Bangiu, il lavoro dei medici di Emergency per bambin, feriti, sfollati

Ieri a Bangui la nuova presidente della Repubblica Centrafricana ha prestato giuramento, ma la situazione nel Paese rimane molto difficile: i combattimenti proseguono sia nei quartieri della capitale sia fuori città.

Al Centro pediatrico di Bangui, in Repubblica Centrafricana
PER I BAMBINI, PER I FERITI, PER I PROFUGHI E GLI SFOLLATI: IL LAVORO DEI NOSTRI MEDICI A BANGUI
Al Centro pediatrico di EMERGENCY a Bangui
Ieri a Bangui la nuova presidente della Repubblica Centrafricana ha prestato giuramento, ma la situazione nel Paese rimane molto difficile: i combattimenti proseguono sia nei quartieri della capitale sia fuori città.

La forte insicurezza limita gli spostamenti anche per il nostro staff, ma abbiamo comunque continuato a essere presenti tra gli sfollati del PK13, dove offriamo cure gratuite ai bambini. Nei giorni scorsi abbiamo lavorato anche al campo dei profughi ciadiani dove – oltre a garantire le cure pediatriche – abbiamo fatto vaccinazioni contro il morbillo e la poliomielite. Anche se, con il rimpatrio di molte famiglie, il campo si sta svuotando, le condizioni igieniche rimangono terribili: la mancanza di acqua, di servizi igienici e di un luogo dove ripararsi durante la notte sono la causa di infezioni gastrointestinali e alle vie respiratorie.

I letti del Centro pediatrico e del Complexe pédiatrique sono sempre tutti occupati: la scorsa settimana dalle province sono arrivati 7 bambini feriti da arma da fuoco e da machete.Il nostro team sta continuando a lavorare anche per dare assistenza alle urgenze chirurgiche che arrivano da Bangui e da tutta l’area intorno alla città.

Ieri Arthur è tornato a casa. È arrivato in ospedale accompagnato da un ragazzo che lo aveva trovato in strada, ferito e in stato di incoscienza.
Si è ripreso velocemente dopo l’operazione, ma non potevamo dimetterlo: non sapevamo chi fossero i suoi genitori, né se erano ancora vivi.
Dopo 15 giorni, un membro del nostro staff nazionale ha sentito alla radio l’appello di una madre che cercava il figlio disperso: la descrizione e il nome non lasciavano dubbi, si trattava proprio di Arthur. L’abbiamo rintracciata, rassicurandola sulle condizioni del ragazzo: tra pianti di gioia e ringraziamenti la famiglia si è riunita poco dopo.
In un Paese dove una persona su cinque ha dovuto fuggire dalla propria casa, non abbiamo potuto fare a meno di pensare a quante altre famiglie stanno ancora cercando di ritrovarsi.

– Ombretta, coordinatrice delle attività di Emergency in Repubblica Centrafricana

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