“Stretto dalle molte contraddizioni, il sistema imperiale americano sta cercando una via d’uscita. Non avendo potuto ingoiare l’orso russo in Ucraina, esso cerca di compattare le sue forze e mettere in campo una strategia per parare i colpi”.
L’Italia e la gabbia imperiale
Stretto dalle molte contraddizioni, il sistema imperiale a guida americana sta cercando una via d’uscita. Non avendo potuto ingoiare l’orso russo in Ucraina dove si consolidano le posizioni militari degli indipendentisti, esso cerca di compattare le sue forze e mettere in campo una strategia per parare i colpi. Questo avviene sul piano militare laddove è possibile e sul piano interno, del controllo delle contraddizioni che la crisi da anni sta sviluppando.
Sul piano strettamente militare l’operazione ISIS sta producendo una serie di risultati positivi per gli americani e i loro complici-vassalli europei. Quella che viene presentata come una terribile minaccia per l’occidente in realtà è un’operazione che ha il duplice scopo di rompere l’isolamento americano in Medio Oriente e rimescolare le carte. Sicchè in una botta sola si costruisce il controllo sul Kurdistan iracheno e sul petrolio, si interrompe l’avanzata sciita in Iraq e si rimettono in moto antiche alleanza sotto la minaccia islamista. Nel contempo, mentre si grida contro la minaccia islamista si permette a decine di miglia di mercenari di combattere in Siria nel nome di Allah (americano).
Tutto ciò non basta però a controllare le pulsioni interne al fronte occidentale e quindi c’è bisogno dell’11 settembre europeo per imporre una normativa antiterroristica per un controllo sociale più stretto. A questo scopo viene fuori la vicenda Charlie che serve anche ad Israele per difendersi contro l’accusa di crimini di guerra di fronte all’Alta Corte e di bloccare i riconoscimenti diplomatici europei alla Palestina.
L’operazione non è però solamente militare, ma anche economica. L’imperialismo USA non può procedere da solo, ma ha bisogno di un’Europa allineata e solidale, sia sulle questioni militari che in quelle economiche. Sicchè anche la Merkel va ridimensionata e si mettono dunque in circolazione 600 miliardi della BCE per reggere il progetto euro-americano di sviluppo.
La gabbia imperialista include ovviamente l’Italia dove Renzi sta adempiendo correttamente al suo mandato, soprattutto per creare le condizioni istituzionali per gestire senza problemi la rinnovata politica imperiale. L’accordo Renzi-Berlusconi sulle riforme e il meccanismo elettorale dell’Italicum assicurano la ‘stabilità’ imperialista dell’Italia nel circuito internazionale e all’interno del paese.
Non facciamoci soverchie illusioni sulla situazione politica italiana. Per combattere il “partito della nazione” Renzi-Berlusconi ci vuol ben altro che un Bersani o anche la generosità personale di un Civati. Ci vuole una forza politica credibile e legata agli interessi dei lavoratori, contro l’economia liberista e contro il ruolo imperialista dell’Italia. Questa forza non c’è e non è maturata nonostante i tentativi di una certa sinistra di andare a caccia di un po’ di voti.
Il pessimismo è dunque d’obbligo, anche se ci sono due varianti non ‘politichesi’. Una è rappresentata da una possibile sconfitta elettorale di Renzi e l’altra dall’innalzarsi dello scontro sociale in rapporto alla crisi.
Su ambedue i fronti c’è bisogno che una struttura politica matura sappia manovrare in modo da rendere credibile lo scontro e fuori dagli schemi gruppettari e movimentisti.
Aginform
23 gennaio 2015