“Vedendo sventolare ad Atene le bandiere degli emuli italiani di Tsipras non ci siamo certamente fatti prendere dall’entusiasmo e non solo perchè conosciamo la storia politica di questi soggetti acchiappavoti”.
La situazione italiana e gli emuli di Tsipras
Vedendo sventolare ad Atene le bandiere degli emuli italiani di Tsipras non ci siamo certamente fatti prendere dall’entusiasmo e non solo perchè conosciamo la storia politica di questi soggetti acchiappavoti, ma perchè le differenze di situazione sono molto grandi, a meno che l’obiettivo da raggiungere utilizzando la vicenda greca non sia il solito 3-4% per avere qualche seggio in parlamento.
Parliamo innanzitutto delle differenze tra Grecia e Italia. Sperare che l’effetto Tsipras possa scatenare automaticamente un risultato dello stesso tipo in Italia è una pura illusione. La situazione sociale e politica della Grecia è sostanzialmente differente da quella italiana. In Grecia, in conseguenza dell’intervento della Troika, si è determinata una catastrofe sociale di dimensioni tali da provocare una reazione di massa, che doveva trovare necessariamente uno sbocco, contro il governo succube dei diktat di Bruxelles. Con la situazione del KKE congelata per motivi che, da comunisti, andrebbero analizzati e l’ascesa di Alba Dorata bloccata da una reazione antifascista diffusa, la svolta si è condensata attorno ad un movimento di sinistra che ha saputo intercettare esigenze popolari al di fuori degli schemi politici classici, dato il discredito dei partiti tradizionali e in particolare la pratica dissoluzione dei socialisti. Con le dovute differenze, anche in Spagna col movimento Podemos si sta registrando una situazione del tipo di quella greca. La crisi sociale si salda alla crisi politica in particolare dell’area socialista ed esprime un fenomeno politico di massa, anch’esso di sinistra, ma al di fuori degli schemi partitici. Obiettivo comune di questi movimenti è lo scontro con la politica di austerità dell’UE e le conseguenze sociali che ne derivano.
In Italia la situazione è assai diversa. Il movimento di Grillo, seppure ha avuto un successo abbastanza grande e rapido, non è riuscito a mettere in crisi il vecchio sistema dei partiti sotto il condizionamento di due fattori: il limite politico del Movimento Cinque Stelle, con le ambiguità che impediscono la definizione di una chiara prospettiva politica, e l’entrata in campo del renzismo come illusoria prospettiva di dinamizzazione del sistema.
E’ vero che fino all’operazione Mattarella si andava accumulando un’opposizione che minacciava di trasformarsi in crisi del PD e nascita di una nuova formazione politica. Ma la debolezza degli oppositori di Renzi, in mancanza di una leadership solida e di un programma veramente alternativo, non poteva suscitare un seguito di massa del tipo di quello greco. L’operazione che ha portato Mattarella alla presidenza della repubblica ha anche ricomposto contraddizioni che sembravano insanabili e quindi bloccato, almeno per il momento, la prospettiva di un’alternativa politica a sinistra che abbia una consistenza di massa.
La sinistra conosciuta è troppo debole per aprire prospettive nuove e la situazione non esprime con forza l’esigenza e la direzione dei cambiamenti. Lavorare, senza improvvisazioni, a un progetto politico che segua il corso delle contraddizioni nazionali ed europee è il compito che dobbiamo porci, tenendo ben presente che senza un solido ancoraggio con gli interessi di classe e la necessità di inquadrarli nel loro contesto internazionale rimaniamo vittime del pensiero debole, cioè di illusioni politiche che evaporano coi sogni di un ceto di sinistra reduce da mille sconfitte.
Aginform
1 febbraio 2015