“Emma Bonino e Chico Forti”

La Senatrice Emma Bonino si è rumorosamente unita ai sostenitori di Enrico Chico Forti, l’italiano condannato in Florida all’ergastolo lwop, senza possibilità di rilascio anticipato, per l’assassinio di Dale Pike avvenuto il 15 febbraio del 1998.

chico fortiLa Signora Bonino considera il normalissimo processo cui è stato sopposto Forti un caso di malagiustizia. Malagiustizia resa evidente dalla mancanza di “prove specifiche” nella sentenza.

“La sentenza stessa è abbastanza impressionante, nel senso che nella sentenza di condanna all’ergastolo lwop non si fa riferimento a nessuna prova specifica (…) si fa riferimento a emozioni o sensazioni (…) espresse dalla giuria. (…) Per chiunque creda nello stato di diritto anche solo a leggere la sentenza viene la pelle d’oca. Perché, ripeto, per un ergastolo lwop non c’è riferimento ad una prova specifica.” (Milano, 17 novembre, conferenza stampa “una Chance per Chico”)

E’ evidente che la Signora Bonino non ha la più pallida idea del funzionamento del sistema giudiziario americano in cui i verdetti, e le sentenze, non sono motivati e le giurie non devono illustrare le loro decisioni, nemmeno se spediscono l’imputato al patibolo, ma solo essere unanimi.

Forti è stato condannato per avere commesso un murder of the first degree, reato per il quale la sentenza obbligatoria, nel caso non sia stata chiesta la pena capitale, è appunto l’ergastolo lwop.

Non mi stupisco se tanti sprovveduti esponenti al mondo dello spettacolo abbiano sposato le tesi innocentiste del Forti, ma mi chiedo come sia possibile che persone appartenenti alla classe politica, come la Signora Bonino, non si siano minimamente informati prima di prenderne le parti. Eppure bastava una telefonata.

Non si pretende certo che passino le nottate sui libri di diritto americano, ma ci si interroga sul criterio con cui prendono le decisioni veramente importanti, quelle che riguardano tutti noi.

Claudio Giusti
 

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