A 5 giorni dall’incendio che ha devastato il terminal 3 dell’aeroporto di Fiumicino, USB oggi ha svolto un presidio in Aeroporto per denunciare la situazione incredibile che si è venuta a creare.
COMUNICATO STAMPA
USB e i lavoratori chiedono la verità una volta per tutte sulla situazione per tutelare la propria salute
A 5 giorni dall’incendio che ha devastato il terminal 3 dell’aeroporto di Fiumicino, USB oggi ha svolto un presidio in Aeroporto per denunciare la situazione incredibile in cui migliaia di lavoratori delle varie aziende che operano in aeroporto sono stati mandati a riprendere servizio in un contesto ambientale oggettivamente critico.
Ciò che ha scatenato le nostre fortissime preoccupazioni riguardava la mancata comunicazione da parte delle autorità competenti, Enac e gestore Adr in testa, di chi avesse rilasciato l’agibilità anche parziale del terminal costringendo le maestranze ad operare anche per interi turni in presenza di fumo, odore acre, polveri sottili e, in molti casi, senza l’adeguato materiale di protezione o con mezzi del tutto inadeguati. Tra l’altro abbiamo anche segnalato come continuino i malori e i ricoveri presso le strutture sanitarie dell’aeroporto, mentre solo alcune Aziende abbiano previsto per i propri dipendenti, ulteriori misure precauzionali coerenti con il contesto.
Ci domandiamo se sia normale che nel punto ristoro alle partenze terminal 3 si eroghi cibo non confezionato, panini, cornetti, con la fuliggine che ancora circola nell’aria ed è visibile nei mobili del bar e sulle mascherine che portano i lavoratori.
E’ inoltre diffusa la preoccupazione che l’incendio abbia sprigionato nell’aria sostanze altamente tossiche. L’USB chiede che siano fatte le dovute verifiche per escludere che siano presenti particelle di amianto.
Grazie alle nostre ripetute denunce siamo stati informati che Enac solo il 9 maggio, ovvero il giorno dopo la riapertura, aveva avuto una prima autorizzazione da parte di una società privata, mentre solo oggi, a 5 giorni dal catastrofico incendio, la Asl competente ha svolto la prima ispezione del terminal, tra l’altro chiamando a sua volta l’Arpa (Agenzia Regionale Protezione Ambiente) a fare i dovuti e necessari rilievi.
Tutto questo sta sollevando un enorme interrogativo su come sia stata gestita l’emergenza e se davvero la salute dei lavoratori sia stata davvero tutelata come prevede la legge (e il buon senso) di questo Paese.
Dopo essere stati in prima fila ad assistere i passeggeri durante il caos generato dal rogo, oggi i lavoratori e l’USB vogliono sapere se c’è o non c’è l’agibilità ambientale per lavorare e a quali condizioni e con che mezzi si possa svolgere le proprie mansioni nelle zone dell’aeroporto riaperte frettolosamente il giorno dopo, chiedendo di avere questo responso degli enti pubblici preposti, senza più l’approssimazione di questi giorni, e di conoscere l’esatta verità sulle conseguenze dell’incendio.
USB Lavoro Privato oggi ha scritto una lettera a tutte le autorità governative per sollevare a tutti i livelli il dramma in atto nell’aeroporto principale del paese, dichiarandosi determinato a tutelare la salute e la sicurezza dei lavoratori con tutti i mezzi disponibili, messi a disposizione anche dalla stessa legge sulla restrizione degli scioperi 146/90.
Fiumicino, 11 maggio 2015