13 Maggio processo alla ronda antifascista e antirazzista di Massa

Fascisti e fascismo sono un’infezione che va estirpata prima che faccia altri danni! Oltre che illegittimo, nel nostro paese il fascismo è anche illegale! Le Autorità che lasciano fare i fascisti e perseguitano gli antifascisti sono fuorilegge!


Milano, 11.05.2014

Fascisti e fascismo sono un’infezione che va estirpata prima che faccia altri danni!
Oltre che illegittimo, nel nostro paese il fascismo è anche illegale!
Le Autorità che lasciano fare i fascisti e perseguitano gli antifascisti sono fuorilegge!


MASSA- 13 MAGGIO H. 9.00 PRESIDIO DAVANTI AL TRIBUNALE


Gli antefatti. La notte del 25 luglio 2009 a Marina di Massa sfila una ronda popolare promossa dal Partito dei CARC e dall’Associazione Solidarietà Proletaria e preannunciata con questa dichiarazione: “il protagonismo e l’attivismo popolare sono la migliore arma per combattere fascisti e padroni: scendiamo nelle strade per riprenderci in mano i nostri quartieri, per combattere il degrado e l’insicurezza a cui ci costringono i sostenitori di questo sistema sociale. Le ronde SSS di Benedetti (allora consigliere comunale de La Destra- ndr) avranno la risposta che si meritano e con loro l’amministrazione e le istituzioni che tollerano la presenza di gruppi fascisti attivi nel nostro territorio. Il movimento comunista deve farsi promotore della partecipazione popolare: questo vale per la lotta al fascismo, per il diritto al lavoro e per un’assistenza sanitaria e scolastica gratuita”.

Richiamiamo molto sommariamente il contesto: da poco più di un anno Berlusconi e la sua banda sono tornati al governo, l’incarico lo hanno avuto dalla Corte Pontificia, dagli imperialisti USA e dai gruppi sionisti (che prima hanno sfiduciato il governo Prodi-D’Alema-Bertinotti e poi sono riusciti a far ratificare dal voto popolare il ritorno dell’“unto del Signore”: la politica antipopolare condotta dal governo Prodi ha aperto la strada, la legge “porcata” di Calderoli ha fatto il resto), di loro Berlusconi, Fini e Bossi hanno preparato il terreno soffiando sul fuoco dell’emergenza rom e immigrazione (nel 2007 l’omicidio di Giovanna Reggiani a Roma, dai contorni molto poco chiari, apre a una crescente ondata di xenofobia). Il tema della “sicurezza” è uno dei cavalli di battaglia del programma del nuovo governo: il 2 luglio 2009 il Senato con voto di fiducia converte in legge il ddl sicurezza che istituisce le ronde (“associazioni di cittadini organizzate in ronde, iscritte in un apposito elenco a cura del prefetto e i cui requisiti saranno disciplinati da un decreto del ministero dell’Interno, potranno collaborare con le forze dell’ordine”) e, insieme, introduce il reato di immigrazione clandestina e prolunga da 2 a 18 mesi la detenzione nei nuovi lager denominati CIE. La destra di governo (e non solo) esulta: “un provvedimento da me fortemente voluto che garantisce i cittadini” gongola Berlusconi, “una legge per gli italiani” assicura il presidente dei senatori Pdl Gasparri, “è un passo in avanti molto importante per garantire la sicurezza ai cittadini” si sfrega le mani il ministro degli Interni Maroni, “padre politico” del provvedimento.

Già, ma le ronde sono un’arma a doppio taglio… “Le soluzioni che la borghesia e il clero mettono in campo per risolvere il problema della sicurezza, ruotano su una contraddizione insanabile, che si alimenta continuamente. Da una parte il permanere di questo ordinamento sociale da trogloditi comporta il perpetuarsi delle cause che generano la miseria e la violenza. Dall’altra la borghesia teme la mobilitazione delle masse popolari per far fronte allo stato di degrado. Deve assolutamente evitare che tale mobilitazione si trasformi in un rafforzamento della coesione e dell’indipendenza delle masse popolari, nella presa di coscienza delle masse di potersela cavare meglio eliminando la borghesia e il clero.

La borghesia teme che la mobilitazione reazionaria delle masse da lei stessa messa in campo si trasformi in mobilitazione rivoluzionaria. Ronde sì, ma con il lasciapassare delle forze ufficiali della repressione. Ronde sì, ma non quelle organizzate dai comunisti. Ronde sì, ma di ex sbirri, di fascisti e di razzisti della Lega Nord per tenere divise le masse indicando nell’immigrato, nel rom, nel tossicodipendente, nel senzatetto, ecc. la causa delle sofferenze delle masse, allontanando così dalla borghesia l’indignazione crescente tra le masse e orientandola contro altri strati delle masse stesse” (leggi il comunicato del (n)PCI, n. 4 – 11.03.2009).

Ecco, in questo contesto la ronda antifascista di Massa è un esempio pericoloso: mostra nella pratica come uno strumento introdotto dalla classe dominante per fomentare la mobilitazione reazionaria e alimentare la guerra tra poveri può essere usato per promuovere l’autorganizzazione e la mobilitazione popolare.

Tanto più che neanche l’intervento delle forze dell’ordine sortisce l’effetto sperato, anzi… La polizia e i carabinieri di Massa Carrara la notte del 25 luglio intervengono infatti a spalleggiare i fascisti delle SSS e al termine del loro intervento fermano quattro compagni che vengono portati in Questura (due saranno rilasciati dopo 48 ore di fermo, mentre due verranno arrestati e andranno successivamente a processo). Ai fermi e agli arresti i compagni rispondono con il presidio davanti alla Questura di Massa, il blocco stradale e quello ferroviario, le assemblee, le conferenze stampa, i comunicati, mentre in contemporanea a Napoli, in solidarietà con gli arrestati di Massa, viene presidiato il Commissariato di polizia del quartiere di Fuorigrotta e occupata la stazione ferroviaria e metropolitana locale.

Il pericolo che molti, tra fautori delle ronde e non, temevano, si materializza a Massa, costringendo quanti erano fino ad allora rimasti sul piano del dibattito fine a se stesso a scendere in campo in modo netto, a chiedere al Governo di fare un passo indietro e prendere delle contromisure. Alcuni sindaci infatti dichiarano che non permetteranno le ronde nei territori di loro competenza, le Regioni Emilia Romagna e Toscana annunciano nel settembre 2009 il ricorso alla Corte costituzionale e a ottobre diviene ormai evidente che il progetto ronde è abortito.

Torniamo all’oggi: processo a chi e su che cosa? A distanza di 4 anni dalla ronda di Massa, 20 tra i promotori e partecipanti sono stati condannati con decreto penale a una sanzione pecuniaria per l’occupazione della stazione ferroviaria. Alcuni di loro, tra cui alcuni membri del nostro Partito, hanno presentato opposizione al decreto e il 13 maggio presso il Tribunale di Massa si terrà la prima udienza del processo a loro carico.

L’accusa per tutti è “occupazione della stazione”, cioè il PM tenta (anche il giudice si assocerà a questo tentativo?) di ridurre l’oggetto del dibattimento all’occupazione dei binari e fingerà di esaminare la condotta dei singoli imputati limitatamente a questo capo d’imputazione (basta vedere chi cita come testimoni: l’Isp.re Sup. Francesco Bonanni della POLFER, Raffaeta Giovanna della biglietteria della stazione e il sov. Vincenzo Di Nuzzo della Digos). Ma al centro del processo c’è ben altro!

C’è il contesto in cui quell’occupazione avvenne, il ruolo che quella mobilitazione ebbe perchè si arrivasse a mettere una pietra tombale sul decreto sicurezza Maroni e le sue norme antidemocratiche e reazionarie, il criterio che è legittimo e anzi doveroso tutto quello che è conforme agli interessi delle masse popolari: dalla ronda di Massa alla lotta contro il TAV per difendere il loro/nostro territorio, dalle occupazioni delle fabbriche che i padroni vogliono chiudere o delocalizzare alle occupazioni di stabili sfitti a scopo abitativo e sociale… tanto più che oggi come oggi la maggioranza delle leggi e delle norme del nostro paese sono leggi e norme che violano lo spirito se non anche la lettera della Costituzione ancora (almeno formalmente) in vigore!

E’ di questo che si dovrà discutere dentro e fuori dal Tribunale di Massa a partire dal 13 maggio!

Ma non solo. Al centro del processo ci sono gli effetti sulla “sicurezza dei cittadini” dell’agibilità (che è dire poco) di cui godono i gruppi e le organizzazioni fasciste e di come a Massa, in Toscana e nel nostro Paese il dettato costituzionale più apertamente violato e calpestato è quello che vieta la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista e punisce l’apologia di fascismo. Ci sono le protezioni di cui i fascisti godono, i loro legami con le Autorità e le forze dell’ordine che li mettono al riparo dalla “giustizia”: come è possibile che a Massa Benedetti, oggi consigliere comunale di Forza Italia, possa riproporre candidamente, come ha fatto a inizio di questo mese, le sue ronde invitando il prefetto e il nuovo sindaco Volpi ad annullare l’ordinanza emessa nel 2009 per abolirle? Che legami ci sono tra Forza Italia, la Destra, Forza Nuova e CasaPound che si sono insediate a Massa e che continuano ad avere sedi in pieno centro cittadino e spazi e piazze pubbliche per le loro iniziative a fronte di continue provocazioni e aggressioni (ultima quella al Circolo Frank The Tank in cui rimase ferita una ragazza)? Che rete di collaborazione esiste tra le formazioni fasciste massesi, la magistratura e le forze dell’ordine se Benedetti che ha promosso una ronda fascista non è stato neanche processato e invece chi si mobilitò contro la ronda SSS (quindi per far rispettare i dettati costituzionali) invece è sotto processo? Che legami ci sono tra Benedetti e Gaetano Saya, fondatore del Nuovo MSI-Destra Nazionale nonché della DSSA (una sorta di polizia parallela) e procacciatore di voti per il partito di Berlusconi alle elezioni regionali del 2005 in Toscana, che nello stesso periodo aveva organizzato le Ronde nere e la Guardia nazionale italiana, di cui era comandante Augusto Calzetta, ex colonnello dei carabinieri di Massa Carrara (e che nel 2007 venne pure indagato per lo scandalo dell’inceneritore cimiteriale)? Il decreto Maroni sulle ronde serviva a ufficializzare il sottobosco di formazioni paramilitari di destra come quelle promosse da Saya?

Si dovrà discutere anche del perché e da chi nell’ottobre del 2009, qualche mese dopo la ronda antifascista di Massa e mentre si stava costruendo un coordinamento di forze che potesse estendere l’esperienza di Massa a livello regionale, è stata montata ad arte l’operazione che a Pistoia portò all’arresto di alcuni antifascisti toscani, tra cui Alessandro Della Malva, segretario della Federazione Toscana del P.CARC e tra gli arrestati e condannati per la ronda di Massa del 25 luglio. Un’operazione che ha preso a pretesto l’irruzione nella locale sede di CasaPound, quella stessa sede o meglio quello stesso covo dove si è formato Gianluca Casseri, autore della strage di immigrati a Firenze! E’ un caso che quell’operazione sia coincisa con l’arrivo a Pistoia di Maurizio Manzo, che era stato questore a Lucca dal 2002 al 2009, periodo che è coinciso con il proliferare e l’imperversare in quella città di gruppi fascisti come quello dei Bulldog? Alcuni collegamenti tra Questura e fascisti a Pistoia sono già emersi in un dossier di controinformazione e denuncia, pubblicato nel 2011. Ma altri legami sono ancora da indagare e probabilmente anche a livello superiore se è possibile, ad esempio, che un altro noto nazifascista come Giulio Godi (di famiglia bene) continui ripetutamente farla franca ottenendo, il più delle volte, di non essere neppure citato sulle pagine della stampa locale.

Chi chiameremo a testimoniare. E’ per parlare di tutto questo che chiameremo a testimoniare chi nel 2009 prese posizione a livello nazionale contro le ronde fasciste e razziste (da Alfonso Amato, sindaco di Sicignano degli Alburni, tra i primi a vietare le ronde razziste nel 2009, al segretario del PRC Ferrero e del PCL Ferrando che si espressero contro di esse, a Vasco Errani presidente della Regione Emilia Romagna che avviò il ricorso alla Consulta); chi in qualità di osservatore privilegiato è in grado di evidenziare gli effetti che le ronde e il decreto sicurezza hanno e avrebbero prodotto nella vita dei migranti e dell’intera popolazione (come Anna Brambilla, avvocato esperto in immigrazione); chi in qualità di portavoce dei valori della Resistenza partigiana ha vissuto come un’onta alla memoria storica la riabilitazione e la mano libera data ai fascisti vecchi e nuovi (da Giorgio Mori, presidente dell’ANPI Carrara a Giorgio Lindi, Presidente Onorario dell’ANPI provinciale); e ancora chi ha vissuto o è stato partecipe delle conseguenze dell’agibilità di cui godono le organizzazioni fasciste e razziste (come Giacomo Bertelloni, socio del circolo culturale Frank the Tank aggredito da Casa Pound o Massimo Menconi, capogruppo PRC a Carrara, che conferì l’attestato di “difensori della Costituzione” ai 46 antifascisti che contestarono il 2 luglio 2011 l’assemblea di Storace e Tilgher).

Il giudice non ammetterà in aula questi testimoni perché non sono attinenti al reato contestato o perchè assenti agli eventi in questione? Vedremo. Ma ci sono tanti modi di testimoniare, dentro e fuori le aule dei Tribunali.

Solidarietà senza se e senza ma agli antifascisti sotto processo!
Stroncare sul nascere le prove di fascismo!
Chiudere le sedi fasciste e razziste!

I fascisti sono come gli spacciatori di droga davanti alle scuole: nei confronti degli spacciatori di droga davanti alle scuole chi direbbe di limitarsi all’opposizione a parole e alla condanna morale?

Organizzarsi e organizzare per sopperire alla colpevole inerzia e alla connivenza o complicità delle Autorità e lotta comune contro i promotori delle prove di fascismo e i loro mandanti, protettori e complici, contro quelli che creano il brodo di coltura dei fascisti e dei razzisti!

La prima forma di lotta contro la mobilitazione reazionaria e i fascisti del terzo millennio è sviluppare la mobilitazione rivoluzionaria.

Mobilitare lavoratori, cassintegrati, disoccupati e precari italiani e immigrati in tante iniziative di base per riaprire le aziende, tenere aperte quelle a rischio chiusura o ridimensionamento e aprirne di nuove, cioè per prendere in mano la produzione di beni e servizi facendo fronte anche solo provvisoriamente agli effetti economici, ecologici, sanitari, morali e intellettuali più devastanti della crisi generale del capitalismo.

Solo un governo d’emergenza formato dalle organizzazioni operaie popolari può assicurare a ogni persona un lavoro socialmente utile e garantirgli, in cambio della sua scrupolosa esecuzione, le condizioni necessarie per una vita dignitosa e per la partecipazione alla gestione della società: questa è la base dell’ordine pubblico e della sicurezza per le masse popolari.

 

 

 


Partito dei Comitati di Appoggio alla Resistenza – per il Comunismo (CARC)
Via Tanaro, 7 – 20128
Milano – Tel/Fax 02.26306454
e-mail:
resistenza@carc.it sito: www.carc.it

 

Sharing - Condividi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *