Roma, I Berliner Philharmoniker solidali con orchestra e coro Teatro dell’Opera

I Berliner Philharmoniker sono sgomenti per il licenziamento pianificato dei componenti dell’Orchestra e del Coro del Teatro dell’Opera di Roma, ma si innesca una polemica con l’Ente lirico capitolino.

 

I Berliner Philharmoniker sono sgomenti per il licenziamento pianificato dei componenti dell’Orchestra e del Coro del Teatro dell’Opera di Roma.
I musicisti della nostra Orchestra hanno un contratto di lavoro stabile a tempo indeterminato con la “Fondazione Berliner Philharmoniker”, finanziata dalla città di Berlino.
Solo con un contratto a tempo indeterminato i nostri componenti possono garantire nel tempo un alto livello del rendimento artistico.
Questo licenziamento all’Opera di Roma è una vergogna per la nobile tradizione musicale italiana!
I Berliner Philharmoniker sostengono senza riserve le colleghe e i colleghi del Teatro dell’Opera di Roma nella lotta per il mantenimento dei loro contratti di lavoro.
 
Peter Riegelbauer
Rappresentante Berliner Philharmoniker

 

Il Teatro dell’Opera di Roma “precisa” in questo modo:

Una precisazione del Teatro dell’Opera
a proposito delle dichiarazioni dei Philharmoniker: quella dei Berliner è un’orchestra indipendente

In merito a quanto riportato dall’Ansa, il Teatro dell’Opera vuol ricordare che la Filarmonica di Berlino è una Fondazione indipendente e autonoma, con i musicisti che partecipano all’amministrazione e alla governance della stessa.

Nel sito ufficiale dei Berliner Philharmoniker, alla pagina dedicata a Peter Riegelbauer, rappresentante dell’orchestra, leggiamo: “Fin dall’inizio del suo lavoro con i Berliner Philharmoniker, Peter Riegelbauer ha assunto un ruolo attivo nel sostenere l’indipendenza dell’orchestra partecipando alla sua amministrazione: attualmente è nel Consiglio dell’orchestra e nel Consiglio della Fondazione”.

Un’orchestra indipendente con i musicisti che partecipano all’amministrazione stabilendo e decidendo i possibili rapporti tra i professori e i soggetti da cui sono contrattualizzati. E’ quello che potrà accadere con il processo di esternalizzazione deliberato dal C.d.A. del Teatro. Inoltre, come affermato dalla stessa agenzia, i musicisti dei Berliner Philharmoniker godono di un contratto a tempo indeterminato. Tale forma contrattuale è assolutamente compatibile anche tra la futura orchestra e i singoli professori che ne faranno parte.

Ufficio Stampa
 

La risposta di Mauro Mariani, critico musicale, in merito alla “precisazione” del Teatro dell’Opera sulla lettera di solidarietà inviata dai Berliner Philharmonker ai loro colleghi romani:

Come si fa a sostenere che dopo il licenziamento l’orchestra sarà nella stessa felice situazione dei Berliner? Quelli sono assunti a tempo indeterminato e hanno un lauto stipendio mensile che gli viene pagato con soldi pubblici per svolgere una regolare stagione in abbonamento a Berlino, per la quale hanno a loro totale disposizione una splendida sala, la Philharmonie di Berlino. Per questa parte economicamente non redditizia sono dunque un’orchestra pubblica, ma non per questo vengono loro imposti presidenti, sovrintendenti, cda e direttori artistici di nomina politica. Si autogestiscono in completa autonomia.

Per la parte economicamente più redditizia delle tournée e delle incisioni – come orchestra ma anche come solisti, quartetti, quintetti, ottetti e ensemble vari – si comportano invece come un’organizzazione privata e introitano direttamente nelle proprie casse i relativi proventi, autoconcedendosi, giustamente, tutti i permessi e le facilitazioni necessarie. Proprio per svolgere con più libertà questo secondo tipo di attività i Konzertmeister (cioè le “spalle”) sono quattro e quindi suonano non in metà delle produzioni come avviene all’Opera (cosa che è stata presentata come uno “scandalo”) ma in un quarto (lo stesso, per fare un altro esempio, alla Staatsoper di Vienna). Fino al 2002 avevano perfino due nomi diversi: Berliner Philharmonisches Orchester quand’erano agivano come orchestra pubblica e Berliner Philharmoniker quando agivano come orchestra privata.

Che questa loro situazione possa essere paragonata a quella in cui si troverebbe l’orchestra dell’Opera dopo essere stata licenziata ed essersi organizzata – come auspica Fuortes – in cooperativa, è paradossale, è una presa in giro. Sarebbe un’orchestra senza la la minima reale autonomia gestionale ed economica ma sarebbe a totale disposizione del sovrintendente, che deciderebbe quando suonano, cosa suonano e quanto guadagnano. Vivrebbe in una situazione di dipendenza, incertezza e precarietà. In pratica sarebbe tenuta in pugno da Fuortes, che, non avendo alcuna competenza in campo operistico e dimostrando di non avere in nessuna considerazione la qualità di un’orchestra, non si farebbe scrupolo di sostituirla con un altro gruppo orchestrale di qualità inferiore pur di risparmiare qualche euro. E visto l’andazzo, le cose non cambierebbero con i futuri sovrintendenti, sempre scelti tra persone che non conoscono e non amano né l’opera né l’Opera.

Cordiali saluti,
Mauro Mariani

 

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