Sandro Paramatti al Lacor Hospital (Uganda)

“Essere persone con disabilità nel cuore dell’Africa”

«Parleremo di qualcosa che appartiene alla sensibilità di tutti noi, eppure di diverso e istruttivo. Getteremo un ponte ideale fra due mondi fratelli, cercando di capire cosa vuol dire essere disabili nel cuore dell’Africa»

Essere persone con disabilità nel cuore dell’Africa

 

«Getteremo un ponte ideale fra due mondi fratelli, cercando di capire cosa vuol dire essere disabili nel cuore dell’Africa»: lo sottolinea tra l’altro Sandro Paramatti, volontario attivo della Fondazione Corti, organizzazione che costituisce il principale sostenitore del Lacor Hospital nel Nord Uganda, al quale Mariapia Bonanate e Francesco Bevilacqua hanno dedicato un libro quanto mai interessante, che sarà al centro di un incontro in programma per il 9 giugno a Roma.

 

Sandro Paramatti al Lacor Hospital (Uganda)
Sandro Paramatti, volontario attivo a Roma della Fondazione Piero e Lucille Corti, durante un suo viaggio in Uganda, presso il Lacor Hospital di Gulu


«Parleremo di qualcosa che appartiene alla sensibilità di tutti noi, eppure di diverso e istruttivo. Getteremo un ponte ideale fra due mondi fratelli, cercando di capire cosa vuol dire essere disabili nel cuore dell’Africa»: così Sandro Paramatti, “firma” spesso presente sulle pagine del nostro giornale, volontario attivo a Roma della Fondazione Piero e Lucille Corti, presenta l’incontro intitolato Storie d’Uganda, in programma per martedì 9 giugno nella Capitale (Sala Protomoteca del Campidoglio, ore 16), durante il quale verrà innanzitutto presentato il libro della giornalista Mariapia Bonanate e del manager Francesco Bevilacqua I bambini della notte. Lacor. Una storia vera di guerra e di speranza nell’Africa equatoriale (Milano, Il Saggiatore, 2014).
Introdotto da Valeria Baglio, presidente dell’Assemblea Capitolina, l’appuntamento prevede la partecipazione, insieme agli Autori del libro, di Dominique Corti, presidente della Fondazione Corti, di Erica Battaglia, presidente della Commissione V (Politiche Sociali e della Salute) del Comune di Roma, di Donato Greco, epidemiologo e del citato Sandro Paramatti.

I bambini della notte racconta la sorprendente avventura di un manager – Francesco Bevilacqua appunto – che, in un momento di profondi cambiamenti della sua vita e spinto da un impulso del cuore, parte per il Nord Uganda, per visitare il Lacor Hospital, struttura fondata dai missionari comboniani nella città omonima (territorio ugandese di Gulu), nel 1959, il maggiore ospedale privato non a scopo di lucro del Paese, dopo quello universitario della capitale.
Si tratta di un ospedale africano non solo in virtù del suo posizionamento geografico: i seicento dipendenti, infatti, inclusa la Direzione, sono tutti locali e la loro missione è quella di offrire cure accessibili a tutti, specialmente ai più bisognosi (donne, bambini, indigenti e persone affette da malattie croniche), combattendo malattie e povertà.
Si stima che dal 1988 a oggi il Lacor Hospital abbia curato oltre 5 milioni di persone (con una media di 250.000 pazienti all’anno tra ricoveri e visite ambulatoriali), la maggior parte dei quali donne e bambini.

Durante gli anni difficili di una spietata guerra civile, che insanguinò l’Uganda per una ventina d’anni, migliaia di bambini ogni giorno, al tramonto, si rifugiavano all’interno di quella struttura, per trascorrere la notte al sicuro. Si trattava dei cosiddetti Night Commuters, i “bambini della notte” che danno il titolo al libro, e che fuggivano dai loro villaggi per non essere rapiti dai guerriglieri di Kony e obbligati a diventare “bambini soldato”.
Al Lacor, dunque, Bevilacqua conosce l’eccezionale storia dei due medici Piero e Lucille Corti, che dal 1961 in poi avevano via via trasformato un piccolo ambulatorio con pochi letti in un ospedale d’eccellenza, unico nell’area sub sahariana, con l’obiettivo di offrire le migliori cure al maggior numero di persone e al minor costo possibile.
Accompagnato da un personaggio divenuto una sorta di “leggenda” -il missionario comboniano Elio Croce – il manager visita i campi profughi e incontra altri indimenticabili “eroi sconosciuti”, sullo sfondo di una guerra spietata, ben poco nota al resto del mondo, tra vite spezzate, senza voce, che riemergono dalle pagine del libro e chiedono di essere ascoltate.

A Piero e Lucille Corti è stata dedicata l’omonima, citata Fondazione che ha sede a Milano, principale sostenitore del Lacor Hospital, e sempre a quest’ultimo andrà anche parte del ricavato dalle vendite del libro. (S.B.)

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: Sandro Paramatti (a.param@inwind.it); info@fondazionecorti.it.
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