‘Agli operai con la bandiera rossa nel cuore’

 

 

“Il governo Renzi-Berlusconi spreme una parte crescente della popolazione, smantella o peggiora i servizi pubblici, devasta il territorio, usa il nostro paese come retrovia delle missioni di guerra che il governo USA e i sionisti d’Israele moltiplicano in tutto il mondo”.

 

Agli operai avanzati, agli operai che hanno la bandiera rossa nel cuore

Agli operai che parteciperanno all’assemblea nazionale dei delegati e delle delegate FIOM del 26 e 27 settembre a Cervia

Il governo Renzi-Berlusconi spreme una parte crescente della popolazione (lavoratori dipendenti, lavoratori autonomi, pensionati, ecc. con tasse, imposte, tariffe), smantella o peggiora i servizi pubblici (spending review, project financing, privatizzazioni), devasta il territorio (vedasi lo Sblocca Italia), usa il nostro paese come retrovia delle missioni di guerra che il governo USA e i sionisti d’Israele moltiplicano in tutto il mondo. Il suo ruolo è sempre più quello di garante della libertà d’azione dei grandi capitalisti, dei pescecani della finanza e dei guerrafondai nel nostro paese, di esattore di imposte, di gendarme. Il nostro è come un paese occupato dal nemico, anche se l’occupante non è straniero ma parla la nostra stessa lingua! Aspettarsi dal governo Renzi-Berlusconi interventi efficaci contro lo smantellamento di aziende, la precarietà e la disoccupazione è un’illusione, chiedergli di fare una “politica economica e industriale” è un imbroglio! Il Jobs Act con l’attacco all’art. 18 e allo Statuto dei Lavoratori, dopo il decreto Poletti e assieme alla riforma della Pubblica Amministrazione, ecco la “politica economica e industriale” che il governo Renzi-Berlusconi ha intenzione di fare. Con buona pace dei “consigli al principe” in cui Maurizio Landini si è prodigato nelle scorse settimane e negli abboccamenti con Renzi!

Con il governo Renzi-Berlusconi, i Marchionne, gli Squinzi e il resto degli esponenti “responsabili” dell’economica, degli affari, della finanza e della politica puntano a portare a termine il lavoro sporco lasciato a metà da Monti e dalla Fornero: mettere una pietra sopra l’art. 18.

Per raccogliere consenso tra l’opinione pubblica e smorzare l’opposizione degli operai e dei sindacati combattivi, Renzi (a braccetto con Sacconi) spaccia l’eliminazione dell’art. 18 come una misura anticrisi (“per sbloccare investimenti e assunzioni, bisogna dare alle imprese libertà di licenziare”), si atteggia a paladino dei lavoratori precari (co.co.co, false partite iva, ecc.) contro i lavoratori “garantiti” (?) e sventola lo specchietto per allodole del “contratto a tutele crescenti”.

Che l’art. 18 non impedisca i licenziamenti, è sotto gli occhi di tutti: basta vedere le centinaia di migliaia di licenziamenti subiti ogni anno dai lavoratori dipendenti da aziende per le quali vale lo Statuto dei Lavoratori (quelle con più di 15 dipendenti). E che per dare diritti a chi non ce li ha sia necessario toglierli a chi ancora li ha (additando un settore delle masse come responsabile dei problemi degli altri settori o dell’intero paese), è il ritornello che politicanti borghesi, pennivendoli e sindacalisti complici intonano da decenni per isolare i settori delle masse popolari di volta in volta oggetto di un attacco specifico, per mettere masse contro masse (lavoratori dipendenti contro lavoratori autonomi, privati contro pubblici, lavoratori precari contro lavoratori a tempo indeterminato, lavoratori contro pensionati, italiani contro immigrati, ecc.).

L’art. 18 non è una questione simbolica, ma politica. Eliminare l’art. 18 vuol dire dare mano libera ai padroni nell’eliminare dalle aziende i lavoratori più combattivi. Chiunque ha esperienza di fabbrica, sa quanto il rispetto dei diritti e degli interessi dei lavoratori è dovuto alla generosità, all’intelligenza e al coraggio dei lavoratori combattivi. Di fronte a lavoratori arretrati imbevuti della concezione clericale del mondo per cui il sacrificio è un modo per guadagnarsi il paradiso e bisogna “porgere l’altra guancia”, di fronte a lavoratori rassegnati, ricattati dalla paura di perdere il posto di lavoro, il premio o l’avanzamento o di subire angherie e persecuzioni, di fronte ai lavoratori che si lasciano corrompere dal padrone, i lavoratori combattivi sono i promotori e i dirigenti della lotta di classe della massa dei lavoratori. Bastano pochi lavoratori combattivi, ben orientati (e anche a questo serve la loro adesione al partito comunista) e capaci di fare azione di massa, per cambiare l’atmosfera e i rapporti in azienda, per alimentare la fiducia nelle proprie forze e la lotta contro il padrone, per fare scuola di comunismo. I lavoratori devono far di tutto per impedire che l’articolo 18 sia eliminato. Non c’è risarcimento economico che basti a compensare l’eliminazione dell’articolo 18. L’articolo 18 è una tutela contro le angherie padronali: anche il singolo lavoratore può avvalersene e farne un’arma a vantaggio di tutti i lavoratori!

L’accanimento contro l’art. 18, di contro, conferma il ruolo decisivo che hanno gli operai avanzati nella lotta contro la crisi, i suoi effetti e i suoi responsabili. Gli operai avanzati sono il principale ostacolo che i padroni incontrano nella loro marcia per spremere i lavoratori, per ristrutturare, chiudere, gestire le aziende in libertà (oltre che per devastare l’ambiente e spremere soldi alla Pubblica Amministrazione), sono il principale ostacolo nella loro “guerra contro il resto del mondo”.

I padroni non hanno una soluzione accettabile da proporre agli operai e al resto delle masse popolari. Stante la crisi generale del capitalismo, per stare a galla devono distruggere anche quel poco di benessere che i lavoratori hanno strappato ed eliminare i diritti che i lavoratori hanno realizzato, hanno fatto diventare reali, pratici e non solo belle parole scritte nella Costituzione. Per avanzare su questa strada hanno bisogno di spezzare l’opposizione degli operai avanzati ed eliminare i centri di mobilitazione e di organizzazione degli operai.

Gli operai invece una soluzione alla crisi positiva per tutti i lavoratori e le masse ce l’hanno. Hanno una “politica economica” per rimediare fin da subito agli effetti più gravi della crisi e rimettere in moto l’attività produttiva: tenere aperte le aziende, aprirne di nuove per fare il lavoro necessario a salvaguardare il paese dal disastro ambientale e a soddisfare i bisogni della popolazione, riavviare l’intera vita sociale, stabilire rapporti di collaborazione con altri paesi (tipo quelli già in vigore tra Cuba e Venezuela e altri paesi) sulla base di quanto ogni paese può produrre e dare. Hanno bisogno di costruire un loro governo d’emergenza per attuarla, deciso a fare tutto quello che occorre per attuarla.

Il Partito dei CARC sta conducendo una campagna per promuovere la formazione di organismi operai che

– “occupano le fabbriche”, cioè si occupano sistematicamente della salvaguardia delle aziende prevenendo le manovre padronali (chiusure, delocalizzazioni, ridimensionamenti)

– “escono dalle fabbriche”: cioè stabiliscono collegamenti con organismi operai di altre fabbriche, mobilitano e organizzano le masse popolari, i disoccupati e i precari della zona circostante a svolgere i compiti che le istituzioni lasciano cadere (creare lavoro e in generale risolvere i problemi della vita delle masse popolari), a gestire direttamente parti crescenti della vita sociale, a distribuire nella maniera più organizzata di cui sono capaci i beni e i servizi di cui la crisi priva la parte più oppressa della popolazione, a non accettare le imposizioni dei decreti governativi e a violare le regole e le direttive delle autorità.

Collabora con noi a portare nel maggior numero di fabbriche la parola d’ordine di “occupare le aziende e uscire dalle aziende”! Diffondi il volantino della campagna, affiggilo in bacheca, distribuiscilo tra i tuoi colleghi di lavoro!

Organizzarsi e coordinarsi! Nessuna azienda deve essere chiusa, nessun lavoratore deve essere licenziato!

No alla morte lenta un’azienda dopo l’altra, sì a un lavoro utile e dignitoso per tutti!

Non è vero che non c’è lavoro per tutti! C’è un sacco di lavoro da fare per ricostruire il paese, c’è bisogno che ognuno faccia la sua parte di lavoro!

Costituire un governo di emergenza popolare che tenga aperte le aziende, riconverta quelle dannose o inutili e ne apra di nuove per fare il lavoro che serve!

I padroni senza gli operai non possono fare niente. Gli operai senza i padroni possono fare tutto e meglio!

Sito: www.carc.it
 

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