si ripete all’infinito. Il 27 ottobre ci sarà ancora una manifestazione a Roma in cui convergeranno i protagonisti delle varie iniziative ‘alternative’ che sono in campo negli ultimi tempi.

 

 

NO MONTI DAY
la storia si ripete 

 

IAginform logol copione si ripete all’infinito. Il 27 ottobre ci sarà ancora una manifestazione a Roma in cui convergeranno i protagonisti delle varie iniziative ‘alternative’ che sono in campo negli ultimi tempi. Anche la scelta del nome è sintomatica e banale e risulta una scopiazzatara di quanto i mass-media fanno girare sull’argomento mutuando gli slogans di altri.

S’intende però che di una manifestazione di opposizione si tratta e quindi come tale va valutata. Quindi non si tratta di essere contrari, ma di capirne l’effettiva portata.

Intanto c’è da dire che queste manifestazioni, oltre alla superficialità di certi slogans, rappresentano più un collante provvisorio per rendere visibili i mille protagonismi ‘politici’ del variegato mondo degli alternativi che un obiettivo da centrare.

Immaginate: nel calderone ci sono quelli che stanno trattando col PD per avere un posto in parlamento, quelli come SEL che stanno a gambe divaricate tra il governo e un’opposizione ‘critica’, spezzoni di sindacalismo di ‘base’ che non riescono più a definire il loro ruolo, ma, soprattutto, l’insieme non ha una strategia di lotta che possa indicarlo come protagonista di una battaglia vera sul piano politico e di classe.

Per fare l’esempio principale, come si lega una manifestazione come quella del 27 con la situazione elettorale e dei partiti? Quelli che scendono in piazza votano o non votano? Sono capaci di inserirsi nelle grandi manovre in atto attorno alla crisi dei partiti per dare un’indicazione di non voto in modo da raccogliere la maggioranza degli italiani che sono contro Monti? Oppure queste scelte si debbono lasciare ai protagonismi ambigui di Beppe Grillo?

Certamente no. Ma se non si scioglie un nodo come questo si depotenzia l’ opposizione che il 27 si vuole esprimere in piazza e si consente che da una parte ci siano i grandi giochi di ricomposizione o di scomposizione politica e dall’altra che gli alternativi costituiscano un mondo parallelo e subalterno. Bisognerebbe dire che manifestare è una cosa seria e non uno sfogo occasionale che si ripete.

La questione elettorale non è l’unico nodo da sciogliere, ma in giro voglia di discutere non c’è. Ci si accontenta di facili slogan rispettando la tradizione.

Erregi

21 ottobre 2012

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