Illustrazione di Jean-Michel Folon

Disabilità, seminario di studio su “Shoah sociale”

Una sorta di “Shoah sociale” persevera nel tempo e impedisce di superare le barriere e lo stigma culturale che esclude dalla società tante persone con disabilità, soprattutto psichica. Incontro a Roma il 7 aprile.

Non solo Giorno della Memoria

Illustrazione di Jean-Michel Folon

 

Un seminario di studio in cui partendo da quanto di terribile accadde alle persone con disabilità, durante il regime nazista e la seconda guerra mondiale, si rifletterà sul significato profondo dell’attuale “Shoah sociale”, che persevera nel tempo e impedisce di superare le barriere e lo stigma culturale che esclude dalla società tante persone con disabilità, soprattutto psichica: sarà questo il senso dell’interessante incontro in programma per il 7 aprile a Roma

Una “ricorrenza viva”, con il suo valore di monito per il futuro, attivo in tutti gli altri giorni dell’anno: questo abbiamo sempre pensato debba essere il Giorno della Memoria, che il 27 gennaio ricorda i milioni di vittime dell’Olocausto, durante il regime nazista e la seconda guerra mondiale, tra ebrei, dissidenti politici, rom, omosessuali e persone con disabilità, le quali, com’è ormai ben noto, ne costituirono addirittura la “prova generale”.
E perfettamente in linea con tale concetto ci sembra anche il seminario di studio promosso a Roma, per martedì 7 aprile (Aula Magna dell’Istituto Superiore Antincendi, Via del Cmmercio, 13, ore 14.30-19), intitolato La Shoah delle persone disabili: ieri e oggi, presentato con le parole quanto mai significative di Etty Hillesum, scrittrice olandese di origine ebraica, vittima a soli 29 anni della Shoah: «Una pace futura potrà essere veramente tale solo se prima sarà stata trovata da ognuno in se stesso – se ogni uomo si sarà liberato dall’odio contro il prossimo, di qualunque razza o popolo, se avrà superato quest’odio e l’avrà trasformato in qualcosa di diverso, forse alla lunga in amore se non chiedere troppo. È l’unica soluzione possibile».

Ricordando poi quanto accadde alle persone con disabilità durante l’Olocausto (su questo rimandiamo i Lettori ad almeno uno dei nostri ampi approfondimenti dedicati a tale tema), gli organizzatori dell’incontro – il cui Comitato Tecnico-Scientifico è composto da Silvia Cutrera, Carla Di Veroli, Nina Daita, Sandro Paramatti, Daniela Pavoncello, Sergio Ricci e Amedeo Spagnolo – proiettano nel presente e nel futuro una serie di riflessioni e linee ideali, sostenendo che «oggi, come ieri, si persevera in un atteggiamento culturale, professionale e lavorativo di segregazione delle persone con disabilità. La conferma è data purtroppo dalle recenti statistiche che dimostrano come la percentuale di occupati tra i disabili sia del 3,4% e tra essi le donne con disabilità siano solo 4 su 10. Si perpetua dunque un clima di forte esclusione sociale che non consente un diritto alla cittadinanza attiva delle persone con disabilità, che rappresentano viceversa una risorsa per il sistema Paese». «Con il seminario del 7 aprile – aggiungono – intendiamo riflettere sul significato profondo dell’attuale “Shoah sociale”, che persevera nel tempo e impedisce di superare le barriere e lo stigma culturale che esclude dalla società tante persone con disabilità, soprattutto psichica. Ma soprattutto vogliamo proporre un momento di scambio e di riflessione, per condividere una cultura alla partecipazione, al rispetto e al diritto di vivere con dignità e pari opportunità».

Aperto da un messaggio di saluto di Giuliano Poletti, ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali e dagli interventi di Stefano Marsella, direttore dell’Istituto Superiore Antincendi, Francesca Danese e Paolo Masini, assessori del Comune di Roma, rispettivamente alle Politiche Sociali e alle Politiche Scolastiche, Giovanili e della Memoria, il seminario prevede poi le relazioni di Silvia Cutrera, presidente dell’AVI di Roma (Associazione Vita Indipendente), che si soffermerà sul suo documentario Vite indegne; Marcello Pezzetti, direttore della Fondazione Museo della Shoah (Inquadramento storico della Shoah e la soluzione finale dei disabili); Adriano Pessina, direttore del Centro Ateneo di Bioetica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano (Vite da scarto. Disabilità e discriminazione nella società del benessere); Aldo Rosano (I numeri della disabilità nella scuola e nel lavoro) e Daniela Pavoncello (Le barriere all’inserimento lavorativo), entrambi dell’ISFOL (Istituto per lo Sviluppo della Formazione Professionale dei Lavoratori); Stefano Onnis, promotore della Casa Museo dello Sguardo sulla Disabilità di Roma (Se questa è un’inclusione. Stigma e nuda vita nei servizi alla persona con disabilità).

Seguirà la tavola rotonda intitolata I valori della diversità come pari opportunità, moderata da Amedeo Spagnolo dell’ISFOL e alla quale parteciperanno Vincenzo Falabella, presidente nazionale della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), Franco Bettoni, presidente nazionale della FAND (Federazione tra le Associazioni Nazionali di Persone con Disabilità), Nina Daita e Silvia Stefanovichj, responsabili nazionali delle Politiche per la Disabilità rispettivamente nella CGIL e nella CISL e Sergio Ricci della UIL. (Stefano Borgato)

http://www.superando.it/2015/04/03/non-solo-giorno-della-memoria/

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