“Palestina non è solo massacro”

Nella storia del popolo palestinese, a partire dall’inizio dell’occupazione sionista, due cose si ripetono costantemente: gli eccidi e la logica nazista del governo israeliano.

 

 

 

PALESTINA
non è solo massacro 

Aginform logoAnche stavolta, con il riaccendersi dello scontro a Gaza, lo scenario non sembra cambiato. Ancora bombardamenti aerei e navali, truppe pronte a radere al suolo la striscia dove vivono un milione e mezzo di palestinesi e poi massacri e ancora massacri.

Però, seppure ci rimane difficile ragionare freddamente di fronte ai crimini del nazi-sionismo a cui, peraltro, va sempre la solidarietà dei paesi ‘democratici’ dell’occidente, stavolta il nuovo massacro di palestinesi sta avvenendo in un contesto che fa immaginare un aumento di difficoltà per i criminali di Israele. I nuovi crimini difatti stanno uscendo dalla routine con cui venivano accolti e stanno diventando qualcosa che gli israeliani e i loro protettori americani non avevano messo nel conto. La novità sta nel fatto che l’area mediorientale è diventata cosa diversa da quella di Mubarak e di Ben Ali. Americani e israeliani devono fare i conti con una situazione in movimento che non consente più di chiudere facilmente la partita palestinese consentendo alle truppe israeliane di fare il lavoro sporco senza conseguenze. Quando mai si era visto che egiziani, turchi e rappresentanti di altri governi arabi si precipitassero a Gaza e, assieme ad essi, financo il segretario dell’ONU? Israele continua a fare la voce grossa e schiera la sua tecnologia di morte, ma stavolta non ha più di fronte solo una popolazione indifesa e ignorata. L’efficacia degli strumenti militari si indebolisce in queste circostante. La stessa questione dei rapporti di forza in Medio Oriente si va modificando e non solo sul piano politico-diplomatico ma anche sul piano militare. Lo scontro in Giordania tra popolazione e governo sta crescendo, mettendo in crisi uno dei paesi a servizio degli americani e degli israeliani che ha il compito di blindare la frontiera della West Bank. Il Libano è sempre lì a ricordare agli israeliani la loro sconfitta nello scontro con gli Hezbollah, mentre l’Egitto non è più in grado di assicurare le frontiere ad occidente e nel Sinai.

Per Israele dunque la nuova fase militare li trova non all’attacco, ma sulla difensiva in previsione di altri e più importanti avvenimenti negativi.

Erregi

18 novembre 2012

 

 

http://www.aginform.org/gabri239.html

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