Scuola, quattro domande a Bersani

Interpretazioni di stampa annunciano contestazioni nel corso della chiusura della campagna per le primarie del segretario del Partito Democratico da parte dell’Assemblea genitori insegnanti delle scuole di Bologna e provincia.

L’Assemblea precisa che sarà certo presente al Paladozza venerdì sera ma semplicemente per ascoltare ciò che l’Onorevole Bersani risponderà o non risponderà in merito alle quattro domande inviate direttamente e a mezzo stampa mercoledì scorso (in allegato).

L’assenza o la presenza di tali risposte sarà il nostro termometro per giudicare, non altro.

Le quattro domande:
– Perché il Pd sostiene un progetto di legge che riduce la democrazia nelle scuole (Pdl 953/ex Aprea), un progetto contro cui si sono duramente pronunciati centinaia di Collegi dei docenti in questi giorni e decine di Consigli d’Istituto ed associazioni di genitori?

– Come pensa di “rimediare”, se sarà Presidente del Consiglio, ai tagli che hanno colpito così duramente la scuola pubblica, all’umiliazione e al discredito cui sono stati sottoposti i docenti tutti (di ruolo e precari) da molti anni a questa parte?

– Cosa pensa del fatto che in un momento di estrema crisi come quello che stiamo vivendo le risorse a favore delle scuole private siano rimaste inalterate se non aumentate, mentre la scuola pubblica ha perso 150 mila insegnanti e 8 miliardi di finanziamenti?

– A Bologna si terrà un referendum comunale consultivo con l’intento di interrogare i cittadini e le cittadine sull’opportunità o meno di erogare denari pubblici alle scuole private paritarie quando centinaia di bambini e di bambine che chiedono scuola pubblica restano fuori da ogni graduatoria e sono così costretti ad accettare un progetto formativo che non condividono.

Come è possibile, on. Bersani, che il suo partito a Bologna sia così ostile a una consultazione popolare, non solo prevista dallo Statuto del Comune ma che vedrebbe finalmente valorizzata quella partecipazione di cui tutti si fanno vanto di volere?

Il Pd sta sostenendo un grandissimo sforzo per permettere a decine di migliaia di bolognesi di esprimersi sulla scelta del loro candidato premier.

Non pensa che anche una consultazione referendaria sia un grande esercizio di democrazia e vada dunque sostenuto e insieme create le condizioni perché possa avere il massimo della partecipazione, per esempio prevedendone l’accorpamento con le elezioni politiche?

 

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GENTILE PIER LUIGI BERSANI, PERCHE’ NON RISPONDE?

On. Bersani,

nel maggio 2011 Lei venne a trovarci a Bologna, sotto il ginkgo biloba dove sostammo giorno e notte per un’intera settimana. Genitori e insegnanti avevano organizzato uno sciopero della fame a staffetta per protestare contro lo smantellamento della scuola pubblica. Sul nostro registro scrisse: “Quando toccherà a noi rimedieremo”.

Forse questo momento si sta avvicinando. Per questo, stavolta siamo noi a venire a trovare lei.
 

I segnali che il suo partito ha mandato al mondo della scuola dal giorno in cui scrisse quelle parole impegnative non sono incoraggianti.

Negli ultimi mesi, il Pd ha trovato un accordo con il PdL per varare una versione parzialmente emendata (ma pur sempre pessima) del famigerato disegno di legge Aprea. Il testo è stato approvato in gran fretta dalla Commissione Cultura e Istruzione della Camera, alla quale è stato affidato in sede legislativa (quindi senza necessità di essere discusso e votato in aula) con una procedura a dir poco discutibile. E’ una legge che riduce la democrazia nelle scuole e accentua ulteriormente la deriva accentratrice e dirigista dell’”autonomia scolastica”, o meglio di quella versione degradata dell’autonomia che il suo partito ha assunto come pensiero unico e indiscutibile. Nel maggio scorso – insieme ad altri quindici comitati e associazioni per la scuola pubblica – le scrivemmo una lettera aperta su questo argomento, ma non ci ha mai risposto. Perché, on. Bersani?

Non trova che questo atteggiamento sia in contraddizione con ciò che sta dicendo a proposito della partecipazione dei cittadini nella sua campagna per le primarie? Ci riproviamo ancora: riproduciamo la lettera sul retro di questo volantino, perché il suo contenuto rimane attuale ed è ancora più urgente che il suo partito si fermi a riflettere prima che l’imminente approvazione definitiva al Senato renda irreversibile questo scempio. Se così non fosse, il suo “rimedieremo” lascerebbe il sapore amaro di una beffa.

In queste settimane la scuola è tornata a riempire le prime pagine dei giornali per la questione dell’orario degli insegnanti, il cui incremento è stato spacciato come soluzione definitiva dei problemi. Lei si è espresso contro questa soluzione, che al momento sembra accantonata (o è solo rinviata?) Ma cosa dice dei tagli massacranti ai finanziamenti degli istituti studiati per “compensare” il mancato aumento dell’orario di lavoro, che era finalizzato (fra le altre cose) a una ulteriore contrazione di risorse per la scuola pubblica?

E come pensa di rimediare, in futuro, all’umiliazione cui sono stati sottoposti i docenti (di ruolo e precari) da molti anni a questa parte, fino a questo vergognoso tentativo di discredito?

Oggi lei torna a parlare a Bologna. In questa città si sta concludendo con grande successo la campagna di raccolta firme per il referendum consultivo sul finanziamento alla scuole private. Il suo partito ha manifestato in numerose occasioni la propria contrarietà al referendum, con toni accesi e spesso intolleranti. Come è possibile, on. Bersani, che il suo partito sia così ostile a una consultazione popolare, prevista dallo Statuto del Comune? La democrazia del suo partito si ferma forse alle primarie?

Come vede le ambiguità e i punti controversi sono molti, on Bersani. Dobbiamo pensare che il suo “rimedieremo” sia solo retorica?

Assemblea genitori insegnanti delle scuole di Bologna e provincia

www.assembleascuolebo.org

 

LETTERA APERTA A PIER LUIGI BERSANI SUL PROGETTO DI LEGGE PER IL GOVERNO DELLE ISTITUZIONI SCOLASTICHE (4 maggio 2012)

 

Caro Pier Luigi Bersani,

sta per essere approvata la legge sull’autogoverno delle istituzioni scolastiche. Il Pd, che è stato fin qui determinante per la stesura e l’accelerazione dell’iter del testo che unifica proposte di vari partiti, la giudica una buona legge. Per noi non lo è affatto.

Non lo è perché, nonostante ci si sforzi di negarlo, è molto simile alla prima parte della proposta di legge Aprea presentata nel 2008, alla quale il Pd – finora – si era sempre dichiarato contrario.

Non lo è perché si basa su una distinzione tra funzioni di indirizzo e di gestione che determina uno svuotamento delle funzioni di quello che ora è chiamato Consiglio di istituto (e che nel nuovo testo si chiama Consiglio dell’autonomia) e un accentramento di potere nelle mani del dirigente.
Non è una buona legge perché vengono stravolti i criteri di rappresentanza delle componenti che vivono e lavorano nella scuola: scompaiono i consigli di classe, i rappresentanti di classe, le assemblee e i comitati dei genitori, le assemblee degli studenti, i rappresentanti del personale tecnico e amministrativo. Secondo la proposta, saranno i singoli Consigli dell’autonomia a prevedere norme al riguardo nei regolamenti di istituto, senza alcun vincolo, senza stabilire che tipo di rappresentanza, quali poteri, quali meccanismi di nomina, quale agibilità all’interno della scuola.

Non è una buona legge perché alla crisi degli istituti di partecipazione introdotti dal legislatore nel 1974 si risponde rendendo quella crisi ancora più grave, in quanto la proposta rende la rappresentanza indeterminata, differenziata, frammentata, e propone una scorciatoia “dirigista” in luogo della necessaria elaborazione di nuove e più incisive forme di autogoverno.

Non è una buona legge perché introduce l’autonomia statutaria delle singole scuole, un passaggio davvero eccessivo se pensiamo che l’autonomia statutaria è riconosciuta ai Comuni, cioè all’ente territoriale che rappresenta l’intera comunità e che esprime i suoi organi di governo attraverso elezioni a suffragio universale.

Non è una buona legge perché l’autonomia che ne deriva non è quella che serve alla scuola: un’autonomia didattica e organizzativa in grado di valorizzare le competenze educative dei docenti, le forme di autogoverno che coinvolgono in modo attivo e non formalistico tutte le componenti che vivono nella scuola, i legami con le opportunità educative e la realtà sociale del territorio. Sarà invece un’autonomia fondata sulla separazione, l’autoreferenzialità e la parcellizzazione, un’autonomia centrata su un dirigente scolastico nominato dall’alto, un’autonomia più attenta alle logiche aziendali (competizione e mercato) che al progetto educativo e ai bisogni sociali.

Non è una buona legge anche per altre ragioni che saremmo lieti di spiegarle se ci ascoltasse. Ma è proprio la mancanza di ascolto il motivo che – prima ancora di tutti gli altri – rende questa proposta di legge una cattiva proposta di legge. La revisione e unificazione dei testi, infatti, è avvenuta in poche settimane nel comitato ristretto della VII Commissione della Camera. Nessuna informazione, nessuna trasparenza, nessun coinvolgimento del mondo della scuola. Nessuno ne ha saputo nulla fino all’ultimo, e ora rischiamo di non saperne più nulla fino all’approvazione finale.

Non è una buona legge quella che viene varata in fretta e in segreto, non è una buona legge quella che manda in soffitta senza alcun confronto pubblico l’intero sistema degli organi collegiali, che – pur con tutti i loro limiti – erano stati varati in ben altro clima partecipativo.

Non è una buona legge quella che si abbatte sul sistema scolastico senza dare ascolto alle sue componenti. Questo era il metodo di Moratti e Gelmini, ovvero il metodo di Berlusconi. Non pensavamo potesse essere anche il metodo del Pd.

Il suo partito si fermi a riflettere. Ascolti le nostre ragioni, prenda sul serio le nostre obiezioni, esamini le nostre proposte. Stabilisca un confronto non formale e non puramente simbolico tra noi e i parlamentari e i tecnici del suo partito che stanno lavorando alla legge. E infine, pretenda che la legge esca dalle commissioni e venga portata in aula, con i giusti tempi, la dovuta trasparenza e il necessario dibattito pubblico.
 

Associazione “Una nuova primavera per la scuola pubblica” / Retescuole, Milano / Assemblea delle scuole, Bologna / Coordinamento dei Presidenti dei consigli di Circolo e di Istituto di Bologna e provincia / Comitato bolognese Scuola e Costituzione / La scuola siamo noi, Parma / Comitato genitori ed insegnanti per la scuola pubblica, Padova / NapoliScuole – Zona Franca / Coordinamento Genitori Nidi Materne Elementari Medie, Torino / Coordinamento delle scuole secondarie, Roma / Comitato Genitori Istituto comprensivo, Castel Maggiore (Bo) / Coordinamento provinciale Presidenti Consigli di istituto, di circolo e Comitati genitori, Modena / Genitori e Suola – Coordinamento Nazionale Comitati e Genitori della Scuola / Coordinamento Provinciale Presidenti Consiglio d’Istituto, di Circolo e Comitati Genitori di Modena / Assemblea Difesa Scuola Pubblica Vicenza / Direttivo Nazionale dei CIP
 

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