“E se davvero se ne andassero tutti?”

“Il massacro di Ayotzinapa sta spingendo a pensare l’impensabile. Prima di tutto dobbiamo assumerci le nostre responsabilità: perché abbiamo permesso che potesse accadere? Dove abbiamo sbagliato?”

 

NEWSLETTER DI COMUNE-INFO.

 

E SE DAVVERO SE NE ANDASSERO TUTTI?
Il massacro di Ayotzinapa sta spingendo a pensare l’impensabile. Prima di tutto dobbiamo assumerci le nostre responsabilità: perché abbiamo permesso che potesse accadere? Dove abbiamo sbagliato? Gli olmi non danno pere. Quelli di Occupy Wall Street ce l’hanno detto anni fa: si fanno richieste al governo solo se si pensa che possa accoglierle. Il governo del Messico non può accoglierle e non le accoglierà. Que se vayan todos! Il nostro è lo stesso grido che risuonava nel 2001 in Argentina. E se se ne andassero tutti davvero? Ci metteremmo i nostri, proclama svelto chi insiste nel riproporre il miraggio che per decenni ha nutrito milioni di per sone. Ora sempre meno. Molti hanno capito che il ricambio darebbe l’illusione che tutto sia risolto. Non si tratta solo di sostituire le canaglie che ci governano, sono le istituzioni a essere degradate. Non basta cambiare i dirigenti e fare le riforme. Qui comincia la riflessione da fare: certo vanno smantellati gli apparati ma non si tratta di eliminare ogni autorità quanto di portare la democrazia dove stanno i cittadini, perché in alto, “là sopra” si corrompe e si trasforma nel suo contrario. Si tratta di governar-ci perché è ormai evidente che il sistema della rappresentanza è alle corde in tutto il mondo. Per proteggerci, allora, cominciamo a organizzarci in ogni strada, in ogni quartiere, in ogni comunità L’ARTICOLO COMPLETO DI GUSTAVO ESTEVA
 

 

IL TEMPO È ADESSO
La forma attuale del dominio costringe le persone, salvo pochissimi eletti, a vivere un evento inedito: la desolazione, l’estraniazione dal mondo, un’esperienza che provoca la sensazione di non sentirsi più parte del luogo in cui si abita. Muore la politica e muoiono le relazioni sociali. Muore la capacità di agire in comune. Nonostante il diffuso malessere sociale, anche chi è oppresso rimane ancorato al modello del self-made-man ed è innegabile come oggi sia davvero molto difficile ricostruire comunità e legami di solidarietà sociale. Lo sciopero sociale, convocato il 14 novembre in tutte le città italiane (#14N), nell’analisi del Municipio dei Beni Comuni di Pisa, è un passo che serve a ricostruire la possibilità di una comune capacità di agire interrogandosi sulle pratiche di lotta e di conflitto. Sarebbe miope non renderci conto che le pratiche devono mutarsi e rimodellarsi per coinvolgere ed aggregare soggettività fluide e frammentate. Serve un agire politico adeguato all’attacco ai diritti, alla democrazia e al welfare che è cominciato da tempo ma viene ora portato a compimento con straordinaria intensità dal governo Renzi L’ARTICOLO COMPLETO DEL MUNICIPIO DEI BENI COMUNI DI PISA
 

 

CRISI AMBIENTALE, CLIMA E DISUGUAGLIANZA
Sappiamo bene ormai quali sono le maggiori multinazionali del mondo, come è divisa la ricchezza nel pianeta e quali sono i responsabili delle emissioni dei gas serra. Sappiamo anche quali sono le soluzioni proposte (mito tecnologico, mito del mercato). Le vere soluzioni? Cerchiamole in basso: tra i piccoli produttori e gli orti urbani che sfamano già il 70 per cento della popolazione mondiale e tra le reti solidali metropolitane che resisteranno al collasso delle grandi città. UN ARTICOLO DI SILVIA RIB EIRO DA DIFFONDERE OVUNQUE
 

LA GUERRA CLIMATICA È COMINCIATA
Siamo in guerra. Lo siamo da tempo. ci invadono da terra, via mare, dalle montagne. Ci travolgono nei nostri letti mentre dormiamo. Sparano munizioni che non lasciano scampo: frane, esondazioni. Cambiano i nomi dei morti, gli scenari dei paesi bombardati. Non il canovaccio della storia. Case costruite dove non si sarebbe dovuto. Mancata prevenzione e cura del territorio. Disorganizzazione nel gestire l’emergenza. L’Italia è un Paese malato, un Paese in guerra. Dobbiamo sospendere tutte le grandi opere previste nei prossimi anni e concentrarci tutti, cittadini e istituzioni, “solo” ed esclusivamente sul dissesto idrogeologico. Non ci sono alternative IL COMMENTO COMPLETO DI MARCO BOSCHINI
 

DOVE COMPRARE ALLA SPINA O RIPARARE UN OGGETTO?
Botteghe, negozi, laboratori di artigiani dove ancora si riparano oggetti rotti, ma anche luoghi dove acquistare prodotti alla spina. Abbiamo bisogno di spazi, iniziative e mappe per la riduzione dei rifiuti. Abbiamo bisogno di vivere relazioni, beni e servizi fuori dall’ossessione della mercificazione. Abbiamo bisogno di idee come questa: LA NOTIZIA COMPLETA
 

 

IL PENSIERO COME VIRTÙ
Ai bambini piace confrontarsi. Alle maestre lente piace ascoltarli: per questo creano le occasioni oppure le colgono al volo. Prendono il tempo che serve e ne fanno pratica virtuosa. Il pensiero critico ha le sue scuole e i suoi orologi L’ARTICOLO COMPLETO DI ROSARIA GASPARRO
 

EDUCAZIONE E DOMINIO
C’è dominio ovunque esista una asimmetria, che comporta sempre una limitazione delle possibilità vitali di chi occupa la posizione inferiore. C’è dominio nelle relazioni di genere, nel mondo culturale. C’è il dominio sulla natura, il dominio sugli esseri non umani, infine, il dominio sul bambino. Tutte queste forme di dominio hanno un nesso essenziale tra di loro, l’educazione. Platone ed Aristotele, che vivono in un mondo in cui gli schiavi provvedono alle necessità materiali, non hanno nulla da dire contro la schiavitù, che anzi giustificano. Apparentemente le cose oggi sono cambiate. Esistono le democrazie. I sistemi democratici sono anche sistemi capitalistici, ma il capitalismo è, per essenza, un sistema economico violento, la cui logica di incremento costante è incompatibile con le limitazioni imposte dal rispetto dell’etica e dei diritti umani. La stessa pratica del voto, essenza della democrazia, viene svuotata di significato. L’educazione ha un ruolo chiave nel sistema di dominio. Il bambino che si sforza oggi di essere un “bravo bambino”, ossia di conformarsi alle richieste dell’ambiente senza creare problemi, diventerà domani un “bravo cittadino”, legittimando con la pratica periodica del voto un sistema democratico che sempre più viene eroso dall’interno dall’affarismo e dalla violenza L’ARTICOLO COMPLETO DI ANTONIO VIGILANTE
 

ABBIAMO BISOGNO DI DISOBBEDIENZA?
L’articolo di Valentina Guastini, maestra, a proposito del bisogno di disobbedire in una scuola che si perde tra normative, divieti, test e riforme fa discutere. Di seguito l’articolo completo, nei commenti prendono parola, tra gli altri, Bruno Tognolini, poeta e scrittore per ragazzi, e Maria de Biase, la dirigente scolastica nota per aver portato nella sua scuola laboratori di autoproduzione e di riciclo, orti sinergici e merende con pane e olio L’ARTICOLO COMPLETO DI VALENTINA GUASTINI E I COMMENTI DI BRUNO TOGNOLINI E MATIA DE BIASE
 

APPRENDERE FACENDO

 

MI RIBELLO GIOCANDO CON LE PAROLE
Mi piace raccontare storie ai bambini. E mi piace ascoltare le loro storie. Mi ribello giocando con le parole. Perché il linguaggio non è solo un insieme di regole da conoscere, ma è fonte di libertà. E un buon maestro deve esser bravo a far vedere al bambino un orizzonte di libertà. Perché così riesce ad infondergli passione e interesse. Con le parole, si può andare oltre, si può volare, ci si può liberare. Ho fiducia nell’interazione tra mondo reale, parole e immaginazione, affinché la realtà possa esser guardata e vissuta con occhi sempre nuovi e piglio allegro e costruttivo. Affinché ci s i possa ribellare, facendo.

Se non vi piace il rumore, tappatevi le orecchie, perché qui di sicuro si farà un gran Picasso, evitando però di calpestare il Pratesi. Dalì c’è una visione splendida. Mirò il dito su quel personaggio così alto e Magritte, e poi quell’altro pennuto da sembrare un Pollock, lanciando un Dada a sei facce a quella ragazza con due Boccioni così, poi si rese conto che gli puzzava la Capucci e pensò di doversi fare un Duchamp, ma adesso Basquiat!

ANCHE MICHELE D’IGNAZIO, L’AUTORE DI “STORIA DI UNA MATITA” HA ADERITO ALLA CAMPAGNA RIBELLARSI FACENDO

 

COME VORREMMO VIVERE? LETTERA AGLI AMICI
“… Il bisogno di quiete è il tentativo di allontanarsi il più possibile da ogni manifestazione politica. È il tremendo, il più terribile risultato di un’opera di diseducazione ventennale … Tutti i giorni ci hanno detto che la politica è un lavoro di ‘specialisti’ … Dobbiamo prepararci: come vorremmo vivere, domani? No, non dite di essere scoraggiati, di non volerne più sapere. Pensate che tutto è successo perché non ne avete più voluto sapere!”. Quando è stata scritta questa splendida lettera? … Nel 1944 QUI IL TESTO COMPLETO

 

TI GONFIO QUELLA FACCIA DA STRANIERO
Quando non capita a Balotelli non fa un gran rumore e non si levano alte grida di scandalo. Eppure il razzismo che avvelena i campetti nostrani del calcio juniores è feroce e ben più pericoloso di certi cori televisivi e perfino delle affermazioni troglodite del presidente della Federcalcio. È accaduto a Petrignano, frazione di Assisi. L’arbitro aveva appena fischiato la fine dell’incontro, quando è divampata un’improvvisa rissa. Un ragazzo ecuadoriano, intervenuto a difendere un compagno, è stato aggredito in quanto “straniero” e “negro”. Una volta caduto a terra, è stato poi vigliaccamente pestato a sangue sen za che nessuno dei presenti – dall’arbitro agli spettatori – intervenisse a fermare una violenza imbecille quanto spietata. Al ricovero in ospedale, i medici hanno parlato di rischio serio per la vita della vittima. La mamma del giovane ecuadoriano ha assistito atterrita e impotente dagli spalti a un’atroce manifestazione della civiltà sportiva del paese dove ha scelto di far crescere il suo ragazzo LA NOTIZIA COMPLETA
 

LA MASCHERA DEL RAZZISMO ISTITUZIONALE
Sono invisibili quando attendono lo status di protezione internazionale, lo sono quando promuovono percorsi di autogestione per il diritto all’abitare e, naturalmente, quando sono sfruttati nelle campagne. Improvvisamente, i fari si accendono sui migranti, quando trionfa l’approccio caritatevole e buonista delle istituzioni che per qualche giorno decidono di accoglierli, ma sempre come semplici utenti di concessioni paternalistiche. Ecco come in molte città (a cominciare da Bari) riemerge tutta la retorica che considera i migranti delle vittime silenziose da accudire L’ARTICOLO COMPLETO
 

 

IL CATTIVO ALLIEVO
Negli anni ‘90 un tizio della Banca mondiale improvvisamente diventa direttore generale al tesoro italiano, Mario Draghi. Che promuove subito la privatizzazione delle banche: nascono Bancaintesa, Unicredit, Mps, oggi in crisi. Sono le banche che hanno diffuso i «titoli spazzatura». Il signor Draghi, presidente della Bce, mercoledì 12 è stato invitato dall’ateneo Roma Tre per celebrare il centenario dell’economista Federico Caffè (per anni messo ai margini da editori e grandi media e di cui Draghi è stato un pessimo allievo) nell’Aula Magna di Economia: “L’intervento di Draghi non s’ha da fare”, hanno gridato gli studenti (#14N). Qui un articolo di Bruno Amoroso del Centro Studi Federico Caffè: Amoroso è stato uno degli allievi e collaboratori di Caffè; in «La stanza rossa» (Città aperta) traccia il significato dell’avventura intellettuale e umana dell’amico e maestro L’ARTICOLO COMPLETO DI BRUNO AMOROSO
 

 

BANCHE SPORCHE DI CARBONE
Ci sono storie bizzarre in giro. Ad esempio quella della recessione: non ci sono soldi per sostenere i piccoli creditori, dicono le banche. E i cambiamenti climatici? Di certo dovremmo ridurre l’utilizzo di fonti come il carbone, causa per altro di aggressioni alla salute delle persone ormai note, avvertono in molti. Intanto, il 2013 è stato l’anno dei record per i finanziamenti da parte degli istituti di credito privati alle compagnie che estraggono il carbone. Sì, storie bizzarre L’ARTICOLO COMPLETO

 

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