In un rapporto di Amnesty International sono elencate una serie di violazioni dei diritti umani, tra cui l’esecuzione extragiudiziale di almeno 23 palestinesi e l’arresto e la tortura di decine di altri, tra cui membri e sostenitori di Fatah.
COMUNICATO STAMPA
RAPPORTO DI AMNESTY INTERNATIONAL SU GAZA: HAMAS HA TORTURATO E UCCISO IN MODO SOMMARIO PALESTINESI DURANTE IL CONFLITTO DEL 2014
Un rapporto diffuso oggi da Amnesty International accusa Hamas di aver portato avanti una brutale campagna di rapimenti, torture e uccisioni illegali di palestinesi accusati di “collaborazionismo” con Israele e con altre entità durante l’offensiva militare israeliana contro Gaza dell’estate del 2014.
Il rapporto elenca una serie di violazioni dei diritti umani, tra cui l’esecuzione extragiudiziale di almeno 23 palestinesi e l’arresto e la tortura di decine di altri, tra cui membri e sostenitori di Fatah, il movimento politico rivale di Hamas.
“È del tutto sconcertante che, mentre le forze israeliane infliggevano morte e distruzione su scala massiccia alla popolazione di Gaza, quelle di Hamas trovavano modo di fare un regolamento di conti interno, attraverso una serie di uccisioni illegali e altre gravi violazioni dei diritti umani” – ha dichiarato Philip Luther, direttore del programma Medio Oriente e Africa del Nord di Amnesty International.
“Nel caos del conflitto, l’amministrazione di Hamas ha dato mano libera alle sue forze di sicurezza per compiere orribili violenze contro persone in loro custodia. Queste azioni agghiaccianti, che in alcuni casi ammontano a crimini di guerra, avevano lo scopo di ottenere vendetta e spargere paura in tutta la Striscia di Gaza” – ha aggiunto Luther.
Molte delle uccisioni illegali sono state pubblicamente descritte come attacchi contro persone che avevano fornito assistenza a Israele durante l’operazione “Margine protettivo”, portati a termine nell’ambito di una campagna denominata “Strangolamento” e destinata a colpire i “collaborazionisti”.
Tuttavia, almeno 16 delle persone uccise erano in custodia delle forze di sicurezza di Hamas prima che iniziasse il conflitto; molte di loro erano in attesa dell’esito del processo quando sono state portate via dalle celle e passate sommariamente per le armi.
Le forze di Hamas hanno anche rapito, torturato o aggredito membri e sostenitori di Fatah, il loro principale rivale politico a Gaza, tra cui ex agenti delle forze di sicurezza dell’Autorità palestinese.
Nessuno dei responsabili dei crimini commessi dalle forze di Hamas durante il conflitto del 2014 è stato chiamato a rispondere del suo operato, segno che tali crimini sono stati ordinati o condonati dalle autorità.
“Invece di stare dalla parte della giustizia, le autorità e la dirigenza di Hamas hanno continuamente incoraggiato e facilitato crimini contro gente inerme. La mancanza della minima condanna per le uccisioni illegali, i sequestri e le torture di presunti sospetti lascia i leader di Hamas con le mani sporche di sangue” – ha sottolineato Luther.
Atta Najjar, un ex agente di polizia dell’Autorità palestinese affetto da disabilità mentale, stava scontando una condanna a 15 anni di carcere inflittagli da un tribunale militare dopo che era stato arrestato nel 2009 con l’accusa di “collaborazionismo” con Israele. Il 22 agosto 2014 è stato prelevato dalla sua cella e messo a morte. Questa è la testimonianza del fratello, recatosi all’obitorio dell’ospedale al-Shifa a riprendere il cadavere:
“Sul suo corpo c’erano segni di tortura e fori di proiettile, le braccia e le gambe erano spezzate. Era come se l’avessero infilato in un sacco e scosso. C’erano circa 30 fori di proiettile e segni di coltellate intorno al collo. Sulla nuca c’era un buco, non c’era più il cervello. È stato difficile portarlo via, pesava, come quando metti la carne dentro un sacco. Le sue ossa erano frantumate, gliel’avevano fracassate in carcere”.
Quando sono stati passati per le armi, otto detenuti erano ancora sotto processo per “collaborazionismo” e sei stavano attendendo l’esito dell’appello per lo stesso reato. Due, infine, stavano scontando la condanna. In molti casi, i processi erano stati iniqui e i prigionieri avevano denunciato di essere stati costretti a rilasciare “confessioni” sotto tortura.
Ibrahim Dabour, impiegato di una compagnia di assicurazioni e padre di due figli, era sotto processo in corte marziale per “collaborazionismo con entità nemiche” quando il 22 agosto 2014 è stato prelevato dalla prigione Katiba di Gaza City, portato di fronte a un plotone d’esecuzione e ucciso. Questo è il racconto del fratello:
“Siamo venuti a saperlo all’una di pomeriggio, senza una comunicazione ufficiale. L’avevano ucciso alle 9.30. Un altro mio fratello ha ricevuto un sms alle 10.31 in cui c’era scritto ‘Il giudizio nei confronti di Ibrahim Dabour è stato portato a termine secondo la shari’a attraverso il tribunale rivoluzionario’. Anche se l’avessero condannato a morte, avrebbe dovuto esserci un processo d’appello. Quello che hanno fatto non ha niente a che vedere con la giustizia, è un atto criminale. Queste sono le azioni delle milizie”.
In uno dei casi più agghiaccianti, il 22 agosto sei uomini sono stati messi a morte all’esterno della moschea al-Omari di fronte a centinaia di persone, bambini compresi. Hamas ha annunciato che i sei erano sospettati di “collaborazionismo” ed erano stati condannati a morte dai “tribunali rivoluzionari”.
I sei sono stati trascinati fino a un muro di fronte alla folla, poi sono stati fatti inginocchiare. Sono stati uccisi uno per uno con un colpo alla nuca, poi mitragliati con gli Ak47.
“La dirigenza di Hamas invoca ripetutamente diritti e giustizia per i palestinesi di Gaza e altrove. Ma non sempre agisce in un modo che rispecchia i diritti, la giustizia e lo stato di diritto. Evitando di fermare queste gravi violazioni, le autorità di Hamas infangano la giustizia” – ha commentato Luther.
Oltre a portare a termine uccisioni illegali, le forze di Hamas hanno eseguito sequestri di persona e torture, tra cui percosse con manganelli, calci dei fucili, tubi e cavi nonché l’obbligo di rimanere in posizioni dolorose. Alcuni dei sequestrati sono stati interrogati e torturati in un ambulatorio in disuso all’interno dell’ospedale al-Shifa, il principale di Gaza City.
Almeno tre persone arrestate durante il conflitto e accusate di “collaborazionismo” sono morte mentre erano nelle mani delle forze di Hamas.
“Le forze di Hamas hanno mostrato disprezzo nei confronti delle più basilari norme del diritto internazionale umanitario. La tortura e i trattamenti crudeli nel contesto di un conflitto armato costituiscono crimini di guerra. L’amministrazione di Hamas deve rendere noto a tutte le sue forze di sicurezza che i prigionieri vanno trattati con umanità in ogni circostanza. Tutte le denunce di esecuzioni extragiudiziali e torture devono essere sottoposte a indagini imparziali e indipendenti e i responsabili devono essere processati in modo equo” – ha concluso Luther.
Amnesty International chiede alle autorità palestinesi, compresa l’amministrazione di Hamas a Gaza, di cooperare con i meccanismi giudiziari e non giudiziari internazionali, indipendenti e imparziali, come la Commissione d’inchiesta istituita dal Consiglio delle Nazioni Unite sui diritti umani nel luglio 2014.
Roma, 27 maggio 2015
Il rapporto “Strangling Necks” è disponibile all’indirizzo:
http://www.amnesty.it/gaza-palestinesi-torturati-uccisi-da-hamas-durante-conflitto-2014