Rai, sindacati non si arrendono a ipotesi vendita RaiWay

Slc Cgil, Snater e Libersind-ConfSal non avendo riscontrato cambiamenti nella politica aziendale, sia rispetto alla vendita di Rai Way, hanno deciso, oltre alle iniziative legali, di avviare le procedure di sciopero.

 

 

NOI NON CI ARRENDIAMO

Slc Cgil, Snater e Libersind-ConfSal in coerenza con quanto votato dal coordinamento unitario
del 14 ottobre u.s., e non avendo riscontrato cambiamenti nella politica aziendale, sia rispetto
alla vendita di Rai Way, sia nel contrasto alle continue riduzioni di risorse da parte del Governo,
hanno deciso, oltre alle iniziative legali, di avviare le procedure di sciopero.

È sbagliato in un quadro normativo di totale incertezza che i vertici aziendali, senza alcuna visione
di medio termine, proseguano speditamente nella cessione di asset strategici ed accettino
passivamente provvedimenti che sottraggono risorse essenziali all’attività di servizio pubblico che
la Rai svolge da 60 anni.

Con il decreto 66 2014, convertito in legge 89 2014, il Governo Renzi ha sottratto 150 milioni di
euro in corso d’anno, ingerendo nell’economia di una società per azioni, ed indicando, col decreto
della Presidenza del Consiglio del 2 settembre u.s., le modalità con cui recuperare risorse
economiche attraverso la vendita di quote di Rai Way.

A questo si aggiunge che nel 2013, 2014 (probabilmente anche nel 2015) la Rai non ha visto
riconosciuto l’incremento del canone in linea con l’inflazione (altri 60/70 milioni).

Infine, con la legge di stabilità, sempre il Governo Renzi, ha previsto ulteriori riduzioni di
risorse per 80/90 milioni di euro (5% del valore del canone), condizione che potrebbe essere
aggravata, sempre che non passi lo stralcio della commissione bilancio, da ulteriori “indicazioni”
per la Rai di svendere il patrimonio immobiliare e cedere ulteriori quote di proprietà delle società
controllate.

Su questi atti si è registrato un comportamento remissivo dei vertici aziendali.

Nessun atto di contrasto sostanziale è stato posto in essere ed, anzi, si è proseguito con grande
speditezza nonostante l’approssimarsi della scadenza di mandato.

Il C.d.A. ha assecondato l’indicazione di vendere quote azionarie della consociata Rai Way,
aprendo ai privati un asset strategico per l’azienda e per la vita democratica del nostro Paese.
Questa scelta si sta concretizzando con l’avvio dell’offerta pubblica di vendita (OPV) delle azioni
Rai Way. Con questo atto il C.d.A. offre il fianco ad una gravissima incognita, il risultante nuovo
assetto societario fa rischiare all’intero Gruppo Rai di perdere il profilo di organismo di Diritto
Pubblico, condizione che, nell’attuale quadro normativo, metterebbe in discussione l’affidamento
diretto della Concessione di Servizio Pubblico a Rai, rischiando di produrre un irreparabile danno
economico e conseguenti effetti industriali ed occupazionali.

Più volte le scriventi OO.SS., unitamente anche a Uilcom e Ugl, hanno richiesto il fermo della
vendita di Rai Way e la presa in carico, anche dei vertici aziendali, di un’azione nei confronti del
Governo.

Allo stato attuale:

. manca la norma che attribuisca alla Rai la Concessione di Servizio Pubblico Radio Televisivo;
. manca una chiara definizione delle risorse pubbliche certe disponibili per l’attività della Rai
(canone);
. manca una riforma della Governance;
. manca una regolamentazione chiara dell’intero sistema radio televisivo;
. manca un chiaro riordino delle frequenze, condizione che rischia, a causa
dell’interferenzialità con alcuni Paesi esteri, di vedere alcune emittenti locali ed alcuni
canali nazionali privati della capacità trasmissiva entro il 31 dicembre 2014.

In questo quadro di totale incertezza normativa e di profonda crisi economica, il vertice aziendale
prosegue nell’attuare pienamente provvedimenti governativi che riducono la capacità produttiva
della Rai e che mettono in discussione la sua tenuta futura.

Per questo Slc Cgil, Snater e Libersind- ConfSal hanno scelto di proseguire con le iniziative di
mobilitazione e a tal fine avvieranno nelle prossime settimane assemblee in tutta Italia.

Auspicano, inoltre, che le altre OO.SS., le quali nonostante il pronunciamento del coordinamento
unitario hanno scelto di attendere gli avvenimenti, siano disponibili a ritrovare una unita d’intenti
per mettere in campo iniziative di visibilità e contrasto.

E’ evidente che la divisione non aiuta i lavoratori ed il fronte sindacale anche nella costruzione di
un piattaforma contrattuale essenziale per indicare politiche industriali, modelli produttivi
evoluzione delle figure professionali e riconoscimenti di diritti e salario, con il rischio di lasciare
nelle mani della Rai azioni improvvisate e riorganizzazioni unilaterali in un quadro di grande
confusione.

Le risposte di Direttore Generale, Presidente del CDA e sottosegretario alle Comunicazioni non
lasciano margini a tavoli triangolari, considerati dagli uni e dagli altri, per motivi diversi ma alla
fine convergenti, non opportuni per prerogative e competenze che debbono rimanere ben
distinte.

Non è nostra intenzione, a collocazione in borsa ancora non formalmente avvenuta ed in un
quadro ancora in evoluzione, accettare passivamente che la Rai prosegua con tali operazioni e,
magari, aiutarla a gestire gli effetti di una politica industriale scellerata.

Per questo, nelle prossime settimane, sarà opportuno anche ricorrere ad un chiaro
pronunciamento dei lavoratori interessati sull’operato delle organizzazioni sindacali.

Roma, 4 novembre 2014

Le Segreterie Nazionali

Slc Cgil Snater Libersind-ConFsal

 


 

Roma, 4 novembre 2014

Spett. le RAI Radiotelevisione Italiana
Direzione Risorse Umane
Relazioni Industriali e Sindacali
Viale Mazzini, 14
00195 R O M A
Fax :06-36869648

OGGETTO: Procedure di raffreddamento e di conciliazione

In base all’art. 3 dell’Accordo sulle prestazioni indispensabili e sulle altre misure di cui
all’art. 2, comma 2, legge n. 146/1990, come modificata dalla legge n. 83/2000, dell’Accordo
siglato nel settore del servizio radiotelevisivo pubblico siglato in data 22.11.2002 tra OO.SS. e RAI
per la proclamazione dello sciopero.

MOTIVAZIONI:

Contro la scelta di vendere Rai Way, sancito dalla delibera del 4 settembre 2014 da parte del
Consiglio di Amministrazione della Rai, così come auspicato dal Governo attraverso il decreto
66/2014, convertito in L. 89 del 2014 e regolamentato nel Decreto del Presidente del Consiglio
dei Ministri del 2 settembre 2014, al fine di reperire risorse economiche per la fiscalità generale.

Contro la mancata risposta da parte dei vertici aziendali alle continue riduzioni di risorse
economiche da parte del Governo, attraverso la legge 89/2014 (150 milioni di euro) e l’attuale
legge di stabilità (5% del valore del canone dal 2015 – 80/90 milioni di euro), oltre al mancato
adeguamento del canone all’inflazione per gli anni 2013, 2014 e probabilmente 2015.

Contro scelte aziendali che determinano l’assetto futuro del servizio pubblico, attraverso
operazioni di riduzioni rilevanti (vendita di Rai Way), senza che prima si prefiguri un chiaro
ridisegno che metta in sicurezza la Rai nella sua attività di servizio pubblico: assegnazione
definitiva della concessione di servizio radio televisivo (altrimenti in scadenza nel 2016 ed a
rischio riconferma), attribuzione di risorse pubbliche sufficienti per proseguire l’attività
industriale e produttiva in essere, una chiara riforma complessiva del settore che renda
sostenibile l’assetto industriale della Rai in un quadro di sistema in linea con i Paesi Europei.

Con la presente si intendono avviate le procedure di legge per la proclamazione dello stato
di agitazione e le iniziative di sciopero a sostegno della vertenza in oggetto per i dipendenti di
tutte le aziende del Gruppo RAI.

Distinti saluti.

LE SEGRETERIE NAZIONALI

Slc Cgil Snater Libersind-ConFsal

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