“Granelli di sabbia”

“Desmond Tutu ha scritto che questa è la più grande ondata di protesta mai avvenuta per una singola causa. E’ un prete, sa essere ottimista, ma sa anche molto bene quello che dice”.

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RIBELLARSI FACENDO

 

QUEL GRANELLO DI SABBIA IN SARDEGNA

Desmond Tutu ha scritto che questa è la più grande ondata di protesta mai avvenuta per una singola causa. E’ un prete, sa essere ottimista, ma sa anche molto bene quello che dice. Perché nessun regime del mondo ha sperimentato come quello dell’Apartheid in Sudafrica gli effetti del boicottaggio e della pressione politica esterna. Si tratta, come dice l’appello lanciato dagli amici della Palestina in Sardegna, di mettere ciascuno un granello di sabbia nell’ingranaggio del massacro. La Sardegna è probabilmente la terra più bella del territorio italiano, forse anche per questo è l’isola del segreto militare. Nessuno sa cosa, come e per quanto tempo è stato usato (e sperimentato) per decenni nei suoi poligoni militari. E’ una terra occupata, la Sardegna, come la Palestina. La sua gente, così come tutta la gente italiana, europea, mediterranea, sta per essere nu ovamente umiliata da un accordo commerciale e criminale. Consente all’esercito che massacra donne, bambini e uomini inermi di venire a esercitarsi per imparare a uccidere di più. Possiamo fermare questa palestra di sangue, dipende da noi. Il 30 agosto Assemblea internazionale a Cagliari  L’ARTICOLO COMPLETO

DUE SCATOLE IN BICI. ET VOILA’ IL CIRCO!

No, non l’avevamo annunciato: è una sorpresa per tutti, anche per noi. L’estate di Luciano, falegname a Torino, vince il titolo del nostro grande concorso Ribellarsi facendo, edizione estiva 2014. La giuria, composta da chi è rimasto a cucinare queste pagine in agosto, lo premia con un abbraccio virtuale pieno di entusiasmo e sincera ammirazione. Bravo! E grazie per averci fatto divertire immaginando. Che voglia di vedere le tue piece, ci hai fatto venire. Quella sull’importanza delle relazioni, il nostro chiodo fisso – cambiare le relazioni sociali è la sola mission di quella faccenduola che chiamiamo rivoluzione – dev’essere imperdibile. E l’albero Castagno Taccagno sarà certo tanto cattivo quanto divertente, come solo certi inguaribili avaracci sanno essere. L’uomo che dimentica il suo sogno più grande, poi, ci pare di vederlo mentre rincorre il pollo spingendo a tutta birra sui pedali. Un vero elisir di allegria, per la gente che vive in Sardegna, terra di altri eccellenti marionettisti falegnami. Un gran bel regalo prima che il governo italiano provi (sì, provi: non si sa mai) a offenderla e umiliarla ancora facendo sganciare bombe inerti da una tonnellata dai caccia israeliani reduci dai trionfi di Gaza L’ARTICOLO COMPLETO

IL LAVORO E’ LA DIGNITA’. LA LUNGA STAGIONE DI NOVACETA

Questa è la storia di una fabbrica che aveva inventato un filo per tessiture miracoloso e faceva milioni di euro di utili. Anzi no, questa è la storia delle persone che lavoravano alla Novaceta. I padroni e i dirigenti hanno falsificato i libri contabili per poterla chiudere e vendere i terreni. Una storia di avidità e speculazioni spietate, di profitti legali e criminali, come quelli sull’amianto. Una storia come tante. Quel che sarebbe meno frequente è che le vittime, gli operai, tornano a essere protagonisti. Sono persone che fanno una lotta bellissima quanto invincibile, perché non chiude, non si ferma, è in continuo movimento. La lotta per il lavoro degli operai di Novaceta è diventata lotta per risarcire chi ha pagato il prezzo di una chiusura fraudolenta, poi per il controllo dal basso dello smaltimento delle macerie e dell’amianto. Adesso, quelli di Novaceta hanno occupato l&rsqu o;area limitrofa, di proprietà Unicredit, per sottrarla al degrado e restituirla alla città. La lotta per l’occupazione è diventata lotta per la vita. E per reinventarsi. Lo stabilimento è finito in macerie e i lavoratori hanno ritrovato la dignità L’ARTICOLO COMPLETO

QUANDO L’AGROBUSSINES HA IL DOMINIO

Siamo arrivati attraversando la zona de los Bañados, dove le case tirate su dai contadini colpiti dalle inondazioni potrebbero essere spazzate da una nuova speculazione. Ci hanno ricevuto nella cantina del penitenziario di Tacumbú, ad Asunción, dove venivano torturati i prigionieri politici durante la dittatura di Alfredo Stroessner. Sono tutti contadini. In Paraguay, secondo le organizzazioni per la difesa dei diritti umani, c’è un piano sistematico di esecuzioni: in quasi 25 anni di “democrazia”, sono stati assassinati – o fatti sparire – 115 dirigenti delle lotte contro il business agricolo. L’impunità è garantita da un terrorismo di Stato che mira ad allontanare la gente dalla sua terra per favorire le speculazioni di un modello di accumulazione che bisogno della violenza per poter prosperare. L’ARTICOLO COMPLETO DI RAUL ZIBECHI

PICCOLI ORTI URBANI CRESCONO, OVUNQUE

Beh, per chi ci faceva caso, questa gentile invasione botanica e agricola si poteva percepire perfino a occhio nudo. Ora però ce la conferma un’analisi dell Coldiretti basata su dati Istat: le aree di proprietà comunale destinate a piccoli orti domestici o giardinaggio ricreativo nelle principali città italiane, quelle capoluogo, hanno raggiunto la vertiginosa dimensione di 3,3 milioni di metri quadrati. Un italiano su quattro fa da sé. Chissà il Pil come ne soffre… L’ARTICOLO COMPLETO

MONSANTO KO: VIA GLI OGM SE NON LI VOLETE

All’inizio del 2013, a Malvinas Argentinas, un piccolo centro della provincia sudamericana di Cordoba, Manu Chao e il Perro Verde, ci avevano scritto sopra una divertente ballata: “Te lo digo y te lo canto, fuera Monsanto!”. Grazie al coraggio degli abitanti e di un gruppo di madri coraggiose, il colosso transgenico aveva dovuto rinunciare alla costruzione del più grande impianto per la lavorazione di sementi in America Latina. A distanza di qualche mese, la Regione Friuli Venezia Giulia ha detto un nuovo, importantissimo no. E ora il responsabile Monsanto per l’Italia e per la Grecia fa sapere che la corporation intende commercializzare le sue sementi solo “laddove sussisteranno un ampio supporto politico, una rilevante domanda degli agricoltori e ci si trovi in presenza di un sistema regolatorio chiaro e applicabile”. Un addio al mercato transgenico italiano, di fatto. Non sempre il denaro, le strategie di marketing, i falsi miti del progresso scientifico e tecnologico e quelli della crescita economica possono prevalere sulla coscienza, la difesa della salute e il lavoro dei contadini. Vogliamo credere che non sia un arrivarci L’ARTICOLO COMPLETO

LIBERANDO LA PALESTINA, LIBERATE VOI STESSI
Nelson Mandela disse che i Sudafricani non si sarebbero potuti sentire liberi finché anche i Palestinesi non lo fossero stati. Avrebbe potuto aggiungere che la liberazione della Palestina libererà anche Israele. L’arcivescovo sudafricano Desmond Tutu lancia un meraviglioso appello al popolo israeliano e al mondo intero per il boicottaggio contro l’occupazione e il massacro di Gaza. Il vecchio leader non perde la speranza: “Questa è la più grande ondata di protesta mai avvenuta per una singola causa. A Città del Capo l’affluenza di persone alle manifestazioni era uguale se non superiore a quella contro l’apartheid. C’erano giovani e anziani, musulmani, cristiani, ebrei, indù, buddisti, atei, agnostici, neri, bianchi, rossi e verdi… Ho chiesto alla gente in piazza di unirsi al mio coro: noi ci opponiamo all’ingiustizia dell’occupazione illegale della Palestina. Noi ci opponiamo alle uccisioni indiscriminate a Gaza. Noi ci opponiamo all’indegno trattamento dei palestinesi ai checkpoint e ai posti di blocco. Noi ci opponiamo alla violenza da chiunque sia perpetrata. Ma non ci opponiamo agli ebrei. Lo stato di Israele si sta comportando come se non ci fosse un domani. Il suo popolo non potrà avere la vita tranquilla e sicura che vuole L’ARTICOLO COMPLETO

 DORMI SEPOLTO IN UN CAMPO DI AKUB

La storia vera di Yusef, ragazzino palestinese ucciso da un soldato israeliano mentre raccoglieva cardi prima di andare a scuola, rinnova una leggenda. Narra, quella leggenda, di come la terra accolse con tanto dolore il corpo di Dafni da trasformare le lacrime di Venere in piante dalle foglie spinose. Nasce così l’akub, il cardo selvatico che in primavera troviamo nei cesti delle donne sedute a terra in tutti i suq della Palestina. La storia e la leggenda s’intrecciano nel dolore alla cronaca dei giorni nostri, al pianto delle madri dei tanti Yusef di Gaza che oggi non hanno più lacrime né spine da togliere ai cardi da preparare con lo yogurt, la carne e il limone L’ARTICOLO COMPLETO DI PATRIZIA CECCONI 

 

ISRAELE NEL DESERTO
Non sempre coloro che prevalgono sono i vincitori effettivi di una guerra. Il governo israeliano potrà continuare a sterminare la popolazione civile palestinese, con il tacito assenso della comunità nazionale. Pagherà un prezzo molto elevato: un imbarbarimento del suo popolo del quale i cori da stadio di manifestanti che esultano perché “domani non ci sarà scuola, abbiamo ucciso tutti i bambini” sono già un indizio tangibile. Sarà quella demonizzazione biblica dell’altro che nella storia occidentale ha agito al di fuori dell’ebraismo, e di cui gli stessi ebrei sono stati vittime. Sarà la crisi religiosa che sempre precede e causa la crisi e la decadenza generale (civile, morale, politica) di un popolo. Che lo conduce nuovamen te be-midbar, nel deserto L’ARTICOLO COMPLETO

ADDIO AD AL-QASIM, IL POETA DEL 48
Se ne va un altro grande poeta della resistenza palestinese, Samih al-Qasim è morto, ucciso da un cancro. Era uno dei più grandi interpreti della letteratura araba contemporanea, capace di scrivere versi infuocati contro la tirannia oppure di una deliziosa ironia, come quel Biglietto di viaggio in cui rivolge una splendida preghiera al suo assassino. C’è perfino una poesia rap dedicata a Vittorio Arrigoni, recitata con un’appassionata performance alla Fiera del libro di Torino (trovate qui sotto i versi e il video). La vita di Samih al-Qasim comincia con la Nakba del ’48, il numero da cui nascono, secondo le sue stesse parole, il suo pensiero e le sue immagini. Lo porteranno a condurre un’esistenza di tenace e colta ribellione contro l’occupazione, a cominciare dal rifiuto di prestare servizio militare nell’esercito israeliano nel 1960, fino alla militanza comunista. La cieca e volgare persecuzione delle sue idee, per le quali è stato più volte incarcerato e allontanato dall’insegnamento, non ha mai indebolito la sua lotta per uno Stato laico, democratico e plurinazionale che potesse comprendere persone appartenenti a ogni credo religioso, oppure atee come lui  L’ARTICOLO COMPLETO

PALESTINESE E SINDACALISTA? TROPPO PERICOLOSO
Il massacro “difensivo” del governo di Tel Aviv contro la popolazione di Gaza fornisce ghiotte occasioni anche per regolare qualche conto nei conflitti sociali interni a Israele, considerato da molti il solo baluardo della democrazia in un’area del pianeta dove i diritti umani e sociali vengono calpestati con evidenza. Peccato che Israele neghi anche l’elementare diritto di associarsi ai lavoratori. Lo affermano all’officina Zarfati, dove Abu Ziadeh, palestinese, appena eletto delegato nel sindacato, dopo 17 anni di regolare occupazione, s’è visto di colpo revocare il permesso di lavoro per ragioni di “sicurezza”. Il provvedimento poliziesco equivale di fatto a un licenziamento, un’evidente risposta padronale al sindacato costituito quest’anno. I lavoratori hanno scioperato contro la persecuzione del compagno i L’ARTICOLO COMPLETO DI ALESSANDRA MECOZZI 

ALTRI ARTICOLI DEL DOSSIER IL GRIDO DI GAZA,

L’INFORMAZIONE SI FA IN MOVIMENTO
I media digitali si diffondono grazie agli smartphone ma l’effetto è un frastuono che non migliora le relazioni umane. L’informazione è uno dei casi in cui quantità e qualità non coincidono. Breve rassegna di quel che resta in piedi e di quanto di buono è nato  L’ARTICOLO COMPLETO DI PAOLO CACCIARI

NON VOGLIAMO LA VOSTRA COMPASSIONE
E’ una lettera di eccezionale rilevanza quella che ha scritto un ragazzo della “nuova generazione di mediorientali immigrati in Europa” agli attivisti autoctoni. Mohammad Abu Hajar ha partecipato “alla rivoluzione in Siria”, dove la gente comune “ha mostrato un’incredibile fermezza” ma è venuto in Italia per frequentare un master in economia. Un ragazzo “normale”, non un eroe. Il primo anno l’entusiasmo va alle stelle: il continente dei diritti e delle libertà lo accoglie alla grande. Simpatia e comunanza d’interessi ed esperienze, anche politiche, alimentano la sua idea di “un’umanità condivisa universalmente”. Un’idea importante, forse perfino più dell&rs quo;enorme diversità di prospettiva con cui si guarda alla guerra. Poi però, quasi a tradimento, si affaccia il fastidio verso una pietà paternalistica che rivela (quando non accenti razzisti: oh, guarda, un arabo che prova a fare il rap!) almeno un latente sentimento eurocentrico di superiorità. Non manca, infine, la perfida, inossidabile presunzione di poter (o, peggio, dover) parlare in nome di chi non sarebbe capace di farlo L’ARTICOLO COMPLETO

L’ALTRO IRAQ CHE NON INTERESSA AI MEDIA
I volontari cristiani, caldei, siriaci sfornano migliaia di pasti al giorno, le Ong che rappresentane le minoranze, come Yazidi Solidarity League, danno sostegno politico e morale a un popolo che subisce il genocidio. Le associazioni di donne denunciano a piena voce i crimini di schiavitù e stupro di cui si è macchiato lo Stato Islamico. C’è un Iraq, quello della società non armata, che sembra non esistere, non fa notizia. E la questione degli aiuti, nei media, serve principalmente a sostenere l’idea di un intervento umanitario solo esterno. Come nel caso del ponte aereo di C-130 dell’esercito italiano che ha portato a Erbil acqua e biscotti facilmente acquistabili in loco. Un evidente uso strumentale per sostenere che non si distribuisco no solo armi. Lo sapevate che, tra mille indicibili difficoltà, in Iraq ci sono ancora associazioni, sindacati e reti di tutto il paese che si battono per la partecipazione della società civile al dialogo nazionale e la lotta alla discriminazione tra tutte le comunità linguistiche e religiose? Ce lo racconta chi lo conosce bene quell’Iraq che non fa spettacolo L’ARTICOLO COMPLETO

SPARA ITALIANO, DIFENDI LA CIVILTA’
Il tempo vola ma era solo l’inizio dell’estate, poco più di un mese fa. Che scatto, e che ripresa! L’Europa deve essere un faro di civiltà, disse a Strasburgo Matteo Renzi, e aggiunse: la cifra italiana del semestre sarà quella del coraggio e dell’orgoglio. Attenzione, però, senza crescita l’Ue muore. L’Italia armerà i peshmerga kurdi pronti a immolarsi per arginare l’avanzata apocalittica dei neotagliatori di teste. Il pianeta intero tira un sospiro di sollievo grazie a noi. Del resto, la civiltà nasce come il potere dalla canna del fucile, diceva – parola più parola meno – quel tale. Che c’entra la crescita? C’entra, c’entra. Con la diplomazia il Pil arr anca e l’export del grana padano in Russia segna il passo. Un articolo di Giulio Marcon e Francesco Martone ci spiega come e perché in Iraq si torna a sparare made in Italy L’ARTICOLO COMPLETO DI F.MARTONE E G.MARCON

SUBITO AIUTI UMANITARI NON ARMI DICE LA RETE KURDISTAN ITALIA
La Rete Kurdistan Italia smentisce Il Fatto Quotidiano e la Padania: siamo sempre stati contro interventi armati esterni nell’area o per armare una parte sul campo. L’Italia invii aiuti umanitari e si adoperi nelle sedi internazionali per isolare l’Isis LA NOTIZIA  COMPLETA

LA STAZIONE DIVENTA UNA FORESTA PER LE BICI

Per duecento anni è stata un magazzino ma adesso nella città di Drammer, in Norvegia, c’è una Foresta d’oro. E’ il nome dato a un’antica bellissima stazione ferroviaria che oggi rappresenta un’esperienza di recupero molto interessante. La ciclostazione è costruita con un complicato mix in legno di stili medievali francesi, svizzeri, tedeschi e norvegesi, oggi ospita 134 bici e c’è anche il necessario per riparare le forature LA NOTIZIA  COMPLETA

COM’ E’ BELLA L’ITALIA DEL MOVIMENTO LENTO

Hanno scelto la bicicletta perché è un mezzo che coniuga un impatto ambientale quasi nullo con un rapporto profondo con l’ambiente in cui si viaggia ma soprattutto perché facilita l’incontro con le persone. Visto dal basso, dicono, questo paese infonde speranza. Duemila chilometri spingendo sui pedali per mostrare che la crisi ha i suoi risvolti positivi e il modello di sviluppo che conosciamo è molto miope. Il viaggio è stato progettato nell’associazione Il Movimento lento: “Tracciamo con il Gps un itinerario che può essere percorso da chiunque dopo di noi”  LA NOTIZIA  COMPLETA

L’ESECUZIONE SELETTIVA DEI GIOVANI BRASILIANI

Uno dei coordinatori nazionali del Movimento dei Lavoratori Senza Tetto definisce le sistematiche esecuzioni di giovani neri e poveri delle periferie urbane del Brasile uno sterminio. In questi nefasti giorni di massacri mediorientali, la defnizione potrebbe sembrare inopportuna ed esagerata. Non lo è. Nel solo stato di Rio de Janeiro in dieci anni la polizia militare ha ucciso almeno 10.700 persone, 6000 i desaparecidos in appena due anni. Oltre seicento “esecuzioni” nei primi sei mesi dell’anno soltanto a Rio e São Paulo. Questo raccontano le cifre ufficiali. Lo sterminio è selettivo, viene consentito proprio perché un’ampia parte della società, il Brasile resta uno dei campioni mondiali delle disuguaglianze, considera necessaria all’ordine una certa “pulizia sociale”. Non è un caso che i due agenti denunciati da un ragazzo fintosi morto sapevano di essere filmati nell’auto che portava le vittime in coll ina ma erano certi dell’impunità perché l’intero corpo delle polizia militare (e non solo) approva L’ARTICOLO COMPLETO

DAL MARANAHAO ALL’ILVA. UNA FILIERA DEVASTANTE

Le conoscenze scientifiche e soprattutto popolari che abbiamo accumulato nel tempo dimostrano come nessuna grande industria di trasformazione di risorse naturali possa avere un impatto socio-ambientale sostenibile. Anche a prescindere dalle tecnologie utilizzate. Lo sfruttamento intensivo dei territori in cui si trovano le materie prime è il peccato originale. Poi, l’insaziabile fame dei profitti si dà da fare per rendere il più disastrose possibile le conseguenze sociali e ambientali. Un prezioso seminario internazionale, tenuto in primavera in Brasile, ha mostrato come l’industria mineraria determini di fatto una sospensione della democrazia e una minaccia concreta all’esistenza stessa delle persone. Attraverso violenti processi di militarizzazione, le comunità vengono private della terra, ovvero dell’accesso all’acqua e al cibo. Non a caso Piquià de Baixo, nello Stato del Maranh&a tilde;o, e il quartiere Tamburi di Taranto sono drammaticamente gemellati dalla polvere rossa del minerale di ferro che arriva dalle miniere brasiliane L’ARTICOLO COMPLETO 

ROMPIAMO LA MACINA DELLA PRODUZIONE

Il grande sociologo nordamericano Allan Shnaiberg la chiamava The Treadmill of Production, la macina della produzione. E’, in sostanza, l’essenza della contraddizione tra la vita e il lavoro capitalista. Nell’Italia degli ultimi decenni, la simboleggia in modo eccellente la drammatica vicenda dei lavoratori e dei cittadini di Taranto. Questa lunga e interessante analisi di Silvia Barca ci invita per prima cosa a considerare gli operai e la città alla luce della storia delle lotte comuni tra lavoratori e ambientalisti ma, soprattutto, afferma il diritto degli stessi lavoratori ad essere ambientalisti, cioè attenti alla salute e alla qualità della vita di tutti. Per farlo, bisogna cominciare a rompere la macina della produzione e poi, via via, a disertare le credenze religiose nei confronti della crescita economica, a riconsiderare non solo la rinnovabilità ma le dimensioni e la scala della produzione di energia, a ripens are le strutture della vita urbana e dell’organizzazione sociale del lavoro. Un altro modo di lavorare e di vivere, insomma, senza alienazione, nel rispetto della vita e della condivisione L’ARTICOLO COMPLETO

MICROSOFT,TRA KAFKA E IL CONTE MASCETTI

«Il tuo account, la nostra priorità». Dopo una decina di giorni a stretto contatto con l’assistenza tecnica di Microsoft, lo slogan che negli ultimi mesi mi ha accolto tante volte nella pagina di accesso di Outlook.com assume un significato sinistro. Come reagireste voi se vi recapitassero una multa perché “sembra che abbiate violato il limite di velocità”? E’ gravissimo poi che possano chiudere un account di posta nel cuore della notte senza alcun avvertimento. Microsoft lo ha fatto con me, dovrebbe almeno fornirmi una spiegazione dettagliata. Sono stato indagato a mia insaputa e adesso sostengono che dovrei capire da solo qual è la norma del Codice di comportamento che avrei violato. Dalla messa in mora al reclamo al Garante della privacy, i passi da compiere secondo l’Aduc  L’ARTICOLO COMPLETO

L’IMPRONTA DEL 2014 E’ GIA’ INSOSTENIBILE

La domanda di risorse ecologiche del 2014 ha già superato largamente ciò che la terra è in grado di rigenererare ogni anno. Il nostro bilancio ecologico continua a peggiorare. Possiamo smetterla perché scegliamo di farlo, oppure perché i disastri ambientali ci costringeranno a farlo, dice in questa intervista Mathis Wackernagel, il fondatore del Global Footprint Network, che organizza l’Overshoot day (quest’anno cade il 19 Agosto). Cambiare il mondo può essere anche piuttosto emozionante. L’umanità ha una lunga storia in quanto a innovazione e ingegno. La nostra situazione attuale è auto-distruttiva, certo gli impatti negativi sono distribuiti in maniera disomogenea ma alzare le mani proclamando che si tratta di un problema globale per il quale non possiamo far nulla è davvero stupido. È come rifiutarsi di riparare la propria barca fino a quando tutti gli altri non abbiano riparate le loro L’ARTICOLO COMPLETO

UN ABBRACCIO PER LIBERARE IL GIOCO DALL’AZZARDO

Si chiama Gratta e vivi ed è un’alternativa intelligente, gratuita e solidale al subdolo Gratta e vinci, che appare innocuo, è molto diffuso e accessibile ma spesso aiuta a sprecare risparmi e può indurre a considerare con leggerezza la patologia dell’azzardo. La diocesi di Padova ha promosso l’iniziativa e un laboratorio informativo per illustrare i rischi del gioco come dipendenza. Invece del denaro si vince un abbraccio, un libro o unaminiguida sugli stili di vita responsabili L’ARTICOLO COMPLETO

 

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