“Chico Forti, un caso ‘non’ chiuso”

Pubblichiamo una lettera pervenuta in redazione nel cui contenuto viene contestata la posizione di Claudio Giusti riguardo il caso di Chico Forti.

 

CHICO FORTI: UN CASO NON CHIUSO

chico fortiSembra venuto il momento di rispondere per le rime ad uno squallido personaggio che, mascherandosi da “difensore dei diritti umani”, sta perseguendo via internet una campagna di persecuzione ossessiva e diffamatoria, con calunnie e tortura psicologica, contro Chico Forti.

E bravo il Dott. Claudio Giusti! Finalmente compare all’orizzonte una persona competente, a differenza di tutti: avvocati, criminologi, magistrati, giornalisti, politici, studiosi di Diritto che da tredici anni si stanno battendo per poter provare che Enrico Forti, detto Chico, è stato condannato per un delitto, che non ha mai commesso.

Sono incredibili la cattiveria e la presunzione con cui questo Giusti contatta imperterrito, come una goccia cinese al vetriolo, i blog in Italia ed all’estero, le riviste e i giornalisti che seguono il caso Forti per fare notare, come tutti siano ignoranti, tutti siano stati circuiti dalla famiglia e dagli amici di Chico Forti, che avrebbero inventato delle storie, delle “frottole”, per provare la sua innocenza.

Su cosa si basa la tesi del Giusti? “La famiglia di CF non ha pubblicato gli atti del processo perché ne risulterebbe la sua colpevolezza.”

Alla luce di certe pressapochistiche informazioni, il Giusti ha cominciato anche a fornire false notizie, tipo “Anthony Pike, il padre della vittima, non ha mai testimoniato al processo”.

La famiglia ha detto che, nel tentativo di indurlo alla ragione, ha provveduto a fargli avere il documento in cui erano citati il giorno e l’ora in cui Anthony Pike ha deposto come testimone dell’accusa al processo. Ma tant’è: Giusti non ha riconosciuto neanche la validità di quel documento, dicendo che dalla sua ricerca presso l’archivio dello Stato della Florida risultava che questa testimonianza non era presente.

Ora, se il Giusti non si fida neanche di quell’unico documento che gli è stato fatto pervenire, come può pretendere che gli sia dato modo di consultare altri documenti quando si rivela chiaramente come una persona prevenuta e disposta a tutto pur di dare sfogo al suo ingiustificato rancore?

La famiglia lo ha detto e ripetuto all’infinito: poichè il destino di Chico non è ancora segnato ed il caso può essere ancora riaperto, d’accordo con i suoi legali, non rilasceranno pubblicamente gli atti per evitare strumetalizzazioni ed interferenze.

Andando a vedere alcuni interventi del Giusti ci si imbatte in affermazioni alquanto sorprendenti (cito le sue parole): “il sistema giudiziario americano è arbitrario, capriccioso e assolutamente incoerente e imprevedibile”, “gli americani non fanno i processi, non fanno gli appelli e non motivano le sentenze”, “le prigioni americane sono dei gulag e che il Paese che si proclama paladino della libertà e della democrazia, mantiene nelle sue carceri più di sei milioni di persone, una cifra che supera il numero di persone incarcerate da Stalin nella epoca ben più dura dei gulag. E che il processo americano “funziona” perché non si fanno i processi e se si fanno, sono per lo più sommari e basati sul plea agreement dell’imputato, cioè sul patteggiamento”.

Se veramente Claudio Giusti la pensa così, perché invece nel caso di Chico Forti il sistema giudiziario americano sarebbe stato ineccepibile? Perché proprio nel caso di Forti la giustizia del tribunale di Miami sarebbe stata impeccabile nel definire Chico Forti colpevole oltre ogni ragionevole dubbio, anche senza avere in mano uno straccio di una prova?

La domanda che tutti si pongono è questa: “Ma chi è questo Giusti e che cosa vuole ottenere con questa incomprensibile campagna dissacratoria nei confronti di Chico Forti?”.

Ecco come spiega Claudio Giusti il suo accanimento contro Chico Forti: “Questa faccenda produrrebbe il solito polverone italiano se non fosse che proprio in Florida sta iniziando una campagna per salvare il condannato a morte italo-americano Anthony Farina e le intenzioni degli amici del Forti aumentano le difficoltà degli abolizionisti. Farina ha ricevuto la pena capitale per l’omicidio di cui è stato complice nel 1992. Utilizzando la sua discendenza italiana e continuando la centenaria tradizione abolizionista del nostro paese, alcune organizzazioni italiane si sono attivare perché a Farina sia concessa la cittadinanza e il nostro governo segua ol suo appello federale. Purtroppo gli abolizionisti si troveranno continuamente a inciampare nelle prefiche piangenti la sorte dell’amato Chico, mentre in Florida dovranno costantemente distinguere la loro campagna da quella del Forti”.

Il ragionamento demenziale del Giusti è che gli sforzi fatti per far ottenere a Chico Forti la revisione del processo, ostacolano quelli fatti per salvare la vita a questa persona.

Ma chi è Anthony Farina? Anthony Farina è un ragazzo di discendenza italiana che viveva in Florida e lì è recluso. E’ un assassino reo confesso che quando aveva 18 anni è entrato assieme al fratello (armati di pistola e coltello) in un fast food “Taco Bell” della Florida per una rapina. Ha approfittato del fatto che proprio lui stesso ci aveva lavorato e conosceva tutti i movimenti di impiegati e cassa. Hanno sparato a tutti i presenti e usato il coltello con l’ultima vittima perché la pistola non funzionava più. Di tre persone ferite gravemente, una ci ha lasciato la pelle. Anthony e il fratello sono stati riconosciuti dalle vittime e condannati a morte per omicidio. Ma al fratello di Anthony, che era un minorenne di 17 anni al momento del fatto, la pena capitale è stata successivamente commutata in ergastolo mentre ad Anthony la pena capitale è stata confermata in appello nel 2008.

Il Giusti si equivoca: quello di Anthony Farina è un caso umano in cui le organizzazioni come la sua, orientate contro la pena di morte, stanno cercando di salvare la vita ad un uomo indipendentemente dal fatto che sia un criminale assassino reo confesso.

Il principio contro la pena di morte è sacrosanto.

Ma quale principio sancisce il diritto di sacrificare qualcuno per salvare qualcun altro?

Perdippiù quando i due casi sono così assolutamente diversi e quando le azioni per salvaguardare i diritti umani sono le stesse e in nessun modo possono essere viste d’intralcio l’una con l’altra.

Solo una mente contorta può pensarla in maniera contraria.

Sembra invece fondata la sensazione che il Giusti voglia cavalcare l’onda della “riuscitissima campagna mediatica che è stata portata avanti dagli amici e sostenitori di Chico Forti” per persegiure i suoi fini abolizionisti.

Per raggiungere lo scopo di mettere in vista il caso di Anthony Farina è assurdo che Claudio Giusti cerchi di “distruggere” Chico Forti gettando fango sulla sua già martoriata immagine screditando chiunque creda alle “frottole” della sua innocenza, sperando che i sostenitori lo abbandonino credendo alle assurde e infondate affermazioni di colpevolezza con le quali il Giusti inonda indistintamente il web.

Questo Giusti sostiene di aver partecipato più di 30 anni fa alla cerimonia di apertura di Amnesty International Italia (lo mette in calce a tutte le sue lettere per intimorire i lettori, anche se si tratta di acqua passata – ha militato in Amnesty negli anni 80). Il suo modo di agire è semplicemente disdicevole e non fa certamente onore alla stimatissima organizzazione di Amnesty International, che egli sbandiera orgoglioso come suo fiore all’occhiello a sostegno dei suoi autorevoli interventi.

“Chico Forti è colpevole – as guilty as hell!”. Come fa Claudio Giusti ad affermare questa cosa se non ha neppure letto gli atti del processo? Egli ammette di essersi fatto un’opinione leggendo tutto quello che ha trovato sul caso Forti su internet e su un libro pubblicato nel febbraio del 2007, cioè molto prima che venisse completato il dettagliato ed inedito report (firmato da stimatissime figure professionali quali il giudice Ferdinando Imposimato e la Dott.ssa Roberta Bruzzone) che è stato presentato al Ministro Giulio Terzi nel maggio di quest’anno.

Claudio Giusti accusa le persone di essere dei creduloni che si sono fatti soggiogare dagli amici di Chico Forti quando per sua ammissione il suo stesso “sapere” sul caso Forti è unicamente basato sull’insieme di informazioni che egli ha trovato in rete.

Chi è qui il credulone?

Comunque resta il dubbio del motivo di tanta ostinazione da parte del Giusti contro Chico Forti che non solo non è nella posizione di rispondergli personalmente, ma subisce già da tredici anni il peso di un’ingiusta detenzione, che ha rovinato la vita a lui e alla sua famiglia.

Sarebbe interessante sapere chi c’è dietro al Giusti.

Si vergogni comunque a sbandierare ai quattro venti il suo attivismo a difesa dei “Diritti Umani” – sembra difficile immaginare persona più “disumana” di lui.

Frank Batalla

 

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