Le misure approvate dal Consiglio Europeo per affrontare la situazione nel Mediterraneo appaiono gravemente inadeguate. Una foglia di fico per nascondere, neanche troppo bene, un ennesimo e sostanziale fallimento.
CRISI MIGRANTI: LA FOGLIA DI FICO DELL’UNIONE EUROPEA
Roma, 24 aprile 2015 – Le misure approvate dal Consiglio Europeo che si è riunito ieri in sessione straordinaria per affrontare la situazione nel Mediterraneo appaiono gravemente inadeguate. Una foglia di fico per nascondere, neanche troppo bene, un ennesimo e sostanziale fallimento. Vediamo nel dettaglio i più importanti punti approvati:
– Rafforzare le operazioni Triton e Poseidon nel Mediterraneo all’interno del mandato di FRONTEX
Il rafforzamento di Triton è insufficiente e non eviterà ulteriori stragi in mare poiché l’operazione non diventerà un missione di ricerca e salvataggio (come lo era Mare Nostrum) ma resterà un’operazione di controllo delle frontiere entro le 30 miglia dalle coste italiane. I fondi destinati alla missione sono stati triplicati ma non sono stati approvati né una modifica del mandato né un aumento del raggio d’azione. È solo previsto un collegamento con Poseidon, missione analoga applicata al largo delle coste greche. La maggior parte dei paesi europei è infatti contraria all’estensione delle operazioni di soccorso per timore che questa possa incentivare il traffico di immigrati. I dati smentiscono però tale ipotesi poiché il numero di migranti sbarcati sulle nostre coste nei primi quattro mesi del 2015 – con l’operazione Triton in atto -, è stato superiore a quello nello stesso periodo dell’anno precedente, quando era ancora in corso l’operazione Mare Nostrum che prevedeva un’area di intervento molto più estesa rispetto all’attuale. Nel contempo si è registrato un drammatico aumento delle morti in mare: 96 nel primo quadrimestre del 2014, oltre 1500 nello stesso periodo del 2015. Il flusso di migranti attraverso il Mediterraneo non varia dunque in funzione delle operazioni messe in atto dall’Unione europea ma piuttosto dipende dall’evoluzione delle crisi e dei conflitti in atto nelle zone di provenienza o di transito dei profughi.
– Sforzo sistematico per catturare e distruggere le imbarcazioni prima che siano utilizzate dai trafficanti
E’ un operazione con molti rischi e dalla dubbia efficacia. Inoltre se l’Europa ha intenzione di bombardare presunte basi di trafficanti di esseri umani sulle coste libiche, il governo di Tripoli ha già dichiarato che si opporrà fermamente. Del resto, bloccare i migranti in Libia non risolverebbe la tragedia umanitaria in atto. I team di Medici per i Diritti Umani (MEDU) in Sicilia e a Roma stanno assistendo in questi giorni centinaia di migranti – giovani uomini, donne, bambini – appena sbarcati sulle nostre coste che hanno patito settimane o mesi di detenzione in Libia, sottoposti a sistematiche violenze che vanno dai trattamenti inumani e degradanti a veri e propri casi di tortura. Bloccare questa umanità in Libia significa condannarla ad un destino di violenza e di morte nelle mani dei vari gruppi di trafficanti.
– Smantellare le reti dei trafficanti, assicurare i colpevoli alla giustizia e sequestrare i loro beni, attraverso un intervento rapido da parte delle autorità degli Stati membri in collaborazione con Europol (l’ufficio di polizia europeo), Frontex (l’agenzia europea per la gestione delle frontiere esterne), Easo (l’ufficio europeo di sostegno per l’asilo) ed Eurojust (l’Unità di cooperazione giuridica europea).
Interventi senz’altro indispensabili ma che dovrebbero essere stati già ampiamente previsti ed attuati visto che la gravità del fenomeno è nota da anni. Si tratta, del resto, di misure che producono risultati nel tempo e sono perciò del tutto insufficienti ad affrontare la crisi umanitaria in corso in questo momento.
– Viene disposto che Easo dispieghi delle squadre operative in Italia e Grecia, per processare congiuntamente le richieste di asilo, includendo le operazioni di identificazione e rilievo delle impronte digitali
Si ripropone il “peccato originale” del regolamento Dublino, oggi nella sua versione III, che si è dimostrato in tutti questi anni inefficace ed iniquo. Secondo questo regolamento europeo i richiedenti asilo devono essere accolti e tutelati dal primo paese dell’Unione in cui mettono piede dove vengono identificati attraverso la rilevazione delle impronte digitali. E’ evidente che con l’applicazione di tale regolamento si produce un carico sproporzionato sui paesi di primo sbarco (si legga Italia, Malta e Grecia) rispetto agli altri paesi della Ue. Anche perché il punto O (aumentare gli aiuti di emergenza per gli Stati membri in prima linea e considerare opzioni per un meccanismo di ricollocazione d’emergenza su base volontaria tra tutti gli Stati membri) appare a tutt’oggi alquanto generico ed indefinito.
– Implementare un programma pilota europeo su base volontaria per il reinsediamento di persone bisognose di protezione
In tutta franchezza questo sembra essere il tipico caso in cui si pretende di curare una polmonite con un’aspirina. Il programma pilota prevede infatti una condivisione di responsabilità nell’accoglienza dei richiedenti asilo da parte di tutti i paesi della Ue ma su base volontaria e mettendo a disposizione appena 5.000 posti.
– Nel rispetto del diritto d’asilo, istituire un programma per rimpatriare rapidamente i migranti irregolari, coordinato da Frontex
Un programma di “ritorno” su vasta scala tanto inquietante quanto indefinito. E’ qui il caso di ricordare ancora una volta che la gran parte di migranti che arrivano sulle nostre coste sono persone estremamente vulnerabili, sottoposte in Libia a gravissime violenze.
– Aumentare il sostegno a Tunisia, Egitto, Sudan, Mali e Niger, tra gli altri, per monitorare e controllare le frontiere terrestri e le rotte
Anche questo punto appare alquanto indefinito ed ambiguo. Che cosa significa monitorare e controllare le frontiere terrestri e le rotte dei paesi confinanti con la Libia ? Dare assistenza ai profughi o impedire loro un via di fuga ?
Le iniziative approvate ieri dal Consiglio Europeo non sembrano dunque assolutamente in grado di fronteggiare la situazione ma in alcuni casi possono addirittura contribuire ad aggravarla. L’Unione europea è chiamata a rispondere a questa drammatica sfida con coraggio, dignità e coerenza. Tutti questi ingredienti ieri a Bruxelles non si sono visti.
Se la prima intenzione dell’incontro era quella di tutelare vite umane ed i principi di civiltà alla base della costruzione dell’Europa, ieri stesso si sarebbe potuto approvare un unico intervento immediato: la riattivazione dell’operazione Mare Nostrum su vasta scala e con il sostegno di tutta l’Unione europea. Questo in attesa di definire nei prossimi giorni l’attuazione di misure più articolate e complesse per la gestione di un fenomeno epocale che segnerà la storia dei rapporti tra due continenti.
Medici per i Diritti Umani (MEDU), organizzazione umanitaria indipendente, fornisce assistenza medica e orientamento socio-sanitario a migranti e rifugiati vulnerabili in Sicilia, Calabria, Puglia, Lazio e Toscana.
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