“Smettiamola di preoccuparci del lavoro”

“Il lavoro salariato dopo averci tolto qualsiasi possibilità di provvedere a noi stessi, se non prostituendoci in cambio di una miseria da spendere nei supermercati per procurarci ciò che ci serve, diventa un privilegio per pochi”.

SMETTIAMOLA DI PREOCCUPARCI DEL LAVORO
Il lavoro salariato, quello destinato al mercato, dopo averci tolto qualsiasi possibilità di provvedere a noi stessi, se non prostituendoci in cambio di una miseria da spendere nei supermercati per procurarci ciò che ci serve, diventa un privilegio per pochi. Siamo in trappola. Dobbiamo avere il coraggio di gridare in faccia a mercanti, multinazionali, banche, fondi pensione: “Possiamo fare a meno di voi”. “L’unico modo per conciliare dignità sociale e sostenibilità ambientale è smetterla di preoccuparci per il lavoro – dice Francesco Gesualdi – La domanda giusta da porci non è come si fa a creare lavoro, ma come si fa a garantire a tutti una vita dignitosa, utilizzando meno risorse possibile, producendo meno rifiuti possibili e lavorando il meno possibile”. Qualche passo in questa direzione? Riduzione dell’orario di lavoro, scambi non monetari, sull’esempio delle banche del tempo (foto), cooperative autogestite da lavoratori e consumatori, totale ripensamento dell’economia pubblica L’ARTICOLO COMPLETO

Lavorare meno e viver meglio

La moneta greca che batte l’euro

Dalla precarietà alla convivialità

COMUNITA’ INSORGENTI
Il territorio è l’obiettivo del capitale, ma può essere la sua debacle. Il 16 novembre a Pisa, Napoli, Gradisca di Isonzo e in Val di Susa le comunità locali saranno in cammino e chiamano a raccolta chi ha deciso di non stare più a guardare L’ARTICOLO COMPLETO

LA BANCA DELLE TERRE
Censire e mettere a disposizione subito terreni abbandonati o incolti. Le ragioni sono molte ed evidenti. Ecco come e dove. Riprendiamoci la terra L’ARTICOLO COMPLETO

SE SBAGLIEREI I CONGIUTIVI
“Conoscevo uno a Gemonio, che poi ha avuto un certo successo in politica. Io sono di vicino a Laveno, da lì a Gemonio sono tre passi e uno sputo. Quel giovanotto farneticava in modo sciatto di nazione lombarda e indipendenza, e a noi tutti sembrava la dimostrazione che il pesce di lago ha poco fosforo. Ma poi scoprii la questione dei congiuntivi: li diceva corretti quando parlava con chi era più potente di lui e li confondeva coi condizionali quando parlava “al suo popolo”: sì, sbagliava apposta. Strano, no? Perchè? era una domanda da farsi, sicuramente. Me la feci e formulai questa risposta…” (CONTINUA QUI)

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La campagna Nome Comune di persone, ovvero perché molte persone hanno deciso di sostenere Comune-info

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LA CRESCITA E’ NEMICA DELLA VITA
“I contadini del mondo, che forniscono il 72% del cibo, non producono. Le donne che allevano o compiono la maggior parte dei lavori di casa non rientrano nel paradigma della crescita neppure loro – spiega Vandana Shiva – Una foresta vivente non contribuisce alla crescita, ma quando gli alberi sono abbattuti e venduti come legname, allora abbiamo crescita. L’acqua disponibile come bene comune condivisa liberamente e protetta da tutti provvede a tutti. Tuttavia non crea crescita. Invece quando la Coca Cola crea un impianto, estrae l’acqua e riempie di essa bottiglie di plastica, l’economia cresce. Ma l’acqua estratta oltre la capacità della natura di rinnovamento e rifornitura crea una carestia d’acqua; le donne sono costrette a percorrere distanze più lunghe in cerca di acqua potabile. Nel villaggio di Plachimada, nel Kerala, quando la distanza da percorrere per l’acqua è diventata di dieci chilometri, le donne hanno detto ‘quando è troppo è troppo, non possiamo camminare oltre, l’impianto della Coca Cola va chiuso’. Il movimento che le donne hanno avviato ha portato alla chiusura dell’impianto” L’ARTICOLO COMPLETO

Mettiamo in comune 

È il mondo di tutti, dicono le donne, cambiamolo [Veronika Bennholdt-Thomsen]

Critica all’economia della crescita (feminist style)

NON C’È MODI DI RESTARE NEUTRALI
Una cultura basata sul presupposto, insano, della crescita illimitata favorisce guerre di tutti i tipi e considera gli animali prodotti. Eppure esiste un modo con il quale ognuno di noi può svolgere un ruolo quotidiano decisivo per smetterla con quella cultura… L’ARTICOLO COMPLETO

E LO STAGNO DEGLI SMARTPHONE?
I colossi dell’elettronica parlano spesso di responsabilità sociale ma tacciono, o danno risposte evasive, sulla provenienza e le condizioni di lavoro nella produzione dello stagno necessario alle saldature delle placche elettroniche degli smartphone o dei tablet. Si può ragionevolmente supporre, tuttavia, che almeno il 30 per cento dello stagno attualmente utilizzato provenga dall’industria mineraria indonesiana di Bangka, dove ogni settimana almeno una persona muore di lavoro L’ARTICOLO COMPLETO

FARE IL PANE. INSIEME
Prendete un paese come la Gran Bretagna e troverete, tra le altre cose, un forno ad Aberdeen gestito da una piccola impresa sociale che propone esperienze di lavoro a decine di adulti con problemi di apprendimento; la Better health bakery a Londra che offre corsi di collocamento sul fare il pane per adulti che vivono con problemi di salute mentale. Dough Devils, invece, è una cooperativa di Manchester gestita da ex detenuti che fa dell’autoproduzione del pane il suo punto di forza. E ancora Paul Youd, a Taunton nel Somerset, promuove corsi sul pane per genitori e figli nei ricoveri per senza dimora mentre allo Yeatman hospital di Sherborne nel Dorset, il gruppo locale di salute mentale organizza gruppi di pianificazione per pazienti anziani con demenza e prepara un libro di ricette. Fare il pane insieme, ovvero ricomperre relazione sociali, guardare il mondo in modo diverso, prendersi cura di persone con reciprocità, sperimentare il cambiamento IL DOSSIER COMPLETOIL TOP DEL GIORNALISMO ITALIANO E IL MINISTRO TESTIMONIAL
Il ministro piazzista “inconsapevole” dei cacciabormabardieri va a “Servizio Pubblico”. Il Gotha del giornalismo italiano non ha nulla da domandare sullo spot presentato a New York dalla Lockheed per promuovere gli F-35 L’ARTICOLO COMPLETOLA SFIDA DELLA PARTECIPAZIONE
L’11 novembre (alle 14.30) si terrà all’Università Roma Tre Dipartimento Architettura un incontro per confrontarsi sullo stato dell’arte dei processi partecipativi nei territori, prendendo spunto dal libro “Democrazia Emergente, la stagione dei Bilanci Partecipativi a Roma e nel Lazio” (Gangemi), che raccoglie interventi di diversi autori. Di seguito, la prefazione del libro di Giovanni Allegretti. L’ARTICOLO COMPLETO

OBIETTIVO RI-ABITARE LA CITTA’
“Riqualificare, valorizzare o riconvertire vuol dire mettere in condizione di ‘ri-abitare’ la città esistente – dice Giovanni Caudo, assessore alla Trasformazione urbanistica del Comune di Roma – L’opposto dell’espansione indiscriminata, senza vantaggi per le persone o le imprese”. Intervista all’assessore ed ex docente di urbanistica che, più di altri, si trova alle prese con un sistema costruito finora sull’espansione infinita L’ARTICOLO COMPLETO

IL DIRITTO DI SPORCARSI
Un disegno realizzato da ragazzi di un liceo artistico insieme a bambini di un asilo nido e i loro genitori, e un’associazione locale. A Bologna, un laboratorio del saper fare per una città a misura di bambino e bambina L’ARTICOLO COMPLETO

IL 28 NOVEMBRE SARA’ UN PRANZO DI GALA
Il tentativo di sgombero dello Scup, spazio occupato nel quartiere San Giovanni di Roma, è annegato in un cappuccino. La colazione di massa preparata per accogliere l’ufficiale giudiziario è stata un successo. Ne è nata una giornata piena di allegria nella quale le attività di ogni giorno si sono raccontate ai molti partecipanti. Ester ha preparato gli gnocchi, la sfilata in bici attraversa il quartiere, l’appuntamento del 28 sarà un pranzo di gala? L’ARTICOLO COMPLETO

IL TEMPO DELL’AGORA’
Tre giornate molte intense: Agorà 99, ospitato a Roma nel fine settimana, si è confermato un appuntamento importante, in grado di raccogliere persone con alle spalle percorsi diversi di ribellione all’austerity. Debito, diritti e democrazia sono stati gli assi tematici ma, come in una vera piazza, i racconti, il confronto, l’ascolto hanno allargato i punti di vista e lo scambio oltre l’analisi delle applicazioni delle politiche di austetrità. Le forme di autorganizzazione (dei migranti, degli operai, degli sfrattati, degli studenti), la ridefinizione degli spazi (occupazioni, reinvenzione degli spazi urbani, difesa e riappropriazione dei territori) e la costruzione e il consolidamento delle relazioni a livello internazionale sono stati i principali punti di dibattito. Aldilà dell’agenda delle azioni locali e internazionali (si comincia con il 16 novembre nella provincia Italia), è emersa l’importanza dal guardarsi in faccia e del mettere in comune persone, temi e percorsi differenti per costruire insieme, in “piazza”, un mondo diverso
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LE MULTINAZIONALI DEL BENE
Più di dieci anni fa sono arrivate in Italia alcune grandi organizzazioni, soprattutto inglesi e francesi, fiutando l’aggressione al welfare già cominciata. Poco a poco chi dà i fondi e imposta le priorità non è più il pubblico ma un soggetto privato, come le multinazionali del bene, che ragiona come un’azienda anche se è formalmente non-profit. Soggetti che non hanno, a differenza delle associazioni, una base sociale e nemmeno regole democratiche di partecipazione interna, ma solo un vertice aziendale. Soggetti che peraltro per stare sul mercato devono spettacolarizzare il dolore, il bisogno, devono comunicarlo e renderlo sempre visibile in modo da stimolare la carità privata L’ARTICOLO COMPLETO

CLIMA? PREPARIAMOCI ALL’INFERNO
Un mondo più diviso e pericoloso, è il futuro che emerge da un documento, non ancora definitivo, preparato da un gruppo intergovernativo di scienziati che si occupano di clima. Più fame, meno acqua, più conflitti: è la conseguenza dell’inazione di governi e decisori politici, che si vedranno a Varsavia tra poco più di una settimana per una Conferenza delle Parti che dovrebbe essere il primo passo di un accordo globale sul clima L’ARTICOLO COMPLETO

LA LIBERAZIONE DELLE MUCCHE
Sono animali “da carne” oppure esseri viventi non umani? Si può essere amanti della “fiorentina” al sangue o sereni veganiani, accesi animalisti o pescatori per diletto ma bisogna essere solo stupidi, nell’anno senza grazia 2013, per non porsi il problema dell’antispecismo. E’ la più spietata delle mercificazioni della vita, quella della trasformazione dell’esistenza di una di queste “signore” in ciclo di produzione del controfiletto GUARDA IL VIDEO

LE CITTÀ DEI MONELLI
Il Fronte di liberazione dei “Pizzinni Pizzoni” (il nome con cui a Sassari sono chiamati i monelli di strada) ha cominciato a riprendersi la città: con il sostegno del laboratorio di ricerca TaMaLaCà (Tutta Mia La Città), grazie a un cavallino di legno hanno occupato alcune aree del centro e raccolto i desideri e la disponibilità dei cittadini a realizzarli. L’obiettivo? Ribellarsi alla trasformazione del centro storico in un grande centro commerciale a misura di automobile L’ARTICOLO COMPLETO

METTIAMO IN COMUNE
Come misuriamo la ricchezza? Attraverso il denaro, le persone più ricche sono quelle che accumulano più denaro, sembra ovvio. E invece non lo è. John Holloway ci ricorda che sotto l’apparente solidità del denaro c’è un liquido che bolle: é la nostra ricchezza – quella prodotta dal nostro fare, dalla nostra attività creativa – che lotta contro la sua astrazione-negazione in forma di merce. L’esito della lotta non è scontato. Ciò che esiste nella forma di un’altra cosa, ciò che esiste malgrado sia negato, è il lato nascosto di ciò che lo nega, è la sua crisi. La possibilità di un cambiamento radicale, profondo, sorge dal basso, da ciò che è nascosto, latente. Il capitalismo lotta continuamente per trovare una più profonda subordinazione della vita alla sua necessità di dominare ed espandersi. La sua dominazione, tuttavia, è inconcepibile senza la resistenza. Il signore dipende dai suoi sudditi. Ed è in questa dipendenza che si trova la chiave per comprendere la crisi del suo dominio. Il nostro “mettere in comune” è il movimento della crisi L’ARTICOLO COMPLETO 

  

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