Caso Chico Forti, la storia, il suo crimine e le sue bugie

“Chico Forti è un bugiardo, un truffatore e un assassino. Lo ha deciso, dopo un lungo e regolare processo, una giuria americana.”

 

Il grande imbroglio: ovvero la storia di Chico Forti, del suo crimine e delle sue bugie.

 

 

Chico Forti è un bugiardo, un truffatore e un assassino. Lo ha deciso, dopo un lungo e regolare processo, una giuria americana. Se lo si vuole innocente occorre produrre qualcosa che abbia una solidità ben maggiore delle facezie pseudogiuridiche cui ci hanno abituato i suoi amici: soprattutto se lo si considera vittima della mala-giustizia americana e si vuole portare il suo martirologio all’attenzione dell’opinione pubblica internazionale.  Gli amici hanno montato una rumorosa campagna mediatica in suo favore, ma non hanno mai fornito prove e riscontri che non siano altro che invenzioni e manipolazioni. Avvocati e deputati, presentatori e giornalisti: tutti hanno portato qualcosa al mulino delle fandonie chicchiane, ma i giudici americani non amano le frottole e l’Affare Forti dovrà essere sottoposto ad un severo esame da parte di persone competenti se si vuole evitare al nostro Paese l’ennesima brutta figura in campo internazionale.

 

Enrico Chico Forti ha preso in consegna la vittima Dale Pike alle 18.00 di domenica 15 febbraio 1998 e di questa si perde ogni traccia fino alle 18.00 del giorno dopo, quando in suo cadavere viene rinvenuto per puro caso. Forti è privo di un qualsivoglia alibi e mente spudoratamente fin dal primo momento. Alle 19.16 di quella stessa sera (a cadavere ancora caldo) telefona alla moglie da un posto vicino a quello del crimine e le dice che Dale Pike non è arrivato e questa menzogna la ripeterà a tutti quanti, anche al padre della vittima e più volte alla polizia. Oggi Forti afferma di essersi fermato ad una stazione di servizio dove Pike avrebbe fatto una telefonata e cambiato programma, ma non si è mai minimamente preoccupato di rintracciarne il misterioso destinatario.

 

Questi fatti sarebbero stati più che sufficienti a convincere una giuria, ma c’è dell’altro. Forti stava  sottraendo al padre della vittima un famoso albergo a Ibiza; era in possesso di una pistola compatibile con quella usata nell’assassinio; ha fabbricato documenti notarili falsi e la sabbia trovata sotto il gancio di traino della sua automobile corrisponde a quella della spiaggia del delitto.   

 

Chico Forti non è stato ingannato dalla polizia (che avrebbe potuto farlo legalmente) e non ha mentito per paura, ma per coprire il suo crimine. Non è vero che non gli abbiano letto i diritti Miranda: l’hanno correttamente fatto al momento dell’arresto.

 

Non è vero che Forti sia stato assolto dall’accusa di avere truffato il padre della vittima. La Procura ha semplicemente sospeso i capi d’imputazione per quello che era il movente dell’assassinio. Forti non è stato condannato come mandante, ma come partecipante ad un felony murder: un omicidio commesso durante l’esecuzione di un altro crimine, la truffa appunto.

 

Chico Forti non è stato condannato sulla base di una sensazione. Questa menzogna è stata inventata dieci anni dopo il processo e Forti si è ben guadato dal ripeterla.

 

Il truffatore tedesco Thomas Knott non è stato il teste principale contro l’amico Forti, dato che non ha partecipato al processo. Knott ha patteggiato e scontato una condanna a tre anni. Al contrario di quanto si è sempre detto non conosceva la vittima e le asserzioni  di un suo coinvolgimento nell’assassinio sono prive di riscontri.

 

La vittima è stata  spogliata dai complici del Forti per simulare un omicidio a sfondo sessuale. Il cadavere è stato nascosto e trovato per caso. Gli oggetti sparsi attorno al corpo sono caduti nell’azione di depistaggio compiuta nel buio più totale.

 

Forti è stato patrocinato da due famosi e costosi avvocati che è ridicolo pensare si siano venduti alla Procura. Non lo hanno fatto testimoniare perché nessuno sarebbe stato così pazzo da farlo e questo non ha minimamente mutato il processo, dov’è sempre l’Accusa ad avere l’ultima parola.

 

Il giudice del processo Victoria Platzer è stata in polizia, ma quindici anni prima degli avvenimenti che ci interessano e in quella di Miami Beach, mentre l’assassinio di Pike è avvenuto a Miami.

 

Non è assolutamente vero che la polizia volesse punire Forti per il suo filmetto sul suicidio dell’assassino di Gianni Versace, Andrew Cunanan: perché in America non l’ha visto nessuno.

 

A Forti non è stato negato l’appello e c’è stato addirittura un Amicus Curiae del governo italiano; ma negli Usa il processo chiude la vicenda e per annullarlo occorrono solidi argomenti legali che nessuno ha mai prodotto: tantomeno oggi.

 

Non c’è stata violazione della Convenzione di Vienna, né del Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici e nemmeno della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo di cui gli Usa non fanno parte.

 

La vicenda giudiziaria di Chico Forti è morta e sepolta dal 2009 e la richiesta di un nuovo processo può avvenire esclusivamente sulla base di una newly discovered evidence: una nuova prova determinante che, se presentata al dibattimento, ne avrebbe potuto modificare l’esito e che, si dimostri, non poteva essere trovata al tempo del processo. Tutte le prove che sono passate, o avrebbero potuto passare, davanti ad una corte sono procedural defaulted e non valgono più.

 

Ho scritto abbondantemente sul caso[1] e confido che l’Affare Forti sia accuratamente vagliato da persone competenti in materia di diritto penale americano, nella speranza che la sagacia dei nostri giornalisti e la capacità di discernimento dei nostri politici ci evitino l’ennesima figuraccia.

 
 

Dott. Claudio Giusti

 

http://www.facebook.com/claudio.giusti.545

http://www.astrangefruit.org/index.php/it/

http://www.osservatoriosullalegalita.org/special/penam.htm
http://www.ildialogo.org/LeInC.php?f=21&s=nopenamorte

Member of the Scientific Committee of Osservatorio sulla Legalità e i Diritti, Claudio Giusti had the privilege and the honour to participate in the first congress of the Italian Section of Amnesty International: later he was one of the founders of the World Coalition Against The Death Penalty.


 


 

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