“Vorrei chiedere scusa riguardo a Chico Forti”

Ammettere i propri errori è sempre sgradevole, ma questa volta devo proprio farlo. Confessarlo mi addolora, ma ho commesso un grave errore riguardo al caso di Enrico Chico Forti, l’italiano che sta scontando l’ergastolo in Florida”.

 

 

 “E’ meglio essere feriti dalla verità che consolati da una menzogna”
Khaled Hosseini, Il Cacciatore di aquiloni

 

Ammettere i propri errori è sempre sgradevole, ma questa volta devo proprio farlo. Confessarlo mi addolora, ma ho commesso un grave errore riguardo al caso di Enrico Chico Forti, l’italiano che sta scontando l’ergastolo in Florida. La scorsa estate ho acquistato il libro che il giudice Lorenzo Matassa ha dedicato al caso e mi sono limitato a sfogliarlo. Avevo letto l’edizione presente sul sito di Albaria e tanto mi bastava. Purtroppo ho scoperto che la ricostruzione degli avvenimenti fatta da Matassa è completamente diversa da quella riportata da Albaria che invece pubblica una grossolana alterazione di quanto accaduto a Miami 15 anni fa. Se avessi avuto il buon senso di leggere il testo del giudice non avrei perso tanto tempo dietro le bugie del Forti.

 

Secondo Forti e i suoi amici gli avvenimenti si sono svolti così.
Alle 18.00 di domenica 15 febbraio 1998 Forti prende in consegna la vittima Dale Pike all’aeroporto di Miami. Lungo la strada si fermano e Dale telefona da una cabina cambiando programma. Chiede di essere portato al Rusty Pelican di Key Biscane dove lo aspettano e prega Forti di non farne parola con il padre Anthony Pike. Mercoledì 18, tre giorni dopo, Forti si reca a New York per incontrare Pike padre. Non lo trova e viene a sapere dell’assassinio di Dale. Torna a Miami e il giorno dopo si reca, dietro consiglio dell’amico poliziotto Gary Schiaffo, alla polizia. Qui lo interrogano e gli dicono, mentendo, che è stato assassinato anche Anthony Pike. Forti si spaventa come un cucciolo e nega di avere incontrato Dale Pike la domenica precedente. Oggi si giustifica così: “Ho mentito perché loro mi hanno mentito. Mi hanno messo in una situazione di paura. In una situazione dove, senza l’appoggio di un avvocato, dovevo dare una risposta che avrebbe potuto compromettere la mia vita”. Questa “piccola bugia”, volontariamente ritrattata il giorno dopo, sarebbe stata la causa di tutti i suoi guai.

 

Nella ricostruzione fatta dal giudice Matassa gli avvenimenti si svolgono in maniera totalmente diversa. Forti mente sull’arrivo di Dale Pike per quattro giorni e lo fa “fino al momento in cui l’evidenza degli accertamenti della polizia non lo obbligò ad ammetterla”. Il libro del giudice non è privo di pecche. Ci sono errori di traduzione, errori sui fatti e sul diritto penale americano, ma è basato su i verbali del processo che la famiglia Forti si ostina pervicacemente a non pubblicare ed è l’unica fonte attendibile a nostra disposizione.

 

I fatti come sono andati.

Enrico Chico Forti si incontra con Dale Pike alle 18.00 di domenica 15 febbraio 1998. Salgono in macchina e Pike non sarà più visto vivo. Forti si dirige immediatamente a sud, verso la spiaggia dove 24 ore dopo troveranno il cadavere, mentre avrebbe dovuto prendere la direzione opposta. Forti afferma che durante il tragitto Pike telefona e chiede di essere portato al Rusty Pelican, ma non spiega perché non abbia offerto il suo telefonino e perché non si sia poi preoccupato di rintracciare il numero chiamato dalla vittima. Alle 19.16 telefona alla moglie da un posto vicinissimo a quello dove sarà trovato Dale Pike morto e dice che non è arrivato. Versione che manterrà nei tre giorni successivi con tutti: con suo suocero, con Knott, con il suo avvocato civilista, con il padre della vittima, ecc.


Mercoledì 18 febbraio ore 17.30, Chico Forti arriva a New York per incontrare il padre della vittima Anthony Pike in aeroporto. Non trovandolo (perché è sotto protezione della polizia) telefona alla signora Fredericks da cui apprende dell’assassinio di Dale, ma non ne sembra stupito. Torna a Miami, chiama Gary Schiaffo e gli dice che non ha incontrato né Dale né il padre. Non si spiega perché non abbia invece interpellato il suo famoso avvocato civilista, il senatore Paul Steinberg.

L’indomani, giovedì mattina, telefona alla centrale di polizia e anche in questa occasione mente dicendo di non avere incontrato la vittima Dale Pike: posizione che manterrà anche la sera, quando si reca personalmente in centrale. Nessuno gli ha mentito, nessuno ha tentato di spaventarlo. Forti mente alla polizia come ha mentito a tutto il mondo.

 

Venerdì sera Forti torna in centrale, non per ammettere la sua bugia, ma per continuare la recita. Continua a mentire sull’arrivo di Dale Pike anche dopo l’arresto e “solo quando comprese che la polizia aveva le videoregistrazioni degli arrivi all’aeroporto di Miami e la prova di una chiamata in uscita dal suo cellulare (da una zona non lontana dal luogo dell’omicidio) allora ammise di avere prelevato Dale.” Solo a questo punto gli raccontano la balla dell’assassinio di Anthony Pike.

 

I generosi sforzi degli amici di Forti per imporre le regole italiane nel diritto statunitense cozzano contro la realtà dei fatti e le sentenze Miranda e Frazier della Corte Suprema. I diritti Miranda si leggono a chi è in custodia e non ai sospettati, e la polizia ha tutto il diritto di ingannare l’accusato. Chico non è stato attirato in una trappola, non è stato ingannato e non era in stato d’arresto fino a venerdì sera.

 

Questa faccenda per me è chiusa per sempre come lo è per la giustizia americana e mi chiedo come possa il governo italiano impegnarsi nella liberazione di una persona evidentemente colpevole.

Claudio Giusti

 

P.S.

In attesa che la pubblicazione degli atti processuali metta una pietra sopra le sgangherate attestazioni d’innocenza del Forti ne allego un breve elenco. 

 

In America verdetti e sentenze NON vengono motivate e non vi sono certamente delle “prove concrete” da cercarvi. La storia della sentenza basata su di una sensazione appare solo nel giugno del 2009. E’ evidente che si tratta dell’ennesima frottola, sempre che non ci sia qualcuno disposto a credere che una cosa così importante non sia stata presa in considerazione per una decina di anni.

 

La quantità industriale di bugie prodotte dal Forti è stata la ragione per cui i suoi difensori si sono ben guardati dal metterlo sul banco dei testimoni, dove il Procuratore lo avrebbe fatto a pezzi.

Questo NON ha avuto alcun peso sull’esito del processo perché l’Accusa chiude sempre le arringhe.

 

Durante la libertà provvisoria Forti ha falsificato dei documenti notarili allo scopo di costruirsi un alibi. Di questa circostanza NON se ne parla MAI.

 

La giuria è stata definita “impreparata”, ma le giurie lo sono per definizione. I giurati devono formulare il loro verdetto esclusivamente sui fatti esposti in aula.

 

Il giudice Victoria Platzer è stata in polizia, ma dal 1976 al 1983, ed è diventata magistrato nel 1994. Non ha partecipato alle indagini sul delitto Versace e sul suicidio di Cunanan. Non è stata lei ad accettare il patteggiamento di Knott e non ha nulla a che fare con la presunta assoluzione di Chico Forti dalle accuse di Truffa. 

 

Thomas Knott NON ha testimoniato al processo. Ha patteggiato le sue accuse e non quelle di Forti. Ha scontato una condanna a tre anni ed è stato rispedito in Germania. Il resto son frottole.

 

Chico Forti NON è stato assolto dalle accuse di truffa. La Procura le ha sospese perché lo stava processando per un delitto ben più grave e al processo la truffa è stata il movente del delitto.

 

Il processo è definito “lampo” mentre è stato un procedimento con ben 18 udienze.

 

In America è piuttosto difficile ottenere un appello. Non stupisce quindi che nessuna corte si sia degnata di prendere in considerazione i quattro stracci proposti da Forti.

 

Si pretende che una firmetta faccia saltare tutto il processo. Solo chi crede alla balla del complotto contro Forti può pensare che una corte americana lo faccia.

 

Si chiede che Obama apra le porte dell’appello alla Corte Suprema. Voglio proprio vedere.  

 

http://www.osservatoriosullalegalita.org/12/acom/06giu1/0909giustipenam.htm

http://www.osservatoriosullalegalita.org/12/acom/07lug2/2023giustipenam.htm

http://byebyeunclesam.wordpress.com/2012/07/30/sul-caso-chico-forti-e-lamerican-gulag/

http://lavalsugana.it/home/brevi/item/4590-claudio-giusti-e-gli-anatemi-sul-caso-chico-forti.html

http://www.trentinolibero.it/cronaca/cronaca/cronaca-nazionale/3264-chico-forti-caso-chiuso.html

http://www.astrangefruit.org/index.php/it/risorse/1040-su-chico-forti-ovvero-la-ricerca-si-fa-con-i-documenti-che-ci-sono

http://www.astrangefruit.org/index.php/it/risorse/956-sulla-presunta-innocenza-di-enrico-chico-forti

 

Dott. Claudio Giusti

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