Rifiuti, Legambiente: rifiuti all’estero nuovo scandalo Alemanno, con 100 milioni tutta Roma passa al porta a porta.
Legambiente Lazio- Comunicato stampa
Roma, 21 novembre 2012
“Quello dei rifiuti all’estero è un nuovo scandalo, è folle che il Sindaco Alemanno voglia spendere 100 milioni di Euro dei cittadini romani per questa assurda operazione, quando con quella stessa cifra tutta la città potrebbe passare al porta a porta, far schizzare in alto i numeri della differenziata e ridurre enormemente la mole di rifiuti da trattare, seppellire o bruciare, chiudendo discariche e inceneritori -afferma Lorenzo Parlati, presidente di Legambiente Lazio-. Dopo un anno e mezzo con due inutili e dannosi commissari, voluti proprio da Alemanno e dalla Regione per delegare la soluzione del problema, siamo ad un punto morto. Eppure la soluzione è più che chiara, la si pratica in oltre 1.400 Comuni ricicloni nel Paese, che hanno anticipato di un anno gli obiettivi di legge per la differenziata: il Comune toglie i cassonetti dalle strade, e passare alla raccolta domiciliare, i numeri della differenziata in tre mesi schizzano in alto. Peccato nel nuovo modello della Capitale, avviato nel quarto Municipio, i numeri del porta a porta siano inconsistenti e si punti ancora una volta sugli obsoleti cassonetti.”
Legambiente è infuriata contro la nuova scelta del Comune di Roma e dell’AMA: nella delibera dell’azienda, secondo le cronache, si legge che per prelevare, trasportare e trattare i rifiuti non differenziati prodotti a Roma e attualmente in eccedenza (le quantità di materiali non differenziati che si stima di affidare a questo canale di smaltimento ammontano a cifre enormi, circa 350mila tonnellate per l’anno 2013 e di circa 210mila tonnellata per l’anno 2014) “la spesa complessiva massima presunta di euro 100.800.000, omnicomprensiva ma al netto dell’Iva se dovuta, graverà sul budget aziendale come segue: anno 2013, euro 63 milioni, 31.5 per la gara e 31.5 milioni per la procedura negoziata; anno 2014, euro 37 milioni e 800 mila”. Una cifra addirittura superiore ai 90 milioni dell’extra costo necessario a garantire tutta Roma al “porta a porta”, secondo la stima realizzata dai tecnici di Legambiente qualche tempo fa. Senza considerare che con il mancato conferimento in discarica, dovuto all’incremento della differenziata, si risparmierebbero altre decine di milioni e altre decine ancora con la vendita del materiale ai consorzi: un modo non solo per fare il porta a porta su tutta Roma, ma anche per diminuire la tariffa dei cittadini e pagare i debiti di parentopoli.
Allo stesso tempo, sul fronte del nuovo modello per la differenziata, proprio pochi giorni fa Legambiente con i comitati di quartiere aveva chiesto, in una affollata assemblea nel Municipio 4, di allargare subito i quartieri serviti col porta a porta, progettando gli interventi, eliminando i cassonetti mentre contestualmente erano da avviare tavoli quartiere per quartiere per affrontare i numerosi problemi che sta creando il nuovo sistema, anche tornando indietro rispetto al modello messo in campo. Nel Municipio dove sta partendo il nuovo modello per la differenziata, le proteste dei cittadini sono enormi: solo 26mila cittadini su oltre 200mila passeranno al porta a porta vedendo facilitata la possibilità di conferire i rifiuti differenziati, mentre tutti gli altri continueranno a mantenere la vetusta raccolta stradale, o peggio si tornerà indietro anche dove il folle “sistema duale” aveva almeno ottenuto di rimuovere il cassonetto per l’indifferenziato. Allo stesso tempo, si sta avviando una raccolta dell’organico con un normale enorme cassonetto stradale da 2.400 litri, senza alcuna protezione e nessuna possibilità di verifica dei conferimenti errati, con un sistema che non si pratica in questo modo in nessuna altra città.
In questo contesto, il piano sembra bello e confezionato: nuova proroga di Malagrotta, 25% dei rifiuti all’estero, sito provvisorio a Monti dell’Ortaccio nonostante tutte le istituzioni locali affermino la loro contrarietà e nonostante le proteste dei cittadini della Valle Galeria. E ancora, società mista pubblico privato per gestire gli impianti, anch’essa incomprensibile visto che in dote AMA porterebbe i proprio impianti già realizzati e funzionanti e quindi non si capisce cosa porterebbe il privato.
“Roma non può sbagliare sulla differenziata, che è la soluzione fondamentale al problema dei rifiuti, dopo le innumerevoli sperimentazioni fallite come l’ultima del “sistema duale”, si deve puntare sulla raccolta domiciliare porta a porta in modo esteso -afferma Cristiana Avenali, direttrice di Legambiente Lazio-. Allo stesso tempo, gli obiettivi di legge nazionali ed europei impongono un lavoro serio nella direzione della riduzione, del riuso e del riciclaggio, piuttosto che soluzioni fantasiose. E’ altrettanto assurda, in tal senso, l’ipotesi del Sindaco Alemanno circa la costituzione di una società mista AMA-privato: si afferma che servirebbe a far entrare il pubblico nella “parte più remunerativa del ciclo dei rifiuti, lo smaltimento” ma sarebbe AMA a “conferire i proprio impianti di trattamento e recupero rifiuti”, ossia i propri gioielli dal punto di vista industriale, mentre non si comprende proprio cosa conferirebbe il privato. Non vorremmo trovarci dopo anni devastanti per l’azienda dei rifiuti, tra scandali e indagini della procura, di fronte alla cessione a privati di suoi pezzi importanti. Un’altra privatizzazione mascherata di Alemanno dopo quella dell’Acea a scapito dei cittadini e della città, a favore della sua campagna elettorale.”
Ufficio stampa Legambiente Lazio