“ISIS, un nuovo 11 settembre”

“Se riuscissimo ad abbandonare il condizionamento mediatico sulle atrocità del Califfato e valutassimo in termini oggettivi i fatti che stanno avvenendo in Medio Oriente ne trarremmo conclusioni su cui impostare una corretta interpretazione e ancor più per una adeguata azione politica”.

ISIS, un nuovo 11 settembre

 

Se riuscissimo ad abbandonare il condizionamento mediatico sulle atrocità del Califfato e valutassimo in termini oggettivi i fatti che stanno avvenendo in Medio Oriente ne trarremmo conclusioni su cui impostare una corretta interpretazione e ancor più per una adeguata azione politica.

A nostro parere, la vicenda ISIS si presenta come una ripetizione, geograficamente dislocata fuori degli Stati Uniti, dell’11 settembre, per ricomporre sotto l’egemonia americana e occidentale la situazione disastrata prodotta dagli interventi militari della NATO e delle coalizioni occidentali in Medio Oriente. Come l’attacco alle torri gemelle è servito a scatenare le guerre di Bush e a renderle giustificabili, così l’ISIS interviene in un momento di massima difficoltà per gli Stati Uniti per riportarli in M.O con uno straccio di giustificazione.

In molti si è fatta largo l’idea che all’origine di tutto ci sia la mano americana che ha armato e addestrato le truppe del Califfo e che però la situazione sia ad un certo punto sfuggita di mano agli apprendisti stregoni. Le cose non stanno sicuramente così. Se guardiamo gli avvenimenti in filigrana vediamo il segno vero dell’operazione.

In primo luogo bisogna prendere in considerazione l’operazione mediatica di tipo cinematografico e perfettamente gestita per il pubblico occidentale. Come per l’11 settembre bisognava scatenare una forte emozione che preparasse il terreno al vero obiettivo.

Qual’è questo obiettivo? Dimostrare la necessità che la coalizione occidentale sia il perno nella guerra alle belve sanguinarie al servizio del Califfo. Come pensare di opporsi alla liquidazione di un’armata che sgozza i prigionieri, arde vivi i piloti catturati, compie eccidi di minoranze etniche e religiose? Anche il buon Padellaro sul Fatto Quotidiano si dichiara favorevole all’intervento. Che dire poi delle decine e centinaia di migliaia di profughi che sbarcano sul nostro territorio, magari sollecitati dalle bande islamiste? Quindi ormai l’operazione è in pieno sviluppo dopo che la prima fase di essa si è sviluppata attorno a Kobane, questa Stalingrado kurda che ha coperto il reinserimento delle truppe occidentali, tra cui quelle italiane, nel kurdistan iracheno.

Ora l’intervento militare è di più ampia portata e comprende l’Iraq fino alla Libia, dove si sono risvegliati gli appetiti colonialisti di Renzi che scalpita per una coalizione a guida italiana che riconquisti Tripoli bel suol d’amore.

Il rientro occidentale, con armi e bagagli, in Medio Oriente è quindi in pieno sviluppo. L’ISIS è servita a questo. Ma come la realtà insegna, più l’intervento si fa pesante e più le contraddizioni si approfondiscono come a suo tempo è avvenuto con l’Afghanistan. Spesso gli americani alzano il tiro e confondono i propri desideri con la realtà,ma in M.O. gli attori sono tanti compresi l’Iran, la Siria, gli ispiratori dell’islamismo, l’Egitto e anche la Russia come dimostra il viaggio di Renzi a Mosca.

In questo contesto l’Italia si è divisa tra salviniani e antisalviniani, ignorando che i punti dello scontro sono altri. Sono l’11 settembre dell’ISIS, che riapre la fase dell’intervento diretto occidentale, sono le responsabilità atroci degli USA e dell’Europa per la fuga di massa delle popolazionie per i crimini perpetrati in Iraq, Siria, Libia,Afghanistan. A quando la risposta vera?

Aginform

8 marzo 2015

 

http://aginform.org/

Sharing - Condividi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *