“Chi scappa coi barconi non cerca soldi o lavoro, ma solo una modo per non morire. Lampedusa non può essere un confine o una periferia, ma un’opportunità per un occidente che è stato per troppo tempo imperialista e violento”.
NEWSLETTER DI COMUNE
UNA MANIERA QUALUNQUE PER NON MORIRE
Chi scappa coi barconi non cerca soldi o lavoro, ma solo una modo per non morire. Lampedusa non può essere un confine o una periferia, ma un’opportunità per un occidente che è stato per troppo tempo imperialista e violento e che può diventare una porta aperta attraverso la quale far passare esseri umani che cercano di salvarsi la vita
L’ARTICOLO COMPLETO DI ASCANIO CELESTINI
ECONOMIA SENZA LIMITI
Non sappiamo più coglierci come parte di comunità più grandi, come abitanti di una sola madre terra. Il dominio dell’economia sulla vita delle persone, mentre promette l’infinito superamento di ogni limite, costruisce relazioni servo-padrone. Scienza, cultura, istituzioni non sono neutre, sono parte di questo cantiere distruttivo che produce indifferenza. Così migranti e senza dimora vengono disumanizzati e diventano soltanto oggetti. Ma i deliri dell’economia tecnologica vogliono dominare l’intero cosmo: all’orizzonte appare la notte annichilente in cui ogni limite è oltrepassato. Per non cadere nel gorgo del buio che tutto demolisce dobbiamo lasciar tramontare l’orizzonte ec onomico, dobbiamo assumere nuovi punti di vista da cui partire per vivere lo spazio umano secondo forme sostanziali e verbali liberate dalle catene del dominio
L’ARTICOLO COMPLETO DI ALESSANDRO PERTOSA
► RECUPERARE IL CONCETTO DI LIMITE SERGE LATOUCHE
NON VIVIAMO GRAZIE AL LAVORO
Non viviamo grazie al lavoro (e per estensione all’economia) ma nonostante il lavoro. Un conto è fare cose che ci servono a vivere e un altro paio di maniche è correre come forsennati per comprare cose. In una società mercificata che mette al centro l’ideologia del lavoro astratto l’unica libertà possibile è comprare, ovverossia di scegliere tra dieci diversi tipi di dentifrici. Il paradosso della modernità non è tanto che si lavori – ovviamente ci sono situazioni in cui si è “costretti” a farlo –, ma il fatto che si voglia lavorare, che si adori il lavoro. Rifiutare l’ideologia del lavoro non significa rifiutare il lavoro tout court, ma semplicemente cercare di affrancarse ne. Il rifiuto non è del lavoro in sé bensì dell’ideologia che questo rappresenta; e cioè lo sfruttamento, la devastazione, inquinamento (ambientale e sociale) che necessariamente comporta, nonché la schiavitù di chi lo fa e di chi lo subisce. È anche, ovviamente, il rifiuto di un’economia assassina che sul lavoro (devastazione e schiavitù) prospera
L’ARTICOLO COMPLETO DI ANDREA BIZZOCCHI
► TRE CONDIZIONI PER UN LAVORO BUONO PAOLO CACCIARI
► IL RIFIUTO CREATIVO DELL’IDEOLOGIA DEL LAVORO CHRIS CARLSSON
► NON È IL LAVORO CHE LIBERA LE DONNE SILVIA FEDERICI
I NUOVI UNTORI
Classificare, normalizzare, curare. Ci sono in giro troppi medici, psicologi e case famaceutiche il cui sport preferito è etichettare bambini e bambine che incappano in qualche manifestazione di intemperanza e agitazione. Del resto Foucault ce lo ha spiegato per il dritto e per il rovescio che l’esercizio del potere, della repressione e della marginalizzazione di ogni espressione dell’essere altro sarebbe passato, anzi è ormai passato dalla tortura, dalla sanzione, dall’interdizione, dall’esclusione alla patologizzazione e alla cura
L’ARTICOLO COMPLETO DI PAOLO MOTTANA
IL VOTO NON È IL VOLTO
Il voto divide. Il voto classifica. Il voto è il più subdolo disintegratore di una comunità. Il voto cancella le storie, il cammino, lo sforzo e l’impegno del fare insieme. Il voto è brutale, premia e punisce, esalta e umilia. Il voto sbaglia, nel momento che sancisce, inciampa nel variabile umano. Il voto dimentica da dove si viene. Il voto non è il volto…. Il voto ignora la ragione sociale e respinge i più fragili, senza dire nulla del possibile…. I voti distruggono il piacere di scoprire e di imparare, ognuno con i propri tempi facendo quel che può…. L’ARTICOLO COMPLETO DI ROSARIA G ASPARRO
TORNIAMO A FAR RESPIRARE LA SCUOLA
Dove sono andate a finire le sperimentazioni che avevano indicato la via maestra per rifondare una scuola? Il tempo pieno, i laboratori, il lavoro creativo… continuate voi, l’elenco è lungo. Si è approdati ignominiosamente alla scuola azienda. C’è una cultura dei laboratori che ha ancora molto da dire e offrire all’arte di apprendere in modo diverso. I laboratori segnano infatti il passaggio dalla centralità della lezione alla ricerca e alla produzione di oggetti per la conoscenza. Così diventano importanti: il lavoro di gruppo, le procedure di progettazione-realizzazione-affinamento-diffusione del prodotto per la conoscenza; l’impegno a sottoscrivere un patto di collaborazione che crea un favorevole ambiente per la crescita della motivazione e delle relazioni. La scuola respira, o no?
L’ARTICOLO COMPLETO DI ALESSANDRO FIORELLA PALOMBA
I DUBBI SU FACEBOOK. MA ANCHE QUALCHE DOMANDA
“Un tempo erano i walkman, ora facebook – ha scritto Bauman – Entrambi hanno trasformato le relazioni, abolendo l’impegno e la profondità del dialogo”. Secondo altri, inoltre, le emozioni online sono più virtuali di quelle reali perché vivono nell’acquario della rete. Tuttavia, è giusto chiedersi: quante relazioni personali, culturali e politiche si sono sorrette finora su lettere, articoli, libri, fotografie? Perché dare per scontato che l’impegno, gli interessi coltivati da singoli, gruppi, associazioni non possano trovare risonanza maggiore dal momento che si dà loro la possibilità di incontrare una moltitudine di sconosciuti? “Il fatto di veicola rli online, sentimenti, emozioni, sogni, fantasie, attese, non sono per questo meno reali – commenta Lea Melandri – Forse è per questa via, solitaria e popolatissima, che cercano di uscire dal lungo esilio a cui li ha costretti l’astratta, deformante separazione tra privato e pubblico….”
L’ARTICOLO COMPLETO DI LEA MELANDRI
LA GUERRA DI RE MATTEO
Nei giorni scorsi la Camera ha modificato, nell’ambito della riforma della seconda parte della Costituzione, anche l’ex articolo 78, quello che norma le modalità della dichiarazione dello «stato di guerra». Ora basterà, con la modifica approvata, un voto della Camera dei deputati (e non più, anche del Senato), con la maggioranza assoluta dei componenti. Con la riforma elettorale (l’Italicum) che prevede il premio di maggioranza al partito vincitore delle elezioni, in pratica per andare in guerra basterà il volere di un partito. Pare che questa modifica sia stata fortemente voluta dai vertici del le Forze Armate e dalle ministre Roberta Pinotti e Maria Elena Boschi
L’ARTICOLO COMPLETO DI GIULIO MARCON
LA SINISTRA SARTA E MARATONETA
Era stata eletta nel Consiglio regionale del Lazio con un gruppo civico di dieci persone indipendenti, il cosiddetto “listino” premiato dal successo elettorale di Nicola Zingaretti. Nove di quelle dieci persone sono entrate nel Partito democratico, uno scatto repentino, per usare un eufemismo. Marta Bonafoni ha detto di no ed è rimasta sola. Non è stato facile. Poi, da Levante si è alzato il vento di Alexis Tsipras. E Sinistra ecologia e libertà ha messo a sedere insieme, su cinquanta tavoli, molti pezzi di sinistra di diversa natura. Così “ho deciso di entrare in Sel portandole in dote la mia ‘indipendenza’”, cioè la valigia piena di tesori e un gruppo di lavoro straordinario. Era il passo pi ù naturale, non era affatto un passo scontato. Si apre un cammino nuovo, dice. Non sarà facile neanche questa volta però pensa valga la pena di provare. C’è la passione e c’è l’umiltà. Sente “sulle caviglie il peso della sfida” ma Marta è allenata alle lunghe camminate di montagna, sa modulare passo e respiro. E impara presto, anche a guardare lontano
L’ARTICOLO COMPLETO DI MARTA BONAFONI
SEMI, FIORI E ZAPPE A TORBELLISSIMA
Agli occhi di quelli che stanno in alto non sono visibili il Cotoneaster Lacteus e il Jasminum Mesnyi che sopravvivono da quattro anni davanti alla ciclofficina la Gabbia insieme all’Agave Americana che sovrasta ancora la piramide centrale della fontana di largo Mengaroni, a Tor Bella Monaca. La biblioteca autogestita Il Cubo Libro, lo spazio occupato El Chentro, il mercato (scambio e baratto, multiculturale, contadino e artigianale) Tra le Torri per loro sono bizzarri spazi di relazioni sociali poco produttive. Questo pezzo di periferia, per loro, è solo una borgata romana destinata alla cronaca nera. Sarà per questo che, in pieno giorno, il gruppo di guerrilla gardening Giardinieri sovversivi ha sfe rrato qui, tra adulti e bambini, il suo ultimo attacco
L’ARTICOLO COMPLETO DI VANESSA SCARPA
► IL SUONO DEI TULIPANI GIANLUCA CARMOSINO
SENTO, DUNQUE POSSO ESSERE LIBERA
Non si può smantellare la casa del padrone con gli attrezzi del padrone. Rimane forse questo l’insegnamento più prezioso di Audre Lorde, una verità senza tempo che è anche espressione di autentica, elevata saggezza. Venuta al mondo ad Harlem, New York, il 18 febbraio di 81 anni fa, Audre era solita presentarsi senza giri di parole: sono nera, lesbica, femminista, guerriera, poeta, madre. La sua è stata una vita breve e straordinariamente intensa: operaia e insegnante di lingua inglese, infermiera e animatrice di conferenze, Audre non ha mai nutrito dubbi: le nostre visioni sul mondo cominciano con i nostri desideri. Perché se “i padri bianchi ci hanno detto: penso, dunq ue sono”, sarà la madre nera che c’è dentro ciascuna di noi – la poeta – a sussurrare nei nostri sogni le parole che svelano una misteriosa, intima percezione di libertà
L’ARTICOLO COMPLETO DI BARBARA BONOMI ROMAGNOLI
UNIVERSITÀ, DESIGN E RICICLO
C’è la giacca che invece di finire in un cassonetto è stata rivestita di gomma trasparente e, collegata a un dispositivo elettronico montato sulla bicicletta, segnala gli spostamenti del ciclista sulla strada per mezzo di led incorporati sulla schiena. Oppure la tortiera danneggiata che diventa un lampadario. O ancora un lettore Dvd guasto che, integrando un semplice pennarello, si traveste da stampante low cost. Sono alcuni degli oggetti hackerati e reinventati dagli studenti del primo anno della facoltà di Design e Arti della Libera Università di Bolzano, durante il progetto Making Stories. Creatività e riciclo contro l’obsolescenza programmata
L’ARTICOLO COMPLETO
GIOCO PATOLOGICO, “IO NON MI AZZARDO”
Giovanni era un giocatore d’azzardo patologico. Oggi è guarito e gestisce due bar, rigorosamente senza slot machines. In uno dei suoi locali Giovanni ha ospitato un incontro della rete Non azzardiamoci, nata per offrire al territorio servizi e alternative al gioco d’azzardo. Con un fatturato legale stimato in 76,1 miliardi di euro – a cui si devono aggiungere i dieci miliardi di quello illegale – il gioco d’azzardo costituisce la terza impresa italiana. Naturalmente i profitti vanno in mano alle aziende che operano nel business, i costi ricadono sulla collettività
ARTICOLO E RADIOTRASMISSIONE
TOR SAPIENZA, LA PERIFERIA FATTA DA NOI
Quella di Tor Sapienza è una “povertà urbana articolata”, non solo economico-finanziaria, ma anche culturale e relazionale: per questo qualsiasi idea di riqualificazione ha bisogno prima di tutto partecipazione dal basso e di conversione ecologico-sociale. Il progetto Urban Re-Block, avviato da un paio di anni al complesso Morandi, il cuore di Tor Sapienza, va in quella in direzione
L’ARTICOLO COMPLETO DI RICCARDO TROISI
► PERCHÉ TOR SAPIENZA Adriana Goni Mazzitelli
UN CARNEVALE FATTO IN CASA. E IN STRADA
A Roma i bambini e le bambine di Scup, spazio sociale occupato, si sono ripresi San Giovanni. Giù la maschera è stata una festa allegra e colorata, con le maschere realizzate con materiali di riciclo
UN RACCONTO FOTOGRAFICO DI JOCELYN PLACER E DELIA MEROLA
CRIMINALIZZARE PEDONI E CICLISTI
Lo sapevate che un manifesto del 1920, sottoscritto da 42 mila cittadini, invitava gli automobilisti in transito a Cincinnati a dotare le proprie vetture di un limitatore di velocità che impedisse alle auto di superare il limite di 40 km/h, pena una multa? Naturalmente, le case automobilistiche, intravedendo la possibilità di perdere i propri business, reagirono e chiesero a tutti i proprietari di auto di inviare una lettera di protesta al comune di Cincinnati per bloccare l’iniziativa: la protesta funzionò. Del resto, quando le auto furono introdotte era compito di chi le guidava avere riguardo per le persone che erano in strada. Con gli anni invece la situazione è stata completamente rovesciata: l’industria d ell’auto ha dovuto faticare un po’ per rivendicare nelle leggi e nell’immaginario il diritto delle auto a occupare le strade. Oggi sono sempre di più a voler mettere in discussione quel dominio
L’ARTICOLO COMPLETO
LE NOSTRE IDEE PER IL RIUSO SOCIALE DEL DISTRETTO 42
Il Municipio del Beni comuni di Pisa ha messo insieme cittadini, associazioni, sindacati, cooperative sociali, aziende agricole, collettivi politici – assistiti da ingegneri, urbanisti, architetti – per un percorso di progettazione partecipata con cui recuperare e restituire alla città il Distretto 42 e il relativo parco. I mattoni del progetto? Relazione, formazione, autoproduzione, condivisione. E, soprattutto, autogestione
L’ARTICOLO COMPLETO DEL MUNICIPIO DEI BENI COMUNI DI PISA
NO A UN’ALTRA GUERRA IN LIBIA
Vogliono una seconda, micidiale e sciagurata guerra. Dopo aver ucciso 25 mila persone, ferito decina di migliaia e distrutto l’economia della Libia nel 2011, preparando il caos e la violenza di questi mesi, sono pronti a nuovi massacri. C’è ancora spazio per un pensiero pacifista?
L’APPELLO COMPLETO DI ANGELO DEL BOCA E ALEX ZANOTELLI
SFUGGIRE ALLE MASSE
Le chiese vogliono masse di fedeli. Il capitale ha bisogno di masse di lavoratori e consumatori. Una massa umana comporta una brutale riduzione delle persone: le si converte in atomi resi omogenei da un insieme, subordinati a una credenza, o ideologia, e a coloro che la incarnano. Masse, moltitudini. Cosa tiene insieme le persone che partecipano alle rivolte emerse negli ultimi tempi? Un comune rifiuto verso il sistema politico ed economico dominante. E la rabbia contro la mortificazione della dignità. Manca, con evidenza, non solo l’ansia novecentesca di costruire progetti, ma soprattutto un’immagine nitida di quale società costruire al posto di quella rifiutata. Molti dei gruppi che partecipano alle grandi mobilitazioni c ontemporanee, sostiene Gustavo Esteva, non ne hanno bisogno. Sono già immersi in profonde sperimentazioni che vanno prendendo la forma della nuova società
L’ARTICOLO COMPLETO DI GUSTAVO ESTEVA
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