“Nel mondo anticapitalista e tra i movimenti antisistemici coesistono analisi molto diverse sul mondo attuale. Nessuno può dire di avere la verità in tasca ma non possiamo nemmeno considerare valida qualsiasi argomentazione”.
UN CORSO ON LINE CON LA REDAZIONE DI COMUNE
Comune è nato con un’ambizione: essere utile a chi vuole cambiare il mondo e a chi ha già cominciato a farlo. Ma riconoscere e raccontare la società che cambia è un esercizio complesso che coinvolge tante esperienze importanti e che merita molte attenzioni. Un seminario di formazione a distanza sulla comunicazione sociale, ovvero su cosa (e come) raccontare, promosso dall’associazione culturale Persone Comuni, “editore” del quotidiano web Comune-info cerca di approfondire questi temi. Il titolo? “Raccontare la società che cambia”. La partecipazione al seminario on line è gratuita e prevede tre appuntamenti: 4, 11 e 18 giugno. Attenzione: le iscrizioni si chiudono il 28 maggio. Qui le informazioni per iscriversi e il programma completo
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VOGLIONO FERMARE RI-MAFLOW?
Non sappiamo se è a causa della loro capacità di fare impresa senza padroni o perché hanno scelto di riempire di significato parole come riciclo, riuso, conversione ecologica. Non sappiamo se è per le loro relazioni che legano il territorio milanese con fabbriche recuperate in Grecia e in Argentina. Non sappiamo se è per le loro scelte antimafia accanto a Libera o perché hanno costretto media, enti locali, imprese a pensare l’idea di “fabbrica aperta”. Sappiamo soltanto che una delle più interessanti esperienze di autogestione emersa in Europa due anni fa, Ri-maflow, ha reso reale qualcosa che a tutti sembrava impossibile, e oggi viene messa brutalmente in difficolt&ag rave;: “Diverse nostre attività, come ad esempio il mercatino dell’usato, sono in fase di dismissione – scrivono in una lettera -, ed altre, come quelle culturali, siamo già stati obbligati a chiuderle”. In realtà, sappiamo anche un’altra cosa: intorno a Ri-maflow può fiorire un ciclone di solidarietà
RI-MAFLOW
CRISI E COLLASSO: UNA SFIDA INEDITA
Nel mondo anticapitalista e tra i movimenti antisistemici coesistono analisi molto diverse sul mondo attuale. Nessuno può dire di avere la verità in tasca ma non possiamo nemmeno considerare valida qualsiasi argomentazione. Tra le differenze essenziali, c’è quella sulla valutazione del momento che stiamo attraversando. Raúl Zibechi l’ha messa in evidenza nel recente seminario-semenzaio promosso dagli zapatisti in Chiapas: si tratta ancora di una crisi, sebbene di dimensioni molto più ampie di quelle cicliche del capitalismo? Oppure stiamo correndo verso qualcosa di diverso, una catastrofe epocale, un collasso che potrebbe far scomparire, se non la vita, almeno la fisionomia del mondo così come lo conosciamo?
RAÚL ZIBECHI
AHORA MADRID, IL VOTO E LE OCCUPAZIONI
Il voto amministrativo ha fatto discutere molto e in profondità le persone che animano gli spazi sociali cittadini proprio mentre i centri sociali di Madrid festeggiavano trent’anni di occupazioni. Le urne del 24 maggio cambieranno i rapporti tra istituzioni e movimenti e potrebbero cambiare le politiche urbane e il governo territoriale, dicevano i ragazzi nell’articolo che avevamo pubblicato prima del voto, e che riproponiamo per l’interesse della discussione sull’autonomia. Anche l’orizzonte delle occupazioni a Madrid sarà influenzato dall’ irruzione sulla scena di Ahora Madrid per le elezioni municipali e di Podemos per quelle dipartimentali ma non può diventarne subalterno
JOSE D. RODRÍGUEZ
L’ISOLA DEL TESORO DELLA GARBATELLA
Una stilista freelance torna a casa dopo un viaggio extracontinentale di lavoro e scopre che vogliono chiudere le attività della Casetta Rossa, lo spazio autogestito che ha ridato vita a un angolo speciale del suo quartiere romano, la Garbatella. Non ha mai preso impegni nelle molte e preziose attività che vi si svolgono, l’ultima è la straordinaria Brigada cultural per leggere in libertà, ma alla Casetta è andata a mangiare e ha respirato quell’aria felice che la fa star bene. Lì, ha potuto conoscere la famiglia di Stefano Cucchi, ha incontrato Erri de Luca e perfino il capo di stato maggiore delle Black Panthers. Non glielo ha mai detto a quei ragazzi ma si sente una di loro. Martedì 26 maggio c’è l’assemblea per decidere come difendersi dall’assalto di una burocrazia cieca. Forse ci andrà, anche perché i toni della lotta sono fermi ma allegri, scanzonati. E poi adesso sulla casetta sventola il Jolly Roger, la bandiera dei pirati
DORA PASODOTTO
THE GOOD SCHOOL
Non è difficile immaginare quali saranno gli effetti della Buona scuola: basta dare un’occhiata agli Stati uniti. La riforma del governo Renzi è solo un copia in colla del progetto neoliberista delle Charter school di Arne Duncan, sottosegretario all’istruzione del governo Obama. Le Charter school sono scuole basate sul principio dell’auto-imprenditoria, tra donazioni private, sponsor e bonus in funzione delle donazioni. In quelle scuole-imprese il dirigente scolastico e il suo staff funzionano come una vera e propria direzione manageriale. Cosa implica tutto questo? Significa che se la Charter school si trova in un quartiere popolare ad alta densità di povertà e disoccupazione non ci saranno bonus e il livello dell&r squo;offerta formativa è molto basso e solo funzionale ai bisogni del mercato. La scuola di chi vive in “alto” e quella di chi vive in “basso”. Resta la strada della disobbedienza
ALAIN GOUSSOT
A ME LA MINISTRA GIANNINI FA PAURA
“È convinta di essere andata in giro per confrontarsi con la scuola …. ”
LIDIA MENAPACE
DI COSA HANNO PAURA?
Le dieci ragioni del No ad Ombrina, che sabato 23 maggio hanno manifestato a Lanciano.
1. Il petrolio d’Abruzzo, in terra e in mare, è poco e non cambierà uno iota lo scenario energetico nazionale.
2. Il petrolio di Ombrina è di qualità scadente… peggiore la qualità del petrolio, maggiori sono gli impatti sull’ambiente
3. Vengono a fare in Abruzzo ciò che sarebbe vietato nella sede della loro casa madre, nel Regno Unito
4. Gli scoppi sono eventi rari, ma ne basta uno solo per mettere in ginocchio tutto quanto di buono già esiste sul territorio… tanto più in un mare chiuso, dai fo ndali bassi come l’Adriatico
5. ….
6. ….
Luciano D’Alfonso (attuale presidente della Regione Abruzzo, Pd) continua a sfuggire, ad essere evasivo, … non tanto meglio del vacillare di Gianni Chiodi (ex presidente della Regione Abruzzo, Forza Italia). Ma di cosa hanno paura?
MARITA RITA D’ORSOGNA
L’ADRIATICO ABRUZZESE DICE NO ALLE TRIVELLE
Sessanta pullman provenienti da tutta Italia. 482 adesioni, sessantamila partecipanti. La manifestazione contro la piattaforma petrolifera di Ombrina Mare è stata un successo
ANTONIO CASTROFINO
L’EUROPA APPLAUDE LA STABILITÀ EGIZIANA
I governi europei e quello di Obama, complici, se la caveranno con la retorica del piccolo contrattempo nella transizione “democratica” egiziana ma la sentenza di morte contro Morsi, il presidente eletto, è un fatto politico enorme. E avrà enormi conseguenze: in questa parte del mondo più che in altre, i gesti contro la democrazia e la giustizia sociale servono al terrorismo. Il dittatore Mubarak non era mai arrivato ai livelli del generale Sisi nella persecuzione degli oppositori e nella repressione. Solo nel 2014 il regime ha incarcerato 41 mila cittadini e ne ha condannati a morte più di mille. Nei due anni di potere assoluto, le forze di polizia hanno ucciso 4 mila person e, decine di migliaia sono state ferite e torturate. Mai l’Egitto era stato più povero e violento, con una guerra di bassa intensità nel Sinai e le carceri piene di giornalisti e dissidenti. La recente visita del golpista Sisi in Europa ha seppellito definitivamente le rivolte democratiche dei popoli della regione araba. È stato accolto con entusiasmo, in nome della stabilità e della sicurezza. A fine aprile, perfino Alexis Tsipras si è riunito con lui “in nome della cooperazione economica e della lotta al terrorismo” e gli ha stretto calorosamente la mano
SANTIAGO ALBA RICO
L’ENI, VERONESI E L’EXPO
La Fondazione Umberto Veronesi per il progresso delle scienze fa sapere che tra i suoi amati partner c’è anche l’Eni. Come dire, prima te lo faccio venire il cancro e poi do i soldi alla fondazione Veronesi per ripulirmi un po’ la coscienza. Come Veronesi non si vergogni resta un mistero. Anche l’Expo fa sapere che l’Eni è tra i suoi Official Partner, considerando il suo noto impegno in Africa e per la sostenibilità…, (foto Dagogo Joel: il braccio gliel’ha bruciato la fiamma Agip, quella che appare sul retro. In Nigeria Eni/Agip brucia da oltre quarant’anni)
M.R.D.
LE REGOLE CHE FANNO PAURA ALLA FINANZA
Una bella mattina i massimi dirigenti dei maggiori gruppi finanziari del pianeta prendono carta e penna e scrivono un appello clamoroso: servono più regole. Ma come? E l’umiliazione dei controlli sulla libertà d’impresa? E l’eterno tintinnio di lacci e lacciuoli sugli investimenti? E la mortificazione della crescita? E il pensiero unico ma geniale? Ecco, dev’essere cominciato il mondo alla rovescia… Ma no, ci siete cascati, eh? È uno spot pubblicitario intelligente. Serve a recuperare credibilità e magari a divertirsi un po’. E poi, ogni tanto, vivacizzare la scena e la discussione teorica lasciando le pratiche sostanziali inalterate serve a non annoiarsi e a fare più rice rca, no?
ANDREA BARANES
ALIMENTARE LA TERRA VIVA
Ormai è evidente a tutti, al di là della propaganda mediatica Expò nutre il pianeta dalle multinazionali dell’agrobusiness, degli Ogm, della chimica, del petrolio, dell’industria alimentare e della Grande Distribuzione. Tuttavia esiste e resiste un’agricoltura basata su aziende piccole, biologiche, di prossimità, multicolturali e multifunzionali, in cui si costruiscono relazioni orizzontali tra produttori e consimatori, in cui il suolo rappresenta il più grande bacino per l’assorbimento del carbonio e contribuisce a mitigare il cambiamento climatico
GUIDO VIALE
DUE PENSIERI PER IL SUD
Se c’è una cosa che la storia della “questione meridionale” ha insegnato al Meridione (e al Settentrione) è che il paradigma sviluppista metropolitano dalle magnifiche sorti e progressive ha platealmente fallito. La Taranto magnogreca, la Bagnoli flegrea, l’Augusta federiciana sono lì a dimostrarlo. Se c’è una cosa che la storia della “questione coloniale” ha insegnato al sud (e al nord) del mondo è che la missione civilizzatrice europea è stata la madre di tutte le menzogne. Da quando la crisi morde, la questione meridionale italiana è divenuta una questione continentale: a riprova del fatto che il gioco dello sviluppo e dell’arretratezza &egrav e; stata la scommessa della storia del capitalismo. Ma la narrazione, in realtà mai dismessa, della frattura “naturalmente” esistente fra un nord avanzato e superiore e un sud arretrato e inferiore, continua: ieri, sotto l’egida della missione civilizzatrice o modernizzante, oggi, sotto quella dell’austerity e della moralizzazione. Tuttavia, sono sempre di più coloro che, al nord e al sud, non credono più alla fandonia storicista del progresso e cercano modi diversi di vivere
LUIGI CAZZATO
LE TERRE DEI MIGRANTI E I FRUTTI DELLA COLLINA
Lo sapevate che gran parte della zootecnia dell’Italia settentrionale è viva solo grazie al lavoro oscuro di migranti arrivati dall’India? Per fortuna i migranti cambiano la storia del mondo anche qui, in Italia e, malgrado debbano conquistare pane e dignità in condizioni ancora inaccettabili, svolgono già una funzione essenziale nelle campagne nostrane. Ne hanno scritto da poco Tonino Perna e Alfonso Gianni ricordando che la terra disponibile c’è, per questo serve una legge che impedisca un ulteriore consumo di suolo con il cambio di destinazione d’uso per le terre agricole, quasi sempre collinari. Ed è proprio in collina che potrebbe (r i)fiorire una produzione di frutta di qualità potenzialmente ineguagliabile. Sulle nostre antiche terre possono nascere nuove comunità di vita. Sembra un bel sogno ma non bisogna addormentarsi
PIERO BEVILACQUA
LE PAROLE GIUSTE PER POTER RICOMINCIARE
Non sarà facile ma si tratta di un cammino obbligato. La settimana del World Fair Trade, aperta a Milano il 22 maggio, deve trovare la via per ricominciare un percorso che, a partire dalle botteghe del commercio equo – l’anello debole del sistema, secondo un’affermazione classica del mondo solidale – raccolga la sfida principale emersa negli anni della crisi. Non si tratta dei numeri e del fatturato, spiegano ad Assobotteghe, ma di proporre nelle città e nei territori il senso profondo di un cambiamento che guarda ai beni comuni, alla democrazia, alla socranità alimentare e tutti gli altri valori e strumenti per costruire una società diversa
< span style=”color: #000000;”>MASSIMO RENNO
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